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mercoledì 12 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 GASTON 

CESANI

 

 


     


Gaston Cesani, argentino è nato il 5 settembre del 1995. Ha iniziato a giocare a calcio a giocare calcio a 11 a 10 anni nel River Plate.

 

 

Queste sono le squadre dove ha militato: River Plate (under 20), Platense (primo contratto da professionista), lascia poi  l’Argentina per venire in Europa e gioca in serie C in Spagna con il Real Aviles, poi a Malta milita nel Floriana (serie A) e nel Sirens (serie A), si traferisce in Romani al Ceahlaul (serie B), infine viene in Italia dove ha giocato nel Rieti (serie D) e nell’Insieme Formia dove ha vinto una Coppa Italia). 

 

 


 



 


Lei è nato a Buenos Aires, quando ha scoperto che il calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

 

Non mi ricordo bene, gia a uno a due anni giocavo con il pallone, mio padre mi portava al parco sin da piccolo, ho iniziato a 5 anni con la squadra del mio quartiere la Pinocho.

 

 







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Diciamo che i miei volevano che io studiassi, ma io no volevo continuare ad andare a scuola, mia madre mi disse una volta che sarebbe stato impossibile. Perciò ho finito la scuola e ho continuato a giocare a calcio, ribadisco che mia madre mi diceva sempre che se fossi andato male a scuola avrei smesso di giocare a calcio.

 

 

Com’è stata la sua esperienza al River Plate? 


Bellissima esperienza, è la squadra più importante e grande che abbiamo in Argentina,   assieme all'altra squadra che il Boca Juniors,   al equivale alla Juventus in Italia. Gli allenatori mi hanno insegnato tutto, finito l’allenamento mi davano la possibilità di andare a scuola. Li ringrazio molto.

 

 

 

Ad un certo punto lei decide di lasciare l’Argentina, come mai?

 

All’età di 18 firmai un contratto da professionista con la Platense, una squadra di serie A, purtroppo ho avuto un infortunio abbastanza brutto, la pubalgia, mi hanno operato, una molta che mi sono rimesso in piedi loro non si sono comportati bene con me, ho rescisso il contratto. Il mio procuratore mi ha detto che in Spagna c’era una squadra che mi avrebbe voluto, il Real Aviles (serie C). Assieme alla mia famiglia ho deciso che per il mio futuro sarebbe stato importante lasciare l’Argentina per venire in Europa. Avevo 21 e non è stato facile andare dall’altra parte del mondo, in Europa. Ovviamente si è tratta di una bella esperienza.

 





 



Si è ambientato bene in Europa? Non le mancavano la famiglia, gli amici?

 

All’inizio è stato difficile, mi mancavano i miei amici, la mia famiglia, poi però ho trovato la forza per andare avanti, e in tutti i club dove sono stato ho trovato persone buone e disponibili, in conclusione all’inizio è stato difficile, ma poi ci si ambienta.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre e in diverse nazioni a quale squadra è rimasto più   legato? 

 

Sono legato a tutte le squadre perché ho avuto l’affetto della gente, all’S.S. D Insieme Formia abbiamo vinto la Coppa Italia, era da 16 che non la vincevano. Quando sono arrivato in Spagna, la squadra, il Real Aviles molto importante, rischiava di retrocedere e quando sono arrivato assieme ad altri due abbiamo fatto molto bene e ciò ha permesso alla squadra di salvarsi. I tifosi ancora mi scrivono, quando è il mio compleanno fanno un post su Facebook. In conclusione in Spagna con me si sono comportati benissimo.

 






 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Fondamentalmente faccio più assist che goal, mi ricordo che ne ho fatto uno quando ero nel settore giovanile contro il Belgrano de Cordova, il goal l’ho fatto da 30 metri, avevo visto che il portiere stava un po’ avanti e così ho tirato.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (dal punto di vista del calcio)? 

 

Ti posso dire che il mio pregio è fare i passaggi tra le linee, la gente dice che sono un calciatore intelligente. Il difetto? Il mio carattere, non mi piace perdere, mi arrabbio, solo io posso migliorare questo mio difetto.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ti posso dire che è stato Riquelme (Boca Juniors) l’ho sempre ammirato, due settimane fa mi sono portato anche mio fratello a vedere la sua ultima partita in quanto ha 45 anni, altro giocatore Fernando Gago, adesso mi piace molto è Leandro Paredes.

 

 





Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Ti posso dire che senza di loro non potrei essere io, quando sono in Argentina sto tutto il tempo con loro. Il fatto di essere sempre in contatto mi ha dato tanta forza per andare avanti.

 

 

La sua ultima esperienza in Italia è stata all’Insieme Formia, che cosa ci può dire (tra l’altro ho intervisto il direttore sportivo Filippo Di Marco)?

 

Esperienza bellissima, ho fatto 42 presenze e alla fine ho terminato per essere il capitano della squadra, abbiamo vinto la Coppa Italia siamo arrivati ai quarti di finale per la Coppa Nazionale, sono state due partite molto belle, ma non siamo riusciti ad andare oltre. Con il direttore Filippo Di Marco il rapporto è stato molto bello, è stato lui ha chiamare il mio procuratore. 

 


 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non ho sogno chiaro, la verità è che io voglio andare sempre più in alto, sono giovane e miro ad arrivare alla vetta.

 

 

 

 

 12Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

martedì 11 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

MATTEO 

CUSANNO 






 


 



 

Matteo Cusanno è un giovane giocatore francese di Grenoble (Francia) suo nonno è arrivato in Francia durante la II guerra mondiale dalla Puglia.   Così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Matteo Cusanno, ho iniziato a giocare a calcio all’età di 4 anni nel mio piccolo club del villaggio prima di partire all'età di 6 anni al Grenoble Foot 38 (GF38), squadra di serie B che è il club più importante della regione. 

 

Lì ho fatto tutto il mio settore giovanile fino  18 anni, poi ho fatto un piccolo passaggio, rimanendoci un anno solamente al Football Club Annecy (FC Annecy), che è un altro club di serie B. 

 

 

Terminato il settore giovanile in questi due club, ho avuto la possibilità di andare in Svizzera più precisamente Ginevra per giocare con il Meyrin Football Club (Meyrin FC), una squadra di serie D. 

 

Ci sono rimasto per 4 stagioni, prima di partire per il Signal Bernex Confignon altra squadra Svizzera, ci sono rimasto alcuni mesi, poi ho deciso di trasferirmi in Italia. Vado a giocare in Puglia la terra d’origine di mio nonno, e precisamente divento un giocatore per il Manfredonia Calcio. A metà stagione per vari problemi lascio la squadra, posso solo dire che si è tratta di un’esperienza un po’complicata a raccontare. 

 

Decido di rimanere in Italia per andare a militare nell’ S.S. D. Insieme Formia dove ho vissuto momenti stupendi con la vittoria in Coppa Italia che il club non aveva più vinto da 16 anni. Tra l’altro abbiamo avuto una bella salvezza in campionato. 

 

Adesso sono un giocatore libero pieno di voglia di giocare e che aspetta un bella opportunità".

 





 



Come prima domanda le voglio fare questa, lei è di Grenoble, e suo nonno è pugliese, quanto c’è di italiano nelle sue vene? 

 

Sì, sono nato à Grenoble in Francia, una citta vicina di Lione e della Svizzera. Una grande parte della mia famiglia e italiana, ho un nono e un zio pugliese di Corato precisamente e una nonna toscana da parte di  mio padre. Mentre dalla di mia madre la mia bisnonna e di Bellante in Abruzzo. Diciamo che l’Italia e presente di maniera forte nel mio sangue e anche nella mia educazione.



 

 


 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato da piccolo all’età di 4 anni. Ho giocato i primi due anni di calcio divertirmi nel mio villaggio poi la squadra professionista della regione mi ha chiesto se volessi venire, avevo 6 anni. Penso che sia stato da quel momento che ho preso conoscenza che il calcio sarebbe stata la mia passione.



 


 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

È vero è sempre delicato e anche difficile fare capire ai genitori la voglia di dare tutto per questa passione. 

 

Perché è un mondo particolare ed ovviamente si tratta di un lavoro precario. A l’inizio mio padre era dell’avviso che avrei dovuto pensare più allo studio e che il calcio sarebbe dovuto venire in secondo piano. Io non ero d’accordo, sin da piccolo ho sempre dato il massimo per questo sport, e tanti sono stati i sacrifici. Con il tempo la mia famiglia si è resa conto di quello che stavo facendo per arrivare in alto e così mi ha sempre sostenuto. Ma ciò non toglie che io non sia sono andato a scuola, e ho conseguito la maturità in Economia e Sociale.

 


 


 


Che cosa mi sa raccontare della sua esperienza al Football Club Annecy (FC Annecy)?

 

A l’età di 17 anni avevo militato già 10 anni al Grenoble Foot 38 squadra di serie B della mia regione, visto che avevo la possibilità di cambiare decisi che era giunto il momento di un’altra esperienza.

 

  In un primo tempo un club di Ajaccio (serie B) mi ha fatto venire per fare un provino di 10 giorni. Passai il provino, ma per motivi economici non ho potuto firmare perché la società era in una situazione finanziaria difficile. 

 

Allora ho firmato con il Football Club Annecy un’altra squadra di serie B in una regione vicina della mia. Era una esperienza molto stimolante su tanti piani, perché ho conosciuto un’altra maniera di lavorare e anche delle belle persone, con alcune l’amicizia dura e ci sentiamo molto spesso.

 

Dal punto di vista agonistico è stato diverso perché è stata anche la prima volta che ho sperimentato un cambiamento totalmente nuovo, inoltre mi sono adattare all’ambiente. Purtroppo ho subito alcuni infortuni, e questi hanno frenato il mio slancio di voler dare il meglio. In conclusione posso dire che rimane un'esperienza molto gratificante,   ho potuto imparare molto e sarà da questa esperienza che sono andato a giocare in Svizzera.

 



 


 



Come mai decide di andare in Svizzera, non sarebbe potuto rimanere in Francia?

 

Dopo la mia esperienza al Football Club Annecy sono tornato al Grenoble Foot 38. 

 

Ho avuto la possibilità di tornare perché l’allenatore delle U19 aveva chiesto la mia disponibilità.

 

Comunque alla fine di questa stagione sono entrato in contatto con una squadra di Serie D in Svizzera che cercava un difensore centrale, il progetto mi è molto piaciuto perché era una società molto seria, ma anche il fatto di scoprire un nuovo paese è stato uno stimolo in più. Inoltre visto che il Grenoble Foot 38 non mi aveva offerto niente, capìì che per me era giunto il momento di lasciare la Francia.

 

 




 



Ad un certo punto viene a giocare in Italia, come mai è andato al Manfredonia calcio, mi spiego meglio, com’è riuscito dalla Svizzera ad arrivare in Puglia?

 

Sono stati 4 anni magnifici in Svizzera, ho passato tanti bei momenti, ho conosciuto un calcio diverso da quello francese e ho incontrato delle persone fantastiche. 

 

Inoltre la Svizzera e un paese splendido, ho fatto la conoscenza di David Mounard, un francese ex giocatore professionista in Italia (ex Foggia, Salernitana, Benevento, Siena) che viene della mia stessa citta.

 

E’ stato lui a convincermi di venire in Italia, sapeva che ero di origine italiana e che portavo con me un grande un affetto. E così dopo alcune discussioni e riflessioni decisi di andare al   Manfredonia Calcio. David Mounard è un amico e mi aiuta molto.

 

 




 


Nel complesso come si è trovato al Manfredonia calcio, si era ambientato bene?

 

Ero molto felice di tornare nella mia terra d’origine delle mie origini in Puglia. Sul piano sportivo la squadra non è stata all’altezza delle mie aspettative, questo perché c’erano diversi problemi. Comunque ho potuto fare anche degli incontri interessanti all’interno del gruppo squadra. E’ stata anche la possibilità di avere “un primo occhio” sul calcio italiano. 

 


 


 


Lei lascia il Manfredonia e va all’Insieme Formia, tra l’altro conosco il direttore Filippo Di Marco, come si è trovato con l’allenatore, lo staff e i compagni di gioco?

 

È così, dopo la mia piccolo esperienza al Manfredonia sono partito per il Lazio e mi sono trasferito alla S.S. D. Insieme Formia. Effettivamente abbiamo Filippo Di Marco come conoscenza in comune, è lui che mi ha portato in questo club, ma devo anche ringraziare il consiglio che mi ha dato David Mounard. 

 

Mi sono trovato molto bene anche perché la tifoseria formiana mi ha subito accolto con un grande calore e li ringrazio per questo. Ho avuto anche un bel rapporto con il direttore Filippo Di Marco e tutto il gruppo di giocatori. La seconda parte della stagione è stata ricca di emozioni, anche perché abbiamo vinto la  Coppa Italia che mancava qua a Formia da 16 anni, un quarto di finale di Coppa Italia Nazionale che ci ha quasi portato in Serie D, si è trattata di una  bella salvezza meritata dopo una seconda parte di stagione dove giocavamo tutti i  giorni con una grande intensità.








In questi mesi non le mancava la famiglia, gli amici, non sentiva la lontananza da casa?

 

E’ vero che quando fai del calcio la tua vita devi allontanarti della tua casa, dalla tua famiglia e dagli amici

 

A l’inizio non è facile, come tanti giocatori che hanno dovuto lasciare le loro famiglie e persone care, anche io ho dovuto fare ciò. Fatto, ma col tempo ci prendi l’abitudine e poi fa parte della vita di un calciatore cambiare città e regione. Come ogni persona a volte senti la mancanza di casa, però la forza di fare bene è tanta.  Devo anche dire che ho una famiglia che mi segue ovunque, tante sono le volte che sono venuti a trovarmi molte volte in Svizzera e anche in Italia dove hanno vissuto l’emozione della vittoria in finale di Coppa Italia e la successiva notte di festa. 

 

E con me c’era anche la mia fidanzata, essa è un punto fermo nella mia vita di tutti i giorni e questo mi aiuta molto.

 

 



 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Dopo il calcio mi piace veramente il tennis, sono un grande fan di Novak Djokovic sia come sportivo che come uomo. Quando ci sono  i grandi tornei li guardo tutti, e quando  finisce la stagione calcistica  gioco tante partite da tennis, ovviamente come sport non ha nulla a che vedere con il calcio, ma mi diverto molto.









Lei gioca nel ruolo di? 

 

Come giocatore sono un puro difensore centrale. Posso giocare i due centrali in una difesa a 4 e in una difesa a 3, inoltre posso fare i 3 tanto centrale che i braccetti.

 



 


 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non è troppo difficile di ricordarmi miei goal, sono un difensore. Ma se dovessi sceglierne uno recente direi il gol vittorioso di testa in questa stagione nella partita di ritorno contro il Terracina vinto 2-1. 

 

E’ stato speciale per me perché è stato   il mio primo goal in Italia e in più in una delle partite più importante della fase di ritorno del campionato. La vittoria che ci ha permesso di prendere 3 punti molto preziosi per la salvezza. 

 

 

 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Se devo scegliere un pregio, ti dirò che sono un giocatore molto fisico, “cattivo” e intelligente, queste sono le mie caratteristiche principale. Come difetto secondo me è che devo lavorare ancora un po’ sul mio gioco con la palla sotto pressione.



 


 

 

Che differenza c’è tra il calcio italiano e il calcio francese?

 

Per me esiste una notevole differenza in termini  fisici tra il campionato francese e quello italiano. 

 

In Francia anche nei settori giovanili ci sono tanti giocatori che sono giocano con molta grinta, hanno una grande fisicità. Le partite sono “toste” con molti di loro. Invece il calcio italiano è molto più tattico e intelligente, l’ho visto nella maniera quando ci si allena, qua in Italia passiamo molto più tempo a lavorare dal punto di vista tattica, devo anche precisare che  le squadre sono molto organizzate sotto diversi punti.

 

 


 


Ora lei è libero, dove pensa di andare per la prossima stagione calcistica?

 

Per il momento non lo so, andrò dove il vento mi porterà. Sono pronto è determinato ad affrontare qualsiasi sfida, sto lavorando per questo. E dato che sono anche molto credente lascio che Dio mi guidi.

 

 

 

11  luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 10 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PEPPE

ANTIGNANO 

 

     



 

 

Peppe Antignano, di Napoli, è nato l’8 gennaio del 2001, possiede il Diploma turistico ed è un giovane giocatore. Dal 2013 sino al 2017 ha militato nella Puteolana 1909, Settore Giovanile, 2017/2018 con la Puteolana 1909, Promozione Campania, 28 presenze 2 gol, 2018/2019 con la Puteolana Promozione Campania 30 presenze 1 gol, stagione 2019/2020, Puteolana 1902 Eccellenza Campania, prestito, 22 presenze, 2 gol. Dal 2020 al 2022 è stato con la Frattese realizzando un goal

Quest’anno prima ha militato nella Maddalonese per chiudere la stagione all’ASD Calcio Pomigliano.

 



 

 


 

 


Lei la prima parte dell’anno in che squadra ha militato? 

 

Sono stato alla Maddalonese per poi chiudere all’ASD Calcio Pomigliano.

 


Da come abbiamo capito non mi sembra molto soddisfatto di quest’anno calcistico?

 

Non è andata come volevo, anche perché si punta sempre al massimo e quest’anno un po’ per le situazioni che mi sono capitate non sono riuscito a rendere il massimo.

 

Per la prossima stagione 2023 -2024 c’è qualche squadra in cui le piacerebbe andare?

 

Per la prossima stagione non so ancora nulla, ma so solo che ho voglia di riscattarmi e mettermi di nuovo in gioco.

 

 

Lei è giovane e tutte le porte sono aperte se la sentirebbe di fare un’esperienza lontano da casa – alcuni giocatori che ho intervistato sono andati in Norvegia, Islanda, Nuova Zelanda- ?

 

Credo che per lasciare la mia città ne debba valere la pena, altrimenti non ha senso.

 


 


 

 


I suoi rapporti con i vari Mister che ha incontrato come sono stati: ha sempre accettato certe decisioni, oppure ha espresso la sua opinione in merito a una scelta che non condivideva?

 

Con gli allenatori mi sono sempre trovato bene, ho bel ricordo di ognuno di loro.

 

Lei è stato in diverse squadre, come sono stati i rapporti con i suoi compagni?

 

Mi sono sempre trovato bene con tutti, sono una persona molto sociale

 

Il più grande insegnamento che il calcio possa offrire qual è?

 

Il calcio insegna tanto soprattutto a non fidarti di tutti, proprio come nella vita.

 




 

 


I suoi genitori seguono sempre la sua carriera calcistica?

 

Mia madre mi segue sempre sin da quando avevo 5 anni, non ha mai saltato una partita.

 

Ultima domanda: grandi calciatori si nasce oppure ci si può diventare con un allenamento molto rigido e una dieta ferrea?

 

Credo che grandi calciatori lo si possa diventare con la voglia e l’umiltà, ma con certe doti bisogna nascerci.

 


Della nazionale italiana non si dice bene, molti danno la colpa al fatto che nelle nostre squadre ci siano troppi stranieri, secondo lei è così oppure sono altri i motivi?

 

Per quanto riguarda i talenti in Italia molti si bruciano all’inizio del loro percorso, di conseguenza si dà sempre più spazio agli stranieri.



 


 


Ultima domanda: grandi calciatori si nasce oppure ci si può diventare con un allenamento molto rigido e una dieta ferrea?

 

Credo che grandi calciatori lo si possa diventare con la voglia e l’umiltà, ma con certe doti bisogna nascerci.

 

 

 

 

 

 

11   Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati)