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martedì 15 dicembre 2020

di PAOLO RADI 

 

 


 



 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GIORGIO

DI GRANDI

 

 









Giorgio Di Grandi di Modica ex calciatore ora vive a Prato con la sua famiglia e fa l’allenatore. Così ci si presenta: 

 

 

“Mi chiamo Di Grandi Giorgio Sono nato a Modica (RG) alla fine del 1978. Sono cresciuto per strada “calcisticamente” perché essendo il terzo di 6 tra fratelli e sorelle non ho avuto la fortuna di frequentare una scuola calcio e magari seguire un percorso di crescita come calciatore. 


La strada mi ha insegnato tanto, tutto: ginocchia sbucciate, ferite alle mani, alle braccia, scontri di ogni tipo: duelli sia in campo (improvvisato) che extra -campo, ma non ho mai smesso un attimo di giocare e vivere per il calcio 


Sono diventato un uomo grazie ad esso.


Ho avuto poche, ma importanti esperienze come calciatore ,il resto del tempo l’ho impiegato a lavorare sin da quando avevo 14 anni visto la condizione familiare; inizio nel  ‘96 in terza categoria,  la seconda sempre in terza categoria 10 anni dopo,  nel mezzo tante partitine con amici, tornei di quartiere e cittadini, campionati amatoriali a 11 e mai la possibilità di spiccare il volo; ho accettato la mia vita come ho sempre fatto. Adesso a 42 anni cerco la rivincita come allenatore.


 Ho iniziato a fare il collaboratore under 13 nel 2011 presso l’ASD SPORTMANIA (Modica) al fianco di un allenatore che era anche un selezionatore giovanissimi per la delegazione provinciale di Ragusa e l’ho seguito anche in quel percorso. 



Nel 2012 frequento il corso CONI-FIGC e mi assegnano un gruppo cat -under 13, sempre nello stesso centro sportivo.


 Lascerò l’ASD SPORTMANIA nel 2015 allenando solo cat -under 13, nel 2013 ho collaborato come secondo allenatore under 15 provinciale a Rosolini (SR).


 Nella stagione 2015/16 inizio un’altra esperienza ad Ispica (RG) con lo ASD SPORTISPICA, qui svolgo il ruolo di   collaboratore/secondo under 17 regionale, e la stagione successiva vengo assegnato alla categoria under 13, divento anche collaboratore/secondo under 15 regionale



 Nella primavera del 2018 frequento il tanto aspettato corso UEFA B che fortunatamente si svolge nella mia provincia, da qui la mia svolta. Nella stagione 2018/19 cambio società e divento l’allenatore cat -under 14 regionale più under 15 provinciale della meravigliosa società Ispica Academy affiliata all’Atalanta con ambizioni di crescita ed affermazione sul territorio 


Nella stagione successiva 19/20 con la categoria under 15 provinciale raggiungiamo il grande traguardo della conquista della cat -regionale, la pandemia ci ha tolto la possibilità di conquistarla sul campo, ma alla richiesta di ripescaggio, visto che ci trovavamo a pari  punti con  la prima e tolti i punti delle società fuori classifica siamo scesi in seconda posizione, abbiamo acquisito con merito il ripescaggio.  Questa esperienza diversa da tutte le altre è stata fondamentale, per il grande lavoro svolto sin dal primo giorno di allenamento. 



Quest’anno mi  trovo in Toscana alla Zenith Audax di Prato con la fortuna di allenare in una grande società della regione con la cat 09 più l’incarico di collaboratore/secondo in prima squadra cat Eccellenza; la mia ambizione è proprio allenare i più grandi un giorno e puntare a Coverciano per svolgere il corso UEFA A.”

 

 





 

Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

 

Non penso che cambierà tanto, anche se una bella riorganizzazione ci vorrebbe, si cercherà credo di limitare i danni accusati negli ultimi 2 anni, io auspico sempre in un miglioramento in generale e per una volta pensando meno agli introiti.

 

Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, B, C, D e le altre gare di Champions, una partita senza gli spettatori e le varie tifoserie acquista uno spessore diverso?

 

Dopo il primo Lockdown dove un po’ tutto il mondo si è trovato impreparato a questa situazione, credo che sia stato giusto ripartire, soprattutto per quelle categorie che lo svolgono come professione, solo rispettando i protocolli e facendo test ogni settimana possono andare avanti tranquillamene. L’assenza degli spettatori e dei supporter metaforicamente parlando è come ascoltare un concerto a volume basso o guardare una partita in tv senza volume. Mi auguro che gradualmente si torni alla normalità con la gente allo stadio perché per ogni società sono una spinta in più.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Inizio con una frase che mi accompagna sempre: io il calcio non lo pratico, lo vivo! 


Sono nato con questa passione, da bambino per strada ero sempre con un pallone in mano e quando non lo tenevo dietro calciavo ogni cosa, puntavo a una fantomatica porta e gli tiravo una pietra, una bottiglia vuota, una lattina, questo è gioco meraviglioso che emoziona miliardi di persone in tutto il mondo. Per vivere ho dovuto rinunciare alla “gloria” ai sogni di diventare un calciatore, ma non ho mai smesso di giocare a calcio, ancora tutt’ora, spero di tornare presto a fare la mia classica partitina a calcio o calcetto con gli amici ne giova il mio benessere psicofisico.

 









Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ricollegandomi al discorso di prima la risposta è semplice, non avendo avuto la possibilità di fare il calciatore perché a quei tempi erano pochi i genitori che ti accompagnavano nel tuo percorso di crescita, essendo il terzo di 6 tra fratelli e sorelle ho dovuto rinunciare a tutto pur di avere l’indipendenza economica e la libertà di crescere in un “normale “contesto sociale.


 Ho provato all’età di 24 anni di rimettermi un po’ gioco facendo parte di qualche squadra agonistica, ma era troppo tardi mancava quel lavoro che avrei dovuto dovevo acquisire nel giusto periodo di crescita che va dai 7/8 ai 15/16 anni di età.


Nonostante ciò ho sempre giocato a calcio con amici, tornei di quartiere, campionati amatoriali sempre gestivo la mia settimana di lavoro e le mie 3/4 partite a settimana in modo semplice e sereno Quando sono arrivato all’età di 33 anni e viste un po’ le mie capacità di leader in alcuni contesti mi sono detto: perché non provare a fare un percorso per diventare allenatore? Magari mi mancava la carriera come curriculum, ma un po’ di spogliatoio l’avevo vissuto, e poi c’erano gli studi i corsi e le grandi conoscenze che avevo acquisito. Da lì ho iniziato a collaborare in un centro sportivo a fianco di un ottimo allenatore, non male come inizio!

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Alleno esattamente dalla stagione 2011/12 e ogni stagione è una storia a se stante, con emozioni e dinamiche diverse, ma attualmente mi lega di più la società Ispica Academy, dopo il corso UEFA B del 2018 finalmente ho avuto l’opportunità di fare il settore giovanile visto che per regolamento con il semplice Coni -FIGC non potevo guidare una squadra a 11.


 Quello che se creato con i ragazzini anno 2005/06 è stato qualcosa di magico, oltre al grande risultato di crescita individuale e di squadra, ma credo che in futuro avrò la possibilità di emozionarmi ancora con nuove esperienze ne sono certo 

 










Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Un allenatore soprattutto dilettante deve essere empatico a prescindere da cosa propone in campo per la crescita degli individui alla disciplina per questo gioco. Un allenatore deve lasciare sempre qualcosa e mai togliere.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi dà la vita, emozione, mi impegna il pensiero sempre, tra una cosa e l’altro penso a come far divertire i ragazzi pur rispettando la loro formazione. Archivio dentro me e su carta ogni qualsiasi cosa possa servire alla mia crescita ed esperienza.


Credo che non mi stia togliendo nulla fino adesso anzi ancora oggi mi dona sempre nuove esperienze e la possibilità, come da sempre accade, di conoscere più gente possibile che conosce e pratica come me questo sport.

 

    Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?


Una partita per me è come una verifica di tutto ciò che ho fatto e proposto durante la settimana, come un esame a scuola se hai studiato bene il voto sarà ottimo o buono quindi un po’ di ansia c’è sempre.  Avendo fatto il settore giovanile il mio obiettivo rimaneva vedere il miglioramento e la crescita di ogni singolo ragazzino a prescindere da come andava a finire il risultato che in certi versi un po’ conta. Ai ragazzi chiedevo sempre e solamente di mettere in pratica il lavoro svolto durante la settimana e le settimane e di dare tutto per se stessi.

 











E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Alla fine di una partita, come sempre faccio una sorta di autovalutazione, cerco di vedere se il singolo ha avuto dei miglioramenti, se con l’interscambio degli avversari abbia trovato sempre una soluzione migliore o diversa e se il collettivo abbia giocato da squadra come giusto che sia, da lì poi organizzo un po’ la settimana di lavoro continuando la didattica di crescita dei ragazzi 

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Finale di un torneo under 13 a 5 nel 2017. I genitori di oggi non sono come quelli di una volta altrimenti sarei arrivato in serie A. Ci trovavamo in finale a sfidare una società Élite una delle più importanti della mia regione era una sorta di Davide contro Golia, arbitrava un signore anziano tranquillo messo serenamente lì dalla società organizzatrice come giusto che sia per tornei giovanili e di attività di base, la partita era bella e molto equilibrata una decisione arbitrale ha fatto infuriare il genitore di un allievo della mia squadra che era pure pseudo dirigente della società, ho visto una scena terribile: mani addosso, urla un brutto momento imbarazzante per me i ragazzi e la gente che ci guardava. Da quel momento finita la partita, ho lasciato quella società, nonostante io venga dalla strada dove veramente si faceva a botte, però  non era quello il giusto insegnamento da dare ai ragazzi o ai  bambini in quel momento. 

 

Un suo pregio?


 Empatico (scrupoloso preciso spiritoso e passionale)


Un suo difetto?


Permaloso, mi chiudo in me stesso quando sono arrabbiato. 

 

Lei si trova ora a Prato, che ambiente di lavoro ha trovato (calcisticamente è ovvio)? Si sta ambientando bene? 

 

Ho avuto la fortuna di trovare una meravigliosa società, gente che mi ha accolto bene e che adesso dopo 3 mesi di attività (meno il periodo zona rossa) si sta consolidando anche un bel rapporto di amicizie tra colleghi e ringrazio sempre e spesso la prima persona che mi ha contattato, ovvero il direttore dell’attività di base per la grande opportunità che mi ha donato. In questo momento sono felice di fare il collaboratore della prima squadra più allenare un gruppo di piccoli campioni 2009. 

 

Come   descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?

 

Sono dinamico, solare, sincero, schietto. Farei in modo di fargli capire di valutarmi e conoscermi fino in fondo, ovviamente prima di dare un giudizio affrettato. 

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La famiglia per me è molto importante, sacra, direi, soprattutto nella crescita sana dei figli, dei loro equilibri, un giorno saranno futuri uomini o donne, grazie anche all’equilibrio familiare che hanno avuto da piccoli e ragazzini.

 













Sono stato quest’estate a Modica, splendida località, quanto le manca questa città?

 

In questo periodo manca molto, mancano i miei genitori i miei fratelli e sorelle, i suoi 3 colli che la circondano, le tantissime persone che mi conoscono, il cioccolato e soprattutto manca il suo vicino mare, visto che dista solamente 18 km, lì ho lasciato le mie radici la conosco in lungo e largo perché già a 8 anni ero per strada a calciare qualsiasi cosa! 

 

 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

15 12  2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 10 dicembre 2020

di PAOLO RADI 

 

 

 

 


 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

ALESSANDRO

DELFI 

 











 

Alessandro Delfi è un giocatore che abita a Palestrina, (Roma) ha 34 anni, è sposato con due bambini e così ci si presenta:



 Sono Alessandro Delfi, un ragazzo di Palestrina una cittadina in provincia di Roma, ho 34 anni, sono un ragazzo molto difficile, ma che sta pian piano trovando la sua dimensione. Un passato difficile alle spalle, mille difficoltà e un sogno da raggiungere...purtroppo mai avverato. 


Amo il calcio sin da bambino, la mia più grande passione, il mio più grande tormento. Il calcio per me significa tanto, la mia adolescenza dedicata completamente a questo stupendo sport, ragazzo ribelle di periferia, che non amava studiare, ma inseguire il suo sogno, come tanti ragazzi della mia età. Ad oggi, mi sento in dovere e lo faccio con tutto il cuore, di ringraziare mio Padre Bruno, con il quale ho condiviso tutti i miei momenti calcistici, dai primi calci ad oggi ancora. Con lui ricordo con immenso affetto tutti i nostri viaggi in macchina le chiacchieratele risate i malumori...tutto. 


Mi portava dappertutto, sempre con la speranza un giorno di ripagare tutti i suoi sacrifici, purtroppo non ce l'ho fatta. 


Con lui insieme dai primi gol ai giovanissimi regionali del Real Tuscolano, passando dalla rappresentativa di Roma, Savio dove vincemmo il  campionato regionale e purtroppo uscimmo immeritatamente a Nola, semifinale scudetto per aver perso 1 a 0 contro una delle squadre all'ora più forte, la Damiano Promotion. Ricordi indelebili nella mente. Continuava il mio sogno all'Atletico 2000 dei grandi signori del calcio, c’era "IL PRINCIPE" Giuseppe Giannini ex capitano dell a.s. Roma, c’era "IL BOMBER" Roberto Pruzzo, c'era il grandissimo "DODO" Odoacre Chierico, di tanto in tanto venivano Cervone, Desideri, Di Mauro, tutti grandi mostri del calcio vero, quello con la C maiuscola. Io ero un giovane ragazzo esile, timido ma dalle grandi prospettive, veloce, rapido ma tutto sinistro...il destro non c'era verso.


Andammo avanti allenamento dopo allenamento, tanti miglioramenti, tanti provini, piccola parentesi anche nella bellissima Genova, che ancora adesso porto nel cuore, con la Sampdoria, bei ricordi...fino all'estate 2003 quando approdai a Frosinone. La prima esperienza da quasi professionista, un momento della mia vita importante, trasferte importanti, allora c'era il Napoli, Melfi, Fidelis Andria, c'era il Taranto, Sora, Benevento, e tante altre big e ci difendemmo abbastanza bene se non erro arrivammo quarti, bel campionato. Li iniziò la prima vera esperienza, parlo proprio di esperienza di campo...primi allenamenti con la prima squadra, all'epoca in C1 allenata da mister Giorgini...Grandi nomi, grandi uomini prima che calciatori. Con me nella Berretti nazionale militavano giovani che ora giocano in B, presenze in A e cosi via.



Dopo Frosinone ebbi una breve esperienza in D con l'Albalonga, poche presenze, il fattore  età contò molto, così a dicembre decisi di tornare a Frosinone, lì era rimasto il mio cuore…mi ripresi a breve dai malumori che avevo avuto dopo la brutta esperienza in D e ricominciai a giocare, ad imparare...tornarono gli allenamenti in C con mister Pagliari prima e Arrigoni poi, Maestri, esperienza breva ma intensa...


Arrivarono le prime chiamate di D, Eccellenze, ma purtroppo da lì in poi inizio un calvario che ahimè tutt'ora mi crea problematiche fisiche, ernie del disco. Ritrovai dopo svariati anni la passione per questo gioco che era diventato a tratti un incubo.

 

Valanghe di gol divisi in categorie minori, ma la voglia e la passione erano le stesse di quel ragazzo che ci credeva, che ci sperava.


Mio padre mi ha sempre sostenuto. Voleva che non smettessi, lui sapeva bene che per me il calcio è vita, e quindi mi spingeva a non mollare, anche se le categorie non erano più entusiasmanti...non mollare Ale non mollare, divertiti. QUESTO È ED ERA PER LUI. "ALESSA ‘DIVERTITI"

 

 

Ora sono grato per quello che il calcio, nel mio piccolo mi ha dato, Il GOL per me è aria che mi permette tutt'ora di stare bene, veramente. UNA SENSAZIONE CHE NON CAMBIEREI X NULLA AL MONDO. OSSIGENO. Ora gioco per una squadra di prima categoria "ASD DINAMO LABICO"


Ringrazio il mister, una grande persona prima che grande mister, il sig. Augusto Lulli, dopo tanti anni ho avuto il piacere di lavorare e crescere ancora insieme a lui. Dopo gli ultimi 2 o 3 anni in completa discesa, il mister mi sta dando nuove motivazioni e stimoli per fare bene e spero di ripagarlo in campo con i gol.

 

  







 







 

Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

No, non credo che il calcio subirà dei cambiamenti, anzi sono molto fiducioso che tutto possa tornare come prima, per il calcio e per lo sport in generale.

 



Il campionato di serie A, di B, C e D e così le altre gare di Coppa, è ripartito con gli stadi quasi chiusi (una partita ha un sapore diverso rispetto a uno stadio pieno con migliaia di tifosi) che cosa ne pensa? 

 

La sicurezza e la salute indubbiamente sono di primaria importanza attualmente, normale che le partite di qualsiasi serie, senza tifosi hanno un sapore diverso, ma come detto prima, confido nel fatto che tutto torni alla normalità e che i tifosi tornino a dare il giusto supporto alla propria squadra. 





 





Purtroppo per le squadre che militano dalla serie D, sino all’ultima categoria, queste dovranno ancora aspettare prima di scendere in campo. Lo trova giusto? Molti giocatori delle categorie inferiori sono delusi e amareggianti e molti di loro non riceveranno alcun stipendio, lei cosa ne pensa a riguardo di questa situazione non facile? 

 

Non trovo che sia un ragionamento corretto, se tali restrizioni nascono per una questione di sicurezza, credo debbano essere applicate indipendentemente dalla serie di appartenenza: o tutti o nessuno!

 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 

Senza dubbio il Frosinone, anche perché ho il cuore mezzo ciociaro

 



Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Il tennis, mi piace ammirare i grandissimi Federer e Nadal.

 

 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?  Lei da che cosa era attratto?

 

Spero sempre che chi provi a diventare calciatore  lo faccia per la mia stessa ragione, "la passione di giocare a Calcio", questo mi attraeva e mi attrae tutt'ora e cioè: il mettersi in gioco, fare parte di un gruppo, di essere gruppo, la sfida personale, la competizione in campo, lottare al fine di raggiungere l'obiettivo, la gioia dopo la vittoria e la rabbia dopo la sconfitta, tutto ciò che ho elencato che alimenta la voglia di migliorare e fare ancora di più nella partita successiva. Ad oggi credo che la maggior parte dei giovani lo fanno sia per la fama sia  soldi, vedo ragazzini di 13-14 anni seguiti da procuratori, lo trovo assurdo. 

 



Lei gioca nel ruolo di? 

Attaccante.

 



Si ricorda il suo goal più bello?

 

Qualche anno fa, cross dalla destra, arrivavo in corsa dalla sinistra, al volo, un missile finito sotto l'incrocio. Per i 10 minuti successivi al gol mi sentivo onnipotente .

 










Alla fine di una partita, ripensa ai suoi errori, se ci sono stati, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

 

Sono molto autocritico, ma non mi fossilizzo, sono abbastanza maturo, ora, da incassare il colpo e di raddrizzare il tiro la volta dopo, qualora riconoscessi degli errori.

 



Che cosa le ha dato   il calcio e che cosa le ha tolto? 

 

Dato molto, ma  soprattutto imparato tanto, anche a livello personale. tolto nulla, quando una cosa la fai per passione non toglie nulla, il calcio è il valore aggiunto alla mia vita.

 



Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Il mio più grande difetto è la testardaggine nelle scelte delle giocate, il mio pregio è attaccare la profondità. 

 










Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Attualmente credo sia Lukaku, per strapotere fisico è un mix di potenza e fisicità impressionante, ha un senso del gol eccezionale. E’ un attaccante completo secondo me. A livello storico sono per Ronaldo il fenomeno. Nessuno come lui. 

 



Se potesse scegliere con quale club internazionale le piacerebbe giocare? 

 

Senza dubbio. Real Madrid.

 



Lei all’inizio ci ha raccontato qualcosa sulla sua vita, vorrei fare questa domanda, perché era un ragazzo difficile

 

Sono un ragazzo testardo, ribelle a tratti impulsivo (troppo). La vita a volte mi ha messo di fronte a situazioni in cui ho dovuto fare i conti proprio con me stesso. E non è stato facile. 

 



 


 



Tra l’altro lei ha avuto molte difficoltà, se ce le vuole raccontare, i lettori sarebbero contenti.

 

Raccontare alcune cose per me non è semplice, colgo questa occasione, come già detto nella presentazione, per ringraziare mio padre in modo particolare, ma tutta la mia famiglia, che nonostante tutte le difficoltà oggettive, mi ha sempre dato la possibilità di inseguire il mio sogno. Ed ora mi rendo conto che i sacrifici sono stati tanti.

 



Lei è un uomo spostato ha un lavoro, due splendidi bambini, non si sente un uomo arrivato, o per dirla in un altro modo: felice? 

 

Felice molto, ma "felice" non è sinonimo di "uomo arrivato", forse accadrà un giorno, ma non oggi.

 










Da quello che lei ci ha illustrato lei voleva arrivare in alto, e questo lo posso capire, ma una in vetta sarebbe stato contento, per farla breve: avrebbe trovato la sua dimensione?

 

Sarei stato in grado di rispondere se alla vetta ci fossi arrivato, ma probabilmente sì, avrei trovato la mia dimensione. 

 



Ultima domanda: un sogno per il futuro?

 

Essere da esempio per i miei figli e poterli aiutare ad inseguire i loro sogni come la mia famiglia ha fatto con me. 

 

 






 




Ringrazio lei per l'opportunità che mi ha dato di raccontare qualcosa sulla mia vita e ringrazio tutte le persone che in questi anni hanno creduto in me.

 

 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

10 12      2020 

 

(Tutti i diritti riservati)