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venerdì 7 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ARMANDO DINO

PEZZELLA

 

 

     






 


Armando Dino Pezzella è un allenatore di calcio nato a Napoli. Questa la sua carriera: 

 

Tanta gavetta nei settori giovanili. Poi da secondo vince ad Orta in promozione con l’Ortese. 

 

Secondo con Frattese e Savoia con Teore Grimaldi che gli hanno insegnato tanto. Afragolese dietro Suppa, ex calciatore di Piacenza e Casertana.

 

Allenatore in prima in intersociale, un torneo in cui spiccano molti ex calciatori come Mora, Schowch, Calaio. Ha vinto tutto nel 2012 compreso il titolo come miglior allenatore. 

 

Poi prima categoria con Edilmer Cardito, la prende in lotta per la salvezza e la porta in promozione in due anni.

 

Dopo la promozione con il Cardito in prima categoria a Casavatore obiettivo salvezza arrivano noni.

 

Subentra in corsa al Campania Felix Lusciano, dopo zero punti in 5 partite in promozione la squadra si salva.

 

Viribus Unitis primo anno obiettivo salvezza nono posto e premio della federazione per la valorizzazione di giovani calciatori.

 

Quest'anno ha iniziato alla Viribus e lascia la squadra secondo in classifica.

 

Alla San Ciprianese ci rimane giusto un mese a novembre per cercare di salvarla, lascia poiché non c'è stata sintonia sul mercato.

 

 Dal 3 maggio inizierà con la Maued San Pietro un progetto per calciatori che hanno finito il campionato e vogliono allenarsi comunque. 

 

Attende una chiamata per il prossimo anno

 

 

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa, come ha vissuto il periodo del Covid? Riusciva ad allenare la squadra che aveva, oppure dava solo dei consigli tramite le video chiamate?

 

Ci siamo fermati e non si è portata avanti la stagione, è stato un periodo di studio, mi sono dedicato a studiare, a leggere, è stato un momento di crescita; nella seconda parte con la ripresa delle attività individuale qualche calciatore mi ha dato dei consigli su come allenare. Ho immaginato su come sarebbe stato ritornare alla vita normale,  ho dato un consiglio ai calciatori: quello di lavorare sugli appoggi, infine gli ho spiegato che una vita sedentaria avrebbe alla ripresa aumentato i rischi di infortuni. 

 

 Chi ha seguito questo protocollo di prevenzione, articolare e muscolare si è trovato sicuramente meglio alla ripresa, quando abbiamo ripreso l’attività a tutti gli effetti abbiamo dovuto condensare in poche settimane il lavoro di prevenzione

 

 


 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da sempre, a Napoli nasciamo con il pallone in mano, c’è stato Maradona, quella grande poesia che era il calcio giocato da Maradona, non era un uomo era un mito in una realtà napoletana che era quella degli anni ’80. 

 

Una realtà difficile, quella delle faide di camorra, qualche anno prima c’era stato il colera, Napoli con Maradona balzava agli onori della cronaca. 

 

Quando ho iniziato ad allenare i ragazzini dicevo loro: “Siete liberi di amare la maglia di qualsiasi città e di qualsiasi colore, perché siamo in un paese libero, ma non disprezzate la squadra del vostro paese, un tempo si era famosi per quelle cose che non funzionavano, oggi quando ti vedono parlano di Maradona. Oggi si parla della stagione che fa il Napoli, elementi che danno lustro alla città. 

 

Vedendo Maradona il calcio e la poesia si sposano, con Zeman ho pensato che si potesse fare un altro tipo di calcio, puoi dare spettacolo con una grande organizzazione. 

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho giocato a calcio come tutti, però da giovane portiere mi immaginavo allenatore.  

 

Quando giocavo nelle squadre dilettantische gli allenatori mi affidavano il riscaldamento della squadra, e parte dell’allenamento, forse avevano visto delle doti, da subito ho avuto la gestione della squadra. Voglio precisare vista l’importanza che ricopre la preparazione atletica, questa nei dilettanti è arrivata più tardi, mentre nel mondo dei professionisti prima.

 


Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Ho avuto la fortuna di creare un bel rapporto con la tifoseria. Frattamaggiore è il mio paese e lì c’è anche un’appartenenza, il Savoia mi ha stregato per l’amore della gente e così è stato con il Casavatore.  

 

Quando ho iniziato a lavorare in prima persona e penso al pubblico di Somma Vesuviana, ti posso dire che questi mi hanno fatto conoscere un amore viscerale per la propria squadra, la Viribus, ci seguono ovunque, anche la domenica mattina presto quando facciamo un’amichevole di stagione.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Sicuramente l’allenatore dev’essere razionale e non umorale, le vittorie sono di tutti, le sconfitte sono solo del mister. Bisogna sapersi assumersi le responsabilità quando le cose non vanno bene, e di conseguenza anche le sconfitte. 

 

Una vittoria non significa aver fatto un buon lavoro e una sconfitta non significa aver fatto un cattivo lavoro. Bisogna trarre il buono dalle sconfitte il cattivo dalle vittorie. 

 

L’allenatore non si deve mai fermare, deve analizzare i risultati, dove ha fatto bene e dove ha sbagliato, credo che l’allenatore debba capire quello che avviene in campo e fuori dal campo. Poi l’allenatore deve dotarsi di collaboratori di cui si fida, e che lo possono aiutare nel gestire il lavoro settimanale, deve capire quello che sta facendo il preparatore atletico, il preparatore dei portieri. Può delegare l’allenamento dei settori, ma tutti quei settori devono essere funzionali a un unico disegno.  Deve capire le dinamiche della società. 

 

Quindi purtroppo o per fortuna l’allenatore deve avere la preparazione a 360 gradi, deve far capire al giocatore cosa vuole, perché la squadra deve somigliare all’allenatore. L’allenatore deve pensare con la testa di 20 calciatori, deve avere empatia e capire a livello psicologico le persone che ha di fronte.




 


 



 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Sicuramente mi dà tante amicizie, ho avuto modo di conoscere tante persone. Mi dà la possibilità di essere creativo, l’allenatore è come un pittore, alla fine il proprio quadro sarà quello che viene fuori nella partita di calcio. 

Penso che questo sport possa offrire un senso alla vita, certamente prima viene la famiglia, il lavoro, dà un senso alla giornata, molti di noi sono drogati di calcio, stare sul campo ci fa stare bene. Ovviamente mi toglie il tempo, ti immagini come le cose debbano andare, ma questo non sempre avviene. Non puoi gestire tutto, il giocatore può non comprenderti, la società può non comprenderti, magari hai fatto tutto però i risultati non ci sono perché nel calcio il risultato può essere anche casuale. 

Puoi sbagliare la partita e vincerla lo stesso. Ti toglie il tempo alla famiglia, dopo una sconfitta sei preso, e le persone che hai vicino devono sopportare il tuo stato d’animo.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

     Prima di una partita sembro sicuramente non teso, se so di aver fatto tutto bene in settimana, cerco di non essere teso per non trasmettere ansia ai calciatori, e poi so che abbiamo fatto tutto quello in nostro possesso per preparale bene. 

 

    Sono concentrato perché devo fare tutto quello che posso fare, a miei giocatori dico: “se avete ansia per la partita, dovete sapere che è solo una partita di calcio, quando andate a giocare a calcetto con gli amici quest’ansia non l’avete”. 

 

    Però è giusto che ci sia un poco d’ansia, perché quell’ansia è un campanello d’allarme del corpo, il corpo ci trasmette un’idea per farci fare qualcosa in più. 

 

    L’ansia dice al tuo corpo che puoi fare di più. Se devo stimolare da un punto di vista mentale devo trovare le giuste corde per spingerli a superare l’ostacolo che quella gara presenterà.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Per me è fondamentale che l’allenatore ripensi a tutto, perché per crescere dobbiamo eliminare l’alibi se si perde una partita, l’alibi ti fa dire: ho perso perché sono stato sfortunato. 

 

Alla fine della partita bisogna capire perché l’avversario è stato superiore, cosa non ha funzionato, anche una vittoria può essere frutto della fortuna. Quando giochi una partita l’avversario mette in campo anche le sue qualità, alla fine vince chi è stato più bravo, ma ha avuto più fortuna. 

Anche il giorno dopo penso a cosa non ha funzionato, se ho sbagliato l’approccio, se ho caricato bene i ragazzi, se nel momento della gara potevo fare qualcosa di diverso. Devi imparare con chi ti misuri, chi hai di fronte.

 

 


 





Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Questa domanda mi mette in difficoltà, non mi viene nessuna partita, ho perso la finale di Coppa Campania ai rigori, con un errore nostro sul quinto rigore. 

Sono cose che possono capitare e non voglio dimenticare quella partita, la squadra avversaria era superiore, perdevamo 2 a 0 e l’abbiamo rimontata due a due. Anche quando abbiamo perso con un’altra squadra, abbiamo pareggiato, ma per differenza reti, non siamo saliti di categoria. 

 

Un’altra partita che non voglio dimenticare è la seguente: Edilmer finale di Coppa Campania. Liguria - Cardito finale play off. Due finali pareggiate una persa ai rigori la seconda solo perché eravamo qualificati terzi e loro secondi. Due partite finite 22 contro squadre superiori ma che abbiamo giocato alla grande rimontando due reti. Ma non voglio dimenticarle, ma ricordarle perché facemmo grandi gare

 

C’è il rammarico, abbiamo avuto tante occasioni per fare goal, comunque è stata una bella partita giocata bene. Ricordare le sconfitte è un bene, fanno parte del mio percorso calcistico. Mi ricordo inoltre che di una partita di coppa, giocavamo con il San Sebastiano e perdemmo tre a 0 all’andata ma non lo voglio cancellare, perché la partita successiva andammo a vincere 5 a 1 e passammo noi. 

 

Se non ci sarebbe stata quella sconfitta non ci sarebbe stata quella vittoria. In conclusione, senza sconfitte non si cresce, non si migliora.




 


 



Un suo pregio?

 

Quando sono sul campo amo il mio lavoro da allenatore, sia fuori che dentro il campo, sono uno che vuole migliorare, cerco di studiare, penso agli errori, cerco di rubare da chi è più bravo di me, mi piace che la mia squadra giochi bene, mi piace che chi veda la mia partita si diverta, quando qualcuno ti dice che ti piace come imposti la squadra non fa che aumentare l’autostima. Amo quello che faccio e se c’è amore il resto è “leggerezza”.

 

Un suo difetto?

 

 Visto che ho amore per questo mestiere, quando parlo, parlo molto. 

 

Chi vincerà lo scudetto?

 

Ti posso dire che se il Napoli perde lo scudetto è perché lo vuole perdere, in passato da tifosi siamo stati abituati a situazioni, chiamiamole stravaganti, una volta con Maradona abbiamo perso nelle ultime cinque giornate di campionato. Ecco perché sono scaramantico. 

 

Se il Napoli dovesse perdere lo scudetto mi immagino una catastrofe.




 





Un sogno per il futuro?

 

Posso parlare di sogni calcistici, non ho grandi sogni, ho aspirazioni, mi ero prefissato qualche hanno fa di salire gradino dopo gradino il ruolo del Mister, visto che non ho un passato da calciatore.

 

 Ho fatto solo la prima e la seconda categoria, e il mio curriculum conta quando devi allenare perché la tua rete di amicizie te la devi costruire e non è semplice, ti devi far conoscere e solo il risultato ti fa salire di grado. Partendo dal nulla tanti allenatori ce l’hanno fatta. 

 

Io sono partito, appunto dal niente e so benissimo che davanti a me ci sarà ancora una lunghissima gavetta, però aspiro a salire un gradino in più.

 

 

 

 

 6 marzo 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

martedì 4 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

JACOPO

SCIAMANNA

 

 

     

 


 

 



Jacopo Sciamanna giocatore   è nato a Viterbo il 24 maggio del 1990 ed abita a Roma. Inizia a giocare all’età di cinque/sei anni. A dieci anni si traferisce alla Lazio dove rimane sino alla Primavera. Come scuola superiore ha il diploma del Tecnico Commerciale, poi ha conseguito la triennale della Facoltà di Scienze Motorie. È proprietario di un’agenzia che riguarda l’assistenza alle persone che hanno bisogno di badanti e colf. 

 

Queste sono le squadre dove ha giocato: San Marino calcio, Celano Calcio, Flaminia Civita Castellanta, Campobasso Calcio, Lavagnese, Gubbio, Correggese, Reggina, Cavese, Monterossi, Flaminia Civita Castellana.


 

 



Per prima cosa le voglio i miei complimenti, a ottobre del 2021 lei con la maglia del Flaminia Civita Castellana, andando in goal contro lo Scandicci, è arrivato a fare 100 goal ha collezionato circa 100 presenze nello stesso periodo.  Dimostra un grande attaccamento alla maglia, a cosa è dovuto tutto ciò?

 

Sicuramente il Civita Castellana è una parte importante della mia carriera perché lì ho giocato per 5/6 stagioni totali, sono molto legato sia alla società che alle persone che la compongono;  quindi non ha potuto che farmi piacere raggiungere e superare le 100 presenze con il Flaminia,  tra l'altro ho fatto anche i miei primi 100 gol con questa maglia.

 


Passiamo ora alla domanda con la quale inizio l’intervista: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo che come la maggior parte dei bambini giocare a calcio fin da piccoli è la cosa più naturale nel nostro paese, poi andando avanti con gli anni non ne potevo fare e meno tant'è che poi è diventato Fino ad oggi il mio lavoro.

 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio (tra l’altro lei gli ha ripagati, ha frequentato il Tecnico Commerciale, ha laurea in Scienze Motorie) “? 

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato, anzi hanno fatto tanti sacrifici perché dall'età di 10 anni sono andato a giocare nelle giovanili della Lazio e per noi che abitavamo a Carbognano, un paesino in provincia di Viterbo, era un bel viaggio attivare fino a Roma, quindi devo solo ringraziarli per questo.

 

Sì, diciamo che poi anche se tardivamente ho deciso di intraprendere il percorso universitario e sono riuscito a prendere la laurea triennale in Scienze Motorie, sicuramente questo ha fatto molto piacere ai miei genitori.

 


Lei ha militato nel San Marino, piccolo Stato non lontano da dove abito io, che tipo di esperienza è stata?

 

A San Marino è stata la mia prima esperienza tra i " grandi" ed è stata la prima volta che sono andato via di casa, diciamo che è stato l’inizio di un percorso che mi ha fatto crescere, sicuramente anche come uomo, perché mi ha insegnato a vivere da solo e responsabilizzare. 

 


In ogni squadra dov’è andato si è trovato bene, oppure con qualche club non ha un ricordo piacevole?

 

  Diciamo che nel calcio ci sono stagioni buone e meno buone però ogni posto dove sono stato mi ha lasciato qualcosa e mi ha fatto conoscere tante persone e con alcuni ho stretto delle amicizie.

 


Girando tante squadre e tante città diverse è riuscito sempre ad adattarsi bene?

 

Come dicevo prima ogni città mi ha lasciato dei bei ricordi, e in alcune luoghi ci sono tornato volentieri.

 


Molti dicono che calciatori si nasce, altri che ci si diventa con tanta determinazione e impegno, secondo lei?


  Sicuramente c'è chi è più portato per un fare questo sport, però è pur vero che o sei talmente forte che sei destinato a fare grandi cose, altrimenti ci vuole tanto lavoro e sacrificio per poter fare qualcosa di importante, quindi ti dico che ci si nasce, però poi il talento va coltivato ogni giorno. 









In televisione, nei vari social, e negli altri media, non si parla che di calcio. Non lo trova esagerato?

 

Il calcio è sulla bocca di tutti in Italia, se vai al bar, al supermercato o dal barbiere stai sicuro che l'argomento principale è il calcio.

Se è esagerato non te lo so dire, però sicuramente è una parte importante della nostra cultura. A me sinceramente piace che sia così.

 

 

Lei gioca nel ruolo di attaccante, si ricorda il suo goal più bello?


Fortunatamente qualche gol l'ho fatto ( 120) quindi ce ne sono tanti, uno in particolare non glielo so dire. 

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 


Questo lo lascio dire agli altri

 


Ha giocato, in serie C, in serie D, e in altre categorie, se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sicuramente le aspettative erano altre quando giocavo nelle giovanili, però emergere e arrivare in alto in  questo sport è difficile,  penso di aver fatto sacrifici fin da piccolo e di averci provato quindi non ho rimpianti, doveva andare così.

 


Il miglior giocatore della storia del calcio chi è?

 

Maradona non l'ho visto, quindi dico Messi senza dubbio.

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono fondamentali, in generale è fondamentale le persone di cui ti circondi e poter apprendere da ognuno il meglio.

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Arrivata a questa età il sogno è di aver al più presto una bella famiglia 

 

 

 

 

 

 

04 04 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 24 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CRISTIAN 

CIARAMELLETTI

   

 

 


 


 

Cristian Ciaramelletti è nato l’otto agosto 1994 a Rieti e così ci si presenta:

 

 “Ho iniziato a 16 anni nella città di Marino con la Juniores per poi passare a dicembre con la prima squadra collezionando 9 presenze e due goal. L’ anno dopo sono andato a Sora in serie D collezionando 32 presenze e 8 goal successivamente al: Viterbo in D e metà anno sono andato a Unicusano Fondi l’allenatore era Pochesci e il presidente Bandecchi (attualmente presidente della ternana) a fine anno sono andato a Serpentara in D. 

 

L’anno dopo sono andato ad Apricena in D e metà anno mi sono traferito ad Agropoli D, dopo Agropoli sono sceso in eccellenza a Unipomezia dove sono stato 2 anni, purtroppo ho avuto la rottura del crociato, quando mi sono ripreso dal crociato sono andato in promozione al BF sport società che milita nella mia città nativa (Rieti).

 

 Ripresomi   bene dall’ infortunio sono andato in Eccellenza a Pomezia (oggi milita in serie D) e adesso sono a Vicovaro sempre in eccellenza. Presenze in D 156, 17 sono stati i goal".

 

 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa, come sta andando in questo momento la sua esperienza al Vicovaro, in eccellenza?

 

  La mia esperienza al Vicovaro sta andando molto bene, sono arrivato a dicembre che avevamo 6 punti ora stiamo a quota 28 e cercheremo in tutti i modi di uscire dalla zona play out, una sfida che ho voluto fare e dopo tanti sacrifici posso essere soddisfatto di come sta andando, con altri miei compagni stiamo aiutando questa società a rimanere nella categoria.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio per me è diventato passione sin da quando avevo cinque anni, è da quella età che ho iniziato a dare i primi calci al pallone, mi piaceva correre dietro la palla come un matto.




 


 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho girato diverse squadre, ma quella a cui sono rimasto più legato è stato il Sora, tra l’altro   domenica torno a giocarci da avversario in quello stadio che per me e stata casa. Penso che sarà una bella emozione tornare lì e salutare le belle amicizie che ho fatto in quel posto.


E con i compagni di squadra che ruolo ricopre, tende a imporsi con una certa severità, oppure svolge il ruolo di colui che cerca sempre di motivare la squadra facendo capire che sono tutti importanti e che tutti contribuiscono alla vittoria di una partita?


Nella squadra sono una persona che aiuta sempre il compagno nei momenti di difficoltà e cerco di trasmettergli più fiducia possibile.


Lei gioca nel ruolo di?


Io sono un esterno di attacco.




 





Si ricorda il suo goal più bello?


Il goal più bello è stato al mio esordio in serie D a 17 anni con il Cotta di Marino contro il Boville.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Un mio pregio è che non mi arrendo mai nonostante abbia avuto diverse problematiche nel percorso calcistico.

Un mio difetto riguarda il fatto che magari a volte in mezzo al campo incomincio ad incavolarmi, divento un po’ fastidioso.

 

Un giocatore lei ammira tantissimo? 

 

Un giocatore che ammiro tantissimo Halland, secondo me è illegale.

 








Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 


La famiglia per me è importantissima mi ha aiutato tantissimo sia nel percorso calcistico ma anche nella vita in generale, gli amici grazie a questo sport ne ho avuti tantissimi sparsi in diverse città e la cosa più bella è che ancora oggi con alcuni ci sentiamo spesso al telefono.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Infine vorrei dedicare questa intervista al mio amato nonno Adriano che è stato per me una cosa indescrivibile, direi un secondo padre e poi la vorrei dedicare alla mia ragazza Federica che mi sta sempre vicino e mi da la forza per continuare a svolgere con serenità e questo sport che ho sempre amato.

 

 

 

 


26  03 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

giovedì 23 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MICHEL

CRUCIANI

 


 




 

Michel Cruciani è un giocatore di calcio nato a Roma il 4 maggio del 1986 questa è la sua carriera sino ad oggi.

 

Inizia a giocare a calcio dai pulcini alla prima squadra della Lazio (15 anni totali)

 

Successivamente passa 2 anni LANCIANO C1, Piscina Valle Del Giovenco C2 (vinta), l’anno dopo C1 sempre in quella società fino a gennaio, da gennaio va a Gela C2 vinta, poi Gela C1 fino a dicembre, a Dicembre va a militare in serie A in Bulgaria (Chernomorets Burgas), l'anno dopo Aprilia C2 (persa finale play off), Matera serie D (persa finale Teramo play off, Casertana C2 vinta Casertana C1, Benevento C1 (vinta), Viterbese, Siena ( persa finale per andare in B ).


 Quell'anno prima dei play off mi si rompe il tendine d'Achille e l'anno dopo ha ricominciato dal Badesse in Eccellenza, Lucchese serie D (vinta), Lucchese lega pro, Unipomezia D.


 Quest'anno ho militato nello Scandicci e a dicembre sono andato al Mazzola Valdarbia in eccellenza.


 

 

Non posso che complimentarmi per la sua bella carriera, lei è stato in tante squadre, come prima domanda le voglio fare questa, lei ad un certo punto decide di andare in Bulgaria, in serie A, che anno era e in che modo è riuscito ad avere un contratto con Chernomorets Burgas? 


Intanto ti ringrazio per i complimenti.

Ero a Gela gennaio 2011 e il presidente ci espose i suoi problemi economici dicendoci che avrebbe lasciato a breve non potendo più pagare. Avevo ancora 2 anni di contratto ma non potevo rischiare e mi chiamò il mio vecchio direttore che avevo alla Lazio che in quel momento era in Bulgaria al Chernomorets. Presi la decisione di fare questa esperienza, tutto questo avvenne in una sera.

 






Come mai dopo non ha pensato di andare a giocare in qualche altro Stato?  (molti ad esempio sono stati, in Norvegia, Inghilterra, Islanda, Germania etc)

 

A fine di quella stagione, sarei potuto rimanere lì ma non mi avrebbero più pagato le spese di vitto e alloggio e decisi di non rimanere.

Avevo diverse offerte dall'estero tra cui dalla Dinamo Tbilisi in Georgia. Inizialmente l'offerta era molto bassa, per un mese non li sentii più e accettai l'Aprilia. Due giorni dopo aver firmato mi richiamarono e feci il possibile per poter andare rompendo subito con l'Aprilia anche perché quell'anno fecero i gironi di coppa Uefa, ma ormai era troppo tardi

 






Lei ha militato nel Gela, che cosa ricorda in particolare di questa squadra?

 

Gela in quel momento era una società molto ambiziosa con un presidente fantastico, una persona difficile da ritrovare a livello umano. Quando è venuto a mancare mi è dispiaciuto tantissimo. Eravamo una squadra molto forte per la categoria.




 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Quasi subito. Avevo papà che per le squadre capitoline era un giocatore importante e credo di aver preso da lui.  Sin da piccolo prendevo a calci qualsiasi cosa e la palla me la portavo con me a dormire, e pure a scuola. Il pallone palla è sempre stata il  mio migliore amico.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori fortunatamente mi hanno lasciato sempre libero di decidere, ma vedendomi felice, era felici anche loro.

Credo e spero di avergli dato tante soddisfazioni, non solo calcistiche ovviamente.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Spero che ovunque io sia stato di aver lasciato un bel ricordo, o almeno ce l'ho messa tutta. Non nego che sono legatissimo a due piazze in particolare che sono: la Casertana e la Lucchese.

Ho sempre sognato di tornare a Caserta e chissà se in futuro non possa accadere sotto altre vesti. Lo spero.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

NBA, Anche se la mia statura non me lo permette seguo sempre cosa succede nelle partite e gli highlights.

Questo perché c'era Kobe Bryant. L'espressione perfetta di un atleta.


Pare che in Italia esista solo il calcio, anni fa le trasmissioni sportive si dedicavano allo sci, al ciclismo, alla pallavolo, ora sento solo parlare di calcio, perché secondo lei?

 

In realtà posso dire che soprattutto negli ultimi anni, grazie a splendidi risultati ottenuti tra atletica, pallavolo, nuoto, ci stiamo facendo conoscere anche per altro.

Il calcio è da sempre stato lo sport più seguito e che tutti i bambini praticano.



 





Lei gioca nel ruolo di? 

 

Centrocampista 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Fortunatamente qualcuno carino ne ho fatto, tra cui, ad esempio poche settimane fa con la squadra attuale Mazzola Valdarbia.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

 A proposito dei pregi ti posso dire che ho cercato sempre di non vederli, semmai cercavo di capire i miei errori, tutto questo per migliorarmi. Vorrei essere d'esempio fino all'ultimo per i ragazzi che stanno cominciando ora. Difetti tanti…(ride). Avrei dovuto tante volte essere meno impulsivo e “mandare giù” prima di rispondere.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Forse qualcosina sì. Soprattutto prima di firmare il rinnovo con la Lazio. Avevo la possibilità di andare altrove, tra cui al Valencia, ma ero troppo legato a quei colori e non c'è l'ho fatta. Però sono soddisfatto di quello che ho fatto, direi moltissimo.

 

Lei è nato a Roma poi per motivi affettivi si è trasferito vicino a Firenze, le manca questa città?

 

Mi mancano i miei parenti, le mie nipotine, i miei amici. Ma ormai ero giovane quando presi la decisione di andare e ho  fatto l'abitudine.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Iniesta, Paul Scholes, ce ne sono diversi che riuscivano a tenermi incollato al televisore, ma penso che Iniesta rappresenti per me, nel mio ruolo, il più forte

 






famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Mia moglie e mio figlio sono tutto per me. Tornare a casa la sera e poter stare nel lettone tutti e tre insieme, cancella qualsiasi cosa negativa successa durante la giornata. 

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A loro. Che ancora mi sopportano soprattutto la domenica che potrebbero passarla in maniera diversa, invece sono sempre lì in tribuna a sostenermi. 

Spero un giorno di ridare indietro tutto questo tempo che hanno dedicato a me.

 

 

 

 

 23 03 2023

 

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