Archivio blog

lunedì 13 dicembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 





CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

MIMMO

DONVITO  

 




 


 

 

 

 

 

Mimmo Donvito è nato a Matera il  29 aprile  1966, così ci si presenta.

 

 

“Ciao sono Cosimo Donvito, per gli amici Mimmo Donvito.

 

Il mio sogno nel cassetto sin da bimbo è stato quello di fare il calciatore.

Nel mio piccolo ci sono riuscito. Non avrò calcato campi di calcio di serie A, ma questo sport mi ha fatto divertire tanto. Tutto ha inizio con la squadra della mia città, all’epoca inizi anni 80 chiamata F.C. MATERA. Esordio in C2, stagione calcistica 83-84, per poi proseguire in varie tappe, Interregionale in: Morrone Cosenza 85-86, l’anno successivo nella splendida città di Trani 86-87, Senise 87-88, poi ritorno in Puglia nella città dei fiori Terlizzi, per proseguire in Basilicata in varie società di Eccellenza: Tricarico, Francavilla, Sinni, Murese per terminare il mio percorso sportivo dove tutto ebbe inizio: Materassi.

Concludo questa mia passeggiata del passato sportivo, affermando che il calcio non solo mi ha fatto divertire tanto, ma mi ha insegnato il rispetto per gli avversari, ad avere cura per il proprio corpo, a soffrire, a fare sacrifici per raggiungere certi obbiettivi e soprattutto a non mollare mai.

 

Io dico sempre che questo meraviglioso Sport non è altro che la metafora della vita. Ogni domenica dovevi scendere su quel rettangolo di gioco e dimostrare quello che valevi, non potevi tirarti indietro, ed è dunque e quello che facciamo noi Uomini ogni giorno. Ora concludo veramente con questo mio motto: "Credere sempre mollare Mai”.

Un Saluto e un abbraccio a tutti quelli che amano questo meraviglioso Sport “

 

 

 

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Come già detto nella mia presentazione, caro Paolo, il Calcio sin dalla tenera età è stato veramente il mio primo "Amore”. Le mie giornate, specie quelle estive erano interminabili. Iniziavo la mattina allenandomi con il mio amico Mauro e continuavo facendo partitine che si protraevano per  ore, fino a quando esausti io e i miei amici ,non interessandoci di chi avesse vinto o perso stramazzavamo  al suolo, stanchi, ma felici.

Non ci interessava la vittoria, ma divertirci. Oggi ti insegnano che se perdi sei uno sfigato, mentre sono proprio le sconfitte che formano i Calciatori e gli Uomini.


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Sono stato fortunato, i miei genitori non si sono mai opposti al fatto che io facessi calcio.

Anzi mi sono stati sempre vicini in tutte le mie scelte. Mio padre mi ha fatto spesso da accompagnatore nei vari provini svolti in giro per l'Italia.

Era il mio primo fan, ma sempre abbastanza critico nei miei confronti, quello che i genitori di oggi non fanno. Esaltano molto i loro figli non sapendo che così facendo non fanno altro che danneggiarli e purtroppo alle prime esperienze negative che hanno nel calcio, e tu sai che la vita ne riserva tante, mollano.

 








Lei ha giocato in diversi club, qual è la squadra in sui si è trovato meglio?

 

Debbo dire che durante il mio percorso calcistico ovunque sia andato mi sono trovato sempre a mio agio, ma la città e la società dove ho vissuto una bella parentesi calcistica è stata Trani.

Società di grandi tradizioni calcistiche, città stupenda, tifosi esemplari e calorosi.

 

Tanti giovani mi hanno detto: “Se avessi avuto le giuste conoscenze, se il mio procuratore mi avesse fatto partecipare a quel provino, se…se…” tanti se, secondo lei quanto c’è di vero nell’avere una giusta conoscenza, oppure quello che conta è solo il talento?

 

Conosco il Calcio sotto vari aspetti, avendo fatto il calciatore, faccio l'allenatore e ho svolto per alcuni anni l'osservatore in varie squadre professionistiche vedi: Juventus, Brindisi ecc., ho citato le più importanti. Ti posso garantire che chi arriva, parliamo di serie "A" possiede delle caratteristiche importanti, vedi applicazione, spirito di sacrificio, capacità di adattamento a varie situazioni ambientali, tutto ovviamente supportato da qualità tecniche, caratteriali, fisiche e tattiche.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Sono molto sincero, oggi tanti giovani si avvicinano al calcio con la voglia più di diventare famosi e ricchi che non per passione. Mentre per noi era tutto diverso, giocavamo a calcio soprattutto per passione e divertimento ripeto "divertimento”, quello che oggi andando in giro per i vari campi non vedo. 

Se tu chiedi ad un genitore com'è andata la partita di suo figlio, ti risponde che hanno vinto e che suo figlio è stato bravissimo. Non sentirai mai un genitore risponderti hanno fatto una grande gara, e si sono divertiti.

Conta solo al risultato.

Conseguenza ovvia. In Italia ci sono pochi giovani che giocano in “A" mentre all'estero non hanno problemi a fare esordire nella massima serie e in Nazionale anche giovani 18enni.

 








Qual è il suo goal che ricorda ancora con maggior piacere? 

 

Devo risponderti come i calciatori famosi?

Siccome ne ho fatto tanti non ne ricordo uno nello specifico.

Scherzo Paolo. Io ero un n.10, facevo più assist.

Però te lo racconto ugualmente quale è stato il mio goal più bello.

Non è stato un goal, ma la mia prima convocazione in serie" con il Matera.

Dove non ero felice solo Io, ma tutta la squadra, è stato veramente emozionante vedere i miei amici emozionarsi per me. Questo era il Calcio degli anni 80. Eravamo felici con poco.

Non pensavamo a diventare famosi o ricchi, ma era solo passione per questo sport.

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Il mio grande pregio calcisticamente parlando era quello di avere tecnica sopraffina, ma non ero bravo nel gioco aereo. Ero il classico n.10.

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Se ti riferisci a giocatori attuali dico Messi.

Ma io sono un nostalgico, e secondo me Maradona è stato un top player in assoluto, inarrivabile.

Un grande. Secondo me avrebbe fatto la differenza anche nel calcio di oggi, aveva tempi di giocata e velocità di pensiero fuori dal normale.

 








  Lei ha fatto l’osservatore per la Juventus, ci può raccontare questa entusiasmante esperienza?


Lavorare per un top club come la Juventus è stata un'esperienza fantastica,2 anni in cui ho capito che cosa vuol dire fare calcio ad alti livelli.

Vi spiego come tutto veniva organizzato durante il weekend.

Ognuno di noi aveva un programma da seguire nelle varie regioni.

Io mi occupavo della Puglia -Basilicata vivendo a Matera.  Durante quel periodo vedevo 12 partite al mese, dunque circa 200 in 2 anni, osservando 2500 calciatori. Tutti i calciatori che secondo me, erano meritevoli di segnalazioni finivano dopo una relazione tramite il mio account in un data base. Quelli che secondo me erano già pronti per la Juventus sostenevano un provino sotto gli occhi attenti del capo degli osservatori all'epoca Sclosa (grande professionista). Se piaceva anche a lui veniva vincolato. Vi ho spiegato come avveniva per sommi capi il mio lavoro.

Non facile il lavoro dell'osservatore.

Devi avere grande intuito, e capire se in futuro il ragazzo, perché io mi occupavo solo di settore giovanile, potrà mantenere le premesse iniziali.

Tanti si perdono durante il percorso.

Anche perché la fase adolescenziale è particolare, tante cose cambiano in poco tempo sia a livello psicologico che fisico, non   molla solo chi ha “le palle” e volontà supportate, come dicevo, da caratteristiche tecniche importanti.

Concludo dicendovi che dietro una grande società c'è sempre un progetto importante che inizia dalle fondamenta, in questo caso il Settore Giovanile. 




 





Un consiglio che darebbe a un giovane che volesse intraprendere questo sport, per arrivare in alto, è ovvio?

 

Come dicevo nelle precedenti domande, non solo nel calcio, ma anche negli altri sport o attività che un giovane intraprende deve avere grande passione per quello che svolge, voglia di imparare, di sacrificarsi e tanto tanto impegno ogni volta che ci si allena.

È l'allenamento che ti migliora. “La Ripetitività è la Madre della Capacita".




 





Ultima domanda: un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non vivo di sogni ma di realtà.

Carpe Diem, mi piace cogliere l'attimo in tutto quello che faccio.

Vorrei tornare al più presto ad allenare in una qualsiasi categoria e dare ai giovani quello che ho imparato sia calcisticamente che sotto il profilo umano durante tutto il mio percorso calcistico.

 

Un Saluto affettuoso a te Paolo e a tutti i ragazzi e la gente a cui piace il Calcio.

 

 

 

 

 Grazie 

 

 13     12     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 12 dicembre 2021


di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 





CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

GIUSEPPE 

ASILE 

 

 

 














 

Giuseppe Asile, classe 1982 giocatore di calcio di Napoli così ci si presenta. Giuseppe Asile per addetti del settore: "non ha bisogno di presentazioni, giocatore estroso e uomo per bene, c’è tanto da dire, grande stima e affetto, lui è uno che sapeva giocare a calcio ".

 

io cresco calcisticamente nella scuola calcio Maradona e Bruscolotti all’età di 5 anni. Poi a 13 anni vengo acquistato dalla Turris serie C1.A 14 anni avviene il passaggio alla Juve Stabia sempre serie C1 dove ho trascorso 4 anni bellissimi vincendo tutti i campionati nazionali giovanili fino ad arrivare in Prima Squadra. Poi per il fallimento della Juve Stabia e andai a giocare nei dilettanti: Ercolanese (serie D), Cerignola (serie D), Nola (serie D), Oggiono (serie D), Casarano(eccellenza), Rovigo (eccellenza), in provincia di Aosta nel Sarre(eccellenza), San Teodoro in Sardegna(eccellenza) Castelsardo (eccellenza), San Prisco(eccellenza), Turris (eccellenza) Castel di Sangro(eccellenza), Ponticelli(eccellenza) e Gladiator(eccellenza).

 

Poi in tarda età mi sono divertito un po’ in prima categoria a San Gennariello di Ottaviano vincendo campionato e coppa Campania, poi Boys Caivanese(promozione), San Giorgio (eccellenza) San Vitaliano (promozione), Vallolauro (promozione), Mondragonese (promozione), e infine al Sanità (promozione)”.


 

 

 

 










Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Purtroppo il covid ha cambiato le nostre vite in tutti i sensi. Per quanto riguarda la vita sportiva mi allenavo a casa per quel che potevo fare.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

All’età di 4 anni giocavo con i miei amici nei giardinetti dalla mattina alla sera. L’ho sempre saputo da piccolo che questo sport sarebbe diventato diciamo un lavoro per me.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No, no, anzi i miei genitori erano i miei primi tifosi da piccolo. Mi hanno accompagnato per tutta l’Italia hanno fatto tanti sacrifici.

 

 

Lei ha giocato in tantissime  squadre e in diverse regioni, cosa ci può dire dell’esperienza a Rovigo, ad Aosta e al San Teodoro in Sardegna? 

 

Le esperienze più belle è state fuori la mia adorata Campania. A Rovigo ed Aosta sono state le mie prime esperienze fuori casa. Togliendo il clima che era freddo e umido, molto diverso rispetto a Napoli, posso dire che   sono due città che porto nel cuore e la mia fortuna è stata anche vincere in queste due piazze. San Teodoro, Sardegna, era il paradiso città stupenda sole e mare oltre al divertimento che era il calcio, esperienza bella.

 










In tanti mi hanno detto che il calcio è cambiato, molti sono delusi da quest’ambiente che appartiene alle categorie, se così possiamo definirle, e che poi non lo sono, minori. Perché sta succedendo questo? 

 

il calcio e cambiato purtroppo per colpa di questi (allenatori sponsor, calciatori sponsor etc). Ormai oggi vanno avanti questi personaggi qui, con l’appoggio dei presidenti. Oggi ormai se sei forte non giochi se hai sponsor… si. È stato il motivo per cui mi sono fatto da parte .



Che consiglio si sente di dare a un giovane che vuol intraprendere questa carriera sportiva?

 

Il consiglio che posso dare ad un giovane oggi è che deve divertirsi e basta. E di non fidarsi di questi personaggi che dicono:” dammi 10/15 mila euro e ti faccio giocare in lega pro etc.”

 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio gol più che bello, ma emozionante perché i gol sono tutti belli, è stato con la Turris  davanti a 3mila spettatori, un cross proveniente dalla sinistra e io dal limite dell’area opposta a volo dritto al set, se “ne cadde lo stadio” come si dice in gergo calcistico.

 










Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio e anche il mio difetto ed è quello di dire sempre ciò che pensò e non ho mai accettato compromessi con nessuno, sono stato sempre a difesa dei miei compagni di squadra, perché sono sempre stato un leader in qualsiasi squadra io sia stato.

 


Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Cambierei delle scelte fatte. Ad esempio quando mi volle il Piacenza appena neo promosso in A con Novellino, a Pasqua avrei dovuto salire, invece andai con i miei amici a fare le vacanze di pasqua. O quando mi voleva la Sampdoria e dovevo salire in ritiro a luglio, preferii stare in vacanza al mare sempre con i miei amici. Oppure quando il Benevento calcio organizzò una partita nella sosta di Natale contro la mia squadra: il Ponticelli, invece il sabato andai a ballare e non mi presentai. Diciamo che di errori ne ho fatti abbastanza.

 









Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il calciatore che ammiro tantissimo è Roberto Baggio un numero 10 che secondo me è secondo solo a Maradona. E permettimi anche un altro calciatore che ho ammirato in passato e lo ammiro ancora oggi è Francesco Foggia (detto il Maradona dei poveri) un grande uomo, umiltà da vendere.

 


Lei abita a Napoli a che cosa rappresenta per lei questa città?

 

Napoli è la mia vita non riuscire a vedermi lontano da questa città. Ed è stata il mio tallone d’Achille proprio perché non riuscivo a stare lontano, molte scelte calcistiche di stare in Campania sono  dovute a questo forte legame.

 








Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

Ho un tatuaggio sulla mano sinistra con la scritta FAMILY FIRST (prima la famiglia). La famiglia la si ama e la si protegge sempre. E la cosa più importante che ci possa essere.

 

Abbiamo saputo che lei ha recitato nella seconda serie di 

Gomorra, com’è stato contatto e che ti tipo d’esperienza è stata?

 

Ho fatto Gomorra per due anni, ero una comparsa, mi hanno chiamato anche quest’ anno, posso dire che è stata una bella esperienza.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Rientrare nel mondo del calcio, come direttore sportivo, ho avuto pure delle proposte, come allenatore direi di no: sono troppo esigente.

 

 

 

 

 Grazie 

 

 12    12     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

venerdì 10 dicembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 

 


 

 

 






CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

NUNZIO

MARCHIONE

 

 


 

Nunzio Marchione, agente FIFA, esperto di calcio estero e giovani promesse è nato a Reggio Calabria e si è laureato a Parma in Economia Aziendale nel 2004, da diverso tempo vive a Barcellona con la famiglia, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda. Tra i giocatori più rappresentativi che ha portato in Italia menzioniamo: Mauro Icardi, Keita Balde, José Machin, Tiago Casasola, Erick Ferigra.

 

 

 






     Nella foto Nunzio Marchione, partendo da sinistra è il secondo della fila.
 






Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto dal Covid, come ogni settore della vita, molte partite si sono giocate per diversi mesi con gli stadi vuoti, secondo lei il risultato di una partita può dipendere anche se gli stadi sono pieni e con dei tifosi molto accesi?

 

Il calcio senza spettatori è deprimente. Non solo per chi lo guarda, ma anche per chi lo pratica. Manca l'emozione, l'adrenalina. In definitiva non ha senso. Però il mondo intero è stato travolto e ci sono dei settori che hanno risentito di questa crisi mondiale molto di più. 

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto da bambino, mio papà è sempre stato un grande appassionato, si innamorò del calcio grazie alla "grande Inter" di Helenio Herrera. Poi che sarebbe diventato il mio lavoro, l'ho scoperto qui a Barcellona, anni dopo, girando per i campi di periferia della città. C'erano tanti talenti, molti di loro giocano ora nella LIGA, in serie A o in Premier. 

 


Lei nel 2004 si Laurea in Economia Aziendale, come ha deciso di iscriversi a questa facoltà?

 

Ho deciso di studiare Economia per curiosità. Per provare a capire come girava il mondo. Un po' idealista come scelta. Questo sì.

 


La sua carriera da agente Fifa com’è iniziata, avrà dovuto seguire dei corsi, superare degli esami, quali?

 

La mia professione è iniziata prima di tutto sui campi, come scout. Successivamente ho studiato diritto sportivo preparando l'esame che ho superato a Roma.

 


Lei ad un certo punto lascia l’Italia e si trasferisce a Barcellona, dove si è pure sposato, perché questa scelta così importante? Era stanco dell’Italia?

 

Più che stanco dell'Italia ero deluso. Questione di mentalità, non mi piace il modo in cui vengono trattati i giovani, è una mentalità molto retrograda, credo che sia  una delle culture più indietro in Europa.

Barcellona mi sembrava una città multiculturale, dinamica, moderna. I problemi ci sono anche qui, ma c'è più senso civico e i servizi sicuramente sono  migliori che nella maggior parte delle città italiane. 

 


  Lei è una persona molto impegnata, ovviamente, se posso permettermi di fare questa domanda, che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Serenità. È un mondo complicato, pieno di persone che tradiscono la fiducia, ma forse questo accade in tutti gli ambienti. Certo non è un lavoro che ti fa vivere sereno come aprire un piccolo agriturismo sulle colline toscane.


 

Non è certamente semplice fare il suo lavoro, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Guardo circa 4 o 5 partite a settimana più altrettante in TV e il materiale video dei calciatori che mi girano i colleghi da tutto il mondo. Specialmente dal Sud America 

 


Lei ha portato in Italia quattro giocatori che non necessitano di nessuna presentazione: Mauro Icardi, Keita Balde, José Machin, Tiago Casasola, Erick Ferigra, se dovesse usare per ognuno di loro un aggettivo, quale userebbe? 

 

Non sono bravo per gli aggettivi, non è facili descriverli. Icardi è il calciatore al quale sono più affezionato perché è stata la mia prima operazione importante. Casasola il più combattivo, Machin il più estroso.

 


Lei segue il calcio argentino, come ha scoperto Mauro Icardi?

 

Mauro si era trasferito in Spagna da bambino. L'ho scoperto qui a Barcellona, aveva 15 anni 

 


Lei è una persona di successo, viene spesso intervistato, e tanti giovanissimi giocatori vorrebbero conoscerla, che cosa ha dire a un giovane che voglia intraprendere la professione del calciatore? 

 

Ai giovani consigli di sognare e di iniziare a girare i campetti. Se credono di avere la capacità per riconoscere un talento… devono mettersi a girare. Perché i calciatori giovani e interessanti ci sono dovunque

 


Come ho scritto sopra lei segue molto il calcio argentino, che differenza c’è rispetto a quello italiano? 

 

il calcio argentino è più intenso e meno tattico. È un misto tra il calcio spagnolo, per la qualità e quello italiano per l'equilibrio in campo tra i reparti. Però in Argentina hanno delle tifoserie che sono un discorso a parte. Qualcosa di unico nel mondo. 


 

Diego Armando Maradona è morto un anno fa, che cosa ha rappresentato e che cosa rappresenta questo “fenomeno del calcio mondiale”?

  

Maradona rappresenta il calcio e soprattutto l'ultimo calciatore uscito dal "potrero" che arriva in vetta al mondo.

Messi è già un anfibio, a metà tra il calciatore creatosi per strada e in un’accademia. I prossimi calciatori saranno tutti creati in accademia come Haaland. A calcio per strada non gioca più nessuno. I bambini preferiscono Tik Tok e la PlayStation.

 


Mi piacerebbe farle altre domande, ma il tempo scorre, un pronostico per la nazionale di calcio, riuscirà a qualificarsi per i mondiali? 

 

Non credo che l'Italia riuscirà a vincere due partite e a qualificarsi. Facciamo molta fatica davanti e il Portogallo giocherà in casa. Ma Mancini è un grandissimo c.t. ed ha portato un titolo europeo che mancava da tanto.

 

 

 Grazie 

 

 10      12     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)