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martedì 21 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIUSEPPE

RINALDI


 


 

Giuseppe  Rinaldi è un giocatore di calcio nato a Napoli il 16 giugno 1979. Così si racconta

 

 “Ho iniziato con la scuola calcio Mazzeo, poi andai a Torino con la Juve ma dopo un paio di mesi tornai a casa, per motivi non legati al calcio, ebbi un crollo psicologico e non volevo più giocare a calcio infatti negli anni più importanti dai 16 anni fino i 19 non ho più giocato.

 

Ricominciai in eccellenza attirando l’interesse di tante squadre professionistiche, ma non mi allenavo perché fin quando giocavo in eccellenza lavoravo anche.

 

Poi conobbi Ciro Muro ex Napoli e mi disse che ero sprecato in eccellenza, quindi mi si accese una luce in testa, lasciai il lavoro per approdare a Palma Campania in serie C, da quel momento è iniziata la mia carriera da professionista. 

 

 Ho giocato dopo con la Salernitana serie B, Juve Stabia, Foggia Avellino, Paganese, Casertana, Fondi, e altre. Per quel che concerne la mia privata posso dire che adesso sono sposato con 2 figli maschi uno di 7 anni ed uno di 11 anni ed entrambi giocano a calcio nella mia scuola calcio Ho quasi 44 anni è gioco ancora in eccellenza ad Acerra ho perso una finale di coppa Italia contro il San Marzano”

 

 

 


 


Come prima domanda le voglio fare questa, lei in questo momento gioca in eccellenza con l’Acerra, come sta andando il campionato?

 

Ad Acerra mi sto trovando bene abbiamo perso una finale di coppa Italia e adesso mancano 4 partite, poi vedremo il futuro.

 







Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto sin da bambino perché dormivo con la palla e giocavo solo con la palla.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori da piccolo mi dicevano sempre di pensare allo studio, ma da grande quando fai parte di squadre professionistiche e riesci anche a guadagnare bene allora si convincono.



 




Ad un certo punto lei va Torino, ma ci rimane pochi mesi, se la sente di dire ai lettori perché ebbe un crollo psicologico?

 

Da bambino approdai alla Juve dopo tantissimi raduni, venni scelto da Furindo e dal dottor Gallo di Salerno, ma dopo pochi mesi per colpa della mia scuola calcio di appartenenza mi fecero tornare a casa. Da quel momento ebbi un crollo psicologico sotto ogni aspetto, vidi il sogno di una vita svanire nel nulla.

 

Dai 16 anni ai 19 lei non gioca a calcio, che anni furono?

 

5sono stati anni brutti perché lasciai gli studi e andai a lavorare in una fabbrica di borse di mio zio, ma il pensiero era sempre per il calcio specie quando vedevo gli amici di scuola calcio giocare in serie B.

 






Un incontro importante è con Ciro Murolo, che incontro fu, che cosa le disse questo giocatore per spronarla a fare sì che lei potesse giocare in categorie più alte?

 

Ciro Muro è stato importante anche quando giocavo in Eccellenza, mi disse che io potevo giocare in categoria superiore ed avendo delle richieste approdai alla Palmese in C.

 

Il sogno (di giocare in categorie più alte) si avvera è lei militerà con la Salernitana serie B, Juve Stabia, Foggia Avellino, Paganese, Casertana, Fondi, e tante altre, non posso che farle i complimenti, con la Salernitana come si è trovato?

 

Che dire per fortuna è per bravura ho giocato in piazze molto blasonate vincendo tanti campionati e mi sono trovata bene in ogni società io abbia militato,  Salerno tiene una tifoseria da far invidia  alle altre città, e questo lo posso dire anche per il  Foggia.

 






Come detto sopra lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono rimasto più legato al Foggia perche ho tantissimi amici ed ancora oggi mi sento con tantissimi tifosi che si ricordano ancora di me.


Secondo lei perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira di più fare una vita agiata o diventare famosi?


Oggi è cambiato tutto con i social, credo che lo facciano solo per diventare famosi.








Lei gioca nel ruolo di?


Difensore centrale, ma con tecnica di un centrocampista.

 

Si ricorda la sua partita più bella? 

 

Juve Stabia Napoli finita 3.1 per noi.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il pregio è l’essere troppo umile,  il difetto è l’essere umile.

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa?

 

Cambierei delle scelte che ho fatto.

 

Vista la sua esperienza quale consiglio darebbe a un ragazzo che volesse intraprendere la sua stessa carriera?

 

 E’ molto facile, basta crederci e fare dei sacrifici che pochi fanno.



 




Come mi faceva presente un giocatore, prima si prendeva un pallone e si giocava dove capitava, oggi invece questo accade sempre meno, arrivano tutti griffati e con i genitori sempre dietro nelle scuole calcio, è così?

 

È cosa sbagliata perché non si gioca più per strada è credo che sia per questo che i livelli si sono abbassati.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il mio idolo era Alessandro Nesta, ma ammiro tanto Sergio Ramos.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono stati importanti per la mia crescita calcistica.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Alla mia famiglia ed ai miei figli.

 

 

 

 

 

21 03 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 19 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

UMBERTO

VIVIANI

 

 

     


 

 



Umberto Viviani è nato il sei settembre del 1996, lavora come educatore di ragazzi autistici, il suo hobby è sempre stato il calcio, è la sua passione più grande, va spesso a vedere le partite. 

 

Nell’anno calcistico 2021 – 2022 è  entrato a far parte del mondo del calcio grazie a Raffaele Bassolino, una persona che per Umberto  è diventato come un padre, da un messaggio che gli aveva inviato per sapere come funziona il ruolo del team manager, un ruolo che gli è sempre  piaciuto, gli  ha risposto e così gli ha aperto le porte del calcio,  a febbraio del 2022 è iniziato questo percorso,  ha conosciuto diverse persone, come funzionava l’assetto calcistico e come funzionasse la figura del team manager e quindi da li a qualche mese stavo sempre nel campo da calcio di Afragola assieme a Bassolino per vedere  e imparare. Ha inizio campionato è diventato il suo vice team manager dell’Afragolese.

 

Ha conosciuto diverse persone di grandissimo livello, come Fabio Longo, Michele Murolo il prof. Nicola Agosti, il prof Tommaso Bianco, il mister Fabiano e da novembre 2022 è il team manager del Sant’Antonio Abate Calcio, che è una squadra che milita in eccellenza campana. Si tratta di una figura importante, visto che questa squadra è in una serie inferiore alcune cose sono diverse, sono meno impegnative.

 

A Gennaio 2023 si è laureato in Scienze Motorie, gli piacerebbe che in un futuro prossimo la figura di Team Manager diventasse un vero e proprio lavoro, aspira a continuare su questa strada, anche se è consapevole che non è certamente facile. A proposito della squadra stanno raggiungendo l’obiettivo che è quello della salvezza.

 

 

È una persona che non scende a compromessi con nessuno, naturalmente non accetterebbe che qualcuno lo scavalcasse nel suo ruolo.  Umberto Viviani desidera ringraziare” Raffaele Bassolino, la mia compagnia Michela per essermi accanto in questo percorso, infine ringrazio la mia famiglia che mi è sempre stata vicino”

 

 

 

 

Per prima cosa mi voglio complimentare con lei, è molto giovane, svolge un lavoro importante con i bambini autistici, si è laureato in Scienze Motorie e ha iniziato da poco ad essere Team Manager, come riesce a conciliare il tutto, lavoro, lo studio, l’essere un team manager, non avrà mai un momento libero, è così?

 

I momenti liberi sono pochi e cerco di stare con le persone a me care, spero che sacrifici saranno un domani ripagati.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Grazie a mio padre sono sempre stato sui campi da calcio, a vedere partite allenamenti, sono sempre stato sul campo, in conclusione è una passione che mi ha trasmesso mio padre.

 

 

All’inizio pensavo che lei avesse militato in diverse squadre, invece non è così, quando si è reso conto che voleva fare il team manager?

 

Mi sono reso conto di tre o quattro anni fa, e ho capito che era la figura che faceva al mio caso, avevo l’obiettivo di entrare come protagonista nel mondo del calcio

 

 

Com’è riuscito a contattare il signor Raffaele Bassolino?

 

L’ho contattato tramite Facebook, chiedendogli di chiedere se lo potevo incontrare da vicino, lui è stato team manager nelle serie C e D

 

 

Per chi non lo conosce, che ruolo svolge il signor Roberto Bassolino?

 

Per chi non lo conosce ricopre come me il ruolo di team manager nell’Afragolese calcio.

 

 

Lei ci ha riferito che il signor Bassolino è come un secondo padre, si tratta di un rapporto molto forte, immagino che ci sia stata una grande stima e un grande rispetto, è giusto?

 

È vero a livello calcistico è come un secondo padre, è grazie a lui se adesso sono diventato un team manager, è grazie a lui se ho diverse conoscenze all’interno del calcio, gli devo molto, non era facile fidarsi di una persona che non conosceva come me, ancora mi tratta come un figlio maschio, ovviamente non posso che nutrire una grande stima.

 

 

Che tipo di esperienza è stata all’Afragolese calcio, tra l’altro lei era il vice di Bassolino?

 

È stata una bellissima esperienza, ho conosciuto giocatori del calibro di Claudio De Rosa, Fabio Longo, Marzio Ciliento, di Vincenzo Caso Naturale, quest’anno ho conosciuto Michele Murolo uno che ha fatto il campionato professionisti in serie B, serie C. L’anno scorso e sino ad ora è stata un’esperienza bellissima che ricorderò per tutta la mia vita.

 

 

Lei adesso è team manager al Sant’Antonio Abate, come si trova in questa realtà e quali obiettivi avete per fine campionato?


La squadra milita in eccellenza campana, e ci siamo posti la salvezza, la squadra sta avendo degli alti e bassi, però, nel complesso è tutto nella normalità, qualsiasi squadra durante l’anno calcistico vive dei momenti no e dei momenti sì.

 

 







Chi non è del settore poco conosce del lavoro che fa il team manager, in breve che ruolo svolge?

 

Il team manager è il collante tra la società e la squadra, organizza gli allenamenti, le partite, le trasferte, l’organizzazione per quanto riguarda il campo, ribadisco che è la persona che cura ogni aspetto della società calcistica. 

 

 

Qual è la principale qualità che deve un team manager?

 

 Dev’essere abile nell’organizzazione, è la dote principale nel saper

organizzare. 

 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi sta dando tanto, mi sto arricchendo dal punto di vista culturale e professionale, un po’ di libertà mi viene tolta, perché forse trascuro alcuni aspetti della mia vita, però sono sacrifici che vanno fatti per un futuro.

 

 

 

Mi è piaciuto molto quando lei ha voluto ringraziare il signor Raffaele Bassolino, la sua compagna Michela e la sua famiglia, non tutti lo fanno, mi sembra giusto farle questa domanda, perché questo ringraziamento alla sua compagna Michela. - magari ce lo immaginiamo - ?

 

Lei mi ha sempre sostenuto dal primo giorno che ho messo piede in campo di calcio, è stata lei che mi ha dato la spinta giusta per intraprendere quest’avventura, visto che sono sempre impegnato, lei non mi ha mai ostacolato, è sempre al mio fianco a sostenermi anche dal vivo.

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Quello di arrivare il più in alto possibile, cercare di dare soddisfazioni a me stesso e alle persone mi sono vicine. Soprattutto dare soddisfazioni alle persone che hanno sempre creduto in me, dovrò dare il massimo per arrivare alla vetta.

 

 

 

 

 

19 03   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 17 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SALVATORE

ESPOSITO

 

 


 

 

 

 

Salvatore Esposito è nato il 13 agosto del 2000 e gioca a calcio. Ha iniziato all’età di 6 anni a dare i primi calci al pallone, fa il settore giovanile con la Juve Stabia (ci rimane 4 anni), poi è andato al Savoia in eccellenza, prima squadra e ci rimane sino a dicembre. Successivamente milita al Sorrento, sempre in eccellenza dove la squadra vince il campionato e così passano alla serie D. Rimane un altro anno con il Sorrento poi si trasferisce al Campobasso. Da due mesi milita in promozione al San Sebastiano.

 

 

 


 

Il Covid, sembra passato, ricordiamoci che ha stravolto le nostre vite, lei come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid è stata un po’ la mia condanna in un certo senso, però prima di prenderlo personalmente mi allenavo tutti i giorni a casa, facendo quello che si poteva.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da piccolo sono sempre stato innamorato del pallone e a tutt’ oggi lo vivo con la stessa passione di allora.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono sempre stati alle mie spalle, hanno creduto  molto su di me , hanno sempre cercato di farmi fare entrambe le cose, poi passando con le prime squadre non ho più avuto il tempo per studiare,  e tutta la  mia concentrazione  è andata solo ed esclusivamente sul calcio.

 

 

Al Sorrento lei ha vissuto una bella esperienza, che ci può dire a riguardo?

 

Al Sorrento ho vissuto 2 anni fantastici con persone stupende. Mi sono tolto tante soddisfazioni, anche se non è finita come volevo, purtroppo perché io non sarei mai voluto andare via.

 

 

Poi passa al Campobasso 1919, lì come si è trovato? 

 

A Campobasso si sta bene è una bella piazza  e la società anche è al  top, ma io venivo da Sorrento dove appunto non sarei voluto andare via, avevo deciso quasi di smettere perché  non ero propenso a lasciare la mia città.




 


 



Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 



Oltre al calcio seguo molto il pugilato e il basket


Perché secondo lei tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Ti parlo personalmente io ho sempre desiderato essere un calciatore per la fama. I soldi non sono mai stati importanti anche se nel calcio attuale sono la prima cosa.




Lei gioca nel ruolo di? 

 

 Sono un trequartista/ seconda punta, ma nasco come esterno sinistro.

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Direi che non c’è un gol più bello, perché ne ricordo diversi.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio che so essere molto altruista ed è anche allo stesso tempo un difetto, a volte.

 

 







Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli è la città più bella del mondo e anche in altre 10 vite vorrei nascere a Napoli.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Per me la famiglia viene prima di tutto, per quanto riguarda gli amici basta averne pochi ma buoni, io dico sempre che i miei veri amici li conto sulle dita di una mano. Sono pochi quelli che restano sempre gli altri sono un po’ come le donne vanno e vengono… (ride).

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è quello di poter tornare ad alti livelli perché penso di poter dire ancora la mia, comunque ho solo 22 anni. Ho ancora tempo per togliermi qualche sassolino dalle scarpe.

 

 

 

 

 

Grazie 

 

 

17  03 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 16 marzo 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MANUEL 

PANINI 

 


 

Manuel Panini è un giocatore di calcio nato a Marino (Roma) il 5 agosto del 1983.

 

 

Ha iniziato con il settore giovanile della sua città: “La vivace Grottaferrata” poi sono passato dopo un provino alla Juve.

 

Si trasferisce al Frosinone dove con la categoria Berretti ho vinto il campionato, per poi passare in prima squadra l’anno successivo. A Frosinone ho vinto due campionati dalla serie D, alla C2 e dalla C2 alla C1.

 

 Stesso discorso con la Cavese ha vinto due campionati dalla serie     D   alla C2 e dalla C2 alla C1.

 

  Queste sono le squadre dove ha militato: Taranto F.C., Catania S.S.D., Foggia, S.S. Juve Stabia, Aversa, Paganese Calcio, Flaminia Civita Castellana, Sarnese, Agropoli 1921, Albalonga, Flaminia Civita Castellana, e in questo momento gioca nell’A.S. S Unipomezia 1938.

 

 





Non posso che congratularmi con lei, ha 39 anni ancora gioca e ha militato in tantissime squadre, le voglio chiedere questo, qual è il suo segreto nell’avere una lunga carriera, una carriera costellata di tanti successi?

 

Il segreto del successo credo che sia la passione smisurata per questo sport che ho avuto fin da subito, per me è’ stata più una ragione di vita che un semplice sport.

 



 






E veniamo alla seconda domanda, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho capito che il calcio sarebbe diventato la mia più grande passione quando per la Prima volta ho visto il matusa l’ex stadio del Frosinone pieno, io salivo dalle giovanili e quel giorno il mister mi convocò aggregandomi alla prima squadra, beh quel giorno ho capito che quello sarebbe stato quello che avrei voluto fare!

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno sempre assecondato la mia passione forse anche perché vedevano la mia felicità, non mi hanno mai impedito di inseguire quello che davvero volevo fare anche perché sono andato via di casa giovanissimo!

 








Ad un certo punto lei va alla Juventus, che tipo di esperienza è stata?

 

È stata una esperienza magnifica anche se purtroppo molto breve, io poi che sono tifoso juventino l’ho vissuta con una passione doppia


 

Poi inizia giocare al Frosinone, vincendo due campionati. Che ricordo ha di quell’esperienza?

 

ll Frosinone è la squadra che ha creduto in me e che mi ha permesso di affacciarmi a questo mondo, a quella società che tra l’altro è ancora la stessa di adesso, gli devo tutto.

 

 






Poi lei si trasferisce alla Cavese e successivamente in altre realtà calcistiche. Immagino che non sarà stato facile ambientarsi, oppure non è stato un problema?

 

La Cavese rappresenta per me un vero e proprio amore, sono arrivato appena 17enne in una realtà calcistica completamente diversa dalle quali ero abituato, una città che proietta amore verso la propria squadra e verso i giocatori, sono stati 4 anni magnifici per l’esattezza dove abbiamo vinto un campionato di serie D,una coppa Italia, ed un campionato dalla C2 alla C1.

In quella squadra ho trovato dei fratelli che tuttora ancora sento!

 

 

Girando tante città non le mancava il suo ambiente, la sua famiglia, gli amici?

 

La mancanza di casa e del mio paese è sempre stato un richiamo per me ,parenti e amici sono una sfera alla quale non ho mai rinunciato,  motivo per il quale in qualsiasi luogo  io avessi  giocato, ogni domenica sera non c’era scusa che non mi riportasse a casa dagli affetti!

 


A quale squadra è rimasto più   legato? 

 

La squadra alla quale più legato è la Cavese, per quanto ho già detto precedentemente  in quegli anni  ho vissuto un turbine di emozioni che non si possono descrivere.

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Oltre il calcio mi piace molto la formula uno.




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Il calcio fa parte della nostra cultura, si cresce con le passioni dei propri papà seguendo le gesta di quei giocatori che tu vedi in televisione, diciamo che poi è’ uno sport molto formativo che soprattutto nell’età dell’adolescenza consiglio a tutti, poi ti aiuta nel condividere e a relazionarti con i compagni di squadra!

 



 





Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io ho sempre giocato terzino destro, diciamo che poi con il passar degli anni mi sono spostato centrale di difesa.

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Purtroppo il goal è sempre stato un mio tallone d’Achille. 

Sicuramente il più importante fu un goal al San Vito di Milazzo nell’anno in cui vincemmo il campionato con la Cavese!

 


Il suo rapporto con i vari mister è stato facile oppure ci sono stati degli screzi (tra l’altro è normale che ci siano)?

 

Il rapporto con gli allenatori non è mai facile soprattutto quando si è’ giovani, il mio è sempre stato pieno di sincerità, con molti allenatori ho un rapporto speciale persone a cui voglio un bene che va al di là dello sport.

 



 


Lei ha una grandissima esperienza, che consiglio darebbe a un giovane che volesse intraprendere la carriera di calciatore?

 

Il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di crederci fino in fondo, purtroppo viviamo in un’epoca dove i ragazzi si accontentato non hanno la perseveranza di credere in quello in cui fanno

Costanza, sacrifico e voglia di ascoltare sono i consigli che darei al me 18enne.

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici rappresentano da sempre per me un qualcosa di imprescindibile, con loro sono me stesso senza dover preoccuparmi di nulla.

 

 





A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa mia intervista si miei due tifosi più accaniti: i miei due nonni che mi hanno accompagnato in ogni avventura calcistica fin dai primi anni. Loro  purtroppo non ci sono più, ma ogni volta che scendo in campo il mio pensiero spesso vola a quando sentivo le loro voci sugli spalti accompagnato in ogni avventura calcistica fin dai primi anni.

 

 

 

 

Grazie 

 

 

16 03 2023

 

(Tutti i diritti riservati)