SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
FABRIZIO
DE DOMINICIS
Fabrizio De Domincis si presenta:
Mi chiamo Fabrizio De Dominicis, detto Dedo, sono nato a Roma il 5 febbraio del 1957, e ho diploma/laurea ISEF Urbino 1980. Sono tifoso della Roma e amante di tutti gli sport!
Sono insegnante di educazione fisica alla scuola privata Santa Maria di Roma.
Inoltre sono stato istruttore e poi allenatore di nuoto della squadra esordienti A della Vis Nova, e allenatore di calcio a 5 (oggi futsal).
Ho giocato a calcio con le giovanili della A.S. Roma (1969), poi in 1° categoria nella Vis Nova Calcio, e successivamente giocatore di calcio a 5: serie A Roma ((1984).
Infine ho organizzato Campi estivi per ragazzi delle scuole medie. In pensione dal 2024, mi godo la vita, giocando a tennis, andando al cinema, teatro e visitando Roma, che non conosco per niente.
Come prima cosa la voglio ringraziare per aver accettato l’intervista, e questa è la prima domanda, com’è nato questo interesse per le varie attività sportive, è stata una sua scelta oppure è stato guidato da qualcuno?
L'interesse per lo sport era di casa. Papà ero tifoso della Roma calcio, mi portava sempre con lui allo stadio, gli piaceva giocare a tennis come a mamma, e in più ero un po' 'vivace ‘, per cui dovevo scaricarmi in qualche modo. Ho iniziato, come quasi tutti i ragazzi, a giocare al calcio con la scuola.
Da giovanissimo lei inizia a giocare a calcio, in genere i genitori ripetono sempre la solita frase: “ Non è meglio che pensi allo studio?” Anche a lei i genitori hanno detto questo?
Be’ per essere sincero, fu per ‘colpa’ di mia madre, che non mi sono potuto trasferirmi a Bologna o a Napoli, (le 2 società che erano interessate a me).
All’epoca avevo 12/13 anni, e frequentavo le scuole media; e poi dicevano che dovevo studiare, andò in questo modo.
Lei ha militato nelle giovanili dell’A.S. Roma, che ricordi ha di quell’esperienza, (immagino molto positiva)?
Sì, ho giocato nelle giovanili dell'AS Roma nel 1969/70, ai tempi in cui la prima squadra era allenata da Helenio Herrera, detto il Mago.
La domenica mattina giocavo il campionato e il pomeriggio andavo a fare il raccattapalle allo stadio Olimpico. Ricordi bellissimi ed emozionanti!
L’ambiente che lei ha conosciuto è diverso, secondo lei, dall’attuale?
Assolutamente sì. Prima si pensava a divertirsi, a giocare, e non c'era tutto questo attaccamento al Dio denaro!
Adesso, purtroppo l'ambiente è stato inquinato dai procuratori, e ciò vale anche per i ragazzi di 13/14 anni. Non so se le responsabilità siano anche dei genitori, oggi tutti sono permissivi e non presenti, il famoso no, non lo usano più!
Ad un certo punto decide di giocare al futsal, come tutti sanno si tratta del calcio a 5, probabilmente uno spot di nicchia; non trova?
Sì, è così, dopo il calcio a 11, deluso dalla violenza sul campo e fuori, ho deciso di cambiare sport, frequentando i circoli di tennis romani ho potuto vedere che si giocava 5 contro 5 sul campo in terra rossa, senza rete al centro. Erano gli anni 80/90 e il calcio a 5 aveva preso piede nel Lazio, e in parte al nord Italia.
Giocando 5 contro 5 in campo ridotto, il successo è arrivato subito. Poi però, ha avuto un calo negli ultimi anni lasciando il posto al calcio a 8. Adesso abbiamo la Lega Ufficiale calcio a 8 e il Campionato.
Ottiene un grande successo, perché arriva a giocare in serie A, qual è stato il suo segreto per essere arrivato in cima alla vetta?
Nel periodo 1988/89 ho giocato in seria A ,calcio a 5 (poi il nome è stato cambiato in Futsal), tanto divertimento, tante belle partite e un livello di gioco molto alto.
Il segreto del successo all'epoca, è' stato lo spogliatoio, amici giocatori e giocatori amici. Eravamo veramente affiatati. Tant’è che, ancora oggi, a distanza di parecchi a anni, ci frequentiamo con le rispettive mogli e figli.
Perché in televisione viene dato poco spazio, pochissimo credo, (eppure è molto interessante e personalmente a me piace)?
Il discorso dello spazio televisivo, purtroppo, va sempre verso i soldi. Pochi sponsor hanno creduto nel calcio a 5.Poi le variazioni delle regole, pallone a rimbalzo controllato e la richiesta della federazione di giocare al coperto, hanno fatto il resto.
Lei è stato pure allenatore di questo sport, e mi viene da chiederle, qual è la dote principale che deve avere un allenatore?
Si ho allenato in serie C e l'under 18.
Oltre la tecnica e il sapere insegnare le regole e gli schemi, bisogna essere un grande psicologo, non bisogna lasciare niente al caso.
E’ fondamentale parlare spesso con i giocatori, in gruppo o anche da soli, conoscere bene le dinamiche dei giocatori e trovare con loro le soluzioni.
Questo, per me, vale anche per la massima serie.
Altra esperienza, e le faccio i complimenti più sinceri, lei è diventato allenatore di nuoto, per gli esordienti in serie A della Vis Nova, la differenza principale di essere un allenatore di calcio e di nuoto, qual è?
Grazie. La differenza tra allenare i giocatori e i nuotatori è abissale. Uno: e uno sport di squadra, e l'altro, è uno sport individuale.
Tutti e due sono affascinanti, e lo si vede anche ora, sono le 2 federazioni con più iscritti d'Italia.
Quando era un giocatore com’erano i suoi rapporti con i mister che ha avuto, discuteva serenamente con loro, oppure a volte c’erano degli screzi perché lei non accettava le loro scelte?
Il rapporto con i miei allenatori, è sempre stato cordiale e di rispetto. Anche se tante volte non ero d'accordo con delle scelte, ma le rispettavo e se qualcosa non andava, cercavo sempre il dialogo e le spiegazioni.
Adesso arriviamo a questa domande che mi sta molto a cuore, finite le superiori, decide di far domanda per frequentare l’ISEF, all’epoca si chiamava così, supera l’idoneità e per forza di cose si trasferisce a Urbino; che ricordi ha di questa piccola e splendida città (come le ho raccontato io abito vicino a Urbino e la citta la conosco benissimo) ?
Dopo il liceo scientifico, ho scelto di fare l'Isef, all'epoca si chiamava così, oggi IUSM, e dato che era a concorso a numero chiuso, a Roma non mi presero, così optai per Urbino, ebbi tante soddisfazione, dopo le prove obbligatorie, medico-sportive e culturali, arrivai 16 esimo su 1500!
Mi piaceva troppo fare e insegnare lo sport, ho rinunciato al lavoro dei miei genitori ben avviato da 3 generazioni (gioielleria, coppe e medagli sportive, al centro di Roma).
E poi… frequentare l’università fuori sede e specialmente a Urbino, è stato bellissimo. Ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze da tutta Italia, e ci siamo divertiti da morire! Ancora adesso, ogni tanto ci sentiamo.
Secondo lei il calcio di oggi è profondamente cambiato rispetto a quello che lei ha conosciuto? Oppure fondamentalmente è lo stesso?
Il calcio come sport, è' sempre lo stesso: il campo, 2 squadre da 11, un pallone e un arbitro. Ma tutto quello che lo circonda, i giornalisti, le scommesse, le tv anche a pagamento, lo ha reso solo una macchina da soldi. Basta leggere le formazioni delle squadre di serie A, ti rendi conto che ci non sono più giocatori italiani, mi spiego ci sono, ma sono pochi e in qualche squadra non abbiamo nessun italiano
I flop della nazionale italiana, ne è una conseguenza.
Sono tante le domande che lei vorrei fare, sicuramente, se lei è d’accordo ne faremo un’altra di intervista, lei ora gioca a tennis, per lei lo sport cosa rappresenta?
E già , per adesso gioco a tennis, obbligato da 2 infortuni in periodi distanti, alle ginocchia (ho 2 protesi complete, ma non mi arrendo)!
Per me lo sport è e sarà sempre alla base della mia vita quotidiana, è come una medicina!
A chi vuol dedicare questa intervista?
La dedica non può essere che per i miei genitori, papà Roberto e mamma Anna!
Mi hanno educato in modo ineccepibile, con i valori solidi di educazione, rispetto e onestà.
Un saluto a tutti e grazie Paolo per l'intervista!
A presto
Fabrizio
Grazie
24 05 2025
(Tutti i diritti riservati)
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