SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
GIULIO
DALENO
Giulio Daleno è nato a Torino il 14 gennaio 198, ruolo: difensore centrale/terzino sinistro.
Cresce nelle giovanili della Juventus fino ad arrivare alla primavera, avendo la possibilità anche di allenarsi qualche volta con la Juve di Capello e quella dell'anno della serie B con Deschamps.
Dopo di che inizia a militare in prestito in diverse squadre: serie D Atletico Cagliari, serie D Alessandri, serie C1 Virtus Lanciano, seconda serie Greca, Anagennisi Giannitsa, serie C1 Pergocrema, serie C2 Martina Franca, serie C2, Chieti, serie D Asti, serie D Grosseto, serie D Castiadas, serie D Madre Pietra Daunka, serie D Tortolì, promozione Spinazzola, eccellenza Spoleto, eccellenza Pomezia, eccellenza Lanciano, promozione Spinazzola.
Da quest'anno ha l’abilitazione Uefa D e dopo una piccola parentesi lo scorso anno da allenatore e giocatore a Lanciano con ottimi risultati sta decidendo di intraprendere la carriera da allenatore.
Lei ha una carriera invidiabile, ha un’esperienza calcistica, se permette, che non tutti hanno, forse è per questo che ha deciso di diventare allenatore?
Diciamo che ho avuto la fortuna di girare tanto ed avere molti ottimi allenatori (Jacolino, Di Francesco, Giacomarro, Maurizi, Mereu e Gagliarducci su tutti).
Dai quali ho cercato di fare mio ogni loro suggerimento nel caso mi fossi ritrovato potuto a essere un futuro
allenatore. E ora arrivata una certa età custodisco gelosamente tutto ciò per metterlo a disposizione ai miei, speriamo, futuri giocatori. Il pensiero di allenare mi ha sempre appassionato ed è arrivato il momento di mettere in pratica quanto appreso.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Che sarebbe diventata la mia passione io lo capii fin da subito, da quando avevo 5 anni. Mentre passava il tempo mi resi conto che sarebbe potuto essere anche il mio lavoro, è così è stato.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori mi hanno sempre assecondato senza tralasciare mai l'importanza che dovevo dare allo studio.
Io penso che lo sport sia una parte fondamentale per la formazione di un ragazzo. Ti insegna tanto.
Tutti vorrebbero arrivare nelle giovanili della Juventus, lei come ci è riuscito, mi spiego, l’hanno vista mentre faceva un provino, o che altro?
Sono entrato al Torino a 7 anni tramite provino per poi passare alla Juve l'anno successivo, è stata una loro scelta.
Si è ambientato bene e come si svolgevano le giornate?
Mi sono ambientato benissimo anche se devo ammettere che col passare degli anni perdi un po’ la consapevolezza della fortuna che si ha nel giocare in un club così prestigioso e forse dai erroneamente per scontata questa occasione che tu hai avuto.
Le giornate erano esclusivamente dedicate allo studio e agli allenamenti. Quando entri in questi settori giovanili i momenti liberi sono pochi, ma sicuramente i "sacrifici" vengono ampiamente ripagate nell'indossare con fierezza quelle maglie.
Per un ragazzo è un traguardo importate, qual è il ricordo che ha di più caro?
Il ricordo più caro è la convocazione con la prima squadra per gli allenamenti.
A me è capitato sia con la Juve di Capello sia con quella di Deschamps. Stare in campo con campioni del mondo (Del Piero, Buffon, Ibrahimovic e così via), che dire… penso sia qualcosa di unico!
Quando si è traferito a Cagliari, che tipo di ambiente ha trovato?
Di Cagliari ho un ricordo stupendo. Fu la prima esperienza coi "grandi" e nonostante un’annata non esaltante a livello di squadra, fu molto positiva sotto il profilo personale. A 18 anni venivo già impiegato come difensore centrale e non è così scontato che ti venga affidato quel ruolo quando si è molto giovani.
Per questo devo ringraziare Mr. Roberto Sorrentino.
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più legato?
La squadra a cui sono rimasto più legato è sicuramente l’Alessandria.
Vincemmo con una stagione straordinaria il campionato di Serie D e riportammo l’Alessandria tra i professionisti dopo anni di dilettantismo. La piazza si riaccese e noi venimmo trattati come eroi. In più ebbi la fortuna di segnare il gol che sancì la promozione matematica. Sentire 3 mila persone che ti intonano un coro non ha prezzo.
Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?
Tutti gli sport mi suscitano interesse. E penso che ogni sport abbia delle sue caratteristiche che lo rendono unico.
La domanda potrebbe sembrare banale, ma perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?
Penso che il calcio abbia sempre un suo fascino, sia per la fama sia per i soldi. Ma soprattutto per la sua bellezza. Lo trovo uno sport completo. Forse il più completo.
Peccato… secondo me dovrebbe essere più un veicolo educativo e formativo nella giovane età. Ma spesso non è cosi sicuramene non per colpa dei ragazzi, ma dei molti esempi sbagliati e degli allenatori che non capiscono che sono, anzi dovrebbero essere, principalmente educatori.
Di tante partite che ha giocato qual è quella di cui ha un ricordo migliore?
Virtus Lanciano contro il Pescara, finì 2 0.
Un derby fantastico, giocato da protagonisti in C1 in uno stadio totalmente esaurito con due curve fantastiche. Vincerlo è stato bellissimo.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)
Pregio mettere davanti il noi sempre e non l'io, allo stesso momento questo può trasformarsi anche in un difetto. Bisogna riuscire sempre a bilanciare tutto. Il troppo o il troppo poco non credo sia mai una cosa giusta
Lei ora si è stabilito a Barletta, come mai questa scelta, se posso se la domanda non è troppo indiscreta?
Perché Barletta? Perché dopo tanti anni a girare per l'Italia ho trovato un punto di riferimento che mi facesse stare bene, il mare ad esempio è una cittadina a misura d'uomo dove le giornate sono meno frenetiche, c’è più armonia.
Poi ho trovato l'amore (Marina) da cui è venuta la cosa più bella che potesse succedere, mio figlio Federico.
Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa delle scelte fatte, oppure non ha rimpianti?
Cambierei tanto. Ma trovo inutile anche parlarne. Nella vita bisogna sempre guardare avanti, il passato non lo si può più cambiare. Sicuramente i tanti miei errori mi faranno aiutare nel futuro tante altre persone per cercare di non fare i miei stessi sbagli. Ora voglio allenare. E probabilmente mi stimolerà ancor di più che giocare.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
C'è ne sono tanti. Non ne ho uno in particolare.
Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?
La famiglia e gli amici sono importanti. Ti aiutano nei momenti difficili e ti danno le motivazioni per raggiungere gli obiettivi.
Un giocatore come lei, che dato tutto al calcio e che da allenatore farà lo stesso, che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere la sua strada?
Consiglierei di fare quello che gli piace con la massima naturalezza e con la consapevolezza che è un percorso tortuoso, ma che non influisce sulla persona che si è. L'uomo viene prima di tutto.
I sacrifici sono indispensabili per provare a raggiungere certi livelli e anche se non dovessero bastare non è un fallimento perché comunque se li porterebbe nel suo bagaglio di Vita. Lo sport è vita.
Un saluto a tutti
01 luglio 2022
(Tutti i diritti riservati)