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giovedì 13 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ENZO

MARIGLIANO

 



 

Enzo Marigliano è di Salerno, ha trentadue anni ed è allenatore di calcio. Cosi ci si presenta:

 

 

“Dopo aver frequentato diversi anni nelle scuole calcio locali e qualche sparuto presenza in categorie dilettantistiche, ho intrapreso dieci anni fa la strada di collaboratore facendo il secondo in promozione con l'Olympic Salerno, poi sempre da secondo in prima categoria con le squadre di Vignale, Audax e Valentino Mazzola.

 

Ho conseguito prima il patentino per istruttore di scuola calcio nel 2013 e poi nel 2015 ho conseguito il patentino UEFA B.

Ho iniziato a rivestire il ruolo di primo allenatore nell' anno 2019 con la Valentino Mazzola squadra di prima categoria campana restando sulla stessa per due anni.

 

Poi ci sono stati degli anni molto travagliati interrotti dal Covid.

 

La scorsa stagione sono arrivato grazie ai ragazzi a fare una semifinale play-off di seconda categoria con la squadra della Longobarda.

 

Quest'anno ho iniziato sempre con la Longobarda, annata poi interrotta per scelte condivise con la società.”

 

 


 


 



Come prima domanda le voglio fare questa il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? E come riusciva a far allenare i suoi calciatori? Immagino che certamente non sia stato facile?

 

Si, vero questo Covid ha stravolto le nostre vite e soprattutto quelle di tantissimi ragazzi.

Siamo stati bloccati ad inizio a marzo la prima volta e per tutti noi era qualcosa di anomalo quello che stava succedendo.

Momenti che rimarranno per sempre impressi nelle nostre menti, soprattutto in quelle dei più piccoli e davanti a quelle tragedie lo sport è passato in secondo piano.

 


Quest’anno lei ha iniziato con la Longobarda, poi il rapporto è stato interrotto, anche se si è trattata di una scelta condivisa, come mai?

 

Ho iniziato con la Longobarda per il secondo anno consecutivo sperando di raggiungere quella promozione tanto ambita dalla società e andandoci vicino nell' anno precedente, purtroppo in accordo con la dirigenza ho preferito fare in passo indietro per fare sì che questo desse una scossa all'ambiente.

Per me viene prima il bene della società e l'essere uomini e poi il resto.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stata una grande passione sin da piccolo coltivata ancor di più nel corso degli anni.

 








Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di intraprendere questa strada perché come ho detto precedentemente la passione è sempre stata forte e mi è sempre piaciuto approfondire più da vicino questo mondo frequentando assiduamente i campi dilettantistici da spettatore.

 

Poi con l'aiuto di un caro amico nonché il mio mister Antonio Marinari ho cominciato a vedere da una panchina questo mondo in modo diverso.

 


Lei ha allenato diverse squadre, prima come secondo e ora come primo allenator, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Sono rimasto legato alla maggior parte delle società in cui sono stato, alla fine in queste categorie resta molte volte il rapporto umano e con molti è stato coltivato nel tempo come con la Valentino Mazzola e la mia ultima società che è appunto la Longobarda.

 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore, (vede non dev’essere facile allenare, tutti vogliono giocare, ma c’è qualcuno che deve stare fuori, è così)? 

 

In queste Categorie quello che conta maggiormente è il gruppo, la forza del gruppo può farla da “padrone” e far sentire la maggior parte dei ragazzi parte del progetto, poi è normale: lo spazio non è uguale per tutti e giocano in undici in campo, ma quello che ho sempre ribadito si vince in venti e si perde in venti e tutti sono importanti.

 


 Lei è giovane, e lo è come allenatore, dove si prefigge di arrivare?

 

Come ci siamo detti precedentemente per me allenare resta una passione, una grande passione e tale la voglio vivere giorno dopo giorno, poi se un giorno ci sarà un'opportunità ben venga.

 








Parlando con alcuni allenatori, alcuni mi hanno detto che prima, parliamo di circa 15, 20 anni fa si vedevano dei ragazzini giocare per strada, ora questo non succede più, non è triste?

 

Oggi è proprio questo il problema di questo sport, pochi ragazzini vivono ancora in maniera spensierata questo sport.

Le distrazioni al mondo di oggi sono tantissime e vedere i campetti di periferia vuoti oggi fa male, molto male.

 


Il suo punto di forza e il suo punto debole come allenatore qual è?

 

Mah, punto di forza posso dire la passione per quel prato verde, punto debole, penso di averne diversi.

 


     Quando arriva sul campo come organizza la sua sessione di allenamento?

 

Anche se le categorie sono dilettantistiche mi piace preparare la sessione di allenamento già all'inizio della settimana, poi, però,  vai incontro a tanti cambiamenti perché ripeto essendo dilettanti a volte dei stravolgere i programmi per mancanze varie.

 


 Il suo amico Dino Pezzella, mi ha fatto presente questo: “Se non ci sarebbe stata quella sconfitta non ci sarebbe stata quella vittoria. In conclusione, senza sconfitte non si cresce, non si migliora “, è d’accordo?

 

Dino è un allenatore ed un ragazzo preparatissimo e sono molto d'accordo con lui.

È dalle sconfitte che devi trarre il meglio e solo così si può crescere.

 


 L’Italia dopo la vittoria all’Europeo non si è qualificata per la seconda volta consecutiva (siamo tre volte nella nostra storia calcistica che non ci qualifichiamo), le chiedo, perché?  Che cosa c’è che non funziona nel nostro calcio?

 

Il problema del calcio italiano secondo me non è la non qualificazione al mondiale, ma il mancato apporto e la mancata cura della maggior parte dei settori giovanili italiani.

L'Italia se vuole ripartire è proprio da lì che deve cominciare dal far crescere i giovani e cercare di curare tutti i loro aspetti.

Bisogna riflettere e ripartire con programmazione prima di tutto come fanno solo alcune società professionistiche italiane (vedi Empoli, Atalanta), pensiero personale.

 

 

Ultima domanda, a chi vuol dedicare quest’intervista?

 

Dedico questa intervista a tutte quelle società dilettantische che fanno enormi sacrifici per una passione che molte volte non porta a nessun ritorno economico.

 

Grazie mille Paolo.

 

 

 

13 gennaio 2022

 

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