SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
SEBA
LAMACCHIA
Seba Lamacchia è un giocatore argentino nato il 21 maggio del 1986 a Dolores e così ci si presenta:
“Ho cominciato a giocare alla età di 21 anni, dopo aver frequentato l’Università. Ho iniziato con il calcio in una squadra di serie D in Argentina, ho fatto un anno con il Club Atlético Atlas, subito dopo sono andato in serie B, nel Deportivo Morón, ci sono rimasto per due anni, per continuare poi nello Sportivo Italiano in Serie B (tre gli anni in cui ho giocato), successivamente ho militato, sempre in serie B, in questi due club: Estudiantes di Buenos Aires, Atlètico Platense e Deportivo Riestra.
In Argentina ho giocato più di 250 partite, quasi 13 anni di professionismo, poi ho deciso di venire a giocare in Italia, sono stato in Sicilia, promozione anno 2019, poi eccellenza: in Sardegna, Puglia, Lazio, in serie D ho giocato in Molise.
Ora mi trovo in Sardegna con la Villacidrese sperando si riuscire di salvare la squadra.”
Lei ha iniziato a giocare a 21 anni. Come mai a quest’età?
Ho cominciato a giocare a 21 anno quando ho finito la scuola visto che avevo 17 anni. I miei genitori mi inviarono a Buenos Aires per frequentare , però giocare a calcio è stato sempre un mio sogno, nella capitale feci alcuni provini per delle squadre di serie D, il provino è andato bene e dal luglio del 2007 ho iniziato a giocare.
Non ho ben capito, lei aveva iniziato l’Università e poi l’ha lasciata?
L’Università sì l’ho lasciata perché ho svolto altre attività, comunque non mi sono mai laureato, sono contento di essere riuscito ad entrare nel mondo del calcio, anche se riconosco che la scuola è molto importante.
Ha giocato 250 partite in 13 anni, direi che sono tanti, come si raggiunge un simile traguardo?
Ho fatto più di 350 partite, è incredibile di come passa il tempo, uno riesce a raggiungere questo traguardo perché il calcio per è passione e quando uno ha una meta da raggiungere riesce a fare tutto. Ciò è dovuto alla fortuna, ma simili obiettivi si raggiungono con molto lavoro e tanti sacrifici.
Che cos’ha il calcio argentino di differente rispetto al calcio italiano?
Allora le differenze sono tante, non si può paragonare il calcio professionistico da quello dilettante, l’unica cosa che hanno in comune è la passione, la voglia, poi durante la settimana si svolgono tanti lavori diversi, e pure il giorno della partita, in conclusione mi sono reso conto di quanto siano passionali gli italiani, ma questo in qualsiasi sport.
Ad un certo punto decide di lasciare l’Argentina per venire in Italia, come mai ha deciso di lasciare la sua nazione?
Nel 2018 ho avuto un intervento alla colonna vertebrale, è stato un intervento importante. Ti devo dire che ho la cittadinanza italiana dal 2013, inoltre mai avrai pensato di lasciare l’Argentina visto che la situazione politica era buona, nessuno si fidava della mia condizione fisica, ho conosciuto un procuratore italiano che mi ha prospettato questa opportunità, il procuratore l’ho conosciuto tramite Lautaro Fernandez, un caro amico argentino (in Argentina militava nella Platense) che giocava in Calabria in quel momento, o in Sicilia, anche se non mi ricordo bene. Cosi appena arrivato in italia sono andato a giocare in Sicilia, nel club Pozzallo.
Appena arrivato in Italia si è trovato bene, si è ambientato con facilità?
Mi sono trovato bene, abbiamo diverse cose in comune, il cibo, l passione per il calcio, in Argentina ci sono italiani e spagnoli, appena arrivato in Italia ho imparato la lingua, e posso dire che sono contento di essere qui in Sardegna.
Lei gioca nel ruolo di?
Sono difensore centrale, sono il famoso libero, anche se oggi poche squadre usano il ruolo del libero.
Si ricorda il suo goal più bello?
Ne ho fatti diversi, ma ti posso dire che il goal più importante l’ho fatto 2 settimane fa, fondamentale per la squadra dove gioco ora.
In Italia ha giocato in diversi club, ha un bel ricordo di tutti questi club?
Sono arrivato in Sicilia, e ho giocato nel New Pozzallo, poi sono stato in Sardegna: Monteponi Iglesias e Arbus, ho militato nell’ Agnonese, Molise, anche se l’esperienza è stata piccola, in Puglia nel Castellanaeta nel Lazio a Sora e nel Città di Anagni, di nuovo mi sono trasferito in Sardegna al Budoni dove abbiamo vinto il campionato d’eccellenza, poi al Bonovra e adesso mi trova a Villacidro nel club Villacidrese.
I ricordi non possono essere che bellissimi, mi hanno aperto la porta di casa, sono nate delle belle amicizie.
Cosa ci può dire di questa esperienza calcistica in Sardegna?
L’esperienza in Sardegna è stata bellissima, mi piacerebbe rimanere qui, la gente è fantastica.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)
La mia personalità, a volte mi aiuta a volte no, sono un ragazzo “sanguigno”, con un carattere forte, perciò questo mio modo di essere è utile in certe situazioni, meno in altre. Sono contento di essere così.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
Sono cresciuto guardando Juan Romàn Riquelme, è il presidente del Boca Juniors , e poi Diego, Diego è il calcio.
Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?
Se ho giocato tanto in Argentina è perché loro mi sono sempre stati vicino, la famiglia è tutto, gli amici passano e poi in questo tipo di lavoro sempre si fanno nuove amicizie, visto che si entra in uno spogliatoio con 30 persone nuove.
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
Ai miei genitori che sono sempre presenti, la motivazione per andare avanti ha riguardato sempre e solo loro.
Grazie
08 02 2024