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giovedì 26 maggio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DOMENICO

DI GENNARO 

 


     




 

Domenico Di Gennaro di Napoli è un giovane giocatore di calcio, così ci si presenta: “


Ho 20 anni, diplomato presso il Liceo Scientifico Francesco Saverio Nitti e tutt’ora studente universitario al secondo anno del corso di studi di Scienze Motorie.


 La mia carriera calcistica è iniziata nella scuola calcio Bagnoli Soccer, con seguito poi nella Puteolana 1909 e Recca Sporting Club. Quattro anni fa ho avuto la fortuna di entrare a far parte della Cavese 1919 e di giocare in campionati nazionali; successivamente agli anni della pandemia sono giunto all’Ercolanese dove ho ritrovato il Mister Perrella che mi aveva già allenato a Cava. Quest’anno ad Ercolano è stata un’annata ricca di emozioni e soddisfazioni sia personali che di gruppo, anche se avrebbe fatto piacere arrivare nei play-off.”
















 

Come prima domanda vogli farti questa: come sta andando l’Università? 


L’università fortunatamente va molto bene sono soddisfatto del corso di studi che sto intraprendendo, spero e voglio continuare a farlo in questo modo perché è importante per me.









 Ho intervistato due giocatori dell’Ercolanese, Gerardo Di Gilio e Cristian Orefice e per questo devo ringraziare Peppe Capece, in che cosa sei simile e i che cosa sei differente? 


Gerardo e Cristian prima di essere due compagni di squadra sono due miei grandi amici, a livello calcistico credo che la similitudine che ho con loro consiste nell’applicazione e la serietà durante gli allenamenti, mentre nel modo di giocare abbiamo caratteristiche differenti, Gerardo è più un driblatore rispetto a me ed invece Cristian ha più velocità, ma in generale siamo tutti ragazzi che ci impegniamo tanto durante gli allenamenti e questo alla lunga premia. 













Com’è stato quest’anno calcistico? 


Quest'anno è stato molto importante, ho ottenuto grandi soddisfazioni sia a livello personali che di gruppo anche se c’è il rammarico di non essere arrivati ai play-off. Sono cresciuto molto e sono contento di come siano andate le cose. 






Napoli offre tante opportunità a livello sportivo, come mai ha scelto questo sport e non altri? 


La scelta del calcio è dovuta dalla passione di mio padre che mi è stata tramandata ed è una cosa che mi è piaciuta sin da subito rispetto agli altri sport, alcuni dei quali sono anche belli ma credo che il calcio abbia sempre una marcia in più, ma soprattutto ti forma molto non solo come calciatore, ma anche come persona.










Ha frequentato il Liceo Scientifico e contemporaneamente giocavi a calcio, ha sacrificato qualcosa? 


Si, di sacrifici ne ho dovuti fare però ad oggi dico che ne è valsa la pena sia per il mio bagaglio culturale sia per la mia carriera, credo che studiare la sera dopo gli allenamenti sia servito molto. 






Ritiene che la cultura serva per essere sia un bravo giocatore, ma anche per sapersi muovere e confrontarsi con altre persone nell’ambiente calcistico? 


Sì, la cultura serve per tutto, per confrontarsi con tutte le tipologie di persone e per sapersi muovere al meglio in ogni situazione della vita, sia nell’ambiente calcistico che non. Quindi avere cultura ti avvantaggia molto ma ciò non vuol dire che basta avere solo cultura, anzi, ci vogliono tanti altri elementi che non si studiano.











 Lei gioca nel ruolo di?


Centrocampista centrale, ma anche interno di centrocampo 










Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando). 


Il mio pregio calcistico credo che sia la velocità di pensiero, fondamentale per il ruolo in cui gioco, ed in generale capire prima cosa avverrà. Mentre il mio difetto secondo me è che qualche volta forzo troppo la giocata, ma sto lavorando e ci lavorerò ancora su quest’aspetto. 












Che cosa pensa di Maradona, per i napoletani è un Dio, per lei invece cosa rappresenta? 


Non avendolo vissuto in prima persona, non ho il ricordo che ha ad esempio mio padre. Grazie alla sua testimonianza, e grazie a tanti film e videocassette che ho visto, sono riuscito a percepire ciò che percepivano chi lo guardava a quei tempi e il motivo per il quale è considerato un Dio da tutti i napoletani. Personalmente per me rappresenta l’apice di questo sport e guardare i suoi filmati mi da una grande carica e mi da tanta motivazione a fare sempre meglio. 












Secondo lei il calcio che esprime la città di Napoli è diverso da quello delle altre città? 


Credo che a Napoli sia molto diverso giocare a calcio rispetto ad altre città dato che qui il calcio è visto come “il tutto” ed è proprio questo che secondo me rende i ragazzi di Napoli, la maggior parte delle volte, molto preparati anche perché c’è molta competizione e questo ti conduce al miglioramento; mentre in altre città il calcio è visto in maniera diversa, con meno importanza ed è proprio questa la differenza. Poi ogni città ha delle sue peculiarità su quest’aspetto, ma in linea generale penso che sia questo il concetto. 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 


La famiglia per me è tutto, mi assecondano in ogni scelta e percorso da me voluto, ma allo stesso tempo mi aprono gli occhi quando c’è ne bisogno. Gli amici sono molto importanti nel percorso di crescita della vita e ti permettono di formarti molto caratterialmente. 










Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 


Ovviamente crescere nel calcio e negli studi e rendere orgogliose le persone a me vicine.

 

 

 

26 maggio   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 25 maggio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PEPPE

ANTIGNANO 

 

 

     

 

 

 


 

 




 

Peppe Antignano, di Napoli, è nato l’8 gennaio del 2001, possiede il Diploma turistico ed è un giovane giocatore. Dal 2013 sino al 2017 ha militato nella Puteolana 1909, Settore Giovanile, 2017/2018 con la Puteolana 1909, Promozione Campania, 28 presenze 2 gol, 2018/2019 con la Puteolana Promozione Campania 30 presenze 1 gol, stagione 2019/2020, Puteolana  1902 Eccellenza Campania, prestito, 22 presenze, 2 gol, nel 2020 viene acquistato dalla Frattese, 16 presenze e 1 gol.

 




el 2020 viene acquistato dalla Frattese con 16 presenze e 1 Gol .


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Durante il covid mi sono allenato rispettando sempre le norme stabilite dal governo, anche se a livello mentale è stata dura perché stare in un campo con i compagni è diverso.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato a giocare a 5 anni e ho sempre amato questo sport.

 



 

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono i miei primi sostenitori, soprattutto mia madre, a lei devo tantissimo e spero di ricambiare al più presto.

 

 

 

Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cos gli attira, più la fama o i soldi?




Personalmente è la voglia e la passione che viene prima di tutto, anche se per molti di noi è un vero e proprio lavoro

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Il mio ruolo è mezz’ala, all’occorrenza terzino

 

 



 






Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol più bello per me è stato quello da centrocampo con la Puteolana 1902, è stata una bellissima emozione

 

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Pregio è la voglia e la costanza che ho negli allenamenti, difetto che mi arrabbio molto facilmente anche sulle cose banali

 

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il giocatore che ammiro tanto è Zielinski, tecnicamente fortissimo ed è il tipo di giocatore che a me piace

 

 

 

Lei è nato Napoli a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli è una città bellissima e non ci sono solo i problemi che raccontano, ma è tanto altro, è ricca di gente passionale e di luoghi bellissimi.





 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono molto importanti per me, auguro anche al mio migliore amico di arrivare in alto, dato che anche lui ha il mio stesso sogno.

 

 


 

Ai suoi estimatori quale sogno vorrebbe regalare? 

 

Spero di arrivare in alto e togliermi tante soddisfazioni e anche per ricambiare il sostegno delle persone che mi vogliono bene.

 


 

 

 

 

25  maggio   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

martedì 24 maggio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GABRIELE 

MANGANARO

 


 


  

 

 

Gabriele Manganaro un giovane giocatore di Roma così ci si presenta: “Da bambino ho giocato nella Lazio fino ai giovanissimi nazionali (però non ricordo l'età). Poi da quel momento ho militato: Aprilia un anno, poi sono stato in prestito alla Lupa Roma sempre per un anno, finito il prestito sono tornato all’ Aprilia. Per un anno non ho giocato e ora sono alla Fonte Meravigliosa da 5 anni. Con un certo orgoglio ti posso dire che abbiamo conquistato la categoria Elite  per la prima volta nella storia del club.

 

 

 

 










Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il periodo del covid è stato un periodo duro per tutti, ho cercato di viverlo più serenamente possibile, è stato un periodo dove magari mi sono goduto a pieno la famiglia dato che in periodi normali tra lavoro e vari impegni il tempo insieme è veramente poco. L'allenamento per me è uno stile di vita, e visto che quello dell'allenamento era uno dei pochi escamotage che si poteva usare per uscire, e io ne ho approfittato per allenarmi costantemente tutti i giorni.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è la mia più grande passione da quando sono piccolo, per assurdo l'ho capito intorno ai 18 anni quando mi sono ritrovato a stare lontano dal campo per un anno. In quel momento ho sentito la vera mancanza e mi sono reso che non posso farne a meno.

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre appoggiato in tutto e per tutto, seguendomi in qualsiasi campo e in qualsiasi trasferta. Oggi mi rendo conto dei sacrifici che hanno fatto per me e non smetterò mai di ringraziarli. Al contrario sullo studio non erano troppo oppressivi, sapevano che non ero molto portato.

 

 










Lei da 5 anni milita nel club Fonte Meravigliosa, e da come ci ha raccontato, si trova molto bene, che cos’ha di particolare questa squadra? 

 

La Fonte Meravigliosa per me è una vera e propria famiglia. Sono cresciuto lì seguendo mio fratello che da ragazzo ci militava, poi mi ci sono ritrovato io. È grazie a loro se ho ritrovato passione e amore per questo sport, mi hanno trasmesso i valori e principi di una vera e proprio famiglia, posso dire che il club è una seconda casa.

 

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Oltre al calcio non ho grande interesse per altri sport, leggo le notizie sui vari eventi importanti, ma nulla di che.






Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

È normale che la vita che fanno i calciatori piace a tutti, un pensiero ai soldi ce lo fai sempre. Però come si dice "fai ciò che ami e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita" ecco forse questa è la frase che dice tutto. Ci sono calciatori a cui della fama non importa nulla, perché per loro questo sport è solo una grande passione.





Lei gioca nel ruolo di? 

 

Gioco come attaccante.

 

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol più bello l’ho fatto quando ero alla Lazio, feci una bellissima azione personale, un altro gol che ricordo con emozione è quello che realizzati nell'ultima partita nel campionato juniores al mio primo anno con la fonte meravigliosa: valse la promozione nella categoria Elite!

 







 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio: mi piace aiutare i giovani a farli sentire tranquilli quando iniziano nel calcio dei "grandi" mi piace essere leader e trascinatore per i miei compagni, un difetto:   a volte sono testardo e mi rovino le partite per nervosismi eccessivi.

 

 

 

Lei è molto giovane, se la sentirebbe di lasciare l’Italia per andare a giocare in un club estero (un giocatore che ho intervistato per qualche anno ha giocato in Nuova Zelanda)? 

 

Al momento non lascerei nulla qui, sto bene sia lavorativamente parlando che calcisticamente. L'idea di andare fuori, comunque,  mi ha sempre inspirato, per lasciare tutto dovrebbe esserci una base solida con delle sicurezze, allora sì che  andrei via. 

 

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Famiglia e amici sono molto importanti per me. Ho perso mio padre a 15 anni e dopo questo fatto mia madre mi ha sempre appoggiato in tutto accompagnandomi ovunque senza mai farmelo pesare, enormi sacrifici ha fatto solo per la mia passione; anche se non le dimostro spesso la mia gratitudine, certo è che lei è un enorme punto di riferimento e di forza per me. Grazie al calcio ho moltissimi amici, mi piace stare in mezzo ad un gruppo affiatato e faccio del tutto affinché riesca in questo mio intento. La Fonte è un bellissimo gruppo prima di essere una squadra.

 

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno immediato? Permettere a mia madre di smettere di lavorare, molto difficile che si realizzi, ma per tutto ciò che ha fatto e fa per me se lo merita.

 

 

 

 

 

 

 

24  maggio   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 22 maggio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ELIO

CICCORELLI

 



 


 

Elio Ciccorelli di 33 anni è stato prima un giocatore, ora è un direttore sportivo dalle grandi capacità.  All’età di 26 anni ha smesso di giocare, poi nelle seguenti stagioni è stato diretto sportivo de: 2017–2018 Silvi, 2018-2019 Silvi, 2019-2020 Agnonese, 2020-2021 Avezzano, 2021-2022, L’ Aquila.

 



Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

L’ho vissuto in famiglia ho guardato tante partite, a una media di due o tre al giorno, il tempo c’era.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto sin da subito, mio zio ha giocato in serie A, e così  da 5 anni ho iniziato a praticare questo sport, mi sono impegnato molto anche se non avevo un granissimo talento.

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori non mi hanno precluso nulla, a 18 anni capii che non sarei riuscito a salire a livelli alti e il fatto che io giocassi nelle categorie inferiori di certo non mi avrebbe garantito una buona vita, così ho preferito studiare, ripeto non mi hanno ostacolato però mi hanno sempre indirizzato nel modo giusto.

 

 

Lei attualmente è un Direttore Sportivo, com’è arrivato a ricoprire questo ruolo?

 

Mi è sempre di più piaciuto guardare il calcio che giocarlo, all’inizio quando ero ancora un giovane giocatore ho sempre dato una mano agli allenatori, e anche ai direttori. Poi mi sono trasferito a Pescara per studiare, ho sempre dato una mano alla costruzione di una squadra, il direttore sportivo è sempre stata la mia più grande passione.

 

 

 

 

 

Non è certamente semplice fare il Direttore Sportivo bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Diciamo che dedico dalle due tre ore a guardare alle partite, il problema non è tanto saper costruire, tutti più o meno sono in grado di organizzare una squadre gran parte del lavoro è la gestione della stagione nei momenti difficili, riuscire a dare un’idea, delle regole, un modo di pensare, infine  c’è bisogno di una società che ti dia anche l’opportunità di fare degli errori che sono fondamentali per crescere.

 

 

Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

Nel calcio moderno il ruolo del procuratore è molto importante, è chiaro che bisogna affidarsi perché si fanno delle scelte importanti, a 14, 15, 16, 17 anni, di certo non si ha la giusta una maturità per gestirsi da solo, la famiglia ti deve stare dietro, ma non deve opprimere il ragazzo. La fortuna serve nell’incontrare il procuratore giusto, soprattutto devi capire che sei e cosa vuoi, perché per quanto mi riguarda il talento può valere, il 20, il 30 o il 40 per cento, ovviamente la fortuna aiuta, e come ho detto bisogna essere sempre accorti. Generalmente uno su 10.000 diventa un calciatore professionista, ribadisco  sono tanti i fattori che ti possono portare in alto,  gli alibi, però,  sono la panacea dei deboli.

 





 







Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Quello che analizzo mentre osservo un giocatore sono le scelte che fa nelle diverse situazioni di gioco, poi  sicuramente vado a vedere quelli che sono i tempi, l’intensità con cui gli fai, infine mi interessa   il carattere del giocatore. Amo i giocatori pensanti, il calcio non è una scienza esatta, tutte le partite e tutte le situazioni di gioco sono diverse, se penso quei giocatori che fanno sempre la scelta giusta è facile raggiungere un risultato positivo.

 

 

 

Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Sono una persona leale, e ne sono orgoglioso, con chi è leale ho sempre avuto un ottimo rapporto, sono una persona molto schietta, ho avuto presidenti che hanno accettato la mia onestà e la mia lealtà e ci sono presidenti che vogliono “dire la loro sempre e comunque in ogni situazione.” 

 

 Sono giovane ho avuto dei presidenti ottimi, poi i rapporti si sono deteriorati con l’avvento dei vari direttori generali, ad Agnone è successo così, avevo un ottimo rapporto con il presidente, lo sento ancora oggi, abbiamo lavorato anche assieme; lo stesso problema l’ho avuto ad Avezzano, ma soprattutto la stessa cosa è successa all’Aquila con il direttore generale. Nei dilettanti i ruoli non sono definiti, anche se si fa finta di non sapere quali siano. Vedi ci tengo a precisare che io  credo nel mio lavoro, se la responsabilità è mia è giusto che le scelte le prenda con la mia testa e con il benestare della società e con le idee di gioco dell’allenatore, sicuramente in ogni società ci devono essere dei paletti come in ogni azienda.

 

 

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Le delusioni fanno molto male, perché nel calcio portano a rimpianti a rimorsi, perché pensi che se avessi fatto una scelta diversa le cose sarebbero andate in un modo, appunto, diverso. Dall’Aquila sono andato via a novembre e ancora oggi  il dispiacere rimane. Credo che faccia molto male.

 

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio? 

 

Il difetto? Fidarmi delle persone, troppo, e questo difetto nasce dal fatto che do credito a tutti quelli che conosco, devo imparare a essere più diffidente. Il pregio? Sono una persona onesta e leale sia sul lavoro, sono un consulente finanziario, sia nel calcio nessuno può dire che non lo sia. Ho avuto un ottimo rapporto con tutti, con qualcuno ho avuto delle discussioni, ma sulla mia lealtà posso metterci la mano sul fuoco

 

 









Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

Sono quelli della vecchia scuola come Andrea Iaconi. Andrea per me è un mentore, mi ha insegnato tantissimo, mi ha fatto vedere questo sport sotto una diversa prospettiva, poi ce ne sono altri. Io mi definiscono uno della vecchia scuola, che ha un background moderno legato al lavoro che faccio. Mi ritengo un direttore sportivo da campo.

 

 

Spesso leggo sui giornali o sui social, che il “calcio è malato”, per quale motivo?

 

Il calcio riflette la situazione che abbiamo, abbiamo bisogno di grandissime riforme spero nel presidente Gravina che sta intraprendendo la strada giusta con la riduzione delle squadre professionistiche, hanno una tassazione insostenibile, non si conta più sui settori giovanili per me la regola degli under in serie D è pura follia.  Questo perché ogni anno si “buttano” dentro al campo i 2003, 2004 e la maggior parte di loro non hanno una prospettiva, perché?  Perché magari quei ragazzi non vanno a studiare, fanno 30 partite in serie D in un anno, 90 in tre anni e quando smettono vanno a giocare in promozione e in eccellenza, forse non hanno studiato, non faranno mai i giocatori professionisti e si ritroveranno in mezzo a una strada. 


È tutto sbagliato perché i giovani se sono bravi giocano e non hanno bisogno di regolamenti particolari, in conclusione vengono penalizzati i grandi e vengono penalizzati i piccoli.





Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Un giocatore che ammiro è Juro Pejic, è un ragazzo che è con me da 4, 5 anni, è croato, un giocatore che sarebbe sprecato in serie B. Ha un bel modo di ragionare. Se ne avessi 20 in squadra potrebbe vincere tutto, ma proprio tutto. Non saprei dire che ammiro meno, non mi piacciono i giocatori che hanno poco fame.

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Non è molto quello di arrivare in serie B, A, è di riuscire a trovare una società che mi faccia lavorare per 4/5 anni e di riuscire a costruire qualcosa, il mio grande sogno, a medio termine è questo che ho appena detto. Mi piacerebbe riuscire a costruire qualcosa, per fare calcio c’è bisogno di strutture, di settori giovanili, di tante cose, il mio sogno è mettermi alla prova, cercando di costruire qualcosa di importante, mi piace lavorare a 360 gradi. In prima categoria ho fatto tutto, dal magazziniere, facevo la distinta, ho fatto tante cose da solo. Quando vado in una società riesco a vedere tutto, sicuramente può essere una dote, naturalmente ho tantissimo da imparare, ma se non fai non impari.

 

 

 

22 maggio 2022

 

(Tutti i diritti riservati)