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mercoledì 25 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FABIANO 

DI SCALA

 

 


     

 

Fabiano Di Scala di Napoli ha giocato a calcio sino a qualche anno fa, ora svolge il ruolo di preparatore dei portieri. Cosi ci si presenta:

 

“Mi chiamo Fabiano Di Scala, sono nato a Napoli il 07/04/1992, calcisticamente ho fatto tutta la trafila nella scuola calcio Real Capodimonte accanto alla Sanità di Napoli dove poi lascio a 17 anni. 

 

 

Inizio a giocare vari campionati di categorie come promozione e prima categoria per poi lasciare il calcio giocato prematuramente

 

 

 La sua carriera di mister lei la inizia molto giovane a soli 22 anni, questo accade tramite la scuola calcio di mio fratello dove riesco a conseguire alcuni brevetti per allenare, ma soprattutto partecipo al corso per preparatore dei portieri settore giovanile e dilettantistico.  In periodo pandemico inizio la mia carriera dei dilettanti.

 

 

Parto dalla Puteolana in serie D con mister Luca De Martino per poi passare l’anno seguente con la Rappresentativa Campania guidata da mister Carlo Sanchez seguendo l’under15 e l’under17, purtroppo per colpa della pandemia non disputiamo il torneo delle regioni l’anno seguente.

 

 

Sono stato a Milano con il Calcio Club Milano in eccellenza per poi passare con l’Acerrana con il mister Vincenzo La Manna prima e poi con il mister Vincenzo Di Buono dopo. 

 

Successivamente sono stato nella primavera del Napoli femminile con il mister Pasquale Illiano.

 

E quest’anno ho sposato il progetto della famiglia La Peccerella persone che hanno nell’ umanità,  professionalità e nella serietà il loro punto di forza con il  mister  Raffaele Cottuno e credo che la squadra abbia tutte le carte in regola per tornare in eccellenza.

 

Nel frattempo ho sempre abbinato le prime squadre con le scuole calcio, sono stato nella Cantera Napoli, Montefusco soccer, Pianura Accademy, mentre da quest’anno sono con la King Sport Academy e la ASD Sibilla Bacoli” 

 

 

 


 





Come prima domanda le voglio fare questa, il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

Il covid ha stravolto le vite di tutti e soprattutto chi come me viveva di calcio ne ha risentito molto fisicamente e mentalmente, ma non ho mai smesso di aggiornami. Poi militando in serie D ci siamo fermati poco.

 






 



Ad un certo punto lei decide, da giovanissimo, di lasciare il calcio, le posso chiedere il perché?

 

Attorno ai 22 anni ho capito che potevo vivere di calcio. Era un mondo (quello giocato) che non mi attirava più e da lì la scelta di iniziare ad insegnare.

 

 

Decide di diventare allenatore, grazie alla scuola calcio di suo fratello, infine diventa, conseguendo diversi brevetti per diventare allenatore die portieri. Come mai questa scelta, che cosa l’ha spinta a diventare quello che è diventato oggi?

 

La scelta di allenare i portieri arriva da piccolo. Quando inseguivo questo ruolo (il mio idolo era Frey dell’Inter pensa un po’!) mi sono sempre aggiornato, la passione era tanta che poi è diventata lavoro.

 

 

Un’esperienza importante è stata quella con la Rappresentativa Campania guidata da mister Carlo Sanchez seguendo l’under15 e l’under17, che cosa ci può dire a riguardo?

 

È stata un’esperienza bellissima quella che ho fatto con Mr Sanchez. Persona splendida che custodisco con grande affetto, andare sui campi della nostra ragione e conoscere tanti ragazzi è stato veramente bello

Peccato che per il covid non si è fatto il torneo delle regioni, visto che la squadra era attrezzata per fare bene.




 


 



Dell’esperienza attuale che cosa ci può dire, inoltre che obiettivi avete?

 

Quest'anno ho sposato il progetto della famiglia La Peccerella persone che hanno nell'umanità, professionalità e nella serietà il loro punto di forza, con mister Raffaele Cottuno e credo che la squadra abbia tutte le carte in regola per tornare in eccellenza.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un prepatore?

 

Io credo che oltre ad essere preparato avendo studiato deve esserlo anche tecnicamente. Una delle doti più importanti è quella umana. Bisogna entrare in simbiosi con i propri portieri e diventare un tutt’uno.

 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

 Il calcio ti dà tutto, ma allo stesso tempo ti toglie tanto tempo da poter dedicare alla famiglia

 

 

  La famiglia e gli amici che cosa rappresentano per lei? 

 

La famiglia credo che sia la cosa più importante che una persona possa avere. Gli amici per me sono alla base della mia vita, ci sono sempre stati e so che ci saranno sempre per me

 

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

La dedico ai miei portierini delle scuole calcio, ma anche ai portieri della prima squadra del Neapolis (Barbaro e Chiariello), ma fondamentalmente la dedico a mia moglie che mi é sempre vicino e a mio figlio che è nato 4 mesi fa.

 

 

 26   gennaio 2023

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

martedì 24 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GABRIELE

NOVELLO 

 

 


 


Gabriele Novello è un ex calciatore professionista di San lucido in provincia di Cosenza, nato a Paola il 18 agosto del 1998. Ha iniziato a giocare nella squadra del suo paese, per poi a 14 anni andare via di casa perché preso dai giovanissimi nazionali della Vigor Lamezia.

 

Rimane lì tre anni, poi Cosenza, da lì il primo anno tra i grandi (anche se aveva 17 anni), alla Palmese in serie d. Quell' anno partecipò a cinque convocazioni nell’ under 18 della nazionale italiana. Venne acquistato dalla Ternana per disputare il campionato primavera. Successivamente arriva in Gibilterra dove diventa   professionista al Mons Calpe.

 

Dopo un anno il rientro in Italia al Rende in serie C, poi ancora Gibilterra questa volta firma con il Glacis United dove dopo una stagione convincente coronata da 6 gol viene premiato tra i migliori giovani del campionato. Da lì arriva L opportunità Catanzaro in C, poi ancora Rende e Gladiator in serie D. Trascorre L ultimo anno della sua carriera di nuovo in Gibilterra ancora al Glacis United dove smette di giocare a causa di un infortunio.

 

 


 

     



 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Innanzitutto grazie per l’intervista e piacere di conoscerla. 

Sicuramente il covid ha cambiato il nostro modo di vivere e la quotidianità, ma da eterno ottimista voglio pensare sia tutto passato e pensare al futuro.

 

Quando scoppiò la pandemia ricordo ero a Catanzaro, in seguito ad una partita casalinga contro il Bari giocata a porte chiuse - perché diversi casi di covid stavano già uscendo fuori - ci venne comunicato l’obbligo di quarantena e la sospensione di tutte le attività. Fu un periodo molto strano, ricordo tornai a casa dalla mia famiglia, dove riuscivo ad allenarmi soltanto in palestra a casa in virtù delle restrizioni. È stato un periodo molto lungo, ma grazie a Dio, nonostante ancora conviviamo con qualche caso,  penso che il peggio sia alle spalle.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Non è stata una cosa nata all’improvviso, la mia era praticamente un’ossessione, vivevo dalla mattina alla sera con la palla tra i piedi, mi resi conto che trovavo piacere nel sacrificare tutto me stesso e la mia vita per migliorarmi sul campo. Sono sicuro che la mia caparbietà e la mia forza di volontà siano state il mezzo per raggiungere il professionismo, anche perché il talento non sarebbe bastato. 



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ringrazierò sempre i miei genitori perché hanno sempre voluto la mia felicità, accettare che un figlio vada via di casa a 14 anni non è semplice, ma sapevano che ero un ragazzo responsabile e sono riuscito a far combaciare il calcio allo studio, perché loro ci tenevano tanto. Oggi posso dire di essere riuscito a coronare il mio sogno di giocare tra i professionisti ed avere una laurea in Scienze Motorie, mentre a luglio dovrei, facendo i dovuti scongiuri, concludere con la seconda laurea in Tecnico di Radiologia.

Tanto impegno sicuramente, ma a loro devo tutto, soprattutto per avermi indirizzato su più fronti.

 






Lei, seppur giovanissimo, ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono legato ad ogni squadra dove ho giocato, a ogni città, e ogni compagno mi ha lasciato qualcosa di bello.

Sicuramente ricordo con piacere gli anni a Gibilterra, Paese che dopo la nazionale mi ha dato la possibilità di diventare professionista, menziono anche il Catanzaro, dove sono rimasto particolarmente stupito dalla passione dei tifosi e dalla programmazione della società, non a caso ancora oggi guardo tutte le partite e faccio il tifo per loro, sono sicuro questo sarà l anno buono per tornare in B.









E veniamo a questa domanda inerente a Gibilterra. Gianluca Di Marzio le fa un’intervista a proposito di questa suo trasferimento: “Da Cosenza a…Gibilterra! ‘Dove scusate?’: lo svincolo con la Ternana, la nuova avventura. La storia di Gabriele Novello.

Che cosa ci può dire di questa esperienza in serie A?

 

A dire il vero sono stato intervistato due volte da Gianluca di Marzio, è stato bello.

 

Mi ricordo ero alla Ternana, avevo 18 anni, mi chiama Michele Di Piedi (ex calciatore ed allenatore giovane del quale sentirete parlare) offrendomi il primo contratto da professionista, arrivo lì nel mercato invernale, nemmeno il tempo di metterci a tavolino e il direttore tira fuori la maglia con nome e numero, era la prima volta che vedevo il mio cognome su una maglia da calcio, è stata un’emozione che non dimenticherò mai. È stata un’esperienza unica sotto tutti gli aspetti. 

 

Appena è arrivato a Gibilterra (come ricordiamo questa enclave appartiene al Regno Unito) non si è sentito un po’ spaesato? 

 

Spaesato no, stupito penso sia il termine adatto. 

 

All’inizio chiaramente ho fatto un po’ di fatica con la lingua, ma ero completamente estasiato dal fatto che il mio allenatore fosse Amaral ex difensore del Benfica, uno che ha giocato la finale di Champions League contro il Milan. Sapevo quanto lavorasse   con i giovani, oltre ad avermi  insegnato diverse tecniche ,  mi ha fatto esordire in serie A, ed ogni giorno era un apprendimento continuo, poi venne esonerato, ma rimane sempre nel mio cuore e lo ringrazio tutt’ora. 

 






Da come sappiamo lei subisce un infortunio, ci può raccontare cos’è successo? 

 

Sì, purtroppo questa è stata la parte nera, anche se l’infortunio stesso mi ha insegnato tanto. Succede che inizio con dei semplici fastidi agli adduttori, vengo invitato a stringere i denti per alcune partite importanti oggi, domani, dopodomani, infiltrazioni, farmaci, fino ad arrivare all’operazione forzata a Villa Stuart perché l’infortunio era diventato dopo diverso tempo completamente invalidante. Non importa quale sia stata la causa, purtroppo ho pagato sulla mia pelle, ma penso che nella vita purtroppo c’è di peggio e ringrazio tutto ciò che è stato e vivo sempre col sorriso.

 

Da esperto calciatore si è mai fatto una domanda sul perché l’Italia non si è qualificata nei mondiali che si sono disputati un mese fa (eppure avevamo vinto gli europei)?


Sì,  mi piace studiare calcio e ho una mia umile idea, ma preferisco tenerla per me, non sono nessuno per poter giudicare.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Non so, non ci provano tutti, ma tanti, per come l’ ho vissuta io, non era né questione di fama, nè di soldi, chiaro che se poi diventa un lavoro tanto meglio, ma credo che a spingere un ragazzo ad inseguire un qualsiasi sogno sia la passione, anche perché si inizia magari in tenera età e non penso si pensi già ai soldi.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Pregio l’attacco degli spazi, e le qualità tecniche, difetti sicuramente colpo di testa, anche se il mio primo gol tra i professionisti l’ ho segnato proprio di testa.



 




Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Farei tutto esattamente uguale. Anche perché tutti gli errori commessi mi hanno reso la persona che sono ora, e se non avessi sbagliato prima, ora non avrei saputo quali fossero le cose giuste o sbagliate da fare.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Rafael Leao, in tema di talenti. Se parliamo di eleganza, mi incanta Tiago Alcantara.

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è completamente tutto.

Amici ne ho pochi, per scelta, quelli che ho sono sacri e sono sicuro saranno per sempre.

 









Lei si è laureato in Scienze Motorie, e ha avviato un’attività legata al mondo del calcio, di che cosa si tratta?

 

Ho avviato un’attività nel mio paese legata a diversi sport, ho aperto un centro sportivo, che era della mia famiglia, ma l’ ho completamente rivoluzionato appena ho saputo di smettere.

 

Un centro sportivo polivalente con un campo da tennis, uno da padel e uno da calcio, ho puntato sullo sport, perché lo sport è il motore della vita, insieme ai maestri Cristian, Paolo e Andrea ogni giorno vediamo crescere dei ragazzi, con tante ambizioni e tanti sogni, e non c’è cosa più bella vedere i loro miglioramenti. Abbiamo una scuola tennis all’avanguardia con tanti bimbi, stiamo cercando di estendere questo nuovo movimento del padel che ha notevolmente coinvolto tantissimi amanti dello sport, e infine per quanto riguarda il calcio ho iniziato ad allenare un gruppo di ragazzi che ogni giorno mi insegnano qualcosa e con i quali abbiamo anche vinto il campionato di categoria. 

 

Inoltre abbiamo avviato dei corsi di tecnica individuale, nei quali credo molto, mettendo massimo 3 ragazzi per volta in campo, per poterli seguire meglio, anche perché credo sia impossibile insegnare il calcio ad un bimbo, se quest' ultimo fa 3 allenamenti a settimana, di due ore ciascuna, facendo un semplice conteggio equivalgono soltanto a 24 ore di allenamento in un mese e per un bimbo a mio avviso sono poche per un completo apprendimento.


Proprio questa settimana ho iniziato il corso di allenatore Uefa C, piano piano stiamo progredendo, con impegno e dedizione speriamo di raggiungere i nostri obiettivi.

 






Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Ho tanti sogni e obiettivi, li tengo per me, credo soltanto nel lavoro, alla fine tutto arriva se ci credi veramente.

 

 

 

 

 

 

 

24. gennaio 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 22 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSIO

DE LUCIA

 


 


     

 

 


 

Alessio De Lucia è nato il 19 gennaio  del 1999 a Maddaloni e vive a Santa Maria a Vico. 

Inizia a giocare a calcio si dall’età di 5 anni, il suo ruolo era quello di difensore centrale, verso i 12 anni durante un torneo visto che serviva un portiere si propone per quel ruolo, durante la semifinale su 5 rigori ne para 3 e capisce che quello sarà il suo ruolo.

 

Gioca nella Maddalonese in Promozione, l’anno successivo in Eccellenza. Si trasferisce al Gladiator, in eccellenza, dove gioca ai playoff, in semifinale para un rigore, la squadra supera i playoff. L’anno successivo è serie D, sempre con il Gladiator. Terminato quell’anno calcistico, era l’anno del Covid, firma per la Puteolana, serie D. A metà anno cambia squadra e va al Bitonto, sempre in serie D, la dirigenza aveva altri obiettivi, disputano i playoff per andare in serie C. Successivamente firma con la Frattese, in Eccellenza e in questo momento gioca alla Sessana che è in promozione.

 




 


 



Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Ciao Paolo innanzitutto volevo ringraziarti per il tempo che hai dedicato a me.

Sì, è stato un periodo difficile tra la paura di ammalarsi e il dover restare in casa, ho avuto la fortuna di restare in contatto con il prof della squadra che organizzava sessioni giornaliere via webcam per poi essere pronti alla ripresa. E devo precisare che sono stato fortunato ad aver mister Vincent Credendino al mio fianco.

 

 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho questa passione da sempre, mi è stata tramandata da mio padre anche lui giocatore e portiere!

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno fatto sempre seguire il mio sogno, ho avuto la fortuna che mi hanno sempre aiutato nel mio percorso calcistico e contemporaneamente si sono dati da fare affinché comprendessi l’importanza della scuola e di conseguenza nel proseguire gli studi, dato che sono due attività  che possono combaciare.




 




 

Giovanissimo decide di giocare nel ruolo del Portiere, come mai questa scelta (un portiere mi ha detto: “E’ il ruolo del portiere che sceglie il giocatore, non il contrario”)?

 

Da piccolo ero difensore ma ho sempre guardato il ruolo del portiere con un certo fascino, assolutamente d’accordo con quello che ti ha detto il mio collega, nel mio caso è andata proprio così dato che durante un torneo mi sono ritrovato in porta e non ne sono più uscito.

 

 

Sappiamo che anche suo fratello, è portiere, e così, se ho ben capito, anche suo cugino, suo fratello dove gioca?

 

Mio Fratello gioca nella Virtus Entella (Chiavari) e mio cugino nella Puteolana mia vecchia squadra.

 


 





C’è competizione fra voi due? Inoltre vi scambiate consigli su come migliorare le proprie prestazioni?


Siamo sempre stati una cosa sola, io faccio il tifo per lui e viceversa.


Essendo più grande e giocando in una competizione maggiore è sempre stato il mio punto di riferimento, ho la fortuna di essere consigliato da un portiere di serie B/C e non posso che far miei questi consigli.


Il portiere è un ruolo particolare, possiamo dire che si gioca da soli, la tensione durante un calcio di rigore è alta, lei in quei momenti come riesce a mantenere la concentrazione?

 

Io penso che studiare il rigorista durante la settimana aiuta ad aumentare la percentuale di parata, poi come in ogni cosa si deve essere bravi e fortunati. 

 


 




Ad un certo momento lei si trasferisce nel Bitonto, che esperienza è stata? Si era ambientato bene?

 

È stata una fantastica esperienza, e non posso che ringraziare tutti i ragazzi che mi hanno accolto in una squadra importante come il Bitonto.

Lasciami ringraziare anche Gianni Iurino il mister dei portieri che è stato il mio punto di riferimento li.

 

 

Una parata che ricorderà per sempre?

 

La prossima parata!

Non mi piace ricordare quello che ho fatto, sono sempre concentrato su quello che verrà.

 


 





Lei ha giocato con Antoni Di Paola, un ottimo giocatore, è stato intervistato da me, visto che siete amici, cosa mi sa dire di Antonio?

 

Ringrazierò sempre il mondo del calcio perché mi hanno fatto conoscere persone come Antonio, un grande amico e una persona speciale, nonché grandissimo calciatore a mio parare.

 

Lei è al Sessana, cosa mi può dire di questo club?

 

La società e i tifosi meritano tanto, spero di togliermi grandi soddisfazioni con loro!

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono la cosa più importante, la mia famiglia mi è sempre stata accanto e i miei amici sono i miei primi tifosi! Sono molto fortunato ad averli.

 

 

La vedremo mai disputare una gara contro suo fratello? Sarebbe un bel match che ne pensa?

 

Guarda penso sia il sogno più grande giocare contro mio fratello, spero di farlo nella sua categoria però (ride)!

 

 

 

22  Gennaio 2023

 

(Tutti i diritti riservati)