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lunedì 9 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CIRO

GATTI 

 


 

      




 

Mi chiamo Ciro Gatti  e vengo da Amalfi, la meravigliosa perla del mediterraneo e città capofila della celeberrima Costiera Amalfitana, meta ambita dai turisti di tutto il mondo. Nella vita lavoro come receptionist nell’azienda ricettiva di famiglia e la mia più grande passione, neanche a dirlo, è il calcio.

 

Sono tifoso del Napoli sin da quando avevo 12 anni, ma  all’età di 19, non sapevo che un evento avrebbe cambiato in positivo la mia persona e fatto ardere ancor di più la fiamma della passione.

 

 

Un giorno di settembre del 2009, un amico, Gerardo Lucibello (papà di Alessandro, ndr) mi fermò per strada ad Amalfi per chiedermi se mi poteva far piacere prendere parte ad un progetto che sarebbe poi diventato importante nel tempo: il progetto riguardava il “riportare in vita” il vecchio AC Amalfi, squadra del nostro paese e così ricostruire una bellissima situazione sociale per ragazzi di tutte l’età. 

 

Come ti dicevo prima, a soli 19 anni, entro a far parte del consiglio direttivo dell’associazione sportiva nuovo AC Amalfi. La squadra viene iscritto all’agenzia delle entrate e partecipante al campionato di terza categoria salernitana 2009/2010. 

 

Il mio compito è quello di essere un dirigente presente al servizio della squadra, tutto ciò per capire le necessità dei ragazzi, in più altri compiti che si addicono al dirigente accompagnatore, fra cui la compilazione delle distinte e l’organizzazione delle trasferte. Il campionato va a gonfie vele grazie al perfetto mix di vecchie esperienze e giovani talenti locali, così ci ritroviamo dopo un anno già in seconda categoria e dopo due anni, dopo la vittoria dei play off di seconda categoria, nel 2011/2012 siamo già in prima categoria. 

 

Ad certo momento la nostra società si fonde con una squadra di puro settore giovanile, la scuola calcio Intercostiera e così nasce l’FC Costa d’Amalfi, prima squadra fatta di giovani atleti puramente del territorio e provenienti dal settore giovanile che partecipa a molteplici campionati regionali con squadre di tutte l’età (allievi, giovanissimi, pulcini, ecc.). 

 

Dopo 3 anni al servizio della prima squadra, un nuovo meraviglioso mondo mi si spalanca di fronte: la direzione e la formazione di una squadra giovanile (in questo caso, allievi under 17), compito molto più arduo in quanto responsabile anche dell’educazione dei ragazzi in tutte le sue componenti. Quell’estate, con mio grande piacere, la società mi iscrive ad un corso di formazione per dirigenti sportivi con vocazione calcistica: fra sforzi e sacrifici, dovendo raggiungere l’università di Salerno ogni giorno e in piena stagione lavorativa, conseguo il tanto agognato diploma che mi promuove a dirigente sportivo finito.

 

L’anno dopo la società dopo essersi affermata nel campionato di prima categoria, richiede il ripescaggio al campionato di promozione presentando come prodotti per la graduatoria un floridissimo settore giovanile.   Tante le formazioni che partecipano ai campionati regionali, dirigenti diplomati, bacino d’utenza che avrebbe previsto tutto il territorio della costiera amalfitana e campo sportivo in erba sintetica di ultima generazione. 

 

Così, ad agosto del 2013, la squadra viene ripescata nel campionato di promozione ed anche in questo campionato, sebbene più competitivo di quello precedente, la società decide per una linea verde fatta di giovani atleti provenienti dal territorio costiero e dal nostro settore giovanile. 

 

Nonostante la poca esperienza e con la grande freschezza degli atleti, la squadra termina al quinto posto in campionato per arrivare a giocare, da matricola ai   play off per la promozione in eccellenza. Il grande merito va anche all’allenatore Luigi Proto, che è anche l’attuale allenatore della nostra squadra.

 

Dopo altri due anni di promozione giocata ad ottimi livelli, nell’estate del 2016, la società viene rilevata da una vera eccellenza del nostro territorio e cioè dal miglior pasticciere d’Italia, Salvatore De Riso, che diventa presidente del Costa d’Amalfi e che, dopo appena un anno di presidenza, porta la squadra nel massimo campionato regionale e cioè in Eccellenza, questo dopo la vittoria del campionato di promozione 2016/2017. 

 

Nel frattempo, un’altra grande gioia, la più grande per me, infatti nel giugno del 2016 la nostra squadra di allievi under 18 vince il campionato regionale e per noi è la soddisfazione più grande di tutte.

 

 Ti lascio immaginare gli stimoli di noi addetti ai lavori e degli atleti, la massima competizione regionale ha tutt’altro sapore rispetto alle altre, l’adrenalina è a mille e la voglia di fare bene anche in questo campionato è altissima, soprattutto dopo due campionati vinti in 10 mesi. 

 

Così, l’anno 2017/2018 si conclude con una salvezza quanto sudata quanto bella, meritata e con le formazioni giovanili capaci di stupire l’intera regione con le loro prestazioni e con un ottimo secondo posto da parte degli allievi under 17.

 

 L’anno dopo, invece, la squadra supera veramente sé stessa e con grande stupore generale si qualifica al quinto posto in campionato che vuol dire qualificazione ai play-off promozione per tentare di strappare un posto in serie D. Però dopo una grande partita, non riusciamo a battere una più quotata seconda classificata e salutiamo un campionato che comunque ci ha lasciato sia tante certezze sia soddisfazioni immense. 

 

L’anno 2019/2020 si apre con un evento che porto ancora, ahimè con dolore, nel mio cuore, infatti, il nostro portierino della formazione juniores, Pietro Villani, viene a mancare a causa di un incidente stradale a soli 15 anni, nell’agosto del 2019, ma ciò nonostante la voglia di fare bene e di dedicare tutto il nostro lavoro a lui sia  veramente forte  (questo poteva essere l’anno della nostra consacrazione), a gennaio eravamo terzi in classifica e soprattutto eravamo arrivati a giocarci la finalissima di coppa Campania, motivo di orgoglio e di vanto per noi,  purtroppo perdiamo a causa di qualche svista arbitrale clamorosa, ma sappiamo bene il calcio com’è fatto.

 

 Dicevo, dopo un super campionato, messo in piedi grazie ad una squadra veramente forte e competitiva, e dopo una finale di coppa Campania “scippata” siamo terzi a pochi punti di distanza dalla prima e della seconda, ma proprio qui accade il fattaccio, cosa che nessuno ma proprio nessuno avrebbe né pronosticato nè voluto, il mondo si ferma causa pandemia da covid 19 e di conseguenza le classifiche vengono cristallizzate.  La stagione finisce con ancora 8 gare da doversi disputare: come sarebbe andata a finire non lo sapremo mai!

 

Nella stagione 2020/2021 oltre il danno la beffa, sì, perché dopo mesi di inattività, che ha visto la nostra passione fermarsi e paralizzarsi a causa di motivi di forza superiore, il campionato inizia ma viene nuovamente interrotto dopo appena 4 giornate a causa della seconda ondata di casi Covid e come ben sai, ripreso poi tramite un torneo multi girone con partecipanti le sole squadre che desideravano riprendere. A causa di problemi economici, il Costa D’Amalfi non riprende l’attività e la rimanda alla stagione 2021/2022 dove, sempre per causa di natura economica, conosce un forte ridimensionamento ma che, comunque, riesce a raggiungere l’obiettivo della salvezza all’ultima giornata. 

 

Per questa stagione 2022/2023 il Costa d’Amalfi, con una rinnovata idea di linea verde e con lo “scheletro” della prima squadra interamente composto da ragazzi del luogo, ha come obiettivo il miglioramento lento, ma graduale per poter ambire nuovamente ai primi posti in classifica del campionato di eccellenza e, perché no, in futuro, ambire a qualcosa di più.   Come dirigente posso solo promettere di dare tutto me stesso alla causa e ad una “creatura” che io stesso ho creato ormai quasi 14 anni fa, ma soprattutto metterci tutta l’anima per gli atleti della prima squadra e soprattutto a quelli del settore giovanile: come dico spesso loro, a loro devo tutto perché senza loro non esisterei.

 

 

 


 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, e nel suo racconto lei ne parla abbasta, lei come ha vissuto questo lungo momento di pausa, com’era il suo stato d’animo? 

 

Purtroppo il mio stato d’animo, così come, penso, quello di tanti altri milioni di persone, non poteva essere definitivo come uno stato positivo: l’ansia e la paura per un qualcosa di nuovo e sconosciuto si facevano sentire anche se a dire il vero, in costiera vi sono stati pochissimi casi nel periodo del lockdown fra marzo e maggio del 2020. Quel periodo è stato veramente “tosto” naturalmente anche a livello agonistico, come le avevo già detto, navigavamo nei primi posti della classifica ed eravamo a pochi punti dalla prima e della seconda, con 7 gare ancora da giocare, sarebbe potuto succedere di tutto, purtroppo non sapremo mai cosa sarebbe accaduto.

 

 L’inizio della stagione 2020/2021 fu una piccola boccata d’aria fresca, ma dopo appena 4 giornate fermarono di nuovo i campionati a causa della seconda ondata e la frustrazione si faceva sentire perché ti sentivi impotente e vedevi nuovamente la tua passione venire meno e messa da parte. Poi, nuovo giro, nuova mazzata, quando i campionati ripartirono ad aprile 2021 tramite torneo multi girone, pensavamo di poter ripartire e giocarci l’accesso ai play off per andare in D ed invece non vi partecipammo per motivi di natura economica. Anche lavorativamente fu un disastro, come le avevo già detto in precedenza, la mia famiglia e io gestiamo un’importante struttura ricettiva nel centro storico di Amalfi e nel 2020 e nel 2021 la pandemia non permise ai clienti stranieri, fulcro fondamentale della nostra economia, di viaggiare e ci accontentammo di quei pochi clienti che avevano scelto il nostro hotel.  Per fortuna, nel 2022 vi è stato un boom di presenze e ci siamo ripresi ed anche calcisticamente tutto si è ripreso, purtroppo ci siamo un po’ ridimensionati a causa della mancanza di sponsor, ma pian piano ricresceremo e punteremo ancora ad obiettivi importanti




Lei ci ha raccontato la sua esperienza sino a questo momento, ma quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

È una domanda abbastanza difficile a cui rispondere, penso che da piccolo mi sentivo inadeguato perché i miei amici, all’età di 7-8 anni conoscevamo già tutte le rose delle squadre di serie A, mentre io avevo la passione degli animali per fortuna la passione per la natura non è mai andata via, ma i miei amichetti mi trascinarono di prepotenza nel mondo del calcio e fu una vera fortuna, adesso non so come farei senza quel benedetto rettangolo verde. Iniziai anche ad andare allo stadio, al San Paolo, a vedere il Napoli di cui sono ancora tifosissimo. Come ti ho detto in precedena, una persona per me molto importante come Gerardo Lucibello, allora presidente ed oggi  grande dirigente del Costa d’Amalfi, mi fermò in strada e mi chiese se mi sarebbe piaciuto partecipare a questo piccolo progetto chiamato AC Amalfi, che poi sarebbe diventato importante col passare del tempo: accettai ed ora eccoci qui.

 






 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Per fortuna sono entrambi d’accordo con questa mia forte passione, la mia carriera da dirigente iniziò quando avevo da affrontare l’ultimo anno di superiori e fu una bella soddisfazione quell’anno: promozione in seconda categoria e diploma in tasca, poi il mio “secondo lavoro” da dirigente non è mai andato ad intaccare il mio primo lavoro da receptionist e viceversa. Solo alcune volte quando devi assentarmi per le trasferte, chiedo una giornata di festa che mi viene pazientemente concessa, il che per me significa molto. Devo molto a mia madre e mio padre che mi hanno trasmesso tanti   valori, questi  mi hanno poi permesso di essere sempre stimato e benvoluto nella vita privata così come in quella sportiva.

 



Lei ci ha descritto la nascita di questo club, in poche parole cosa rappresenta per lei questa sua “creatura”?

 

Per me rappresenta tanto, forse tutto. Inizialmente eravamo solo un piccolo club che permetteva ai ragazzi della costiera di ogni età di fare aggregazione, poi, unendoci ad una fiorente scuola calcio, siamo cresciuti e siamo diventati una realtà affermatissima del calcio campano e per me, per noi, è stata una soddisfazione immensa quando poi ci siamo visti lottare per vincere una coppa Campania e per vincere il girone d’eccellenza. Diversi miei amici desideravano affermarsi in ambito sportivo, io ci sono riuscito “a modo mio” cioè dando tutto me stesso e mettendo a disposizione la mia vita per questo progetto e facendo sacrifici su sacrifici, proprio come li fa un atleta, anche perché non metti a disposizione della causa il tuo fisico, ma la mente sì.  Di conseguenza non esiste, ad esempio, fare serata prima di una gara o fare le ore piccole il giorno prima di un’importante riunione o di un’attività del settore giovanile, anche perché che esempio sarei per i giovani atleti? Come dico spesso, sono contento che Dio mi abbia messo su questa strada, la ripercorrerei in altre 100mila vite,  perché questa passione ti fa vivere di emozioni e penso sia una cosa meravigliosa, veramente, non c’è cosa più bella.

 

 


Non è certamente semplice fare il lavoro che lei svolge, calcio, a volte non ci sono solo i successi, ma che i fallimenti, perciò lei al giorno quanto tempo dedica a questo suo secondo lavoro? 

 

Dedico tutto il tempo necessario e soprattutto tutte le mie energie mentali affinché i successi possano sempre essere maggiori dei fallimenti da cui, comunque, c’è sempre da imparare. È ancor più difficile essere concentrato nello svolgere questo lavoro per cui bisogna essere sempre attenti e minuziosi, preparare le distinte, ricordare i documenti ai ragazzi, aggiornarsi, essere al passo conoscendo ogni virgola del regolamento, ogni data riguardante i trasferimenti e poi: controllare la situazione disciplinare, organizzare le trasferte e fare da “collante” fra società e atleti, esponendo i problemi della squadra e cercare di risolverli al meglio. Svolto  tutto ciò questo affinché la mia terra venga rappresentata da un modo di fare calcio pulito e trasparente ed anche perché vedo questa società come la mia seconda famiglia, cosa che non potrebbe rendermi più orgoglioso di quanto non lo sia già. 




 


                       CIRO GATTI CON IL FOTOGRAFO UFFICIALE MICHELE ABBAGNARA



Perché secondo lei molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi) : “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

Purtroppo nel calcio italiano, in ogni categoria, la raccomandazione è un “punto chiave” nella carriera di tanti e tanti calciatori anche se spesso e volentieri viene utilizzata come scusa per “non essere arrivato lì”.  Penso che la verità “stia nel mezzo”: di sicuro tantissimi calciatori poco validi sono arrivati molto più lontano di ciò che meritassero, rispetto a tanti altri “bravi ragazzi” che, in questo ambiente di squali, hanno fatto fatica ad imporsi ed affermarsi. Però conosco anche storie di atleti che partendo dal basso e con le loro sole forze sono riusciti a costruire una carriera importante, per fortuna molti hanno vestito la nostra maglia e sono stati un esempio fondamentale per i giovani atleti delle nostre giovanili; per loro i calciatori della prima squadra sono punti di riferimento e vengono guardati con gli stessi occhi con cui guarderebbero un calciatore di serie A

 

 





 

 



Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Per me, già vedere quanti più giovani possibile calcare un campo da calcio è una felicità enorme, perché non c’è niente di meglio del calcio per creare abnegazione e soprattutto passione. Poi spesso mi è capitato anche di poter vedere giocare tanti e tanti talenti (sia nelle giovanili che nella prima squadra) e questo sicuramente dà un sapore diverso, migliore, alla mia visione di calcio. Come le dissi già in precedenza, però, il talento è nulla senza mentalità e senza predisposizione al sacrificio, ecco perché noi dirigenti facciamo del nostro meglio per inculcare queste predisposizioni ai giovani atleti, siamo prima di tutto educatori e poi dirigenti, allenatori, ecc.

Ho avuto la fortuna di vedere portieri saracinesca, difensori incredibili, centrocampisti che disegnavano calcio e attaccanti implacabili e li ringrazio per avermi fatto divertire in questa dozzina d’anni di carriera e soprattutto di aver visto alcune delle migliori formazioni giovanili della Campania, atleti seri che, con merito, hanno portato avanti la loro carriera sino ad affermarsi nel mondo del calcio dilettantistico regionale.

 

 

Che rapporti ha con gli allenatori? 

 

Per mia fortuna ho sempre avuto un rapporto splendido con ognuno di loro e grazie a loro  ho conosciuto sempre diversi modi di lavorare che ho pian piano perfezionato affinché potessi dare sempre un qualcosa in più a servizio del mister e degli atleti. Il primo allenatore è quello a cui devo di più, Gerardo Lucibello, è stato lui a portarmi in questo mondo e mi ha sempre preservato e consolato nelle difficoltà, anche extra campo, esattamente come un figlio. Ringrazio il mister Pasquale De Crescenzo, grande pioniere del calcio campano e amalfitano come me, con il suo carattere “saraceno” e la voglia di far sempre bene vincemmo un ostico campionato di seconda categoria. Ringrazio mister Alfonso Contaldo, attuale allenatore del Castel San Giorgio, per il fantastico biennio passato insieme dove è stato vinto il campionato di promozione e raggiunto una mitica salvezza in eccellenza l’anno dopo, lui mi ha trasmesso un preciso metodo di lavoro, certosino e minuzioso e dal punto di vista calcistico, mi ha insegnato veramente un sacco.

Chi mi ha dato tantissimo sia dal punto di vista calcistico e personale è stato Osvaldo Ferullo, attuale allenatore del Buccino, con cui ho ancora uno splendido rapporto e non poteva essere altrimenti, ha tirato fuori da me solamente il meglio e non potrò mai essergli grato abbastanza, con lui raggiungemmo i play-off per la promozione in serie D in un anno dove puntavamo alla salvezza e poi la mitica finale di coppa Campania in quello sfortunato anno dove fummo fermati solo dal covid. 

 

Ultimo, ma assolutamente non per importanza, il mio secondo papà, Luigi Proto, con cui ho lavorato cinque anni (questo è il sesto), partendo dalla prima categoria, partecipando a 3 campionati bellissimi in promozione ed ora affrontiamo con tanta fiducia il secondo anno di eccellenza dove puntiamo con tutte le nostre energie a riportare il Costa d’Amalfi fra le zone alte della classifica.

 

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Come le ho già detto a più battute, per noi già vedere i nostri ragazzi crescere ed imparare sia il calcio sia i valori utili per affrontare la vita di tutti i giorni sul rettangolo verde è già una soddisfazione, una vittoria, certo, sono state tante anche le delusioni che mi hanno accompagnato nel corso della mia carriera, non ultima la sconfitta in finale di coppa Campania a gennaio del 2020, giocata alla prima contro una grande corazzata come l’Afragolese, adesso affermatissima realtà di Serie D, ma persa a causa di un arbitraggio assai discutibile. Come lei ben sa, una vera squadra fatta di gente con attributi e personalità aspetta sempre la partita successiva per rifarsi, mentre le sto scrivendo stiamo tornando da una trasferta con la prima squadra persa 3-0, ebbene, sono certo che la vittoria più bella è quella che ancora deve arrivare, nel frattempo facciamo tesoro di ogni sconfitta e facciamo del nostro meglio per migliorarci, tutti noi, dagli atleti ai dirigenti.

 



 


                                                    CIRO GATTI CON L'EX FISIOTERAPISTA DEL COSTA D'A
MALFI



Lei adesso che cosa si aspetto da se stesso?

 

Sicuramente il fuoco della mia passione verso questo sport e questa maglia arde ancora nel mio cuore e il mio desiderio non è altri che dare ancora tanti anni di carriera al Costa d’Amalfi e ai ragazzi delle giovanili, come le dicevo in precedenza, vorrei dare ancora di più per riportare la società ai fasti di qualche anno fa, dove veleggiavamo nei primissimi posti della graduatoria d’eccellenza, prima che il covid rovinasse tutto, ma già frequentare questo gruppo di fantastici atleti e staff tecnico è già una vittoria per me. Comunque l’obiettivo resta quello di crescere e migliorarsi minuto dopo minuto, lavorando al servizio della squadra e della “mia seconda famiglia”, l’importante è dare sempre ogni oncia d’energia.

 

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio? 

 

Come pregio sicuramente l’essere preciso e certosino nel lavoro che faccio, certo rimanendo sempre umile e a disposizione del prossimo. Come difetti sono un po’ rancoroso e permaloso e spesso anche le cose che mi vengono dette per il mio bene le prendo subito come dei richiami, ma giuro che ci sto lavorando.

 

 

Nel suo racconto lei faceva riferimento che ad un certo punto le si spalanca un nuovo mondo: “… in questo caso, allievi under 17, compito molto più arduo in quanto responsabile anche dell’educazione dei ragazzi in tutte le sue componenti”. E veniamo all’educazione, educazione che spesso manca nei giovani, quanto è importante l’educazione nel formare un futuro giocatore?

 

L’educazione penso sia tutto. Ma proprio tutto. Se sei educato, sei metallizzato, sei propenso al sacrificio, all’abnegazione e al gioco di squadra, componenti fondamentali se si vuole “arrivare”. Il talento da solo non è nulla senza avere nel cuore tutti i valori che le ho elencato sopra, per cui penso che i ragazzi vadano metallizzati prima di tutto  su qualsiasi elemento possa loro essere utile per crescere al meglio e per ambire a giocare ad alti livelli: puntualità, presenza costante negli allenamenti, alimentazione, isolamento dal mondo esterno e dai pensieri personali quando si gioca e quando ci si allena… per tanti non è facile ma per noi è fondamentale e ai ragazzi chiediamo sempre uno sforzo “mentale” sotto questi aspetti, certo, sempre per il loro bene: tantissimi giovani atleti sono però d’accordo con questa “politica” e l’accettano volentieri ed è così che il nostro settore giovanile è diventato uno dei migliori in regione.

 

               







 VITTORA DEL CAMPIONATO UNDER 18




Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

Ce ne sono tanti: il primo, Gerardo Lucibello, è stato il primo allenatore in terza categoria che mi ha permesso di entrare in questo mondo, poi Luigi Proto, il nostro attuale allenatore, e tutti gli attuali dirigenti del Costa d’Amalfi che mi hanno insegnato il mestiere e come muovermi per poter lavorare al meglio e per servire nel migliore dei modi la causa per cui mi batto ogni giorno.

 

 

L’Italia per la seconda volta consecutiva non ha potuto partecipare ai mondiali, a suo avviso quali sono le cause di questo secondo grande insuccesso, eppure venivamo dall’aver vinto l’europeo?

 

Sicuramente il sistema calcio italiano va rivisto e questo non lo scopro io oggi, bisognerebbe iniziare, a mio avviso, proprio dai settori giovanili attraverso i premi preparazione. Mi spiego meglio: se un calciatore di una scuola calcio di paese viene acquistato da una squadra professionistica, questa dovrebbe riconoscere il premio di preparazione che non deve trattarsi di quattro spicci, ma bensì di una cifra cospicua affinché la scuola calcio possa aggiornarsi, potenziare le proprie infrastrutture e la propria forza lavoro così da potersi permettersi la nascita e la crescita di altri talenti, ma spesso e volentieri si sentono cose del tipo “o lo prendo gratis o non lo prendo” con le scuole calcio che vanno poi a dover rinunciare al meritato premio. Un’altra variante importante è il dover avvicinare i nostri ragazzi quanti più possibile a questo fantastico sport, staccarli dalla televisione e dalle play station e portarli sul campo da calcio, ormai sia le squadre delle leghe professionistiche sia i settori giovanili pullulano di stranieri che, giustamente, hanno molta più fame e voglia di arrivare, ecco, questo concetto bisognerebbe inculcarlo anche ai ragazzi italiani. Ben vengano gli stranieri perché comunque viviamo in un mondo interamente internazionalizzato, ma se questi crescono nei nostri settori giovanili e poi vanno a giocare nelle loro nazionali, siamo punto e a capo… ci metta poi il fatto che uno sfortunatissimo Jorginho sbaglia 3 rigori in altrettante gare decisive ed ecco servita la “catastrofe”, ma, ripeto, all’Italia serve un cambio generazionale e serve alla svelta, speriamo che le nuove leve siano all’altezza ma un po’ di rivoluzione non guasterebbe.






             CON LA SQUADRA UNDER 18. CAMPIONE 2015/2016




Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Sono tantissimi, veramente: ho avuto la fortuna di veder giocare mostri sacri come Messi, Cristiano Ronaldo, Roberto Baggio, Ronaldo e Zola e la sfortuna di non aver potuto ammirare Maradona ma ad ogni modo, ogni epoca calcistica è stata bella e divertente, grazie ai grandi campioni che hanno vissuto quell’epoca, due su tutti, i due che mi hanno veramente apprezzare il calcio in ogni sua parte sono stati Ronaldo il fenomeno brasiliano è il divin codino Roby Baggio. Ho comunque avuto la fortuna è l’onore di conoscere grandi calciatori, vere pietre miliari del calcio campano che si sono rilevati essere soprattutto grandi uomini e non li ringrazierò mai abbastanza per ciò che hanno dato alla maglia e alla mia persona. 

 

Ovviamente un pensiero va anche ai calciatori del Costa d’Amalfi di quest’anno con cui condivido la mia vita sportiva e che mi danno sempre l’onore di sentirmi uno di loro. Apprezzo molto meno, invece, quei calciatori di ogni categoria dal talento smisurato che però smettono di giocare ad alti livelli perché non più ricercati dalle squadre di alto blasone a causa dei loro comportamenti sopra le righe, ci sono tantissimi ragazzi che vorrebbero essere al loro posto ma che per vari motivi non possono e questo mi fa rabbia, ma questo tipo di atleti ci sono sempre stati e sempre ci saranno

 

 




 



Quant’è importante l’appoggio della sua famiglia e dei suoi amici nel lavoro che svolge – mi permetto di farle gli auguri perché lei da pochissime settimane è diventato papà-?

 

Importantissimo. Veramente. La ringrazio per gli auguri, di cuore, il mio piccolo Gabriele è venuto al mondo neanche un mese fa ed è già tutto per me. Devo tantissimo anche alla mia compagna Sara che da 6 anni mi supporta e mi sopporta, ma che per mia fortuna non mi ha mai precluso nulla, anzi, da odiante del calcio prima hai poi sposato il mio essere e la mia devozione verso questo sport e si è appassionata anche lei e per ne questa è un’altra enorme gioia e grande soddisfazione. Ringrazio anche i miei genitori per tutto l’appoggio e per la pazienza che hanno quando mi assento da lavoro per andare in trasferta e quando sono un po’ intrattabile dopo ogni sconfitta, e ancora ringrazio i miei amici e la mia seconda famiglia, cioè la squadra Costa d’Amalfi, per l’immancabile appoggio sia in ambito calcistico che extra calcistico.

 

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Ci sono tantissime persone a cui vorrei dedicare questa splendida chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con lei: in primis, la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello, la mia Sara e il mio piccolo Gabriele, poi la mia seconda famiglia, tutti gli atleti, gli staff tecnici e la dirigenza del Costa d’Amalfi, sia prima squadra che delle giovanili, ai miei amici che condividono questa grande passione con me, a Pietro, il portierino che mi guarda da lassù, e i miei amici di avventure Mario Michele e Alessandro che mi ha dato l’opportunità di conoscerla e di parlare con lei.

 

 

La ringrazio di vero cuore per la bella opportunità che mi ha concesso e le auguro tante fortune professionali e private

 

11   01    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 8 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LUIGI 

LUBRANO 

 





 

Luigi Lubrano è un giocatore di calcio,  nato a Napoli il 31 di agosto 1997 (quartiere di periferia vicino a Scampia), noi lo abbiamo intervistato.

 

 






 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Credo che il Covid abbia stravolto la vita di tutti.

Ma in quel periodo essendomi fermato sia con il lavoro che con l'allenamento, ho deciso di scendere a Napoli per diversi mesi a casa dalla mia famiglia.

Lì ho rincontrato tanti dei miei amici con cui ho passato l'infanzia e insieme ci siamo allenati quasi tutti i giorni, per mantenerci bene sperando che la ripresa avvenisse il prima possibile.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo una "passione ereditaria”, a partire da mio nonno, mio papà e mio fratello.

Io ho iniziato molto piccolo ad inseguire questo sogno, che con il passare degli anni è diventato pura passione.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No, assolutamente, i miei genitori sin da piccolo mi sono stati sempre vicini su qualsiasi mia scelta, anche calcistica.

Volevano fortemente che io inseguissi quello che è sempre stato il mio sogno, come quello di ogni bambino che ama il calcio.

 






Da come lei ci ha raccontato ha giocato inizialmente nell’Avellino, nel Savoia, nell’Arzanese, anche se, da come ho capito, non tutto è andato come lei si sarebbe aspettato. Come mai? 

 

Sia nell'Avellino che nel Savoia ci sono stato per pochi mesi non trovando alcun tipo di accordo.

Successivamente sono andato con l’Arzanese che in quell’anno stava in d.



 




Nel 2016 le arriva l’offerta dal Gaeta, immagino che sia stata una scelta difficile abbandonare la famiglia, una famiglia a cui lei è legatissimo. Le chiedo, non poteva aspettare un’altra offerta - un’offerta che poteva arrivare da una squadra campana -? 

 

Nonostante la lontananza non ho mai abbandonato la mia famiglia.

È stata una scelta difficile, ma insieme a loro decisi di cambiare totalmente vita.

Io venivo dall’Arzanese dove non avendo trovato spazio in prima, giocavo con la juniores nazionale, dove siamo arrivati fino in fondo ai Play off.

L'anno dopo, iniziai il mio primo anno tra i "grandi”, il Gaeta che quell’anno si trovava in eccellenza.

 






Nella squadra dell’Itri (dove lei vive) lei ci rimane 5 anni, sono stati 5 anni ricchi di soddisfazione, è così?

 

Sì, sono stati 5 anni ricchi di soddisfazione, dove ho vinto il mio primo campionato; la squadra è stata 4 anni in eccellenza e 1 in promozione.

 







Lei adesso gioca al Monte San Biagio, e so che si trova molto bene, che è ambiente è, calcisticamente parlando?

 

Monte San Biagio è un paesino ricco di sani valor.  Lo scorso anno qui ho vinto il mio secondo campionato portando questo paesino in eccellenza per la prima volta, coronando il loro sogno.

 






Com’è sono stati i suoi rapporti con i mister e com’è quello con il mister attuale?

 

I rapporti sono stati tutti ottimi con tutti gli allenatori che ho avuto ed anche con quello attuale lo è.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Personalmente era un sogno che avevo sin da bambino, che poi è diventato un lavoro.

Non è questione di fama o di soldi, la passione è passione. Affronto questo sport con tanta passione e amore.

Sono cresciuto per strada, giocando dal mattino alla sera senza mai stancarmi di lottare.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Sono uno che difende per non prendere gol, il più bello deve ancora arrivare. Ce sono stati pochi, ma importanti.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio che può diventare un difetto è quello di dare tutto me stesso e mettere il cuore in tutto ciò che faccio

 






Lei è di Napoli, come ha detto sopra non è facile togliere un napoletano dalla sua città, perché non è facile? Che cos’ha questa città che non fa star bene a chi si allontana?

 

Non è facile andare via da Napoli, lasciare amici con cui hai condiviso tutto, sono nato in un quartiere difficile dove vivere, ma altrettanto da lasciare. Napoli è unica! Chi nasce a Napoli può ambientarsi in qualsiasi altro posto.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia ti ripeto per me è tutto. Gli amici nella mia vita ne sono tanti, sono una persona che pensa prima al bene degli altri che a se stesso.

Ad oggi mi ritengo fortunato e amato, dopo tanti anni ho conosciuto la mia piccola grande donna, qui la sua famiglia è la mia seconda famiglia.

 


 




A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Quest’intervista la dedico a mio papà, che in questi ultimi anni mi ha dedicato le vittorie più belle, quelle chiamate "vita".

Mi ha dimostrato che siamo nati per combattere tante battaglie, ma nello stesso tempo per vincerle tutte!

 

 

 

 

 

08 01 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

giovedì 5 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO

DI PAOLA 

 






Antonio Di Paola è un giocatore di 31 anni nato a Massa Di Somma (Napoli) e cosi ci presenta la sua carriera.

 

“Io sono cresciuto nel Napoli fecendo tutta la trafila fino alla primavera.

 

Inizio a Napoli la stagione 2005/2006 fino al 2009. Nella metà stagione 2009 -2010  stagione mi trasferisco in prestito dal Napoli all’Isola Liri presenze 4, gol 0, serie C2, questo prima metà poi nell’ altra metà vado ad Andria presenze 5 gol 0 sempre serie C;

 

2010, gioco con il Durrazano presenze 25 gol 5 eccellenza Campania, 2011, vado a Formia presenze 26 gol 4 eccellenza laziale, 2012 sono con il CTL Campania in serie D presenze 27 gol 3; 

 

2013 ITRI promozione, da ottobre 18 presenze 12 gol, vittoria campionato;

 

2014 sempre all’ ITRI eccellenza laziale, 25 presenze 13 gol;

 

2015 vado con l’Afragola eccellenza Campania, 27 presenze 13 gol;

 

2016 Savoia eccellenza Campania, 28 presenze 18 gol, vittoria campionato e coppa Italia dilettante; 

 

2017 Gladiator eccellenza Campania, 28 presenze 14 gol vittoria play off;

 

2018 Gladiator serie D 29 presenze 7 gol;

 

2019 Frattese e Gravina serie D, e poi San Giorgio eccellenza Campania 17 presenze 7 gol e vittoria campionato con il San Giorgio (questo è stato un anno particolare causa covid ho cambiato 3 squadre);

 

2020/2021 Angri eccellenza Campania 29 presenze 13 gol vittoria campionato; 

 

2022/2023

2022/2023 sono in questo momento al Pompei calcio eccellenza Campania”

 

 

 

 


 



 

Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Come mai ha cambiato tre squadre?

 

Allora Paolo innanzitutto voglio ringraziarti per la possibilità che mi stai dando; come tutti sanno durante covid e stata dura essere stati chiusi in casa, all’inizio della pandemia giocavo al Gladiator in serie D, la società non ci fece mancare nulla si economicamente e di vicinanza e non smetterò mai di ringraziare la famiglia Aveta.  A casa con mia moglie e mio figlio ci siamo chiusi dentro la paura era tanta, anche perché mia moglie e mio figlio hanno una malattia rara al cuore, ma ringraziando Dio lo abbiamo superato.

 

Dopo l'inizio del nuovo anno ho cambiato più di 3 squadre perché iniziando in eccellenza e avendo fermato ad ottobre i campionati regionali sono stato costretto ad andare via, ho militato in serie D al Gravina, ma lì è durata poco la mia esperienza, perché stando lontano da casa mia moglie stava passando un periodo di stress ed io pure, specialmente per la lontanza.  Così presi la decisione di tornare a casa al San Giorgio per soli 3 mesi vincendo il campionato. Dopo un anno particolare, per me nello special modo, e visto che non avevo mai cambiato squadra nel l'arco di un anno, c’era la gioia di chiudere l'anno calcistico con una vittoria.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ ho capito da sempre, da piccolo giocavo sempre per strada con ragazzi molto più grandi di me, poi un giorno una persona mi vuole per forza fare andare a fare un torneo, da quel momento subito mi prese il Napoli. Anni e anni sempre a correre dietro ad un pallone, e questo nella vita mi ha dato tanto.

 







 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre fatto fare quello che a me piaceva, solo che per questioni un po' particolari mio papà no. Mi ha potuto seguire sempre più la mamma, lei era più presente per quello che poteva. 

 

 





Lei ha giocato in tantissime squadre, ha un curriculum di tutto rispetto, riusciva ad ambientarsi bene ogni volta che militava in un club diverso?

 

Dopo tanti anni di squadre diverse ti dico che non ho mai avuto problemi ad ambientarmi, lo sai che quando sei più giovane si ha sempre un po' di ansia quando stai per iniziare una nuova avventura, ma poi dopo mi sono sempre fatto conoscere per essere persona per bene e rispettosa, l’essere una persona per bene   è la base di tutto ogni rapporto umano, alla fine quello che conta è il rispetto per i compagni di squadra e tutto lo staff.

 



 





Come le dicevo sopra lei ha giocato in tantissimi club e di goal ne ha fatti tanti, come si riesce a mandare la palla in rete tante volte? 


Si deve lavorare tanto  e mettersi  a disposizione dei tuoi compagni, perché se io faccio gol è specialmente grazie a loro  che lavorano da dietro per mettermi nelle migliore condizioni per mettere la palle in rete, in conclusione ti posso anche dire  che  mi reputo un giocatore molto generoso.










La sua giornata tipo com’è (ad esempio a che ora si alza, quando si allena, per quante ore, che tipo di alimentazione usa)? 

 

La mia giornata tipo? Innanzitutto faccio una vita sana, sono molto attento a ogni aspetto che riguarda la mia vita di atleta, mi sveglio generalmente alle 8, anche se non proprio sempre, comunque preferisco non nella tarda mattinata, mi alleno tanto: sei volte a settimana con la squadra e se posso una volta settimana vado in palestra. Seguo una dieta da atleta facendo di tutto per essere pronto la domenica; per me è un lavoro e ho inoltre una famiglia da mantenere, non ultimo è che poi devo avere rispetto per la società che ha puntato su di me per vincere.




 




 

Il suo rapporto con i compagni di squadra come lo imposta? 

 

Con i compagni di squadra, ti ripeto, la prima cosa che conta è rispetto e la sincerità. Cerco di non sbagliare mai, di farmi volere bene, fondamentale non solo nel calcio, ma nella vita. Sono di carattere molto scherzoso, e lo spogliatoio mi piace “viverlo al grande”.

 



 





Ha mai avuto qualche diverbio con i vari Mister delle squadre nelle quali ha giocato (come lei sa, in genere, di incomprensioni spesso e volentieri ce ne sono)? 

 

No, mai avuto nessun problema con i vari mister che ho conosciuto, ci sta che qualche volta uno possa avere una visione diversa di quella partita, però noi dobbiamo rispettare le scelte che fanno i mister e mettersi a disposizione. Per me è giusto che sia così, mi sono sempre trovato bene con tutti se c'è rispetto reciproco e difficile che ci siano delle incomprensioni.

 


 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Veramente mi metti in difficoltà, ci sono tanti che non dimenticherò mai, ma più per la loro bellezza e l’importanza che hanno rivestito: nello salvarsi o per essere promossi di categoria, ecco il motivo per i quali saranno sempre nella mia memoria.



 


 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il pregio che so riconoscere il mio limite, mentre il mio difetto è che sono troppo generoso. 

 



 





Lei è nato a Napoli, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli  è sinonimo  di  vita, è il mare, per me la città più bella al mondo.


 

 





Quanto è importante la famiglia per un giocatore (ovviamente mi riferisco anche alla sua)?  

 

La famiglia per me è fondamentale, io e mia moglie ci siamo conosciuti sin da quando avevamo 13 anni, stiamo insieme da una vita, mi ha seguito in tutto quello che ho fatto nel calcio, è la mia prima tifosa, poi c'è suo nonno che è come se fosse il mio.  La sua famiglia mi ha accolto a casa loro come se fossi un loro figlio, questo è successo si da quando avevo 17ann.  Ho vissuto dal nonno di mia moglie finché non mi sono spostato per andare a giocare nei vari club.  Mia moglie, ora, mi segue anche in tutti gli allenamenti. Credo che per un giocatore avere una famiglia che ti sostenga sia molto importante.

 

Come ultima domanda le voglio fare questa, visto il suo successo e la sua esperienza quale consiglio darebbe a ragazzo che volesse intraprendere la sua carriera? 

 

Ad giovane ragazzo il mio consiglio è di fargli capire che oggi è più facile ad arrivare nelle categorie importanti, però bisogna condurre una vita sana e impegnarsi molto negli allenamenti, infine   di ascoltare  i consigli dei più grandi,  importantissimo direi.

 

 

 

 

06 01    2022

 

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