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mercoledì 6 luglio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CARMINE PALUMO

 



 

Carmine Palumbo (ex calciatore 25 anni consecutivi, ma non ad altissimi livelli come ci dice lui stesso) è un direttore sportivo professionista ed è nato a Benevento il 12 dicembre del 1959.  Nel 2004 è direttore sportivo con il Benevento, settore primavera.

 

 

Prosegue la sua carriera, con il Triveneto in D, Bojano, Isernia, Campobasso, Orlandinai, Matera. Per il secondo anno è direttore sportivo del Savoia.

 

È sposato con due figli, rispettivamente dell’86 e del 90 entrambi insegnanti La prima docente universitaria di lettere moderne alla Federico secondo di Napoli Il secondo insegnante di inglese e spagnolo al liceo di Sesto San Giovanni a Milano.

 

 




 

 

Come prima domanda, anche se molti la conoscono, ma non tutti i miei lettori, come si è concluso la stagione calcistica del Savoia calcio?

 

Pur partendo in ritardo e senza preparazione estiva e con le prime tre gare giocate con la juniores e zero punti, abbiamo fatto una rimonta incredibile finendo la stagione regolare secondi a cinque punti dalla prima che era la Puteolana.

Poi siamo arrivati fino alla finale playoff e abbiamo perso con il San Marzano. Ma siamo usciti a testa altissimi tra le ovazioni dei nostri 2500 supporters.

 

 

 

Per il prossimo anno ci può dire qualche novità, no so qualche giocatore che se andrà, altri in arrivo? 

 

Certamente dovremmo cercare di migliorare la classifica dell’anno scorso, e siamo arrivati secondi; se vogliamo migliorare… la risposta riguardo alle nostre intenzioni è facilmente intuibile.

È chiaro che qualche operazione di mercato va fatta, ma in maniera precisa e chirurgica poiché già la rosa dell’anno scorso era di per sé molto competitiva, va aggiunto qualche elemento in ogni reparto altrettanto forte che metterà sicuramente in difficoltà il nostro tecnico.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da bambino, verso gli 8/10 anni ho scoperto la mia passione per il calcia sia tecnico che manageriale, infatti, già dai miei primi campionati giovanili mi piaceva spiare giocatori che militavano in altre squadre ed i più interessanti li contattavo personalmente per poi portarli nella mia squadra.

Tutto ciò me lo sono portato avanti nella mia modestissima carriera lunga (25 anni) da calciatore dilettante, per poi sceglierlo proprio come professione.

Infatti a me il calcio, sotto l’aspetto prettamente economico, ha sempre dato qualcosa e, con un pizzico di presunzione, molto meno per le categorie che ho giocato.

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori erano divisi sulla mia frequenza all’attività calcistica, mio padre (pace all’anima sua) diceva sempre cercati un lavoro, mia madre invece, ed ancora oggi lo fa, mi ha sempre spronato.

Devo dire che ho un grosso rimpianto per gli studi: mi mancavano solo due esami più la tesi per laurearmi in giurisprudenza…ho sbagliato ed ancora oggi sono pentito.

 

 



 






Per 25 anni lei ha giocato a calcio, qual è il club a cui lei è rimasto più legato?

 

Non c’è un club in particolare purtroppo le ho girate quasi tutte le piazze in Campania, ma sono legato alla mia prima squadra dove ho fatto l’esordio con i grandi: il gladiator Benevento che per cinque anni mi ha dato tanto e mi ha educato e formato dentro e fuori dal campo.

 

 

 

Nel 2004 lei diventa direttore sportivo, come è arrivato ricoprire questo suolo così importante?

 

Passione del campo e della scrivania...dicono che sono bravo nell' atto del convincimento verso tutti i tipi di calciatori intorno alla scrivania e sono bravo in panchina a fare veri e propri dibattiti civili con la terna arbitrale. Posso essere orgoglioso che sia da calciatore che da dirigente mai un arbitro ha avuto la possibilità di mostrarmi un cartellino rosso.

 

 

 

Per coloro che non sono molto afferrati come sono le sue giornate lavorative?

 

Le mie giornate lavorative sono a periodi.

Paradossalmente si lavora meno a campionato in corso che durante le soste e le pause.

Si trascorre molto tempo in macchina e molto tempo al telefono, nei periodi di calciomercato spesso si saltano i pasti e le ore di sonno, e nei ritiri precampionato le 24 ore sono tutte occupate, ma è passione.

 




 


 




Non è certamente facile avere a che fare con il presidente, gli allenatori, i giocatori, i procuratori, lei come ci riesce?

 

Il presidente, gli allenatori, i calciatori ed i procuratori io personalmente li inquadro come miei amichevoli interlocutori. Accetto sempre il confronto e sono molto comprensivo nei confronti di tutti, se sbaglio chiedo scusa, ma interrompo bruscamente i rapporti con chiunque se mi accorgo che c’ è qualcuno che vuole fare il furbo e poi il rapporto diventa insanabile.

Devo anche dire che difficilmente rompo i rapporti poiché mi esprimo sempre con lealtà e chiarezza ed invito tutti ad usare lo stesso mio metodo.

 

 

 

Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

È un motto di calciatori per lo più mediocri perché i valori se esistono vengono sempre fuori e notati da tutti gli addetti ai lavori 

Sovente però questa frase viene detta da calciatori a fine carriera perché effettivamente più cambiano le generazioni e più cala il livello delle varie categorie.

Il calcio, a mio parere, è come le altre professioni: ci vuole estro, passione e quel pizzico di fortuna che non guasta mai in ogni attività.

 

 

 








Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Sempre cordiali ed ottimi con i presidenti e gli allenatori di altri club specialmente ma anche con i miei.

Ripeto sempre che durante la gara di è nemici/avversari sportivi ma fuori dalla gara massimo rispetto per tutti.

Non sempre però capita lo stesso quando andiamo a giocare in trasferta ma questo è un altro discorso.

 

 

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Fortunatamente sono stati più successi che delusioni anche se queste ultime non mancano mai, tipo prendere gol nei minuti di recupero oppure uscire sconfitto in una gara dominata, ma se mastichi sport sai che tutto questo fa parte del gioco e quando capita bisogna rimboccarsi le maniche e guardare avanti

 

 

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, (dal punto di vista del lavoro)? 

 

Ricordo ai tempi del liceo che mi insegnarono che ognuno di noi ha due bisacce una davanti con i pregi ed una dietro con i difetti. Ovviamente la bisaccia di dietro, e cioè quella con i difetti, non riesci a vederla.

 Mi dicono che in un club mi atteggio a buon padre di famiglia con 30 figli e quindi cerco di trattare tutti allo stesso modo e laddove fosse vero questo è un gran pregio.

Dei miei difetti dovreste chiedere ai componenti della mia squadra anche se dicono che sono un po' permaloso e che facilmente mi offendo...ma non è vero.

 



 




 

Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

Non ho modelli di riferimento anche se Walter Sabatini lo ammiro molto.

Questa è una professione che ci devi mettere del tuo impegnandosi ad essere corretti e soprattutto uomini di sport. La mia etica professionale mi induce a pensare sempre allo sport come una sana competizione dove ci sono tre risultati (vittoria, sconfitta e pareggio) e bisogna essere pronti a qualsiasi evenienza

 

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Nel tempo libero dal calcio sono appassionato di formula uno e della Ferrari ma non mi spiace il basket ed il tennis.

Sono un abbonato Sky da molti anni e quindi vedo molto lo sport in generale.per la verità sono per gli sport di squadra e non per gli individuali e soprattutto per gli sport come il calcio dove la vittoria anche se sulla carta sei più forte non è mai scontata. Nello sport  del tennis e del   basket, invece, se sei più forte al 99x100 vinci e questo non mi appassiona molto.





Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Ammiro molto i calciatori tecnici e con fantasia tipo messi in questa fase che hanno tanta tecnica e danno spettacolo.

Ammiro molto meno i calciatori violenti che fanno carriera perché menano poi sbagliano anche lo stop di palla più elementare, ma non mi va di fare nomi sperando che sia chiaro il concetto

 

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Bisogna essere sempre soddisfatti di quello che si è fatto durante la carriera anche se certamente ognuno di noi ha commesso degli errori, ma io credo che se valuti gli errori come esperienza di crescita si fa sempre strada. Purtroppo nel nostro gergo si dice " chi non opera non sbaglia" ed è la sacrosanta verità

 

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Sognare non costa nulla quindi posso tranquillamente dire che il mio sogno sarebbe dirigere un club di serie A magari blasonato o un club estero altrettanto blasonato però per il momento resta solo un sogno anche perché la mia età avanza e quindi devo spicciarmi!

 

 

06  luglio    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 3 luglio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANDREA 

VENTURA 

 



Andrea Ventura è un giocatore di Roma e così ci si presenta: “

 

“Mi chiamo Andrea Ventura sono nato il 23 giugno del 1996 a Roma.

 

Cominciai a giocare a calcio all’età di 5 anni al Villanova calcio squadra dilettantistica del mio paese.

 

All’età di 10 anni andai via e cominciai a giocare alla Cisco Roma fino all’età di 14 anni che per cause di fallimento societario chiuse i battenti da un momento all’altro. 

Tornai a Villanova e a 17 anni mi fece esordire in eccellenza Cristiano di Loreto contro il Rieti fuori casa. A 18 abbi la mia prima esperienza importante. Andai a giocare in Friuli Venezia Giulia per militare con la Triestina in serie D, le mie presenze sono state 23 da terzino destro. 

 

L’anno dopo andai a giocare in Abruzzo con l’Amiterdina, serie D, dove fino a dicembre giocai tutte le partite, totale 16 presenze. 

Lo stesso anno torno a Roma con e mi trasferisco al Serpentara, serie D, feci 11 presenze.

 

L’anno dopo scesi in eccellenza sempre con il Serpentara, ho collezionato 32 presenze tra coppa e campionato realizzai 14 gol da esterno d’attacco.

Sempre con il Serpentara l’anno successivo, Eccellenza, 33 presenze, e 13 goal d’attaccante.  Altre squadre dove ha militato: Unipomezia eccellenza, 24 presenze 11 goal, Paliano, 25 presenze e 10 goal, Villalba mini campionato di 10 partite per via del Covid, 5 presenze e nessun goal.

Quest’anno a causa di problemi familiari e lavorativi, in seconda categoria con il Villanova, 12 presenze e 10 goal.

 

Infine ci tengo a dire che ho avuto una piccola esperienza in Spagna anche in seconda b division, sarebbe la serie D italiana.”








 

 

Per prima domanda le vorrei fare questa? Com’è andata la stagione con il Villanova? 

 

La stagione al Villanova è andata bene potevamo fare qualcosa di più con la squadra e gli elementi che avevamo ma in fin dei conti è andata bene.

 

Come gruppo siete compatti? 

 

Ho trovato un bel gruppo molto compatto, una vera e propria famiglia.

 

Adesso che la stagione è finita si aprono nuovi scenari, che cosa di può dire per il prossimo futuro? 

 

Per il prossimo futuro spero di tornare a della categoria più importanti, ho avuto qualche richiesta e sto valutando delle situazioni.

 








Se dovesse esprimere un giudizio sulle sue prestazioni di questa stagione cosa scriverebbe

 

Le prestazioni personali di quest’anno non sono state eccellenti conoscendo il mio   bagaglio di esperienza che ho, rimango sempre molto umile e posso dire  che non sono riuscito a dare il contributo da me sperato. 

Farò meglio in questa stagione che verrà qualunque sia la mia squadra e la mia decisione finale.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Credo che la mia passione  fosse già presente quand’ero grembo di mia madre. 

Mi ricordo che fin da piccolo e fino ad ora mia nonna mi ricorda sempre quest’episodio: “la prima volta che iniziai a camminare successo proprio per rincorrere un super santos che era uscito fuori da recinto di sedie (me le avevano sistemate in quella maniera affinché non potessi andare troppo lontano), gattonai sotto le sedie e mi alzai in piedi per rincorrere il pallone.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Alla domanda dello studio rido perché è stato un 50 e 50. Mio padre molto appassionato di calcio mi ha sempre spronato per questo sport. E mia madre dall’altra parte mi diceva di concentrarmi su altro e non solo sul calcio. Posso dire che mi hanno sempre assecondato su tutto.

 

Una sua esperienza importante è stata quando è andato in Friuli Venezia Giulia, per giocare con la Triestina. Che ricordi ha, si era ambientato bene?

Come mai poi si è traferito in Abruzzo e perché ci è rimasto pochi mesi? 

 

Sì, diciamo che l’esperienza alla Triestina è stata di spessore, sono cresciuto tanto come calciatore in quel club, essendo una piazza importante Sono tornato perché il mio cartellino era del Villanova e mi avevano girato in prestito, l’anno dopo mi hanno ceduto alla squadra abruzzese. Poi per una questione economica ho deciso di tornare a Roma.



 




Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono rimasto legato molto alla Triestina perché i tifosi mi hanno trattato come uno di loro ed è stata un’esperienza fantastica 

E al Serpentara dove sono stato tre anni 

Perché si era creato con i cittadini e la società un rapporto fantastico e per me come una famiglia

 









Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Oltre al calcio non seguo altri sport ma mi piace praticare qualsiasi cosa che abbia a che fare con una cosa tonda


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Questa è una domanda singolare. 

Penso e credo che chiunque voglia diventare calciatore principalmente lo faccia per passione, come nel mio caso che ancora dormo con il pallone!

 

 

 





Lei di goal ne ha realizzati tanti, si ricorda il suo goal più bello?

 

Di ricordi ne ho tanti,  ma due che non dimenticherò mai  sono:  il gol di rovesciata contro la Cavese e  il gol pazzesco contro il Monterotondo scalo al volo dalla linea del calcio d’angolo quasi.

 

 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio e la velocità la tecnica e il saper usare tutte e due i piedi. 

Un mio difetto è il mio agonismo eccessivo a cui ho lavorato questi anni per calmarlo. 

 

 

La nazionale italiana è stata portata in trionfo da tutti vincendo l’europeo contro l’Inghilterra, poi c’è stata una caduta che ha travolto l’intera nazione deluso dal fatto che non sarà ai mondiali. Si è dato una risposta?  

 

No, il calcio è strano e il pallone e tondo quindi ci possono essere molti fattori che possono entrare in gioco.

 








Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sotto l’aspetto del professionista per eccellenza Cristiano Ronaldo. Ma un giocatore che amo e che preferisco a tutti e Ronaldinho 

Il suo modo di divertirsi mentre gioca. È eccezionale

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è importantissima, e cosi gli amici anche, ma chi merita di esserlo. 

 

Come si dice gli amici si contano sulle dita di una mano ed è così 

Per uno in particolare Mancini farei di tutto, perché per me c’è sempre stato e so che ci sarà sempre nella cattiva e bella sorte.




 


 



Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Di sogno ne avevo uno diventare quello di calciatore professionista. 

E di obbiettivi che ne ho tanti e metterò tutto me stesso per realizzarli.

 

 







 



04   luglio     2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

venerdì 1 luglio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIULIO

DALENO

 



 

     

 


 

Giulio Daleno è nato a Torino il 14 gennaio 198, ruolo: difensore centrale/terzino sinistro.

Cresce nelle giovanili della Juventus fino ad arrivare alla primavera, avendo la possibilità anche di allenarsi qualche volta con la Juve di Capello e quella dell'anno della serie B con Deschamps.

 

Dopo di che inizia a militare in prestito in diverse squadre: serie D Atletico Cagliari, serie D Alessandri, serie C1 Virtus Lanciano, seconda serie Greca, Anagennisi Giannitsa, serie C1 Pergocrema, serie C2 Martina Franca, serie C2, Chieti, serie D Asti, serie D Grosseto, serie D Castiadas, serie D Madre Pietra Daunka, serie D Tortolì, promozione Spinazzola, eccellenza Spoleto, eccellenza Pomezia, eccellenza Lanciano, promozione Spinazzola.

 

Da quest'anno ha l’abilitazione Uefa D e dopo una piccola parentesi lo scorso anno da allenatore e giocatore a Lanciano con ottimi risultati sta decidendo di intraprendere la carriera da allenatore.














Lei ha una carriera invidiabile, ha un’esperienza calcistica, se permette, che non tutti hanno, forse è per questo che ha deciso di diventare allenatore? 

 

Diciamo che ho avuto la fortuna di girare tanto ed avere molti ottimi allenatori (Jacolino, Di Francesco, Giacomarro, Maurizi, Mereu e Gagliarducci su tutti). 

Dai quali ho cercato di fare mio ogni loro suggerimento nel caso mi fossi ritrovato potuto a essere un futuro 

allenatore. E ora arrivata una certa età custodisco gelosamente tutto ciò per metterlo a disposizione ai miei, speriamo, futuri giocatori. Il pensiero di allenare mi ha sempre appassionato ed è arrivato il momento di mettere in pratica quanto appreso.




 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Che sarebbe diventata la mia passione io lo capii fin da subito, da quando avevo 5 anni. Mentre  passava il tempo mi resi conto che sarebbe potuto essere anche il mio lavoro, è così è stato.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato senza tralasciare mai l'importanza che dovevo dare allo studio.

Io penso che lo sport sia una parte fondamentale per la formazione di un ragazzo. Ti insegna tanto.

 









Tutti vorrebbero arrivare nelle giovanili della Juventus, lei come ci è riuscito, mi spiego, l’hanno vista mentre faceva un provino, o che altro

 

Sono entrato al Torino a 7 anni tramite provino per poi passare alla Juve l'anno successivo, è stata una loro scelta.

 

 

Si è ambientato bene e come si svolgevano le giornate? 

 

Mi sono ambientato benissimo anche se devo ammettere che col passare degli anni perdi un po’ la consapevolezza della fortuna che si ha nel giocare in un club così prestigioso e forse dai erroneamente per scontata questa occasione che tu hai avuto.

Le giornate erano esclusivamente dedicate allo studio e agli allenamenti. Quando entri in questi settori giovanili i momenti liberi sono pochi, ma sicuramente i "sacrifici" vengono ampiamente ripagate nell'indossare con fierezza quelle maglie.

 

 








Per un ragazzo è un traguardo importate, qual è il ricordo che ha di più caro? 

 

Il ricordo più caro è la convocazione con la prima squadra per gli allenamenti.

A me è capitato sia con la Juve di Capello sia con quella di Deschamps. Stare in campo con campioni del mondo (Del Piero, Buffon, Ibrahimovic e così via), che dire… penso sia qualcosa di unico!

 

 

 

Quando si è traferito a Cagliari, che tipo di ambiente ha trovato? 

 

Di Cagliari ho un ricordo stupendo. Fu la prima esperienza coi "grandi" e nonostante un’annata non esaltante a livello di squadra, fu molto positiva sotto il profilo personale. A 18 anni venivo già impiegato come difensore centrale e non è così scontato che ti venga affidato quel ruolo quando si è molto giovani. 

 

Per questo devo ringraziare Mr. Roberto Sorrentino.

 










Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra a cui sono rimasto più legato è sicuramente l’Alessandria.

Vincemmo con una stagione straordinaria il campionato di Serie D e riportammo l’Alessandria tra i professionisti dopo anni di dilettantismo. La piazza si riaccese e noi venimmo trattati come eroi. In più ebbi la fortuna di segnare il gol che sancì la promozione matematica. Sentire 3 mila persone che ti intonano un coro non ha prezzo.

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Tutti gli sport mi suscitano interesse. E penso che ogni sport abbia delle sue caratteristiche che lo rendono unico.












La domanda potrebbe sembrare banale, ma perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Penso che il calcio abbia sempre un suo fascino, sia  per la fama sia  per i soldi. Ma soprattutto per la sua bellezza. Lo trovo uno sport completo. Forse il più completo.

Peccato…  secondo me dovrebbe essere più un veicolo educativo e formativo nella giovane età. Ma spesso non è cosi sicuramene non per colpa dei ragazzi, ma dei molti esempi sbagliati e degli allenatori che non capiscono che sono, anzi dovrebbero essere, principalmente educatori.

 

 

Di tante partite che ha giocato qual è quella di cui ha un ricordo migliore? 

 

Virtus Lanciano contro il Pescara, finì 2 0.

Un derby fantastico, giocato da protagonisti in C1 in uno stadio totalmente esaurito con due curve fantastiche. Vincerlo è stato bellissimo.

 



 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Pregio mettere davanti il noi sempre e non l'io, allo stesso momento questo può trasformarsi anche in un difetto. Bisogna riuscire sempre a bilanciare tutto. Il troppo o il troppo poco non credo sia mai una cosa giusta

 

 

Lei ora si è stabilito a Barletta, come mai questa scelta, se posso se la domanda non è troppo indiscreta?

 

Perché Barletta? Perché dopo tanti anni a girare per l'Italia ho trovato un punto di riferimento che mi facesse stare bene,  il mare ad esempio è una cittadina a misura d'uomo dove le giornate sono meno frenetiche, c’è più armonia.

Poi ho trovato l'amore (Marina) da cui è venuta la cosa più bella che potesse succedere, mio figlio Federico.

 









Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa delle scelte fatte, oppure non ha rimpianti? 

 

Cambierei tanto. Ma trovo inutile anche parlarne. Nella vita bisogna sempre guardare avanti, il passato non lo si può più cambiare. Sicuramente i tanti miei errori mi faranno aiutare nel futuro tante altre persone per cercare di non fare i miei stessi sbagli.  Ora voglio allenare. E probabilmente mi stimolerà ancor di più che giocare.

 


Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

C'è ne sono tanti. Non ne ho uno in particolare.

 









Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia e gli amici sono importanti. Ti aiutano nei momenti difficili e ti danno le motivazioni per raggiungere gli obiettivi.

 

Un giocatore come lei, che dato tutto al calcio e che da allenatore farà lo stesso, che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere la sua strada?

 

Consiglierei di fare quello che gli piace con la massima naturalezza e con la consapevolezza che è un percorso tortuoso, ma che non influisce sulla persona che si è. L'uomo viene prima di tutto.

I sacrifici sono indispensabili per provare a raggiungere certi livelli e anche se non dovessero bastare non è un fallimento perché comunque se li porterebbe nel suo bagaglio di Vita. Lo sport è vita.

 

Un saluto a tutti

 

 

 

 

 

01 luglio    2022

 

(Tutti i diritti riservati)