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giovedì 8 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SEBA

LAMACCHIA

 

 

      


 

Seba Lamacchia è un giocatore argentino nato il 21 maggio  del 1986 a Dolores e così ci si presenta:

 

“Ho cominciato a giocare alla età di 21 anni, dopo aver frequentato l’Università.  Ho iniziato con il calcio in una squadra di serie D in Argentina, ho fatto un anno con il  Club Atlético Atlas, subito dopo sono andato in serie B, nel Deportivo Morón, ci sono rimasto per due anni, per continuare poi nello Sportivo Italiano in Serie B (tre gli anni in cui ho giocato), successivamente ho militato, sempre in serie B, in questi due club: Estudiantes di Buenos Aires,  Atlètico Platense e  Deportivo  Riestra. 

 

In Argentina ho giocato più di 250 partite, quasi 13 anni di professionismo, poi ho deciso di venire a giocare in Italia, sono stato in Sicilia, promozione anno 2019, poi eccellenza: in Sardegna, Puglia, Lazio, in serie D ho giocato in Molise.

 

Ora mi trovo in Sardegna con la Villacidrese sperando si riuscire di salvare la squadra.”

 

 


Lei ha iniziato a giocare a 21 anni. Come mai a quest’età?

 

Ho cominciato a giocare a 21 anno quando ho finito la scuola visto che avevo 17 anni. I miei genitori mi inviarono a Buenos Aires per frequentare , però giocare a calcio è stato sempre un mio sogno, nella capitale feci alcuni provini per delle squadre di serie D, il provino è andato bene e dal luglio del 2007 ho iniziato a giocare. 

 

Non ho ben capito, lei aveva iniziato l’Università e poi l’ha lasciata?

 

L’Università sì l’ho lasciata perché ho svolto altre attività, comunque non mi sono mai laureato, sono contento di essere riuscito ad entrare nel mondo del calcio, anche se riconosco che la scuola è molto importante.



 


 


Ha giocato 250 partite in 13 anni, direi che sono tanti, come si raggiunge un simile traguardo?

 

Ho fatto più di 350 partite, è incredibile di come passa il tempo, uno riesce a raggiungere questo traguardo perché il calcio per è passione e quando uno ha una meta da raggiungere riesce a fare tutto. Ciò è dovuto alla fortuna, ma simili obiettivi si raggiungono con molto lavoro e tanti sacrifici.

 

 

Che cos’ha il calcio argentino di differente rispetto al calcio italiano?

 

Allora le differenze sono tante, non si può paragonare il calcio professionistico da quello dilettante, l’unica cosa che hanno in comune è la passione, la voglia, poi durante la settimana si svolgono tanti lavori diversi, e pure il giorno della partita, in conclusione mi sono reso conto di quanto siano passionali gli italiani, ma questo in qualsiasi sport.

 

 

Ad un certo punto decide di lasciare l’Argentina per venire in Italia, come mai ha deciso di lasciare la sua nazione?

 

Nel 2018 ho avuto un intervento alla colonna vertebrale, è stato un intervento importante. Ti devo dire che ho la cittadinanza italiana dal 2013, inoltre mai avrai pensato di lasciare l’Argentina visto che la situazione politica era buona, nessuno si fidava della mia condizione fisica, ho conosciuto un procuratore italiano che mi ha prospettato questa opportunità, il procuratore l’ho conosciuto tramite Lautaro Fernandez, un caro amico argentino (in Argentina militava nella Platense) che giocava in Calabria in quel momento, o in Sicilia, anche se non mi ricordo bene. Cosi appena arrivato in italia sono andato a giocare in Sicilia, nel club Pozzallo.

 

 

Appena arrivato in Italia si è trovato bene, si è ambientato con facilità?

 

Mi sono trovato bene, abbiamo diverse cose in comune, il cibo, l passione per il calcio, in Argentina ci sono italiani e spagnoli, appena arrivato in Italia ho imparato la lingua, e posso dire che sono contento di essere qui in Sardegna.

 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono difensore centrale, sono il famoso libero, anche se oggi poche squadre usano il ruolo del libero.

 

 







Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ne ho fatti diversi, ma ti posso dire che il goal più importante l’ho fatto 2 settimane fa, fondamentale per la squadra dove gioco ora.

 

 

In Italia ha giocato in diversi club, ha un bel ricordo di tutti questi club?

 

Sono arrivato in Sicilia, e ho giocato nel New Pozzallo, poi sono stato in Sardegna: Monteponi Iglesias e Arbus, ho militato nell’ Agnonese, Molise, anche se l’esperienza è stata piccola, in Puglia nel Castellanaeta nel Lazio a Sora e nel Città di Anagni, di nuovo mi sono trasferito in Sardegna al Budoni dove abbiamo vinto il campionato d’eccellenza, poi al Bonovra e  adesso mi trova a  Villacidro nel club Villacidrese.

 

I ricordi non possono essere che bellissimi, mi hanno aperto la porta di casa, sono nate delle belle amicizie. 

 

Cosa ci può dire di questa esperienza calcistica in Sardegna?

 

L’esperienza in Sardegna è stata bellissima, mi piacerebbe rimanere qui, la gente è fantastica.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

La mia personalità, a volte mi aiuta a volte no, sono un ragazzo “sanguigno”, con un carattere forte, perciò questo mio modo di essere è utile in certe situazioni, meno in altre. Sono contento di essere così.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono cresciuto guardando Juan Romàn  Riquelme, è il presidente del Boca Juniors , e poi Diego, Diego è il calcio.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Se ho giocato tanto in Argentina è perché loro mi sono sempre stati vicino, la famiglia è tutto, gli amici passano e poi in questo tipo di lavoro sempre si fanno nuove amicizie, visto che si entra in uno spogliatoio con 30 persone nuove.

 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Ai miei genitori che sono sempre presenti, la motivazione per andare avanti ha riguardato sempre e solo loro.

 

Grazie 

 

 

08   02   2024

martedì 6 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ARMANDO

DI MARTINO









  Armando di Martino è nato a Gela, il trentuno gennaio 1993, un giocatore e gioca a calcio nel ruolo di portiere. Questo il suo curriculum:

 

 

Stagione 2006/2007: F.C. Messina Peloro categoria giovanissimi 93 e 8 presenze da titolare con gli allievi nazionali classe 1990/91. Maggio 2007: prima convocazione in nazionale presso centro tecnico federale di Coverciano. Dalla stagione 2007/08 alla stagione 2011/12 al Torino F.C nelle categorie giovanissimi, nazionali classe 92, allievi nazionali classe ’93 e Primavera. Dicembre 2008 stage presso centro tecnico federale di Coverciano di 16 portieri di cui 8 classe 93.

 

 Stagione 2012/2013, Lupa Frascati (Roma) campionato serie D 23 presenze, stagione 2014/2015 Atletico Gela, stagione 2015/2016 Modica eccellenza, stagione 2016/2017 Licata calcio eccellenza, stagione 2017/2018 Ragusa Calcio Eccellenza, stagione 2018/2019 Ragusa eccellenza, stagione 2019/2020 Gela eccellenza, stagione 2020/2021 Ragusa eccellenza, stagione 2021/2022 Ragusa eccellenza (vittoria coppa e campionato23 pres.), stagione 2022/2023 Comiso/Gela eccellenza, nell’anno in corso sono al Gela calcio, sempre in eccellenza.


 

 




La prima domanda che le voglio fare è la seguente, come sta andando la stagione in corso? Soddisfatto delle sue prestazioni?

 

La stagione in corso sta andando abbastanza bene, sia a livello personale che di squadra. A livello personale sono contento delle mie prestazioni e spero di alzare sempre l’asticella e soprattutto sto rincorrendo un record di “clean sheet” (partite senza subire gol) e per adesso sono a 8 e devo dire che non sono poche.

 

 A livello di squadra sono molto soddisfatto perché nonostante siamo una squadra giovane e partita per salvarsi siamo quarti in classifica.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione? E perché ha scelto il ruolo di portiere?

 

Ho scoperto che il calcio sarebbe diventata la mia grande passione   la prima volta che ho messo piede in un campo di calcio, all’età di 6 anni. Da piccolo sia nei videogiochi che nelle partite in tv mi affascinava il ruolo del portiere perché era l’unico diverso sia per gioco che per l’abbigliamento e fin da piccolo mi sono messo in porta per non uscirne mai più!



 


 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio” (anche se lei gli ha resi fieri, è laureato in Scienze Motorie)?

 

I miei genitori mi hanno sempre supportato nelle mie scelte e non hanno mai messo ostacoli tra me e il calcio, anche loro hanno fatto molti sacrifici. La laurea magistrale in sport e management è un la fine di un percorso scolastico che avevo promesso a mia mamma quando sono andato via di casa 18 anni fa.

 

 

A 14 anni lei viene preso al Torino, nelle categorie giovanissimi, che esperienza è stata, immagino fondamentale?

 

Dopo Messina, il Torino a 14 è stato un’esperienza bellissima durata sei anni, ai tempi era il settore giovanile più titolato d’Italia e questo mi riempiva di orgoglio e comunque la maglia granata è una maglia gloriosa e storica.

 

Che cosa ha lasciato a Torino e che cosa ha imparato?

 

A Torino ho lasciato parte del mio cuore. Ho imparato molto, a 14 anni sono arrivato e a 20 sono andato via, praticamente l’adolescenza l’ho passata lì e le lezioni di vita sono state molto e me le porto ancora dentro.


 


 


Non sentiva la mancanza di casa, degli amici, della sua città?

 

Ovviamente sentivo la mancanza di casa e degli amici, ma la passione per questo sport era la mia forza ogni giorno.

 

Altra esperienza importante e altro ambiente a Roma, che cosa ci può raccontare a tal proposito?

 

A Roma è stata una bella esperienza, nulla a che vedere con Torino, ma è durata poco e per me è stata la solita tappa del mio percorso.

 


Fra le tante squadre in cui Lei ha giocato a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra a cui sono rimasto più legato è il Ragusa. Sono stato lì 5 anni e ho vinto 2 campionati e 2 coppe. 



 





Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Nutro molto interesse per la formula 1.



La sua miglior parata se la ricorda?

 

La mia più bella parata una decina di anni fa Gela atletico Gela. Un colpo di reni su tiro di testa di Nicotra.

 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Grandi discussioni no, perché ho sempre avuto rispetto dei ruoli, ma adesso ti potrei dire che “qualcosina” non avrei dovuta tenerla dentro.

 

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego: ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Mi impongo in campo e contro i miei avversari, con i miei compagni sono sempre il primo ad aiutarli e a disposizione per tutto, mi piace consigliare e prendere consigli, aldilà di essere il vice capitano, mi sento un punto di riferimento e questo mi riempie di orgoglio perché è davvero un gruppo importante composto da gente fantastica.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio la posizione, e il mio livello tra i pali, però, fuori dai pali potrei fare meglio.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora?

 

Il calcio che è la  mia passione è diventato anche il mio lavoro e questo per me è bellissimo, ovviamente non sono soddisfatto perché la mia carriera poteva andare diversamente, ma non cambierei nessuna delle mie scelte se dovessi tornare indietro,  in quel momento per me erano la scelte migliori, forse  mi comporterei diversamente in determinate circostanze.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Come portiere mi piace molto Oblak.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è al primo posto per me. Ovviamente gli amici hanno anche il loro posto nel mio cuore.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Vincere il campionato con il Gela (ride). 

 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista alla mia famiglia che c’è sempre stata e continua ad esserci e a darmi tanta forza, poi lo dedico a tutte quelle persone che mi vogliono bene e mi sopportano nella quotidianità.

 

Grazie 



 06 02  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

lunedì 5 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO

LAGHEZZA

 


 

 Antonio Laghezza è un giocatore   italiano, ruolo portiere è nato   il 18 luglio del 1988, e abita a Francavilla Fontana (Brindisi) e questa è la sua carriera.

 

 Nel 2005 gioca nella primavera del Catanzaro, serie B, 15 le partite.

 

 Nel 2007, stagione 2006 – 2007 Antonio Laghezza esordì nel campo professionistico di serie C2 con il Catanzaro. Viene poi acquistato dal Grottaglie. Con il Grottaglie esordì nel campionato dilettantistico di Serie D, giocando tutte le partite del campionato di Serie D. Con il Grottaglie ha 34 presenze. Nel 2008 viene acquistato dal Francavilla. Con il Francavilla giocò un ottimo campionato di serie D. Con il Francavilla ha 31 presenze. Nel 2009 Antonio Laghezza viene acquistato dal Grottaglie di nuovo. Nel 2010 viene premiato come miglior portiere del girone H del campionato di serie D. Con questo club raggiunse 2011-2012 le 100 presenze nel campionato si serie D. Dopo 6 stagioni decise di trasferirsi, totale 151 presenze. Nel 2015 viene acquistato dal Casarano ed esordisce nel campionato di eccellenza: 19 presenze.

 

 Nel 2016 viene acquistato dal Novoli. Con il Novoli subisce un bruttissimo infortunio nel 2017 alla fine della stagione in Eccellenza. Nel 2017 viene acquistato dal Deghi. Nel 2018, stagione 2018-2019 segna un bellissimo gol nel campionato di Promozione.

 


 Nella stagione 2020-2021 gioca con gli Spartan Boys Ginosa nel campionato di Eccellenza.

 

 Nella stagione 2021- 2022 prima milita nell’Avetrana calcio, in promozione, sempre nello stesso anno a dicembre si trasferisce a Grottaglie in eccellenza, giocando tutte le partite, e fecero fatto un piccolo miracolo, la salvezza, quando arriva a dicembre erano ultimi con 7 punti. Fu una grande festa per tutta la città. 

 

 Poi si trasferisce al Brillacampi, nel 2023 era in promozione, riescono a vincere il campionato tramite i play off, nell’ ultima gara dei play off al 120 minuto para un calcio di rigore, la squadra raggiunge così l’obiettivo dell’eccellenza. Nella stagione 2023-2024 milita ancora al Brillacampi e ho giocato tutte le partite. 

 

 

 

 


 

 


Lei è molto conosciuto, è stimato e tutti la definiscono come un portiere eccellente. È giovane e la mia prima domanda è questa, quali obiettivi si prefigge? 

 

Grazie per il giovane, va detto che sicuramente a 36 anni nella mente sei ancora giovane, ma purtroppo il fisico a volte ti inizia a fare capire che ahimè giovane non sei più, soprattutto quando sei costretto ad allenarti quasi ogni giorno e giocare poi la domenica. Comunque ti parlo da giovane e ti dico che obiettivi nel calcio ne ho ancora qualcuno da poter realizzare, uno di questi è quello prefissato con la mia attuale società ad inizio anno, che sarà difficile, ma “Non Molliamo Mai”.



 


 


Il 5 di novembre del 2023 A novembre la sua squadra attuale, il Brilla Campi vince una gara importante contro l’Ostuni 1945, con un punteggio di 2-0. Questa partita verrà ricordata per un gesto che le fa onorece lo vuole raccontare?

 

Ma credo che il gesto fatto in quella occasione sia alla base della sportività a prescindere da qualsiasi risultato si ottenga sul quel rettangolo verde. 

 

Io ho semplicemente consolato il mio collega portiere avversario che in quella occasione purtroppo era giù di morale per via del risultato negativo ottenuto nei 90 minuti di gara. Noi addetti ai lavori dobbiamo sempre ricordarci che lo sport è un divertimento e per alcuni può essere anche un esempio di vita, perché il calcio o qualsiasi altro sport ti permette di crescere  nei vari periodi della nostra esistenza, e in alcuni casi può darti una mano ad affrontare i vari ostacoli che si presentano sul nostro cammino. 


 




 

Le faccio i miei complimenti, di questi gesti ne vedo pochi, e penso che questo sia il vero calcio, e come dice lei, io stesso di calcio ne vedo poco, secondo lei il vero calcio, il calcio del rispetto dell’avversario c’è ancora?

 

Spero e credo che esista ancora tutto ciò, anche perché noi più veterani dobbiamo essere da esempio per le nuove generazioni che vogliono usare lo sport come loro punto fondamentale della vita! E questi gesti danno una mano a tutto l’ambiente calcistico che a volte si macchia di episodi negativi.



 


 


Si ricorda il momento preciso che ha pensato che il calcio sarebbe diventata la sua passione più grande?

 

Ricordo con molto piacere che quando decidemmo io insieme alla mia famiglia che all' età adolescenziale di 16 anni sarei dovuto  andare via di casa, iniziai a pormi degli obbiettivi e uno di questi era appunto cercare di fare crescere giorno dopo giorno la mia esperienza calcistica, e credo che da quel momento in avanti sia partito un “po' tutto”.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio” (anche se so che suo padre è stato e sarà sempre il tifoso più grade)?

Tornando a suo padre che cosa le ha insegnato di importante per farla diventare l’uomo che è oggi?

 

I miei genitori sono stati unici in tutto e dovrò dirgli grazie per sempre per aver fatto dei sacrifici nei miei confronti, mio padre è un esempio di vita vissuta e grazie a lui ho imparato e sto imparando ancora adesso il mondo del lavoro, mi rendo conto ora che anche io ho una famiglia e dei figli, che ringrazio ogni giorno per il sostegno che mi danno a partire da mia moglie Emma che è super in tutto sino a finire a miei due splendidi gemelli Cosimo e Pietro che per me sono linfa vitale per ogni cosa che faccio,  portare avanti e sacrificarsi per la famiglia è davvero dura e per questo dico solo grazie a loro per quello che sono. 



 



Un’azione che tutti ricorderanno è quello che è successo  quando lei era al Deghi, nella stagione 2018-2019, dove lei  riesce a segnare il suo primo gol. Ma com’è stato possibile tutto ciò? E che cos’ha la spinta a lasciare libera la porta?

Sicuramente è stato un momento veramente pazzesco della mia umile carriera da giocatore, dove follia e pazzia si sono uniti in un unico momento. Puoi provarlo a sognare un momento del genere da portiere, ma non immagini mai che possa accadere, a me è accaduto e dico grazie alla vita per questo bellissimo goal.

 





 



Durante una partita lei ha subito un brutto fallo, tanto che è stato operato alla milza, mi scusi visto che lei sentiva un gran dolore, non sarebbe stato meglio se non avesse continuato, lei ha rischiato di morire, e questo lo sanno tutti, quello che voglio chiederle e, mi scusi se la domanda può sembrare banale, ma valeva la pena di continuare la partita?

 

Quel giorno purtroppo è stato la mia seconda data di nascita proprio in virtù di quel bruttissimo episodio. 

 

Con il senno di poi dico che sicuramente era meglio stare fermo appena dopo aver subito quel brutto fallo, ma la voglia e determinazione di raggiungere l’ obiettivo di vincere il play- out con la società dove militavo ,che era il Novoli calcio, mi hanno permesso di stringere i denti e festeggiare due avvenimenti, uno la nostra permanenza nella categoria Eccellenza, un bellissimo traguardo e infine la mia salvezza, inteso come vita, grazie al pronto intervento del nostro fisioterapista Renato Rausa, della società Novoli e tutta l’ equipe del Vito Fazzi di Lecce.



 




Al Grottaglie lei ha militato per diversi, anni, sono stati anni importanti dove lei ha avuto modo di mostrare le sue qualità, questi anni che cosa hanno rappresentato per lei, e poi frequenta ancora, a scopo di amicizia, quel club?

 

A Grottaglie ho trascorso tanti anni della mia vita calcistica, dove mi hanno formato sia calcisticamente e sia come uomo di sport. Per me è una seconda casa proprio perché ho curato molto i rapporti umani in primis e poi sono diventato un punto di riferimento per tutta la squadra, ma anche per la cittadina grottagliese. Un popolo che vive di calcio dove ogni domenica ci sono tanti tifosi, esigenti sì, ma veramente fantastici nel loro modo di tifare.



 


 


Nel 2010 viene premiato come miglior portiere del girone H del campionato di serie D, un bel traguardo, si ricorda cos’ha provato in quel momento?

 

Certamente essere premiati all' età di 23 anni è sicuramente motivo di orgoglio e dedizione per tutti i sacrifici fatti nell' annata che si è giocata. Per me il 2010 è stato un anno pieno di soddisfazioni personali in primis parando 4 rigori su 5 subiti, e poi  anche a livello di squadra perche abbiamo fatto un ottimo campionato, appunto nel girone H di serie D, uno dei più tosti di tutta Italia.

 

 







Lei ha giocato in diverse squadre, se dovesse sceglierne una, qual è quel club nel quale lei ci ha lasciato il cuore? 

 

Credo di aver lasciato qualcosa di buono in tutte le società in cui io ho giocato: Grottaglie, Catanzaro, Francavilla Fontana, Manduria, Casarano, Ginosa, Avetrana, Deghi calcio, Novoli, e infine Brilla Campi, proprio perché ho curato prima i rapporti umani e poi dopo il lato calcistico, in tutte queste società ho dato sempre il massimo e facendo così lasci sempre un pezzettino del tuo cuore per ogni maglia sudata al 100%, va detto anche che sicuramente al Grottaglie ho avuto una grande crescita umana e non posso negarmi di dire di aver lasciato e dato sempre il mio cuore a tutto.

 




 


Si ricorda la sua parata   più bella?

 

Per quanto riguarda la più bella parata, nell’arco di tutte le annate e le partite giocate le parate sono tante come sono tanti anche gli errori fatti, sicuramente una delle ultime che ha cambiato le sorti della vittoria di un mio campionato è stata quella fatta l’anno scorso nella finale playoff su calcio di rigore che ci ha dato la possibilità di vincere quella partita e fare il salto di categoria.


 






Che cosa vorrebbe aggiungere a questa intervista?


In conclusione di questa bellissima intervista voglio ringraziare te Paolo per avermi dato la possibilità di raccontare un po' la mia piccola storia calcistica, sono grato a tutte le società e i giocatori che ho avuto modo di conoscere ed alcuni diventare anche miei amici nella vita privata, sono grato alla mia umile carriera che molto probabilmente questa doveva essere e che ancora alla tenera età di 36 anni non conosce la parola fine in un’ottima categoria che è l’Eccellenza Pugliese. 

 

Piccolo consiglio per le nuove generazioni che si vogliono affacciare a questo sport è il seguente:  date il massimo in ogni allenamento che fate perché solo cosi vedrete il vero miglioramento fisico su voi stesso, ma allo stesso tempo non lasciate perdere tutte le altre opportunità che la vita vi offre come la scuola, oppure il lavoro, o qualsiasi altra chance di vivere la vostra vita; il calcio è una bella opzione per vivere, ma in alcuni casi illude troppo le idee che si possono avere, e quando sarete chiamati ad affrontare la realtà sarà difficile accettare tutto quello che vi circonda, quindi godetevi a pieno la vostra vita calcistica e coltivate anche una vita parallela ad essa.


Grazie.












 05   02   2024

 

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