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domenica 14 maggio 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A





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CONVERSAZIONE

CON

DOMENICO LEGGIERO

a cura di Paolo Lorenzo Radi 






Domenico Leggiero, è un  maresciallo in pensione  responsabile dell'Osservatorio Militare Comparto Difesa, (Centro Studi)  che assiste gli appartenenti alle forze armate e i loro familiari, in particolare rispetto agli effetti prodotti sull'organismo dei militari impegnati nei teatri di guerra dall'uranio impoverito utilizzato per potenziare le munizioni. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.



Signor Domenico Leggiero, lei è un maresciallo in pensione, che ruolo ricopriva prima?
 Pilota militare dell'AVES ed Ispettore CFE (Control Force Europe, addetto al controllo agli armamenti ed attuazione dei trattati di riduzione agli armamenti.)





Una domanda che potrebbe apparire scontata, come mai ha deciso di intraprendere la carriera militare, voglia di un qualcosa di diverso, nuove emozioni, oppure perché in famiglia lei aveva dei parenti nell’Esercito?
 In effetti mio zio era un Sottufficiale dell'Esercito, ma la motivazione determinante è stata la passione per il volo ed i velivoli militari.

Quando ha deciso di occuparsi di questo argomento, è iniziato da un episodio casuale che magari lei aveva letto, oppure è stato avvicinato da qualche militare o parente delle varie vittime?
Ho sempre svolto i miei compiti con passione e gli "ordini" che ricevevo non li consideravo mai fini a se stessi, ma parte di un unico disegno di serietà ed affidabilità per il mio Paese. Quando notavo qualcosa, a prescindere dall'argomento, mi interessavo e credevo di fare cosa sempre utile nel denunciare ed affrontare la questione. Nel caso specifico durante le prime missioni numerosi militari si ammalavano di patologie tumorali in una proporzione mai osservata prima. Ho iniziato ad indagare e notavo che i vertici invece che esaminare la problematica ed affrontarla, la nascondevano (in modo maldestro) manifestando fastidio ogni qual volta si presentava un caso di militare malato. 




Ad un certo punto lei si accorge della connessione: linfomi di Hodghkin e relativa esposizione nelle zone dei Balcani dove i nostri militari hanno prestato servizio nelle varie Missioni di Pace che si sono succedute, ha comunicato tutto questo ai vertici militari, oppure ne ha parlato prima con qualche amico, con un suo superiore fidato?
Da buon militare e certo della buona fede dei miei capi mi sono rivolto subito al mio Capo di Stato maggiore dell'Esercito del tempo che era il Gen. Cervone a cui feci giungere numerosi documenti e prove della situazione. Mi sarei aspettato un colloquio ed un'analisi attenta del problema, ma invece mi fece riferire dall'Ufficiale di collegamento le seguenti parole "se ha qualcosa da dire si rivolga ai Carabinieri nel palazzo Esercito".
Questa risposta lasciava presagire un intervento della polizia militare ed una denuncia al sottoscritto per procurato allarme e divulgazioni di notizie false. Ovviamente invece che ai Carabinieri, mi rivolsi agli organi di informazione che sollevarono il problema e nacque il caso uranio impoverito mentre mi derubavano il bagaglio (3 volte) e  sotto casa veniva rinvenuta una bomba carta.



Passiamo ai numeri, quanti morti e quanti sono i soldati ammalti oggi? Ho letto di bambini nati malformati, me lo conferma?

 Ad oggi sono 341 decessi ed oltre 7000 malati di patologie tumorali (i numeri sono in difetto). Le malformazioni tra i figli dei reduci sono relativamente poche, mentre sono aumentati in modo esponenziale aborti spontanei ed indotti per malformazioni fetali tra le famiglie con genitori reduci da varie missioni. 








Parlando con alcuni graduati  questi mi avevano detto  che ci sono tante persone che si ammalano di cancro, di questo tipo di patologia e che non sono mai stati nei Balcani.  E che di conseguenza si tratterebbe solo di una  semplice casualità, cosa direbbe a questi graduati che ancora oggi negano l’evidenza?

Di parlare senza lasciarsi condizionare dalle "note di linguaggio" dettate sull'argomento, e verificare i numeri e le statistiche fatte con dati seri e verificabili. Poi, con un pò di calma, leggersi anche le numerose direttive emanate e distribuite dalla NATO e dal Pentagono, sin dal 1978. 


La giustizia italiana come sta affrontando questa drammatica situazione? Le famiglie vengono risarcite sia delle spese mediche che dai danni morali?

La Giustizia, anche se con i suoi tempi, sta arrivando impietosa. Ad oggi sono 75 le sentenze ottenute dall'Avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell'Osservatorio militare su 75 procedimenti e man mano che le sentenze passano in giudicato i diretti interessati vengono risarciti del dovuto. Purtroppo, la necessità di negare le responsabilità dei vertici dell'epoca, induce l'avvocatura dello Stato ad opporsi ad ogni grado di giudizio con conseguente aumento di costi e risarcimenti per la comunità tutta. Spero in un intervento della Corte dei Conti che possa in qualche modo mettere fine ad un utilizzo improprio del sistema giustizia trattandosi di argomentazioni simili e già più volte passate in giudicato. 










Lo Stato e il Mondo Militare, come posso immaginare saranno  stati   all’inizio omertosi e reticenti, e adesso non lo sono più?   Oppure continuano ancora ad esserlo?  E perché, se mi permette, c’è tanta omertà nel mondo militare, ovviamente non mi riferisco solo al dramma dell’uranio impoverito?

Il silenzio sull'argomento continua e non voglio usare termini forti. Le nostre Forze Armate non hanno vissuto il cambiamento storico sociale internazionale, ma lo hanno subito evitando di ammettere l'errore trincerandosi dietro la forza della gerarchia e dell'influenza Istituzionale.


Lei ha scritto un libro inchiesta assieme alla giornalista Mary Tagliazucchi dal titolo Militari all’uranio, come sta andato il libro e com’è stato accolto dall’opinione pubblica in generale?

Un successo insperato, primo nelle classifiche di vendita di Feltrinelli per oltre 7 giorni e grande riscontro di pubblico. 










Anche oggi l’esercito italiano è impegnato in vari missioni all’estero, il rischio c’è ancora, oppure si sono ammalati solo coloro che sono stati in missione nei Balcani?

 Per smaltire un Kg di uranio ci vogliono 4 miliardi di anni, nei Balcani ne sono stati scaricati oltre 3 tonnellate. E' stato danneggiato l'ambiente per un futuro che a noi non apparterrà di certo, non sono solo i militari ad ammalarsi, ma anche i civili del posto attualmente ricattati da una "liberazione" storica simile a quella del '45 per l'Italia.  




Corrisponde  a verità il fatto che lei per quattro mesi sia stato messo sotto scorta per delle minacce di morte?

E' stato un episodio che risale a qualche anno fa ma di cui preferisco non parlare. 

Un’ultima domanda, quando lei è entrato nell’esercito, si aspettava un mondo diverso?

No. L'Esercito continua ad essere una Istituzione in cui credo ed è una Istituzione indispensabile al funzionamento democratico del Paese, ci vuole solo maggior cura nella scelta del personale dirigente e maggior controllo da parte delle Istituzioni deputate alla vigilanza e controllo del regolare svolgimento della vita democratica del Paese. 



14   Maggio   2017   




Grazie  

















martedì 9 maggio 2017



10  MAGGIO   2017





PAOLO RADI PRESENTA  



LO SGUARDO SULL' ALTRO



MARCELLO CASSANO E’ UN NOTO PENALISTA DI BARI  CON LA PASSIONE DEI VIAGGI E DELLA FOTOGRAFIA. NOI LO RINGRAZIAMO PER LE SPLENDIDE FOTO CHE CI HA CONCESSO.


“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, veder di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove prima pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui posti già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.” 

JOSÉ SARAMAGO




NEPAL E INDIA








































































GRAZIE 


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CONVERSAZIONE


CON

ALESSANDRO FOLCHITTO


a cura di Paolo Lorenzo Radi




Alessandro Folchitto ha fatto parte del IX Col. Moschin, reparto speciale dell’esercito, congedatosi dopo alcuni anni ora vive negli Stati Uniti e come professione lavora nel mondo del cinema in qualità di Stunt coordinator, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.  







Signor Alessandro Folchitto, la prima domanda è d’obbligo, dov’è nato e visto che lei si è arruolato nel IX Rgt “Col Moschin”, ha avuto parenti che hanno prestato servizio presso l’Esercito Italiano?

Buon giorno Paolo, prima di tutto ti ringrazio per il tempo concesso. Sono nato a Roma e i miei nonni erano in servizio per l'esercito e sono stati tutti e due decorati con la medaglia d'oro al Valor Militare. In particolare la divisa del Tenente Giorgio Raita, deceduto in Africa, è esposta al Museo Nazionale della Fanteria a Torino. 









Quando ha maturato la scelta di provare a fare le selezioni in questo prestigioso “corpo d’assalto”? 

Fin da piccolo ho sempre avuto ammirazione per le Forze Speciali, e questi uomini vestiti in ero mi hanno sempre affascinato, soprattutto le loro straordinarie azioni. 



Tutti noi sappiamo che l’addestramento delle durata di due anni è molto duro, come si riesce ad arrivare alla fine? Forza di volontà o cos’altro?

L'addestramento in specifico dura 3 anni, non 2. La forza di volontà deve sempre alta, ma il desiderio di eccellere e di raggiungere il tuo scopo è l'unica cosa che ti manda avanti. 








Possiamo chiederle in quali Missioni Estere lei è stato impiegato?

In tutte le recenti missioni in cui è stato impiegato il Reggimento Col Moschin.


La prima volta che è diventato un effettivo, quali sentimenti sono scaturiti in lei?

Orgoglio e responsabilità


 Lei prima dell’intervista ci ha detto che  conosceva il Tenente incursore  Alessandro Romani, morto il 17 settembre del 2010 a Farah, chi era A. Romani?

Un fratello! Un guerriero che non dimenticherò mai. 



Che cosa succede nell’animo di un militare quando si perde un amico?

Si aspetta di ritrovarlo nell'aldilà e che il suo spirito ci guidi nelle nostre missioni.







Ad un certo momento lei decide di lasciare il Reggimento e di stabilirsi negli USA, che cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?

Nuovi stimoli e un'altra occasione per testare me stesso



Negli U.S.A lei lavora come stuntman presso SAG-AFTRA, com’è il mondo del cinema, e come è stato accolto dallo show business americano?

Il mio lavoro negli Stati Uniti è da Stuntman, da coordinatore militare. Entrare nella Union SAG-AFTRA è stato davvero un onore. Sono sempre stato accolto a braccia aperte con entusiasmo e ammirazione da tutti. 









Nel futuro immediato si vede come attore o perché no, vista l’esperienza come regista?

Nel futuro immediato mi vedo sempre più coinvolto come coordinatore militare nei film, e perchè no, un giorno a produrre un film sulle Forze Speciali Italiane.






Un’ultima domanda, gli Stati Uniti vengono spesso “ demonizzati” da una certa stampa europea, per alcuni sono il male assoluto, perché secondo lei molti si fanno questa opinione?

Quando il lupo non arriva all'uva, si dice che è... acerba.


09  Maggio    2017




Grazie