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venerdì 28 agosto 2020

              DI PAOLO RADI 

 

 

 

 


 

 

 

 

         CONVERSANDO CON...

     

 

      

 

      CIRO  

      VACCA 

 

 

 






 

 

 

Ciro Vacca Ciro Vacca, è nato a Napoli il 12/04/1991. Abito a Quarto e ha il diploma di ragioniere ora lavoro in una ditta di gestione e lavaggi dei cassonetti della raccolta differenziata.  

Gioca a calcio da quando avevo 5 anni, ha iniziato nella Boys Quarto poi a 10 anni  passa alla S.S.C. Napoli dove ha militato per ben 9 anni fino ad arrivare al campionato primavera in squadra con Sepe, Insigne Maiello Ciano Izzo...tutti amici che sento ancora oggi. 

Dopo ha giocato in D con la Casertana, il Bolzano, poi di nuovo in eccellenza con: Gladiator, Quarto e Nola, in promozione con il F.C. Qualiano e il Quartograd, in prima categoria con l’Interpianurese e il Quarto Calcio.


Al termine dell'intervista c'è la galleria fotografica.


 

 

 

 

 


 



 

Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

 

Sì, secondo il mio punto di vista, anche il calcio subirà delle modifiche, sopratutto a livello economico, se prima un calciatore di media categoria riusciva ad andare avanti anche solo con lo stipendio del calcio, ora sarà molto difficile anche perché la maggior parte delle squadre vanno avanti con aiuti importanti di sponsor e quindi con la crisi questi saranno molto meno, automaticamente le squadre avranno meno risorse economiche!

 




Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, e le varie Champions? Giocare le partite senza i tifosi ha il suo peso, non trova? 

 

Diciamo che dovevamo ripartire con i professionisti soprattutto con la serie A e la Champions perché ci sono troppi interessi e girano tanti soldi, mentre per i dilettanti subito si è pensato di fermare tutto! 

Sicuramente il calcio senza tifosi non è la stessa cosa, per me il pubblico è la cosa essenziale per rendere questo sport e logicamente la partita in campo piena di stimoli ed entusiasmo; senza sembra fare un semplice allenamento ed è difficile trovare concentrazione!

 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Questa passione già la coltivavo all’età di un anno, i miei genitori mi hanno sempre raccontato che mentre altri bambini cercavano cento tipi di giochi io cercavo solo e sempre la palla da calcio, infatti nei garage abbiamo più di cento palloni conservati! Quindi è una passione che già è nata dentro di me!

 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mio padre è un grande appassionato di calcio, quindi già sin da piccolo mi accompagnava al campo a fare allenamento e mi seguiva ovunque andassi, anche a mia madre è sempre piaciuto però era anche propensa a farmi continuare con gli studi!

 




Lei abita a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

 

Si a Napoli ci sono tantissimi altre attività e sport che potevo praticare, ma non mi è mai passata minimamente l’idea di abbandonare il calcio per un altro sport, per me il calcio è l’essenziale!

 




Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”? 

 

Si avere una buona cultura può servire molto nel mondo del calcio anche perché può capitare di giocare all’estero e vivere in altre nazioni dove parlano altre lingue e hanno altre abitudini di vita e senza una cultura di base non so fin quando si possa durare!

 

 

 

 

Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più legato, e com’è stata la sua esperienza nel Bolzano calcio?

 

Si, ho avuto la fortuna di giocare in più squadre, ma l’esperienza e l’avventura che mi ha dato più soddisfazioni e che sono più legato è la S.S.C Napoli, dove ho militato 9 anni fino al campionato Primavera.

Bolzano è stata l’unica esperienza vissuta fuori dalla mia regione, e posso dire che secondo certi aspetti mi ha fatto crescere tanto come uomo prima che come calciatore!

 




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Beh se ti dicessi che i soldi non sono nulla ti direi una cavolata, ha la sua importanza il lato economico, ma per quanto riguarda il mio pensiero, la cosa più importante era svolgere e praticare la mia passione al massimo delle mie possibilità: perché per me questo sport è vita!

 




Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io sono un esterno destro sia basso che alto, ma con l’esperienza che ho acquisito negli anni gioco anche da mezz’ala in un centrocampo a tre.

 




Il suo goal più bello?

 

Di goal belli c’è ne sono tanti, ma quello più bello che ricordo è quello nel campionato Primavera-Napoli vs Sampdoria 2-0, il primo goal l’ho segnai da un calcio d’angolo battuto da Lorenzo Insigne sul primo palo e io d’astuzia anticipai di testa il portiere in uscita e insaccai in rete.

 




Alla fine di una partita, ripensa ai suoi errori o a quelli dei suoi compagni, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

 

Alla fine di ogni partita ripenso sempre ai miei errori per cercare di non rifarli nelle partite avvenire!

 




Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le ha tolto? 

 

Adesso il calcio mi da solo un po’ di svago e il rimborso spese, mi ha tolto la possibilità di imparare un mestiere, perché fin quando giochi fino ai 25 anni a buon livelli non pensi minimamente a lavorare poi dopo quando inizi a scendere di categoria e cercare un lavoro e molto più difficile.

 




Il suo più grande difetto?

 

Il mio più grande difetto è fidarmi troppo delle persone e in molti casi sono stato pugnalato alle spalle!

 




Il suo più grande pregio?

 

Per me il pregio che ho più grande è quello di dare sempre il massimo per qualunque squadra giochi, sudare la maglia per tutti ei95 minuti e una cosa fondamentale e mi viene naturale farlo. Diciamo sono molto generoso in campo.

 




Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

Per la famiglia è tutto, nei momenti difficili mia moglie e i miei genitori mi sono sempre stati vicino e continuano a farlo anche oggi.

 




Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Di conoscenti ne ho tanti, di amici veri e propri ne posso contare sulle dita di una mano, ma per un amico vero mi farei uccidere!


 





Che cosa si aspetta dal futuro? 

 

A questo punto della mia vita dal futuro mi aspetto un cospicuo lavoro e che il calcio, la mia passione, mi continui a dare piccole soddisfazion. In questo momento ho firmato per il Castelvolturno Calcio, società composta da persone serie, con un progetto molto importante; speriamo di raggiungere gli obiettivi prefissati.


























 











 



 


 

 











 



Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

28 08        2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 10 agosto 2020

A CURA DI PAOLO RADI 







UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON  




MARCO   
MARZOCCHELLA 












Marco Marzochella è nato il 16 aprile del 1986 a Napoli ha conseguito la Maturità Scientifica, 94/100, ha iniziato giovanissimo nel settore giovanile del Pescara calcio, poi è stato acquistato dall’Alessandro calcio, queste sono le squadre in cui ha militato: Renato Curi Angolana, Montebelluna, Montevarchi San Donà di Piave, Rossanese, nel Trento calcio ( tra l’altro a Trento ha lavorato in un’agenzia investigativa per 5 anni)  è rimasto 6 anni, Desenzano sul Garda,  Mori Santo Stefano, Aquila,  Positano,  Vis Ariano e Accadia, ha firmato ora con il Saviano 1960.













Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti, o forse già li stiamo vedendo visto che si gioca a porte chiuse? 

L’augurio è che tutto tornerà come prima al più presto possibile, certamente a volte  eravamo abituati a vedere solo qualche partita a porte chiuse, ora invece è  diventata un’ abitudine e sinceramente non c’è cosa più brutta.





Secondo lei c’erano le condizioni per aver fatto ripartire il campionato di serie A - vinto anche quest’anno dalla Juventus - e la Champions, non era meglio rimandare tutto?

Penso che i vertici del calcio a livello internazionale abbiano fatto le loro valutazioni molto accuratamente per fare in modo che ripartisse! Ha vinto ancora una volta la squadra più forte...










Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

A 5 anni ho iniziato e da lì non ho più smesso, quindi fin da subito.









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Inizialmente i miei non erano d’accordo che partissi così giovane, ma poi si son resi conto che era la cosa che volevo di più.





Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, o non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Ho fatte anche nuoto per diversi mesi, ma il calcio è il calcio per me. 



A 12 anni ha l’occasione di lasciare casa per andare fuori regione, lei era ancora un ragazzino, che cos’ha provato quando ha lasciato la famiglia e gli amici per iniziare l’avventura nel mondo del calcio? 

Inizialmente stavo male; ero stato catapultato in tutt’ altra relata’, ma poi con lo spirito di adattamento e la passione non mi pesava per niente, anzi direi il contrario.





Lei ha conseguito la maturità scientifica con un ottimo punteggio, com’è riuscito a conciliare allenamenti e studio?

Con tanta buona volontà e tanti sacrifici.





Ho intervista diversi giocatori, i quali mi hanno detto che hanno dovuto abbandonare gli studi per seguire la loro passione, hanno sbagliato secondo lei? 

Secondo me lo studio e’ importantissimo perché ci dà  le basi per la vita; penso che bisogna quanto meno conseguire un titolo di diploma 





Di conseguenza quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  





Lei ha giocato in tantissime squadre, ha girato l’Italia intera, a quale club è rimasto più   legato? 

Il club a cui sono rimasto più legato è stato l’Alessandria, in Piemonte, e’ una società storica e nonostante la mia giovane età mi hanno fatto sentire davvero a casa mia. 





Nel Trentino Alto Adige lei è rimasto 6 anni, che tipo di esperienza è stata? Si è ambientato bene?

In Trentino fin dal primo anno a livello calcistico mi sono inserito molto bene e poi in un secondo momento anche in campo lavorativo; è una città tranquilla e ideale per chi gioca a calcio.











Lei gioca nel ruolo di? 

Attaccante 






Il suo goal più bello in tutti questi anni di attività?

Il mio goal più bello è stato nello quello nella partita San Donà di Piave vs Bolzano, ho fatto goal in rovesciata dal limite dell’aerea: emozione unica. 





Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo visto che ancora gioca?

ll calcio mi ha dato no tanto, ma tantissimo, si può dire che è la mia vita! L’unica cosa che è mi ha tolto è il tempo in famiglia stando sempre lontano da casa.





Il suo più grande difetto?

Testardo





Il suo più grande pregio?

Ci metto la passione in tutto.





Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono semplicemente un ragazzo con dei valori importanti che mi ha dato la famiglia è che ho proseguito con l’esperienza di stare da solo in giro per l’Italia relazionandomi con delle realtà a cui non ero abituato, ma che alla fine mi han sempre portato a trovarmi bene qualunque sia stato il posto.





Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia per me è tutto (la adoro).





Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Ora che sono ritornato a casa i miei amici ricoprono un ruolo importante, anche perché dopo tantissimi anni ho di nuovo riallacciato i rapporti con persone che non vedevo da tanti anni e con le quali sono cresciuto.








Che cosa si aspetta dal futuro? 

Dal futuro mi aspetto un ruolo sempre nel calcio poiché il mio obiettivo è’ quello di diventare un osservatore di talenti per qualche squadra professionistica.









Grazie   

a cura di Paolo Radi   





10   08      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















sabato 25 luglio 2020

DI PAOLO RADI 









CONVERSANDO CON...
     
      
ANTONIO 
SILVANO




Antonio Silvano è nato a Napoli il 20 settembre 1995, ha frequentato l’Istituto Industriale, inizia a giocare nella scuola Calcio Napoli, ed ora gioca in eccellenza veneta, nome della squadra: Portomansuè.








La prima domanda è un classico: si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Ricordo che quando ero bambino non ero appassionato tanto di
Calcio, mi piaceva la boxe, ricordo che mio papà mi costringeva 
Andare agli allenamenti, poi pian piano non ho potuto più fare a meno di un pallone.




I suoi genitori hanno cercato di appoggiare la scelta, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” 

I miei genitori come prima cosa mettevano avanti sempre lo studio e poi dopo aver fatto il mio dovere mi permettevano di fare sport.


Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri spor non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla


Ti posso dire che a Napoli il calcio si vive in strada, in un qualsiasi vicolo di Napoli vedi ragazzi che giocano a calcio per loro è tutto, se non avessimo avuto un pallone lo avremmo fatto con la carta, in quanto alle porte prendevamo due sassi e  iniziavamo a giocare. 




Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più legato? 

Si possono dire di aver girato abbastanza specialmente negli ultimi anni, diciamo che un po’ tutte le esperienze ti restano sia in positivo che in negativo, ma posso dire che le squadre che mi restano impresse un po’ come gruppo e un po’ come obbiettivi sono il Real Albanova, la Gioiese e la Sancataldese.




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?

Beh, diventare calciatori e il sogno di tutti quelli che praticano calcio, credo che sia scontata la risposta: fama e soldi.





Il suo goal più bello?

Ce ne sono gol belli, ma voglio elogiare quello di quest’anno tra il Sancataldese contro il Marineo feci il 2-1 al 84”, oltre alla bellezza è stata l’importanza del gol, era un periodo un po’ buio, perché erano circa 4 partite che non andavo in rete.




Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Il calcio si sa ti dà e ti toglie, ti regala tante emozioni sia positive che negative, ti toglie abbastanza tempo per la tua famiglia, ovviamente parlo di me che viaggio abbastanza.









Com’è il suo rapporto con i tifosi? 

Mah, con i tifosi mi sono trovato sempre bene, ovviamente nel
mio ruolo contano i gol, i tifosi vogliono solo quello dagli attaccanti, se segni sei il migliore se non segni viceversa.






Con gli arbitri generalmente come sono stati i suoi rapporti e come sono oggi, mi spiego accetta una loro decisione in maniera tranquilla, oppure tende a protestare con una certa veemenza? 

Senza arbitri non potremmo giocare, sono un pilastro. Lo so nel
calcio, ovviamente sbagliano anche loro come noi, ci sono decisioni difficili da digerire.





Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono una persona umile e che qualsiasi obiettivo che ho in mente cerco sempre di guadagnarmelo.





Alcuni calciatori di Napoli mi ha detto che per loro non è stato facile adattarsi quando sono approdati nelle varie squadre di fuori regione. Venivano guardati con molta diffidenza, e di questo ne hanno un po’ sofferto. Perché succede questo? 






Io posso dire che nascere a Napoli mi ha aiutato ad ambientarmi bene in qualsiasi squadra, si è vero io ho incontrato diverse forme di razzismo verso il Sud ma questo può soltanto rafforzarci, per il
resto facciamo parlare il campo.





Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia nella vita è tutto, chi ti vuole bene più dei tuoi cari?




Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Ho tanti amici anche perché nel
calcio conosci tante persone, ma ne posso fare a meno, preferisco sempre la mia famiglia.





Alcuni giocatori mi ha detto che il calcio certamente è stato importante, ma anche è stato molto utile frequentare la scuola per prendere il diploma di maturità. 

Come ho detto in una domanda, prima viene il dovere e poi il piacere, la scuola è la base della vita, senza scuola non sapresti rispondere nemmeno a una domanda.










Ritiene che anche lo studio possa salvare un giovane ragazzo da una determinata realtà? (che non appartiene solo a Napoli, ma che è comune a tante altre città)

Lo studio è la base di tutto per iniziare ad organizzare i progetti della tua vita.




Lei è nato a Napoli, potrebbe descrivere con poche parole la sua città? 

Napoli e unica sotto tutti i punti di vista, e la difenderò per tutta la
vita





Grazie   

a cura di Paolo Radi   





25   07       2020 

(Tutti i diritti riservati)