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martedì 11 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALFONSO DAVID

PORRAS 

 

   


 

 

 

Il giocatore italo-venezuelano, Alfonso David Porras è nato a San Cristóbal, Táchira ma è cresciuto a Caracas dove ha vissuto sino a 20 anni, ci fa a conoscere le suoi radici.

 

 

 

Porras è un talentuoso attaccante, con la sua incisività davanti alla porta e la sua costante ricerca del gol si è guadagnato il rispetto e l'ammirazione dei suoi compagni di squadra e dei tifosi dove ha giocato.

 

Il "goleador" venezuelano possiede il doppio passaporto per le sue origini Italiani e questo gli permette di essere un giocatore comunitario nella squadra di Eccellenza italiana Leonfortese, e di avere maggiore flessibilità per giocare in altri paesi europei. 

 

Nonostante abbia il passaporto italiano, Porras è molto orgoglioso di essere venezuelano e rappresenta un esempio di diversità culturale nel mondo del calcio.

 

La sua esperienza di vita influenzano sicuramente il giocatore e la sua carriera nel calcio, che con il suo talento, la sua intelligenza e la sua determinazione potrebbe avere un grande futuro nel calcio europeo. 

 

 







La prima domanda è questa: lei a 20 anni dal Venezuela arriva in Italia, com’è stato il primo impatto, mi spiego, non si è trovato disorientato (le distanze sono enormi, e la cultura non è uguale, anche se la nostra lingua è neolatina)? 

 

La mia famiglia e i tanti italiani che sono in Venezuela (e anche la mia passione per il calcio italiano) conoscono la cultura, e soprattutto la lingua, ma ovviamente tutto ciò è molto differente quando devi per forza parlare e viverla.

 

Sicuramente un po' di frustrazione il primo mese, ci sono parole che non sai dire, non le conosci, ma soprattutto non sempre capisci quando cercano di parlare con te.

 

Tanta era l’emozione e la felicità di trovarmi in questa nuova vita che mi sono facilmente ambientato.

 

Il mio sogno sin da bambino era sempre stato quello di vivere nella Italia e giocare pallone, così ho affrontato questa nuova esperienza senza paura e con tanta motivazione.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Quando avevo 8 anni; la unica cosa che  volevo fare era quello di giocare pallone tutto il giorno, in TV seguivo  calcio, parlavo solo di calcio, gli unici videogames con i quali passavo il tempo nella play erano di genere calcistico.

 

 



 










 

Lei ha avuto molto successo in Venezuela, che ricordo ha di quelle vittorie?

 

A livello giovanile posso dire che ho avuto un gratificante percorso, ho giocato per alcuni importanti settori giovanili di Caracas, questi settori partecipavano ai più importanti campionati statali. Il ricordo più bello che ho finora del calcio è stato vincere il campionato collegiale di Caracas con la mia scuola con tutti miei amici e davanti a tutta la scuola, mi sembrava di essere in un film.



 









La sua famiglia ha sempre appoggiato la sua scelta di diventare calciatore?

 

Sì, sempre. Ovviamente prima avevo la responsabilità di finire la scuola, comunque mia mamma mi portava sempre a tutte le partite a tutti gli allenamenti; è grazie a lei, al suo amore e alla disciplina che mi ha impartito se sono diventato una persona responsabile.  Ha sempre ha creduto in me, e così anche mio padre.






 





Posso chiederle che scuola ha fatto a Caracas?

 

Ho cominciato giocando calcio con la mia scuola poi mi sono iscritto all’Academia di calcio chiamata "Todas Estrellas" di un ex giocatore brasiliano di nome Celso di Oliveira, che aveva giocato con Pelé in Nazionale e che poi si era trasferito in Venezuela. Lui mi chiamava amichevolmente "Alfonsinho" perché dribblavo come un brasiliano, è stato lui ha consigliare a mia mamma di supportare la mia attività calcistica, questo perché avrei avuto un futuro.

 

Dopo sono stato per due anni nel settore giovanile del Real Esppor Club (attualmente Dvo La Guaira che milita nella serie A venezuelana), poi 4 anni con il settore giovanile del Estudiantes de Caracas (la squadra poi è fallita), l’ultimo anno di calcio l’ho passato con la squadra della mia scuola.  Poi mi sono trasferito andare con lo storico club venezuelano, il Deportivo Galicia.

 

 




 

 


Il talent scout del Perugia le offre una possibilità di giocare in Italia. Ci ha pensato prima di partire, oppure ha deciso immediatamente di lasciare il Venezuela?

 

L’ ho deciso immediatamente, dentro di me non c'era nessun dubbio di venire a provare in Italia. Senza conoscere nessuno e nessuna promessa e senza nemmeno sapere come sarebbe andata ho fatto solo biglietto di andata, questo perché non poteva esistere la possibilità che io facessi ritorno. Ho avuto sempre più la convinzione di credere nelle mie capacità che l’aspettativa che qualcuno mi avesse apprezzato per le mie doti.

 






 A Perugia da come ho capito non è andata molto bene, perché?

 

Penso che sono stato male consigliato di provare a giocare come   terzino destro, non ho dato il meglio di me stesso, perché è un ruolo che non mi appartiene, quello che contava per me era il poter giocare in una squadra italiana, affinché potessi conoscere tante persone della realtà calcistica italiana, e poter così calcio iniziare il mio percorso italiano.

 






Lei scende in Sicilia e ottiene degli importanti successi, a cosa sono dovuti questi successi?

 

Direi che il 100% lo devo a Dio. Ho molta fede in lui ed è stata la sua preziosa volontà, perché veramente non esiste un’ altra spiegazione, al mio  primo pallone ho avuto l’ opportunità di segnare in appena tre minuti. Bisogna precisare che perdevamo 5-0, ho segnato 4 gol nel giro di mezz’ora di gioco. Alla fine del campionato ero capocannoniere della squadra.

 

Per chi non conosce la sua storia le voglio chiedere come mai è andato in Germania? 

 

Mia sorella aveva sempre aveva sognato di andare a Germania a lavorare e viverci, lei era già laureata e parlava la lingua tedesca.  Così mi sono trasferito con lei, ho cercato di aiutarla facendole trovare un lavoro, e inoltre gli ho fatto compagnia.



 


 





 











Abbiamo saputo che è da diverso tempo che lei non torna a Caracas, ma non le manca la sua città, la famiglia, gli amici?

 

Sinceramente no, ma perché sono entusiasta e felice  di fare una vita che era quella che aspiravo sin da ragazzo. Sto vivendo tutto in maniera intesa.

 

 

Tra l’altro lei ha la cittadinanza italiana perché sua mamma ha origini italiane, è esatto?

 

Sì, è corretto, la bellissima Isola di Elba in Toscana.

 


In che ruolo gioca?

 

Sono attaccante, mi piace giocare da seconda punta con mobilità o come esterno di attacco. Ma sono abituato anche a fare la punta centrale.

 

 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ultimo minuto della finale collegiale di Caracas 2-2, gol di testa dal punto dove si tira un rigore, è stato un calcio di punizione. Abbiamo così vinto il campionato e abbiamo festeggiato con tutta la mia scuola.



 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è che so cosa voglio fare prima di prendere la palla e cerco di stare nella miglior posizione.

Penso che come difetto ho il gioco aereo fuori dall’ area, a mezzo campo, da attaccante gioco con dei  difensori che sono più alti di me.

 

 







Lei ha un grande talento, è giovane e le voglio chiedere; lei dove vuole arrivare?

 

 

Ho grandi ambizioni e grandi sogni sicuramente, e spero che mi portino lontano grazie a questo sport, ovviamente. Desidero che voglio che continui così perché il percorso è veramente bellissimo. 

 

Ogni livello che sia sale riguarda anche la tua vita personale, conta il saper crescere, e il saper maturare ti serve per arrivare alle ambizioni che ti sei prefissato. Ma posso dire che queste ambizioni non sono per alimentare il tuo ego, al pallone non ho mai giocato per diventare famoso o milionario. Gioco perché correndo e dando i calci alla palla sono felice; questo mi ha condotto ad avere tra le persone un’ottima reputazione, ho il rispetto, vivo tutto con  passione e ho la  bella opportunità di conoscere tanta gente, culture e posti che mi stanno  facendo crescere tantissimo.

 





 



Ultima domanda: a chi vuole dedicare questa intervista?

 

Vorrei dedicarla  a mia mamma, che è la mia vita è la maggiore ispirazione che ho per arrivare lontano,   al mio papà che sempre mi ha motivato nel  correre dietro degli miei sogni, a  mia sorella Valeria che sempre mi ha dato il suo supporto, con il suo sposo e mio grande amico Austin.

 


 


 

 


 

 

 

11  04 2023

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

sabato 8 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DANIEL

ROSSI 

      


 

 

Daniel Rossi è   giocatore   di Roma ed ha 27 anni. Cosi ci si presenta:

 

“Gioco a calcio dall’ età di cinque anni, ho iniziato a muovere i primi passi   nella squadra del mio


quartiere il Dragon City rimanendoci i fino all’età di 11anni, successivamente sono andato all’ Acilia Calcio dove ho vinto il mio primo campionato dei giovanissimi.

 

Da lì poi sono passato all’Ostiamare per ben 6anni dove ci sono state le prime soddisfazioni vincendo un campionato di juniores nazionale e arrivando a esordire in serie D a 17anni, per poi fare un’altra stagione in serie D prima di andare via e andare a San Cesareo sempre d dove ho segnato il primo goal con i grandi!

 

A dicembre sono sceso in eccellenza andando a giocare a Fregene dove ho fatto molto bene segnando 15 goal in 14partite e centrando una salvezza importante. 

 

Nel 2016 scendo di nuovo per problemi familiari in promozione al Cerveteri trascorrendo un anno di alti e bassi, ma allo stesso momento pieni di emozioni con un altro traguardo importante personale e di squadra.

 

Nel 2017 torno in eccellenza al Tolfa dove purtroppo le cose non sono andate benissimo perdendo la categoria.

 

 Nel 2018 arrivo al Nuova Florida dove ho passato un’annata indimenticabile vincendo campionato e coppa Italia siglando 25goal. 

 

Nel 2019 rimango li a fare la serie D fino allo stop per causa Covid.

 

Nel 2020 sono andato all’ Unipomezia dove, nonostante il Covid, abbiamo fatto un mini torneo da 10 partite, sono riuscito a vincere il mio secondo campionato. 

 

Il 2021 è stata una stagione molto importante, tra le migliori, arrivo in una piazza importante il Sora dove realizzo il mio primo traguardo: 100goal in carriera per poi continuare ed arrivare a superare il record dei goal dell’eccellenza laziale con 36 reti. 

 

Quest’ anno sono tornato all Unipomomezia. “

 


 



 


Innanzitutto mi complimento con lei, se ho capito bene lei con 36 goal ha superato il record dell’eccellenza laziale, mi dica come si riesce a raggiungere un simile obiettivo?

 

Sì, il record era di 34 goal stagionali e io l’ho superato con 36,  sono arrivato in tutto a 142 goal in carriera.

È stata un’emozione forte diciamo che noi attaccanti viviamo per il goal quando raggiungiamo un obiettivo e superarlo è veramente bello e emozionante.



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo che all’età di 5 anni ho iniziato nel cortile di casa a dare i primi calci; poi quando sono andato in un campo è stato amore a prima vista. 



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No, diciamo che la mia famiglia è stata sempre presente. Per dirtela tutta hanno fatto mille trasferte per vedermi e sono poche le partite dove sono mancati.

 






Lei all’Acilia calcio vince il suo primo campionato dei giovanissimi, che cosa si ricorda di questa esperienza?

 

Mi ricordo che è stata la prima vera gioia perché vincere è sempre bello anche a quell età. Mi ricordo che - eravamo oltre ad essere un gruppo di squadra - proprio un gruppo di amici dove già ci frequentavamo fuori sia noi bambini che i nostri genitori.




 




Altra tappa importante è all’Ostiamare dove esordisce in serie D, che cosa ci vuol dire a tal proposito?

 

È stato un esordio inaspettato perché oltre ad essere ancora piccolo è capitato senza preavviso, cioè i due attaccanti della prima squadra si infortunarono così mi arrivò la chiamata del direttore e fu emozionante. 

 






Altra esperienza importante è al Sora calcio, è lì che lei realizza il suo centesimo goal, quali sono state le sue emozioni?

 

Sì,  come già ho detto in altre interviste al  Sora è stato per me un anno indimenticabile pieno di emozioni. È stato bello anche questo traguardo dove ho realizzato tutto con un gruppo bellissimo, anche i miei compagni erano strafelici per me è questo mi ha reso ancor di più orgoglioso.

 






Come sta andando la stagione all’Unipomezia 1938? Tra l’altro lui gioca con Manuel Panini che è stato intervistato da me circa 20 giorni fa, coso ci vuol dire in merito al suo compagno di squadra?

 

La stagione all Unipomezia sta per terminare. Diciamo che poteva e doveva andare meglio però il calcio è anche questo. Avevamo obbiettivi diversi che purtroppo non abbiamo raggiunto. 

Conosco Manuel da tre anni, due anni fa siamo stati insieme vincendo un campionato.  Per me è una persona importante, un fratello maggiore dove devo solo che ringraziarlo per tutti i consigli che mi offre; nei momenti difficili è stato sempre pronto a darmi una pacca sulla spalla. Devo essere sincero è una persona speciale!



 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il goal più bello l’ho segnato tre anni fa in Unipomezia vs Vigor Perconti.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio è quello di credere in quello che faccio e non accontentarsi mai fino alla fine. Un mio difetto è che delle volte mi incaponisco quando non raggiungo certi obiettivi.

 






Una domanda che ho fatto a tanti è la seguente: secondo lei si nasce grandi calciatori, oppure uno che possiede delle buone doti può diventare a essere un grande fuoriclasse con molto allenamento?

 

Si nasce dotati chi più chi meno, poi con una giusta preparazione si può migliorare sempre; dunque si può diventare fuoriclasse? Tutto ciò dipende anche da tanti fattori e tanta fortuna: stare nel posto giusto nel momento giusto. 

 

Quant’è importante per lei la famiglia, i vari affetti che ha e gli amici?

 

La famiglia è importante, ma oltre alla famiglia da otto anni sto insieme a una ragazza speciale che è sempre vicino a me in tutte le scelte che faccio! Gli amici anche, devo dire la verità sono i miei primi tifosi.

 







Ultima domanda, Lei è un eccellente giocatore se la sentirebbe di fare un’esperienza fuori dall’Italia - pensi che un ragazzo che ho intervistato è stato due anni, se non erro, in Nuova Zelanda -?

 

Grazie mille ormai è troppo tardi per andare all’estero anche perché oltre a pensare al calcio sto pensando anche di formare  famiglia quindi rimarrebbe molto difficile. Infine spero di continuarmi a togliermi delle soddisfazioni sia per tutto il sacrificio e passione che metti per questo lavoro, inoltre per far ricredere e far avere qualche rimpianto a quelle persone che non hanno creduto in me.

 

 

 

08  aprile 2023

 

(Tutti i diritti riservati)