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domenica 19 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CICCIO 

PACIONI 

 

 

     


 

 

 

 

 Ciccio Pacioni, 26 anni nato Civita Castellana (VT) e residente a Rignano Flaminio così ci si presenta: “La mia attività da dirigente comincia 8 anni fa’ grazie alla chiamata di mister Francesco Pancaro fratello del ex calciatore Giuseppe.


Abbiamo fatto tante piazze, il Tor di Quinto, la Sabina (Rieti), svolto questo mestiere grazie al mio amico fraterno Claudio, che mi ha catapultato in questo mondo. 


Quest’anno ho fatto il dirigente sportivo a Riano e abbiamo vinto il campionato Under 16.


Voglio ringraziare: tutti i ragazzi per lo splendido cammino intrapreso, e i genitori per la splendida collaborazione che hanno avuto con me.

 

Rivolgo un grandissimo saluto anche a Gianfranco Multineddu persona e direttore di un’altra categoria e mi complimento con la   Vis Pesaro, con l’allenatore e la società per l’ottimo campionato svolto.

 

Il calciomercato è aperto e chissà quante sorprese ci riserverà. Però abbiamo rinnovato l’accordo con il Riano Calcio, grazie al presidente alla società e al ds.

 



 



Come prima domanda le voglio fare questa, da come ho capito lei è dirigente sportivo a Riano, con Francesco Pancaro, come allenatore, che ti tipo di esperienza è stata? 

 

È stata una esperienza bellissima, che mi ha formato sia come ragazzo che come uomo, ma soprattutto come dirigente sportivo, 4 anni meravigliosi e in mezzo una pandemia dov’è nessuno a mollato di un cm.



Come siete arrivati a questo importante traguardo, la vittoria del campionato Under 16? 


È stato un traguardo raggiunto con grande merito, facendo quadrato da settembre fino a giugno, questo era il nostro obiettivo. Un grazie ai ragazzi che ci hanno permesso di realizzare tutto ciò










Che caratteristiche hanno questi ragazzi? 


Ragazzi propensi al lavoro, educati, e formati dal punto di vista tecnico.



E l’allenatore Francesco Pancaro, come riesce a stimolare i ragazzi e ad ottenere il meglio da loro? 


Parlandoci e dandogli consigli perché il dialogo con i ragazzi è fondamentale Sotto questo punto di vista, e riuscito a tirare fuori il meglio da ognuno di loro, e li ha saputi migliorare e farli crescere calcisticamente in una maniera esponenziale, ha creato un gruppo meraviglioso e ha saputo delineare alcuni punti importanti tra i quali l’importanza della scuola. Tutti i ragazzi sono stati promossi e questo è stato l’obbiettivo ancora più importante.



Per chi conosce poco il mondo del pallone, qual è il suo ruolo nello specifico?


Sono il Dirigente Sportivo, mi occupo della gestione del gruppo.



Lei ha lavorato al Tor di Quinto e alla Sabina, che tipo di esperienze sono state? 


Tor di Quinto è stata una piazza importante, dove sono cresciuto e ho imparato tanto e questo “tanto”  ancora me lo porto dietro, tra l’altro abbiano vinto il campionato primavera. La Sabina è stata un’esperienza pazzesca, siamo subentrati a dicembre, campionato regionale, devo dire che abbiamo disputato un grande campionato.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione, voglio dire non c’era nessun altro sport che le interessava? 

 

Il calcio è sempre stato la mia passione, lo vivo tutti giorni e cerco di trasmettere questo anche ai ragazzi.

 

 

I genitori vorrebbero che i loro figli fossero come Messi o Ronaldo, come si è rapportato con, i genitori, appunto?

 

Un enorme grazie ai genitori di questi ragazzi, ineccepibili nel distinguere il me "umano" e amico dal me “”. Non è facile, nel calcio di oggi, passare indenne quattro stagioni senza dover discutere per lo scarso impiego di un giovane calciatore o per qualsiasi altra lamentela. Non certamente facile mantenere un rapporto colloquiale senza magari incorrere nel rischio di concedersi a qualche considerazione di troppo.


 Eppure non c'è mai stata una virgola fuori posto. Al primo posto ho messo sempre sincerità e affetto nonché un'inguaribile ossessione per l'impegno, mio e dei ragazzi, in conclusione questo spero sia stato percepito fin dal primo giorno.



Com’è nata questa amicizia e stima con Francesco Pancaro?

 

La nostra amicizia è nata grazie a un nostro amico in comune che si chiama Claudio, ci ha fatti conoscere ed è nata subito l’alchimia giusta, poi abbiamo cominciato ad allenare insieme; sono 9 anni che collaboro con lui, e abbiamo militato in tutte le categorie Elite, Regionali, e quest’anno abbiamo vinto le provinciali.  Ho parecchia stima del mister, sia a livello umano che calcistico, siamo sempre in sintonia su tutto quello che proponiamo, 9 anni di collaborazione non sono un gioco.

 


Sino ad oggi successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni?

 

Un mix, vincere è sempre bello e non è mai facile, le delusioni insegnano sempre a ripartire alla grande, ad oggi non mi posso lamentare.

 


Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, sotto l’aspetto del lavoro? 


Il mio più grande pregio è quello di essere a disposizione per i ragazzi anche fuori dal rettangolo di gioco, possono contare sempre su di me. Il mio più grande difetto lo riassumo in una parola: ansioso.

 


Lei conosce Gianfranco Multineddu direttore sportivo che io ho intervista, oltre a essere un gran professionista è anche una persona squisita, e per lei cosa rappresenta? 

 

Gianfranco e una persona speciale sia sotto l’aspetto umano che professionale, è di uno spessore fuori dal normale, avrebbe meritato sicuramente qualcosa in più, ma ciò non toglie che sia  un grande professionista e un grande amico.

 


Per la prossima stagione 2022 2023 ci vuol dire qualcosa, a cosa ambisce, ad esempio.

 

Siamo nella fase del calciomercato, ad oggi Riano è un’isola felice.

 

Che cosa desidera per il suo futuro?

 

Aspiro a grandi piazze per entrare in uno stadio pieno di gente che segua la mia squadra.

 

 

 

19 giugno   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 15 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANLUCA

MARTORANA 

 

 




     

 

 


 

Gianluca Martorana è un giocatore di calcio, nato nel 1998 ad Anzio, ora abita Lampedusa e frequenta il III anno di Scienze Motorie a Urbino così ci si presenta: “

 

 

Mi chiamo sono Giovanni Luca Martorana, ho vissuto ad Anzio fino all’età di 7 anni ed ho cominciato a giocare a calcio nella società ASD   Falaschelavinio, e ci sono rimasto per 2 anni.  Poi con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Lampedusa essendo di Lampedusa e vivevamo ad Anzio per motivi personali.  


Ho fatto tutte le giovanili con la società GSD Lampedusa Calcio fino alla Prima squadra, ho giocato per 3 stagioni collezionando 5 goal.   Nel 2019 mi sono trasferito ad Urbino per frequentare l’università, ho iniziato a giocare con la squadra Torre che è una piccola frazione di Urbino, nella prima stagione 2019 eravamo secondi in classifica e poi è sopraggiunto il problema legato al COVID e così il campionato è stato interrotto.  


Nella stagione di quest’anno 2021/2022 ci siamo piazzati al quinto posto facendo un campionato deludente e siamo usciti nella semifinale playoff contro la Santangiolese. Visto la rosa che avevamo potevamo fare molto di più, tra l’altro quest’anno ho realizzato anche il primo goal con la maglia della Torre, adesso è finita la stagione e mi ha contattato una squadra vicino San Marino e sto valutando con calma cosa fare, con la famiglia e la società stesse. Il mister più importante e con il quale mi sono trovato bene nella mia carriera è Giovanni Mazzoli, è una persona fantastica e mi ha fatto sentire a casa sin dal primo momento. 

 

La squadra che tifo sin da bambino è la Juve. Negli ultimi anni simpatizzo anche il PALERMO essendo siciliano. 


 Il mio ruolo è quello di difensore centrale, e   il giocatore a cui mi ispiro è il grande Giorno Chiellini. Voglio concludere dicendo che sono molto legato a mio fratello, e anche lui gioca a calcio.

 

 

 

 

 


 




Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente, oppure ha preferito dedicarsi allo studio?

 

Il periodo nel Covid è stato un periodo molto strano e molto importante nella nostra vita, lo ricorderemo per sempre.   Il periodo del Covid - cioè la prima quarantena -l’ho passata a casa con la mia famiglia, abitando in campagna e avendo molto spazio con mio fratello Lorenzo, che è 4 anni più piccolo di me, giocavamo in giardino e facevamo giochi tipo calcio tennis, 1 contro 1, e tanti altri giochi per tenerci in movimento.  Alla sera c’erano delle sfide agguerritissime alla play station a Fifa, abbiamo passato 2 mesi particolari e indimenticabile nel bene e nel male.

 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio l’ho scoperto all’età di 5 anni grazie a mio padre che è tifoso della Juventus, sin da bambino guardavo le partite con lui e poi il pomeriggio in balcone o nel giardino volevo imitare i miei giocatori preferiti della Juventus. Il calcio è stato sempre la mia più grande passione e senza di esso non so stare.

 




Che ricordi ha di quando giocava ad Anzio?

 

Dell’esperienza ad Anzio mi ricordo poco perché ero molto piccolo avevo 5-6 anni, ma mia mamma mi racconta che ero molto preso dalla scuola calcio e sin da subito ha capito che amavo il calcio.  Ha cercato di portami in piscina, a fare basket, tennis, ma non voleva capire che avevo la testa solo per il calcio.

 




Lei si trasferisce a Lampedusa, è riuscito ad ambientarsi bene, oppure all’inizio ha avuto qualche difficoltà, com’è normale che sia?

 

 Ho avuto la fortuna di abitare in una zona molto frequentata da bambini, chiamata Malucco, e lì mia hanno fatto sentire subito a casa. Giocavamo dalla mattina alla sera a calcio in mezzo alla strada e nei campetti che costruivamo noi in mezzo le campagne della zona.  Poi all’età di 8-9 anni ho cominciato a fare scuola calcio nella squadra dell’isola, sono stati degli anni bellissimi della mia vita è avrò sempre dei bei ricordi.

 




Visto il suo desiderio di continuare a giocare a calcio, i suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori non mi hanno fatto mancare mai niente e non mi hanno mai limitato nel calcio, ma sicuramente mia mamma preferiva di più che mi applicassi con più diligenza negli studi.

 




 

Lei a Lampedusa ha militato nella GSD Lampedusa Calcio, che tipo di esperienza è stata? 

 

La GSD è stata la mia prima società di calcio in cui ho giocato e mi ha fatto crescere sia a livello umano e come calciatore.  Ho giocato con loro dalle giovanili fino alla prima squadra vincendo anche un campionato, la società la ricorderò per sia nel bene e nel male perché ho avuto anche qualche screzio con l’ultimo all’allenatore,  ma tutto passa con il tempo è avrò sempre bei ricordi.

 

Generalmente contro quali squali giocavate, mi spiego meglio, le squadre del vostro girone erano siciliane oppure di altre regioni? 


Con la GSD Lampedusa giocavamo sempre nel girone di Palermo e le trasferte erano tutte con l’aereo, ci sentivamo dei veri professionisti perché partivamo in aereo e avevamo il pullman privato, tra l’altro  restavamo a dormire in hotel a Palermo, tutto pagato dalla società che non ci ha fatto mancare mai niente.

 

Per frequentare l’Università lei si trasferisce ad Urbino, visto che si tratta di una città che conosco bene che tipo di impatto ha avuto? 

 

Ad Urbino ho avuto un buon impatto, ma io devo ringraziare il calcio che mi ha aiutato ad ambientarmi bene e mi ha fatto fare molte amicizie che ho ancora oggi.

 


Dopo essersi trasferito in Urbino lei ha militato nel Torre, il rapporto con i compagni e il mister com’è stato?

 

Mi sono subito ambientato bene nello spogliatoio, essendo una squadra formata da tutti studenti e capitava che molto spesso che dopo l’allenamento passavamo delle serate insieme o mangiavamo insieme nelle varie case. Il mister Mazzoli è una splendida persona, mi ha fatto sentire subito a casa, sin dal primo momento, e pure anche importante calcisticamente: è quello di cui un giocatore ha bisogno.





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

È la vita che tutti desiderano, io sono molto più attirato dalla fama che in automatico porta i soldi

 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ne ho fatti pochi in carriera essendo difensore centrale,  ma il più importante è stato a Erice  un paese nel trapanese,   in quella partita perdevamo 3-0 al primo tempo nel  il secondo tempo abbiamo fatto il 3-3, il goal del pareggio l’ho segnai proprio io alla fine della partita, è stata una bellissima emozione.

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio è che sono molto bravo a giocare con l’uomo è mi piace tanto il contattato fisico, è un mio difetto invece la fase di impostazione.

 


L’Isola di Lampedusa è meravigliosa, le mancano quei luoghi?

 

 Io sono innamorato della mia isola e nel periodo che sono fuori l’isola per motivi di studio sento molto la mancanza della famiglia,  dell’isola in sé  e delle mie abitudini.

 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Sono importantissimi per la mia vita, sono molto attaccato a mia madre e mio fratello Lorenzo, sono indispensabili per me, e ringrazio anche io mio amico Gianbattista che è stato sempre presente nella mia vita nel bene e del male, per questo è come un fratello.

 




Sappiamo che è molto legato a suo fratello, come mai ha questo legame e in che squadra gioca? 

 

Mio fratello è una delle persone più importanti della mia vita, attualmente gioca nell’Accademy Lampedusa che è una società nuova, anche lui è difensore centrale, ma ha ancora molto da imparare, essendo giovane ha tutta la tranquillità per migliorare.

 




Come ultima domanda le voglio fare questa: sappiamo che qualche squadra l’ha contatta, ci può dire qualcosa a riguardo?

 

Sì; mi hanno contattato alcune società della zona, ma una in particolare mi ha colpito per la serietà del progetto e della serietà dell’allenatore che mi ha chiamato personalmente, serietà che anche il dirigente ho dimostrato.

 

 

 

 

 

 

 

15 06    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

lunedì 13 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

DIEGO 

CENCIARELLI




 





 

Diego Cenciarelli è un famoso giocatore italiano. E’ nato a Umbertide (Perugia) il tre marzo del 1992 e gioca nel ruolo di centrocampista.

Cresciuto nelle giovanili di Milan e Fiorentina (ha giocato pure nel Modena all’età di 11 anni)  ha militato nel Casarano (serie D) 2009/2010, 2010/2011 con 32 presenze, Campobasso (serie C2); nel 2012 viene acquistato dalla Fiorentina, e con la Fiorentina viene impegnato nella primavera, 2011/2012, Perugia (serie C1) 2012/2013, vince il campionato nel Teramo 2013/2014 con 37 presenze, (C2 e passa in C1) 2014/2015, 2015/2016, Viterbese (serie C) 2016/2017,2017/2018, Gubbio (serie C) 2019/2020, Puteolana (serie D)  e Sanbenedettese 2020. Qui i campionati si fermano per la pandemia. La Sanbenedettese è stata la sua ultima squadra professionistica. 

 

Da due mesi ha ricominciato a giocare con con la A.S.D. Città di Petrosino (Trapani) in prima categoria.

 


 

 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa?  Come mai giocato con il Petrosino calcio? 

 

L ‘inizio del covid l’ho vissuto molto male, ricordo che stavo a San Benedetto da un mesetto e mezzo e quella settimana prima dello stop...avremmo giocato a Piacenza.  Mister Montero mi mise nella formazione titolare poi ci furono dei contagiati a Codogno e la partita fu rinviata fino al definitivo stop del calcio e del definitivo lockdown. 

In quel momento diciamo che ho avuto dei periodi molto complicati e gli ho dovuti affrontare da solo perché mi ero appena separato dalla mia compagna, persona di cui, nonostante tutto, provo una profonda stima affetto e amore fraterno. In quel momento mi trovavo in comunità, come lo sono adesso per mia volontà,  avevo cominciato a provare delle belle sensazioni per una ragazza speciale. In quella struttura avevo uno speciale legame, così rifiutai la possibilità di andare a giocare in eccellenza allo Spoltore, potevo guadagnare molto, ma molto di più rispetto a dove mi trovavo in quel momento.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sono nato con il pallone tra i piedi e dall’ età di 5 anni che ho cominciato a giocare e divertirmi, passavo dal provare a palleggiare con il pallone al provare a palleggiare con le arance, le palline da tennis i limoni, e spesso guardavo le video cassette di Maradona e del Milan

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori avevano un bar dove praticamente dalla finestra del bar mi catapultavo nel campo da calcio, precisamente nel Trestina una società che attualmente gioca in D. Non me l’hanno mai detto i miei genitori fino a quando stavano insieme e cioè che i professori dicevano che fossi intelligente, ma che non mi applicavo. Stavo sbagliando perché il sapere il conoscere è importante, ma la vita stessa e la strada ti insegnano  molto, ma molto di piú di un libro. 


 Ho conosciuto compagni di squadra che sono riusciti a coniugare entrambe le cose, mi viene in mente Daniel Ciofani, un ragazzo splendido.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono legato ad ogni città, c’è spazio per tutti nel mio cuore, sarebbe facile dirle le piazze in cui mi sono espresso meglio, alla Fiorentina abbiamo vinto un campionato di allievi nazionali contro l’Inter giocando una finale importante sostituendo Daniel Agey un “animale”, anche se si è trattato di un percorso tra alti e bassi.


A Casarano ho fatto molto bene, sono stato due anni in quella città in cui si vive solo di calcio se stimolata, riempie di calore i propri giocatori. A Campobasso nonostante il freddo ho fatto bene ed ho staccato il pass. per giocare nel mio Grifo a Perugia, ho il rammarico è il dispiacere di aver dato molto, ma molto poco. Ho fatto male, anche se ero partito molto bene all’inizio, poi ci sono stati vari infortuni, prima un problema al ginocchio -una discreta distorsione -al ginocchio poi rientro, Camplone mi butta nella mischia e mi stiro dopo 3 partite. 


 Rientro e poi nella amichevole del giovedì mi stiro nuovamente, poi rientro e mi viene una dolorosissima sciatalgia ho visto tanto talento e qualità tecniche quell’ anno, è stata la squadra più forte in cui ho giocato fino ad ora, devo aggiungere poca maturità poca esperienza, comunque è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere.


Teramo è forse la città in cui sono riuscito ad esprimermi meglio, abbiamo raggiunto 2 promozioni e un ottavo posto partendo da meno 6, abbiamo fatto la storia e regalato emozioni immense indipendentemente da tutto.


Poi c’è il Viterbo dove ho giocato altri 3 anni, il primo anno è stato discreto, il secondo molto buono, il terzo è stato altalenante tra alti e bassi. 


Qui secondo me abbiamo compiuto un’impresa che solo uomini veri guidati da un grande condottiero potevano compiere: giocare 30 partite in 3 mesi viaggiando dal centro Italia al sud Italia allenandosi pochissimo. È stato estenuante a livello psicologico e fisico per come l' ho vissuta io, ma siamo riusciti nell’ impresa, eravamo un corpo unico: società tifosi e squadra.


Purtroppo poi  è iniziato il mio calvario nel Gubbio e nella Sambenedettese, posso solo che chiedere scusa. L’ultima società è stata il Petrosino dove abbiamo vinto la Coppa Sicilia con una grande “banda”, l’abbiamo riportata in promozione dopo 8 anni, forse anche 10.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Perché si fa credere ai ragazzi che essere calciatori sia l’avere donne,  soldi, notorietà e che sia un bene tutto ciò, che sia la felicità il raggiungimento del traguardo di vita.


 Invece io sono stato bene anche senza soldi e sto bene con il minimo indispensabile; sto facendo il tirocinio per un corso osa e attualmente do una mano ad accudire gli anziani; mi gratifica molto, mi piace, non sono i soldi che mi interessano. Da piccolo ascoltavo molto spesso la canzone “Tu corri”, c’ è una frase che dice: “non e la fama che mi spinge, ma e la voglia di essere un nome inciso un fuoco nella storia” quando rimani nella storia significa che hai fatto qualcosa di speciale e questo vale per qualsiasi lavoro.

 

Lei è molto conosciuto e molto stimato, che cosa significa essere conosciuti da molte persone, almeno così ho letto su diverse riviste? 

 

Non lo so, sono conosciuto abbastanza credo, so di essere stimato e anche di essere meno stimato, io quando voglio bene, voglio bene e do tutto me stesso, e quando non stimo mi sforzo comunque nel fare qualcosa di buono per l'altro.


Quando sei conosciuto devi sentire la responsabilità di fare qualcosa di positivo...di lanciare dei messaggi, le tue idee, il tuo credo. Questo non significa che sia esente da sbagli, sono un essere umano, ma cerco di dare dieci alle persone.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio goal lo feci da bambino,  ti parlo di 10 o 11 anni,  realizzai  un goal dal centrocampo,  ovviamente il campo era più piccolo.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Sono felice di aver ritrovato me stesso, ho preso 100 pasticche di depakin, 15 alla volta desiderando la morte, ed ora sono qui a voler donare amore, aiutare le persone a rialzarsi a poter con la mia storia salvare qualche vita e mi fa piacere che ci sia gente che io non conosco bene, ma che riesce a  raccontarmi  le proprie esperienze,  che mi chiede consigli o  che semplicemente ha bisogno di sfogarsi per riuscire  a combattere nuovamente in campo per una città, una comunità, una società per i miei compagni. Quello che siamo ora è il frutto anche e soprattutto delle nostre cadute, comunque  non cambierei nulla di me, ma se posso aiutare a qualche ragazzo a non ripetere i miei stessi errori lo faccio immediatamente.

 

 

Il mio pregio e il recupero palla la pressione, la grinta...la capacità di soffrire per gli altri, il difetto e che devo gestire con maggiore lucidità alcuni palloni quando vado in debito d’ossigeno e fare la cosa più semplice possibile, questo perché il calcio e semplicità, muoversi nello spazio con i tempi giusti e altro, ma ognuno porta le proprie caratteristiche. 


Ad esempio ieri ad un mio amico gli ho detto che comunque vada sappi che hai regalato emozioni, sei l’estro del calcio in persona.  Fuori dal campo è un ragazzo che mi tanto ridere, è fuori dagli schemi. In conclusione mentre da piccolo segnavo da centrocampo e da calcio d’angolo da grande ho visto poco la porta.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il giocatore che ammiro di più in assoluto per averlo visto esplodere, ma più che giocatore lo guardo come uomo perché a me a me ha lasciato il segno dentro, si tratta di Gianluca Lapadula, è un esempio su tutto per me (diciamo quasi), ma non perché guadagna miliardi, perché combatte, da l’esempio senza parlare, perché aiuta, perché si sacrifica, perché è folle, perché morirebbe per il suo credo. Infine ho una grande stima di Gattuso come uomo e giocatore, di Allan, di Medel, da piccolo ammiravo Maradona e Giovinco

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Ho sempre sognato di avere una famiglia tutta mia, una ce l’ho nel cuore, anche se non la sto vivendo e sono i famigliari della mia ex compagna, persone che mi hanno trasmesso tanti bei valori, insieme a qualche batosta, ma siamo umani, si sbaglia, abbiamo sbagliato a vicenda, ma ci amiamo e ci stimiamo lo stesso, gli darei un mio organo se necessario. Comunque vedremo se questo sogno si realizzerà; gli amici sono importanti, io cerco di essere amico di tutti, nel nostro cammino ne troveremo tanti...come troveremo chi non vuole esserci amico. Le amicizie vere le so riconoscere...e so chi sono, per questo li amo e gli voglio un modo di bene.

 

Com’è riuscito ad arrivare a giocare con il Petrosino calcio, inoltre com’è stato accolto nel club? 

 

Sono arrivato al Petrosino grazie a Matteo Asaro un infermiere della struttura di Villa Azzurra, a mia insaputa ha parlato con mister Sandro Ingargiola e Bartolo. In quel preciso momento non volevo più giocare a calcio, stavo bene lo stesso, anzi lo ripudiavo, ma per senso di riconoscenza verso Matteo e per alcuni gesti che aveva avuto nei miei confronti ho voluto tornare a giocare e sin dal primo allenamento l’impatto è stato bellissimo, non me l’aspettavo. Adesso ho il fuoco dentro, il Petrosino e una piccolissima realtà di prima categoria, ma il presidente Licari con tante difficoltà oggettive non ci ha fatto e non mi ha fatto mancare niente. Spero che qualcuno in promozione possa aiutare il Petrosino a crescere, perché i piccoli campioni partono anche da piccole realtà per poi magari sognare e realizzare il sogno di giocare davanti a 75 mila persone.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

 

Il mio sogno più grande in questo momento e che Alfredino, si tratta un uomo speciale, inoltre è un grandissimo tifoso della viterbese, possa riuscire a vincere la sua battaglia più importante, che è quella della vita: forza Alfredino siamo tutti con te!

 





 

 

13   giugno  2022

 

(Tutti i diritti riservati)