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martedì 11 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

MATTEO 

CUSANNO 






 


 



 

Matteo Cusanno è un giovane giocatore francese di Grenoble (Francia) suo nonno è arrivato in Francia durante la II guerra mondiale dalla Puglia.   Così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Matteo Cusanno, ho iniziato a giocare a calcio all’età di 4 anni nel mio piccolo club del villaggio prima di partire all'età di 6 anni al Grenoble Foot 38 (GF38), squadra di serie B che è il club più importante della regione. 

 

Lì ho fatto tutto il mio settore giovanile fino  18 anni, poi ho fatto un piccolo passaggio, rimanendoci un anno solamente al Football Club Annecy (FC Annecy), che è un altro club di serie B. 

 

 

Terminato il settore giovanile in questi due club, ho avuto la possibilità di andare in Svizzera più precisamente Ginevra per giocare con il Meyrin Football Club (Meyrin FC), una squadra di serie D. 

 

Ci sono rimasto per 4 stagioni, prima di partire per il Signal Bernex Confignon altra squadra Svizzera, ci sono rimasto alcuni mesi, poi ho deciso di trasferirmi in Italia. Vado a giocare in Puglia la terra d’origine di mio nonno, e precisamente divento un giocatore per il Manfredonia Calcio. A metà stagione per vari problemi lascio la squadra, posso solo dire che si è tratta di un’esperienza un po’complicata a raccontare. 

 

Decido di rimanere in Italia per andare a militare nell’ S.S. D. Insieme Formia dove ho vissuto momenti stupendi con la vittoria in Coppa Italia che il club non aveva più vinto da 16 anni. Tra l’altro abbiamo avuto una bella salvezza in campionato. 

 

Adesso sono un giocatore libero pieno di voglia di giocare e che aspetta un bella opportunità".

 





 



Come prima domanda le voglio fare questa, lei è di Grenoble, e suo nonno è pugliese, quanto c’è di italiano nelle sue vene? 

 

Sì, sono nato à Grenoble in Francia, una citta vicina di Lione e della Svizzera. Una grande parte della mia famiglia e italiana, ho un nono e un zio pugliese di Corato precisamente e una nonna toscana da parte di  mio padre. Mentre dalla di mia madre la mia bisnonna e di Bellante in Abruzzo. Diciamo che l’Italia e presente di maniera forte nel mio sangue e anche nella mia educazione.



 

 


 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato da piccolo all’età di 4 anni. Ho giocato i primi due anni di calcio divertirmi nel mio villaggio poi la squadra professionista della regione mi ha chiesto se volessi venire, avevo 6 anni. Penso che sia stato da quel momento che ho preso conoscenza che il calcio sarebbe stata la mia passione.



 


 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

È vero è sempre delicato e anche difficile fare capire ai genitori la voglia di dare tutto per questa passione. 

 

Perché è un mondo particolare ed ovviamente si tratta di un lavoro precario. A l’inizio mio padre era dell’avviso che avrei dovuto pensare più allo studio e che il calcio sarebbe dovuto venire in secondo piano. Io non ero d’accordo, sin da piccolo ho sempre dato il massimo per questo sport, e tanti sono stati i sacrifici. Con il tempo la mia famiglia si è resa conto di quello che stavo facendo per arrivare in alto e così mi ha sempre sostenuto. Ma ciò non toglie che io non sia sono andato a scuola, e ho conseguito la maturità in Economia e Sociale.

 


 


 


Che cosa mi sa raccontare della sua esperienza al Football Club Annecy (FC Annecy)?

 

A l’età di 17 anni avevo militato già 10 anni al Grenoble Foot 38 squadra di serie B della mia regione, visto che avevo la possibilità di cambiare decisi che era giunto il momento di un’altra esperienza.

 

  In un primo tempo un club di Ajaccio (serie B) mi ha fatto venire per fare un provino di 10 giorni. Passai il provino, ma per motivi economici non ho potuto firmare perché la società era in una situazione finanziaria difficile. 

 

Allora ho firmato con il Football Club Annecy un’altra squadra di serie B in una regione vicina della mia. Era una esperienza molto stimolante su tanti piani, perché ho conosciuto un’altra maniera di lavorare e anche delle belle persone, con alcune l’amicizia dura e ci sentiamo molto spesso.

 

Dal punto di vista agonistico è stato diverso perché è stata anche la prima volta che ho sperimentato un cambiamento totalmente nuovo, inoltre mi sono adattare all’ambiente. Purtroppo ho subito alcuni infortuni, e questi hanno frenato il mio slancio di voler dare il meglio. In conclusione posso dire che rimane un'esperienza molto gratificante,   ho potuto imparare molto e sarà da questa esperienza che sono andato a giocare in Svizzera.

 



 


 



Come mai decide di andare in Svizzera, non sarebbe potuto rimanere in Francia?

 

Dopo la mia esperienza al Football Club Annecy sono tornato al Grenoble Foot 38. 

 

Ho avuto la possibilità di tornare perché l’allenatore delle U19 aveva chiesto la mia disponibilità.

 

Comunque alla fine di questa stagione sono entrato in contatto con una squadra di Serie D in Svizzera che cercava un difensore centrale, il progetto mi è molto piaciuto perché era una società molto seria, ma anche il fatto di scoprire un nuovo paese è stato uno stimolo in più. Inoltre visto che il Grenoble Foot 38 non mi aveva offerto niente, capìì che per me era giunto il momento di lasciare la Francia.

 

 




 



Ad un certo punto viene a giocare in Italia, come mai è andato al Manfredonia calcio, mi spiego meglio, com’è riuscito dalla Svizzera ad arrivare in Puglia?

 

Sono stati 4 anni magnifici in Svizzera, ho passato tanti bei momenti, ho conosciuto un calcio diverso da quello francese e ho incontrato delle persone fantastiche. 

 

Inoltre la Svizzera e un paese splendido, ho fatto la conoscenza di David Mounard, un francese ex giocatore professionista in Italia (ex Foggia, Salernitana, Benevento, Siena) che viene della mia stessa citta.

 

E’ stato lui a convincermi di venire in Italia, sapeva che ero di origine italiana e che portavo con me un grande un affetto. E così dopo alcune discussioni e riflessioni decisi di andare al   Manfredonia Calcio. David Mounard è un amico e mi aiuta molto.

 

 




 


Nel complesso come si è trovato al Manfredonia calcio, si era ambientato bene?

 

Ero molto felice di tornare nella mia terra d’origine delle mie origini in Puglia. Sul piano sportivo la squadra non è stata all’altezza delle mie aspettative, questo perché c’erano diversi problemi. Comunque ho potuto fare anche degli incontri interessanti all’interno del gruppo squadra. E’ stata anche la possibilità di avere “un primo occhio” sul calcio italiano. 

 


 


 


Lei lascia il Manfredonia e va all’Insieme Formia, tra l’altro conosco il direttore Filippo Di Marco, come si è trovato con l’allenatore, lo staff e i compagni di gioco?

 

È così, dopo la mia piccolo esperienza al Manfredonia sono partito per il Lazio e mi sono trasferito alla S.S. D. Insieme Formia. Effettivamente abbiamo Filippo Di Marco come conoscenza in comune, è lui che mi ha portato in questo club, ma devo anche ringraziare il consiglio che mi ha dato David Mounard. 

 

Mi sono trovato molto bene anche perché la tifoseria formiana mi ha subito accolto con un grande calore e li ringrazio per questo. Ho avuto anche un bel rapporto con il direttore Filippo Di Marco e tutto il gruppo di giocatori. La seconda parte della stagione è stata ricca di emozioni, anche perché abbiamo vinto la  Coppa Italia che mancava qua a Formia da 16 anni, un quarto di finale di Coppa Italia Nazionale che ci ha quasi portato in Serie D, si è trattata di una  bella salvezza meritata dopo una seconda parte di stagione dove giocavamo tutti i  giorni con una grande intensità.








In questi mesi non le mancava la famiglia, gli amici, non sentiva la lontananza da casa?

 

E’ vero che quando fai del calcio la tua vita devi allontanarti della tua casa, dalla tua famiglia e dagli amici

 

A l’inizio non è facile, come tanti giocatori che hanno dovuto lasciare le loro famiglie e persone care, anche io ho dovuto fare ciò. Fatto, ma col tempo ci prendi l’abitudine e poi fa parte della vita di un calciatore cambiare città e regione. Come ogni persona a volte senti la mancanza di casa, però la forza di fare bene è tanta.  Devo anche dire che ho una famiglia che mi segue ovunque, tante sono le volte che sono venuti a trovarmi molte volte in Svizzera e anche in Italia dove hanno vissuto l’emozione della vittoria in finale di Coppa Italia e la successiva notte di festa. 

 

E con me c’era anche la mia fidanzata, essa è un punto fermo nella mia vita di tutti i giorni e questo mi aiuta molto.

 

 



 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Dopo il calcio mi piace veramente il tennis, sono un grande fan di Novak Djokovic sia come sportivo che come uomo. Quando ci sono  i grandi tornei li guardo tutti, e quando  finisce la stagione calcistica  gioco tante partite da tennis, ovviamente come sport non ha nulla a che vedere con il calcio, ma mi diverto molto.









Lei gioca nel ruolo di? 

 

Come giocatore sono un puro difensore centrale. Posso giocare i due centrali in una difesa a 4 e in una difesa a 3, inoltre posso fare i 3 tanto centrale che i braccetti.

 



 


 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non è troppo difficile di ricordarmi miei goal, sono un difensore. Ma se dovessi sceglierne uno recente direi il gol vittorioso di testa in questa stagione nella partita di ritorno contro il Terracina vinto 2-1. 

 

E’ stato speciale per me perché è stato   il mio primo goal in Italia e in più in una delle partite più importante della fase di ritorno del campionato. La vittoria che ci ha permesso di prendere 3 punti molto preziosi per la salvezza. 

 

 

 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Se devo scegliere un pregio, ti dirò che sono un giocatore molto fisico, “cattivo” e intelligente, queste sono le mie caratteristiche principale. Come difetto secondo me è che devo lavorare ancora un po’ sul mio gioco con la palla sotto pressione.



 


 

 

Che differenza c’è tra il calcio italiano e il calcio francese?

 

Per me esiste una notevole differenza in termini  fisici tra il campionato francese e quello italiano. 

 

In Francia anche nei settori giovanili ci sono tanti giocatori che sono giocano con molta grinta, hanno una grande fisicità. Le partite sono “toste” con molti di loro. Invece il calcio italiano è molto più tattico e intelligente, l’ho visto nella maniera quando ci si allena, qua in Italia passiamo molto più tempo a lavorare dal punto di vista tattica, devo anche precisare che  le squadre sono molto organizzate sotto diversi punti.

 

 


 


Ora lei è libero, dove pensa di andare per la prossima stagione calcistica?

 

Per il momento non lo so, andrò dove il vento mi porterà. Sono pronto è determinato ad affrontare qualsiasi sfida, sto lavorando per questo. E dato che sono anche molto credente lascio che Dio mi guidi.

 

 

 

11  luglio   2023

 

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