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domenica 21 luglio 2019

 A CURA DI PAOLO RADI 







 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 



  ANTONELLO   
 PARADISO
  




Antonello Paradiso nato il 2 Dicembre del 1993 ad Ostia Lido provincia di Roma e si è diplomato al Liceo Linguistico “” di Ostia. Nel suo curriculum calcistico ha giocato per la squadra Ostiamare per quasi tutta la sua carriera di calcio a 11. A 18 anni inizia a giocare a Futsal per la Futsal Isola e Lido di Ostia. 


A 21 anni viene contattato da, I Cedar Rapids Rampage (Iowa United States) squadra di indoor Soccer professionista nella MASL dove firma due contratti: uno di 1 anno e uno di 5 anni (attualmente sono sotto questo contratto) fino al 2023.  Adesso vive a Miami Florida da 2 anni.

Inoltre è allenatore nel Doral Soccer Club, uno dei migliori club in Florida a livello giovanile.  Inoltre ha fatto anche parte della Rappresentativa Lazio, per il Torneo delle Regioni, rappresentando il Lazio appunto








   La prima domanda èun classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua piùgrande passione?

Ho scoperto la passione per il calcio sin da piccolo, iniziai a 6 anni e sin dal principio sapevo sarebbe diventata la mia più grande, appunto, passione. 



Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Sono uno sportivo in generale, mi piacciono e ammiro molto lo sport, ma sinceramente non mi vedrei in nessun altro che non sia il calcio. 









Perché tutti provano a diventare calciatori, mentre pochi sono quelli che praticano altre attività agonistiche.


In Italia e diciamo in Europa in generale il calcio è lo sport più praticato e visto ed è sicuramente il contesto dove vivi che ti trascina, perché in qualunque strada o vie delle città c’era sempre un gruppo di ragazzini con una palla al piede. È uno sport che ti trasmette emozioni forti anche solo nel vederlo alla televisione, lo stadio pieno, l’atmosfera, i goal le giocate di alto livello etc. 




Anche lei da ragazzo sognava di approdare in una grande squadra, oppure era consapevole dei suoi limiti da calciatore? 

Sì, io personalmente ho sempre giocato con il sogno di diventare calciatore professionista, non avrei mai potuto accettare l’idea di giocare solo per passare il tempo. 




A 18 anni lei inizia a giocare a Futsal, come mai questa scelta? 

Iniziai a giocare a Futsal perché la Futsal Isola “innamorò” me mio fratello Patrizio e il gruppo di miei amici più stretti, convincendoci a lasciare il calcio a 11 per il calcio a 5, ovviamente. L’ambiente professionale, il primo salario mensile incisero nella scelta finale.










È veniamo adesso alla parte americana. Lei viene contattato da I Cedar Rapids Rampage (Iowa United States) squadra di Indoor Soccer professionista nella MASL. Com’è stato contattato, qualche esperto l’ha vista giocare? Inoltre che tipo di società è la Ceder Rapids Rampage, squadra di Indoor Soccer?


Conobbi una persona che, dopo diventò amico, giocava a Detroit per una squadra della MASL, mi informai e venni a conoscenza che i CR Rampage stavano facendo delle selezioni, mi presentai con mio fratello Patrizio e ci presero entrambi. All’epoca avevamo un manager che seguiva la parte del contratto, del vitto e dell’alloggio e nel Settembre 2015 ci trasferimmo definitivamente in USA per giocare come giocatori professionisti e iniziare il nostro sogno americano!




A 21 anni decide di intraprendere l’avventura americana, i suoi genitori, i suoi amici, come hanno preso questa decisione? 

La mia famiglia e i miei amici sono sempre stati favorevoli e ci hanno sempre supportato e ci supportano tutt’ora nella scelta che abbiamo intrapreso!



Lei ha frequentato il Liceo Linguistico, sicuramente le è stato di grande aiuto appena arrivato negli States?

La base che ho avuto mi ha aiutato nel formulare domande basiche e necessarie e diciamo di “difendermi” con l’inglese che avevo imparato a scuola; anche se non capivo niente quando un americano parlava... ha ha!




  Qual è stato l’impatto dopo la prima settimana, mi spiego, si è sentito spaesato, ha fatto difficoltà a farsi comprendere, avrebbe voluto tornare a casa, oppure si è sentito a casa sua? 

L’ impatto alla prima settimana è stato bellissimo, pieno di emozioni e mi ricordo che non avendo una macchina io e mi fratello giravamo la cittadina dove alloggiavamo (Marion) tutta a piedi per ore e ore, sembravamo due bambini in un Luna park!








La società l’ha aiutata ad inserirsi agevolmente in questa nuova realtà?  

Si la società è stata senz’altro di aiuto, fornendoci tutto quello di cui avevamo bisogno.



Che ruolo ricopre ne I Cedar Rapids Rampage? Quante volte si allena e le partite sono una a settimana? 



Nella mia vita ho sempre giocato ala o come attaccante, gli allenamenti erano   4/5 a settimana, più la partita nel fine settimana. 



Che differenze ci sono tra giocare in Italia e negli USA, gli allenamenti sono diversi, la preparazione è diversa?  

La base dellʼIndoor Soccer è il Futsal, però è uno sport di contatto, l’ambiente, lo stadio, insomma è come giocare una partita dì hockey, molti scontri fisici alla parete, la palla sta sempre o quasi in gioco perché si gioca con il plexiglas all’ intorno del campo. Gli allenamenti sono differenti perché è uno sport con tattiche differenti e regole differenti.
Quindi all’ inizio i primi mesi mi sono serviti per adattarmi a questo nuovo sport! Si Gioca 6 vs 6 e vedere le partite è molto divertente, per il gioco che è molto rapido, ma anche per lo show o intrattenimento che si fa nello stadio prima/mentre e dopo partita!








Lei adesso vive a Miami con la sua ragazza, che è colombiana, da quanto tempo ci vive? 

Vivo a Miami con la mia ragazza venezuelana da 2 anni.



Lei è allenatore dei Doral Soccer Club, che tipo di club si tratta? E com’è riuscito a diventare allenatore di questa squadra? 

Attualmente sono coach per il Doral Soccer Club, una società molto riconosciuta in Florida che lavora con ragazzi fino a 18anni di età. Entrai a far parte del Doral, perché dopo aver mandato il curriculum al presidente, questi mi ha dato la possibilità di allenare in un periodo di prova, che passai, così iniziai a lavorare nella scuola calcio per un paio di mesi e subito mi diedero 2 squadre da allenare, questo anno allenerò una u13 e  una u14. 




Da come ho capito, lei è intenzionato a vivere negli USA, non le manca l’Italia, il nostro modo di vivere, di rapportarsi con il prossimo, penso che dove vive lei sia tutto molto diverso?  

Sì, il mio prossimo obbiettivo è prendere la Green card e poi la cittadinanza americana, penso sia una grande opportunità in un paese pieno di possibilità per me, ma soprattutto per i miei figli, un domani quando li avrò! Sinceramente l’unica cosa che mi manca è la famiglia e gli amici per il resto qui mi sento a casa, non c’ è tutto lo stress e la negatività che ogni giorno in Italia si respira. 

I sevizi funzionano perfettamente le strade, i parchi perfetti e più importante c’è lavoro e ti permette di vivere tranquillamente, e vivendo a Miami una metropoli multiculturale non c’è il problema del cibo, ce n’è di tutti i tipi e soprattutto italiana.









La sua maggiore qualità come atleta? 

La resistenza fisica.


Il suo più grande pregio? 

Il mio più grande pregio è l’altruismo.



  Un consiglio ai giovani che vogliono venire a lavorare negli   USA, quale   sarebbe? 


Un consiglio, ce ne sarebbero molti, l’inglese ovviamente almeno la base, il resto lo apprenderai qui, preparati mentalmente perché non sarà facile all’ inizio, ma alla fine ne varrà la pena vedrai. Sii sempre positivo anche quando credi che ti stia andando tutto male, la svolta sta dietro l’angolo, c’ è sempre: credimi! Infine vieni in America, togliti tutte le presunzioni sii umile e rispetta questo paese, che ti darà molto di più di quanto immagini














Grazie   

a cura di Paolo Radi   





21    07   2019 
(Tutti i diritti riservati)  

mercoledì 17 luglio 2019


A CURA DI PAOLO RADI 









UNA CONVERSAZIONE
      
     
 CON  



GENNARO 
IMBRIANI 






 Gennaro Imbriani è figlio di Luigi e Debora Sorrentino, è nato a Napoli l’08/03/98 si è  diplomato alla scuola I.P.S.A.R Cavalcanti, specializzazione nel settore Alberghiero. 

Ha iniziato a giocare a soli 6 anni nella scuola calcio Pro Calcio Napoli per poi finire alla scuola calcio Pasquale Foggia dopodiché è stato   ceduto al Foggia calcio dove militava in serie c. E’ stato poi nel Gladiator (Avellino), Asd Calcio Pomigliano, US Vibonese, Asd Calcio Pomigliano. Quest’ anno si trova nel A.C.D. San Tommaso in serie D (Avellino)  dove ci dice:  “spero di poter fare bene.”




La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Mio padre sin da piccolo mi faceva guardare le partite e già mi piaceva molto, poi con il passare degli anni praticandolo è diventato una passione. 










Tuo padre è stato un giocatore ed ora è un allenatore, sicuramente gli avrà dato dei buoni consigli, quali in particolare? 

Si mi ha dato molti consigli i principali sono stati quelli di allenarmi sempre al 100% e di impegnarmi sempre. 











Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Sono rimasto più legato al Foggia calcio poiché sono ci sono stato 3 anni.




Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo “di mondo”. Lei cosa metterebbe al primo posto, il fatto di essere arrivato tra i grandi, oppure la possibilità di fare una vita agiata? 

Preferisco arrivare tra i grandi visto che è un sogno che tutti hanno e che solo pochi riescono. 






Il suo gol più bello di tuta la sua carriera? 

Goal con la maglia del Foggia all’incrocio dei pali da fuori. 



Ritiene che avere un diploma o una laurea possa rendere un calciatore migliore, capace di rapportarsi in un mondo, quello calcistico, non sempre facile da frequentare e con tanti millantatori che sanno fare solo promesse?  

Ritengo che diploma o laurea sia molto importante visto che ti aiuta a crescere e a stare a contatto con la gente e rapportarsi con loro.



Squadra italiana in cui le piacerebbe giocare? 

Inter 









Il suo più grande pregio?

Leggere la giocata prima dell’avversario 



Il suo più grande difetto?

Non amo rincorrere l’avversario preferisco la palla nei piedi.



Un’ultima domanda: che cosa rappresenta per lei Napoli? 

Per me Napoli è tutto amo questa città ma so anche che non c’è futuro qui per questo mi piacerebbe andare a vivere fuori in particolare in Spagna amo lo spagnolo.




Grazie   

a cura di Paolo Radi   





17    07    2019 
(Tutti i diritti riservati)  









sabato 13 luglio 2019



A CURA DI PAOLO RADI 







UNA CONVERSAZIONE 
     
     
 CON  



FABIO
MARRUCCI



Fabio Marrucci Nato a Empoli il 14/04/1987 è allenatore del Castelfiorentino Calcio Eccellenza Toscana. Per quanto riguarda la carriera da giocatore diciamo che: esordisce in prima squadra nel 2003 a soli 16 anni, proprio a Castelfiorentino, in Eccellenza dove disputa 2 campionati. 

Al termine dei quali sembra cosa fatta il suo passaggio alla Pistoiese ed invece approda a Trento in serie D allenato dal Marco Gaburro, attuale tecnico del Lecco. Disputa un campionato europeo con la nazionale italiana under 18 squadra nella quale giocano con lui Ciccio Caputo attaccante dell'Empoli e Luca Siligardi attualmente a Parma. 

Termina l'attività agonistica a 28 anni dopo campionati di serie D ed Eccellenza in Toscana e fuori regione, inizia nonostante allenasse già anche gli ultimi anni da giocatore, l’attività di allenatore. 

Consegue il patentino UEFA B e nel campionato 2017/2018 allena gli UNDER 19 Regionali del Castelfiorentino classificati secondi ad un punto dalla corazzata Grosseto Nel campionato 2018/2019 sempre guidando gli UNDER 19 Regionali del Castelfiorentino raggiunge la vittoria del campionato e la promozione nel girone regionale élite. Al termine della stagione la proposta della società Toscana di allenare la Prima Squadra in Eccellenza ed essere in questo campionato l'allenatore più giovane presente nei due gironi toscani.







La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Fin da piccolissimo è sempre stata la mia grande passione, ho iniziato a giocare a sei anni e non ho più abbandonato questo sport.





I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto: “pensa a studiare che è meglio”?

Mi hanno sempre seguito, anche se non mi hanno mai messo quella pressione che, arrivato a 18 anni a giocare un europeo under 18, dovessi fare il calciatore per forza; anzi, mi hanno tenuto “sott’occhio” perché non tralasciassi lo studio soprattutto quand’ero più giovane mentre frequentavo la scuola. 







Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più   legato? 

Diciamo affettivamente senza dubbio il Castelfiorentino, ci sono cresciuto mi hanno dato da giovanissimo l’opportunità di giocare un campionato di eccellenza ed oggi dopo due anni sono alla guida della formazione Under 19 Regionale, nonostante sia un allenatore giovane la società mi offre l’opportunità di allenare in una categoria importante come l’Eccellenza. 



In questa foto presentazione di quest'anno calcistico:  Castelfiorentino - Campionato eccellenza.






Si ricorda la sua parata più bella di tutta la sua carriera? 

Diciamo che le parate si ricordano più difficilmente dei gol segnati, ricordo che negli ottavi di finale dell’europeo contro Malta, io che non sono mai stato un “para-rigori” andammo ai penalty e ne parai tre consecutivi... andammo incredibilmente fuori lo stesso, ma ricordo questo simpatico particolare.







Una domanda che mi interessa, forse è perché conosco bene la città, come si è trovato a Trento?

Mi sono trovato benissimo a Trento, a fine anno cambiò la proprietà e quindi non avemmo la possibilità di proseguire, ma la città oltre ad essere bellissima è molto accogliente ci sono stato davvero bene. 







lei termina la sua attività agonistica a soli 28 anni. qualche rimpianto, non so, avrebbe potuto fare di più, le è mancato un incontro particolare, oppure è soddisfatto pienamente della sua carriera? 

Rimpianti non ne ho, anche se sicuramente viste le premesse forse avrei potuto fare qualcosa in più, ma credo che ognuno abbia quel che si merita, quindi evidentemente va bene così.


In questa foto premiazione miglior allenatore 2018/2019 riconoscimento dell’associazione Neri Ferramosca.






Ad un certo punto lei decide di diventare allenatore, perché questa scelta? 

Ho sempre seguito con fascino i miei allenatori, da calciatore non avevo questa dedizione e forse è anche normale. Adesso che lo sono ci metto tanta passione e dedico diverse ore allo studio, perché credo che non si possa allenare ricordandoci di quello che si faceva da calciatori; ma ci si debba sempre aggiornare e studiare, il calcio cambia e molto velocemente:  dobbiamo essere pronti!




Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? lei come riesce a stimolare i ragazzi affinché diano il loro meglio sul campo? 

Io credo che l’allenatore a cui si dà del “voi” sia ormai tramontato, la qualità principale è quella di creare con i calciatori un rapporto trasparente che infonda loro fiducia e serenità, devono percepire che tu credi veramente in loro, ed un calciatore questo lo percepisce molto chiaramente soprattutto i più esperti, solo così saranno veramente con te e daranno più di quello che immagini. 









Lei ha il patentino UEFA B, ha intenzione di prendere anche il patentino per allenare in serie a, b e c?

Senza dubbio, come ho sopra esposto, ritengo che la formazione e lo studio siano fondamentali per un allenatore, questo non solo nei corsi ufficiali ma anche quotidianamente, c’è da imparare e prendere spunti da tutti.





Alcuni allenatori ottengono brillanti risultati in una squadra, poi passano ad un’altra e non riescono a raggiungere nessun obiettivo? quali possono essere i motivi?

Beh un motivo senz’altro è quello di cui parlavo prima, non è sempre facilissimo creare quell’empatia con i calciatori soprattutto a livelli alti, ma in una stagione ci sono molteplici fattori apparentemente banali che però incidono sul raggiungimento o meno degli obiettivi. 




Le ultime stagioni sono andate molto bene, ha ottenuto splendidi risultati, che cosa si prova dentro di sè quando si ottengono successi del genere? 

Tanta felicità e soddisfazione, in primis per la società che ha creduto in te, e poi per i ragazzi perché quando vinci un campionato a qualsiasi livello non basta avere dei buoni giocatori, ci vogliono uomini disposti a sacrificarsi e lottare per lo stesso obiettivo 




     



Il   Il suo più grande pregio?

Non saprei, credo (e spero) di essere bravo a creare un lavoro di squadra dove ci si senta tutti importanti per centrare gli obiettivi prefissati. 




     Il suo più grande difetto?

Sono abbastanza (molto) permaloso!! 









 Lei è diventato papà da poco, cosa rappresenta per lei la   famiglia? 

Ovviamente non è minimamente paragonabile a niente al mondo, è una gioia indescrivibile, l’arrivo di una bimba rafforza ancora di più i legami familiari.



Un’ultima domanda, il pubblico italiano ha seguito con molto interesse il calcio femminile, non è che per caso in futuro il pubblico deciderà di seguire maggiormente le ragazze? 

ll calcio femminile sta, meritatamente, prendendo un po’ più spazio ed un po’ di visibilità, anche se ritengo che difficilmente il pubblico seguirà maggiormente il calcio femminile, mi sembra giusto che gli venga data la giusta importanza.









Grazie   

 a cura di Paolo Radi   





 13    07    2019 

(Tutti i diritti riservati)