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mercoledì 10 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

STEFANO

VAMPORE


 


 





 

 

Stefano Vampore lavora nel settore calcistico, di Napoli abita a San Giorgio a Cremano, e questa è la sua carriera.

 

 

Settore giovanile Bisceglie calcio serie C Portici serie D playoff, Rieti settore giovanile e scouting prima squadra serie C Mondragone eccellenza Playoff, Pomigliano eccellenza Playoff, Ercolanese Promozione vittoria campionato, Ercolanese playoff eccellenza vittoria Playoff.

Inoltre ha collaborato con il Foggia calcio come osservatore per la Campania.






Per prima cosa auguri per il nuovo arrivato, e come domanda le voglio fare questa: com’è nata la sua passione per il calcio?

 

Innanzitutto grazie mille per gli auguri per la nascita del mio secondo genito. La passione per calcio non credo che sia nata in un momento particolare, ma penso semplicemente che sono nato io con in testa il calcio; i miei genitori dicono sempre che volevo comprare palloni e vedere partite da prima di iniziare a camminare

 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Devo dire che i miei son sempre stati molto propensi ad assecondare la mia passione, ovviamente per loro, così come adesso lo è per me, era fondamentale che io mi creassi una mia cultura studiando, però non mi hanno mai messo i bastoni tra le ruote, hanno sempre cercato di accompagnarmi in questo cammino  facendomi capire che ovviamente bisognava però portare avanti anche altre attività  importanti come lo studio, ed è quello che cercherò di trasmettere anche io ai miei figli.

 


Secondo lei perché in Italia tutti i ragazzi, anche se non tutti per essere esatti vogliono essere giocatori, per essere famosi, oppure per condurre una vita agiata?

 

Io penso in tutta onestà che molti ragazzi vengano spinti dai genitori a giocare a calcio e leggo questa cosa come una voglia da parte dei genitori più che dei ragazzi di rivalsa, perché?  Magari non son soddisfatti della propria vita e vorrebbero che i figli con il calcio vivessero una vita diversa sicuramente più agiata. Ma diventare calciatori è un compito molto arduo in quanto oltre a grandi doti tecniche e fisiche ci vuole tantissimo sacrificio e i ragazzi di oggi son sempre meno propensi a farne. 

 


Dal primo di luglio lei è direttore sportivo del club ASD Rione Terra, inizia una nuova esperienza, che cosa si può a dire a riguardo?

 

Sono molto felice di iniziare questa nuova esperienza al Rione Terra. Devo dire che ho trovato l’ambiente giusto per lavorare in un certo modo e spero davvero di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati con il club, perché lo merita sia la società e sia il presidente

 


Lei è stato scouting e direttore di diverse squadre,  si è trovato bene con tutte oppure un club gli è rimasto nel cuore?


 Devo dire che quando fai della tua passione anche un lavoro bene o male riesci a trovarti bene ovunque, certo ci sono delle esperienze che ti restano dentro maggiormente come quella al  Bisceglie, tra l’altro  è stata la mia prima nel professionismo ed è un luogo che mi è davvero rimasto nel cuore, ma mi son trovato molto bene anche a Portici così come a Mondragone e ad Ercolano dove son riuscito a vincere anche il campionato di Promozione e i playoff di eccellenza l’anno dopo: ecco questa sicuramente è stata l’impresa più difficile  finora realizzata.

 

Ma in generale tutte le esperienze mi hanno lasciato qualcosa, facendomi poi diventare ciò che sono oggi



L’esperienza nel Foggia com’è andata; si è trovato bene?


Foggia è un posto che vive di calcio, cammini e respiri aria di calcio, quindi è impossibile non trovarsi bene, anzi ti fanno sentire importante. Racconto un aneddoto che mi è successo appena uscito fuori lo stadio dopo il primo giorno, si avvicinano dei tifosi i quali mi guardano e dicono: “Mi raccomando quest’anno dobbiamo fare grandi cose con i giovani.” 

 

È stato emblematico in quanto avevano preso informazioni anche su di me che rispetto ai tanti presenti in società ero davvero uno dei meno esperti. 

 

E mi ha fatto molto piacere, mi ha fatto sentire l’importanza di collaborare con un club del genere, è stata sicuramente una bella esperienza della quale devo ringraziare una persona alla quale tengo tanto che è Mister Gianfranco Mancini il quale mi ha detto fiducia da subito portandomi con lui da prima a Bisceglie e poi a Rieti e Foggia, sicuramente non finirò mai di ringraziarlo.



Non è certamente semplice fare il direttore sportivo, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi, lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Il ruolo del direttore è a parer mio insieme a quello dell’allenatore il più difficile. La responsabilità è davvero tanta. Diciamo che oggi lavorando non riesco a dedicare tanto tempo a vedere le partite se non il fine settimana dove tra sabato e domenica ne vedo almeno 4/5. 

 

Sicuramente mi ha aiutato molto essere giovane e avere un rapporto molto diretto con i calciatori, essere vicino alla loro età mi ha permesso di entrare in sintonia con loro, creando dei rapporti con alcuni che vanno anche al di là del calcio e quindi di riuscire ad avere un posto privilegiato nelle loro scelte. 

 

Comunque fin quando mi son dedicato solo al calcio gli dedicavo 18 ore al giorno, tra studio delle partite e organizzazione generale

 


Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Devo dire che io mi reputo molto fortunato, nella mia breve carriera ho sempre ottenuto eccellenti risultati, chiaramente non è stato sempre tutto semplice, ma ho cercato di trarre il positivo anche dai momenti difficili, in quanto sono soprattutto delusioni e momenti difficili che poi ti fanno crescere professionalmente. 

 

Però devo dire che in tutti i club io sia stato alla fine abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi, anzi delle volte siamo andati anche oltre. Quindi su questo mi reputo bravo e fortunato.

 






Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

L’emblema per me del calciatore per eccellenza è sempre stato Paolo Maldini e secondo me rappresenta tutto ciò che un calciatore dovrebbe avere: classe, disciplina, impegno qualità tecniche e fisiche, è un calciatore veramente completo, diciamo che per me è sempre stato l’esempio del calciatore perfetto. Per quanto riguarda un calciatore che ammiro meno, diciamo che non si tratta di ammirare meno, ma forse di analizzare la carriera fatta e quindi di conseguenza affermare che avrebbe certamente potuto fare molto di più, dico: Adriano l’imperatore.

 

Aveva tutto per poter essere uno dei migliori attaccanti di sempre, purtroppo troppo fragile di testa e quindi secondo me ha fatto meno di ciò che poteva. 

 


Un difetto e un suo pregio in ambito lavorativo?


Un mio pregio nel lavoro è avere un grosso rispetto delle persone in primis e dei ruoli, ma soprattutto sono una persona onesta e trasparente ed è sempre più difficile in questo ambiente. Un difetto è sicuramente che per me non esistono mezze misure, per me o è bianco o nero non riesco mai a vedere il grigio, anche se il bianco nero non tanto mi va giù come colore.



Questa domanda mi sembra d’obbligo, la nazionale italiana  riesce a esprimere poco, ho letto parole di fuoco sia contro l’allenatore, che contro i giocatori, perché secondo lei sta avvenendo questo, che cosa ci manca?


Credo fortemente che in Italia dobbiamo ritornare a pensare che bisogna puntare molto di più sulla qualità, quello che ho notato in questo europeo è che non avevamo un calciatore che creasse la superiorità numerica che prendesse iniziativa  e nessuno che si caricasse la squadra sulle spalle ecco, dobbiamo tornare a puntare  molto di più alla qualità, lasciare molta più libertà di azione ai ragazzi sin dai settori giovanili e soprattutto puntare molto più sui nostri talenti che ci sono e non farli fuggire all’estero.



Un sogno per il futuro?


Sicuramente per il futuro mi auguro di poter continuare a crescere professionalmente e di stare stabilmente nei professionisti, il calcio è la mia vita e certamente non ne farò mai a meno.



A chi vorrebbe dedicare questa intervista?


Dedico questa intervista certamente alla mia compagna che mi ha dato la gioia di essere papà per due  volte e che sopporta durante le stagioni calcistiche tutti i miei sbalzi di umore, alla mia principessa e al mio principe, ai miei genitori e i miei fratelli che mi son sempre stati vicini. Insomma alle persone più importanti per me quelle senza i quali non sarei ciò che sono oggi e per i quali darò sempre tutto fino alla fine. 

 

Paolo ti ringrazio per l’intervista. Grazie è stato un piacere.


 


10  07     2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

sabato 6 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PASQUALE

ALLOCCA



 



 

Pasquala Allocca è un giocatore   di Napoli e così ci si presenta: “

 

 

Ho iniziato a 11-12 anni nel’ lU.S.D.  Nicola Castel di Cisterna.

 

A 16-anni esordisco in promozione col s. Vitaliano, dove resto per tre anni, poi due anni a s. Paolo Belsito in prima categoria, un anno Cimitile in promozione, poi 3 anni nella Mariglianese partendo dalla seconda categoria fino al campionato di promozione, successivamente passo alla Summa Rionale Trieste dove ci resto per 9 anni partendo dalla seconda categoria, vincendola e arrivando in promozione in soli tre anni; successivamente ho militato nell’ AC. Scisciano in seconda categoria vincendo il campionato e arrivando in prima, ci sono rimasto per 5 anni.

 

 

 


 




Come si è conclusa la stagione 2023-2024, soddisfatto oppure poteva fare meglio?

 

La stagione si è conclusa con un buonissimo piazzamento in zona playoff, dove poi siamo usciti al primo turno. Sono sicuro che avremmo potuto fare di più per la rosa che avevamo!

 

La prima domanda che le voglio fare è la seguente la prossima stagione sa dove andrà a giocare? 

 

Per la prossima stagione sto valutando qualche chiamata, spero di fare la scelta giusta! Ho ancora voglia di divertirmi.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto che il calcio sarebbe diventato la mia prima passione praticamente nella culla, ci dormivo con il pallone e da quel momento in poi non l’ho più lasciato.

 


 

Nel club Summa Rionale Trieste, da come ho capito ci rimane 9 anni, sono tanti, immagino che ci sia trovato non bene, ma benissimo, che cosa ci può raccontare di questa esperienza? 

 

Con la Summa è stata la mia esperienza calcistica più lunga, un gruppo di amici partito dalla seconda categoria che è riuscito ad arrivare fino alla promozione, al primo anno dell’ottava giornata avevamo un solo punto, ma alla fine ci siamo salvati con due giornate d’ anticipo, direi una vera impresa!

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono un centrocampista centrale, all’ occorrenza mi adatto  benissimo anche come terzino sia destro che sinistro, e qualche volta da centrale difensivo. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Con i mister che ho avuto non ho mai fatto discussioni, ho sempre accettato le loro scelte anche perché per fortuna mi hanno sempre fatto giocare (ride). 


 




Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

In un gruppo, come nella vita, bisogna sempre accettare i consigli, ma, data la mia età, sono più portato a darli, gioco da oltre 20 anni, ho molta  esperienza alle spalle!

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio? Credo sia quello di non mollare mai, neanche quando tutto sembra perso. Il difetto? Odio perdere (ride).

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Un giocatore che ammiro tantissimo, se parliamo di professionismo, è sicuramente Francesco Totti!

 






Secondo lei a questi europei cos’è che sarebbe mancato, in conclusione quali sono i difetti di questa nazionale che danni esprime ben poco sul campo?

 

Il problema della nazionale è che non ci sono più giocatori di un tempo, il livello è sceso tantissimo, prima si trovavano ragazzini in strada ovunque che giocavano a calcio, ora tutto questo non c’ è più, ed era da lì che nascevano i piccoli campioni. Ora invece la tecnologia - faccio riferimento all’uso dei tablet-cellulari-pc – fa in modo che i ragazzini preferiscono giocare con altri mezzi e modalità!

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il sogno che vorrei si avverasse nell' immediato sarebbe quello di riavvolgere il nastro e ripartire dalle giovanili.

 

Ormai sono gli ultimi anni, data l’età, e se ci penso vorrei poter bloccare il tempo per giocare per sempre.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Non ho dediche particolari da fare.

 

Forse a me stesso, anche perché lavorando nell’edilizia trovo comune la forza di allenarmi la sera dopo giornate durissime.

 

 

Grazie 

 

06 07   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 2 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SALVATORE PETRUCCIO

 





 

 Salvatore Petruccio è un ex giocatore  di calcio, ruolo portiere, nato a Napoli il 5 settembre del 1966. Questa è la sua carriera.

 

Settore giovanile giovanissimi, allievi, under 19 nella squadra del Casal Posillipo dal 1979 al 1981; prima squadra in 1° categoria nel 1982-83, nell’anno successivo Real Santa Lucia, campionato di promozione (non esisteva eccellenza). 

 

Anno 83-84, eccellenza in Fisciano (SA) seconda classificata in campionato vinto dall’Ebolitana, ma prima squadra a raggiungere nella storia le semifinali nazionali della Coppa Italia dilettanti partendo dall’eccellenza.


 

 


 

 


 La prima domanda che le voglio fare è la seguente: quando ci siamo conosciuti lei era restio ad essere intervistato, questo perché secondo lei non avrebbe potuto dire molto sulla sua esperienza calcistica, io invece ritengo che ogni esperienza sia importante, ed è questo l’intento delle mie interviste, a questo punto le chiedo, visto come si sono conclusi gli europei, il calcio italiano dove sta andando?

 

Il calcio italiano è alla deriva, ma non per il risultato degli europei, ma perché manca una ristrutturazione totale, i settori giovanili sono non curati, non strutturati se non in pochissime società. Bisognerebbe partire dal negare l’utilizzo di calciatori stranieri nei settori giovanili.



 




Tutti, ma proprio tutti si sono scagliati, oltre che contro i giocatori, anche contro Spalletti, come se lo spiega -eppure a voi del Napoli vi aveva fatto vincere lo scudetto -?


Spalletti per me è un grande allenatore, ma una cosa è gestire un gruppo quotidianamente per una stagione intera, altra cosa è la Nazionale. Io ho avuto la netta impressione che i calciatori italiani non vedevano l’ora di andare in vacanza.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato giovanissimo ed il calcio l’ho sempre avuto nel sangue. Giovavo facendo tanti sacrifici, ma senza sforzo perché alla base c’era una grande passione.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori erano operai e chiaramente e spingevano per gli studi, ma non Hanno mai ostacolato il mio percorso, neanche quando a 14 anni mi sono trasferito a Catanzaro per andare nel settore giovanile. Purtroppo dopo due mesi son dovuto tornare indietro perché le società non avevano raggiunto l’accordo economico per il trasferimento.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono rimasto molto legato al Casalposillipo, la mia prima società ed era anche la squadra del mio quartiere. Eravamo tutti amici, non c’erano ancora tutti quei soldi che oggi girano anche a livello dilettantistico, ci spingeva solo una grande passione.



 


 


Ci può dire qualcosa a riguardo della sua esperienza nel club Fisciano, un’esperienza importante direi, non è così?

 

A Fisciano è stato un anno bellissimo coronato da tante vittorie e solo una strepitosa Ebolitana, che non perse praticamente mai, ci privò della vittoria del campionato. 

 

Poi il sogno della Coppa Italia dove turno per turno sorprendemmo prima noi stessi e poi tutto il mondo dilettantistico perché mai una società che partiva dall'eccellenza era mai arrivata a disputare una semifinale nazionale. Conobbi in quell'anno tanti calciatori della zona del salernitano creando tante amicizie tra cui qualcuna ancora viene alimentata da messaggi ed altro.

 






Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Mai avuto nessuno screzio con i mister, ne ricordo tanti con piacere qualcuno mi è rimasto dentro come il compianto Giampiero Ventrone che iniziò la sua carriera di preparatore atletico proprio nel mio primo anno di promozione con il Real Santa Lucia. Mi ricordo che in partenza per il ritiro di Campo di Giove riempì Piazza del Plebiscito di attrezzi e altro, era un marines e questo lo trasportava negli allenamenti. 

 

Io restavo alla fine dell'allenamento un'ora in più in campo solo io e lui perché tutti i giorni mi diceva: “Vedi tutti quanti? Bravi calciatori, bravi ragazzi tutti, ma solo io e te arriveremo in serie A”. Io pensavo che Giampiero fosse un folle a pensare queste cose, ma poi lui ci è arrivato per davvero  facendo le fortune dei gruppi di Marcello Lippi, la Juve e la Nazionale;  lo porto sempre nel mio cuore.

 


 


 


Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?

 

Nei gruppi dove sono stato ho sempre portato un grande rispetto per gli "anziani" rubando loro tutto quanto era possibile, nei comportamenti, nello stare in campo e negli spogliatoi e ne ho avuti di grandi calciatori con me. 

 

Crescendo con gli anni, anche se solo nel campo amatoriale, sono sempre stato un punto di riferimento senza mai imporre decisioni, ma dando la massima disponibilità e collaborazione.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Partiamo dal difetto: negli anni in cui ero una promessa del calcio campano, e ce ne sono stati di titoli sui giornali in Campania esisteva "LO SPORT SUD", probabilmente avrei dovuto credere in più nei miei mezzi, invece sono sempre stato riservato, mai timido, ma senza esuberanze e credo che nel ruolo di portiere bisogna invece imporre la propria presenza in campo farsi sentire dai compagni e farli sentire protetti, questa cosa credo sia stato il mio più grande difetto, colmato chiaramente negli anni, ora non è più così, ma l'esperienza è arrivata quando oramai era troppo tardi per un percorso professionistico.

 

 

Parlare di pregi personali mi viene difficile, direi che come portiere una dote particolare che mi riconosco è avere una ottima posizione tra i pali.

 






Ad un certo punto lei decide di lasciare il calcio, perché questa decisione?

 

La decisone di smettere era legata ai miei 22 anni, non avevo raggiunto livelli che mi permettevano di autosostenermi economicamente. Poi arrivò una possibilità di lavoro e quindi la decisione fu facile

 


Da come ho capito anche suo figlio gioca a calcio?

  

Sì, anche mio figlio ha giocato a calcio vestendo le maglie di questi club: scuola calcio Domenico Luongo - giovanissimi ed allievi nazionali con la Nocerina- allievi nazionali serie A/B con l’Avellino giocando contro Donnarumma e Scamacca - poi Beretti con l’Ischia di mister Porta - ed infine un anno in eccellenza con Monte di Procida.  Poi come me ha pensato al lavoro

 

Il più grande calciatore di sempre?

 

Il più grande calciatore di tutti i tempi: Lui!






 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico l’intervista ai miei genitori che non sono più con me.

 

Grazie 

 

02  07    2024 

 

(Tutti i diritti riservati)