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domenica 25 aprile 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 



CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

ANDREA

CARRARINI

 

 




 


 


 



 

 Andrea Carrarini è nato a Roma il 31 maggio del 1988, è allenatore abilitato Uefa C. Allena dal 2016, inizialmente la scuola calcio, poi dal 2020 le categorie agonistiche di fascia Regionale ed Elite. Attualmente è il tecnico della Villalba Ocres categoria U19 Elite.

 


Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

Io spero che ci saranno profondi cambiamenti, spero che questa situazione possa essere l'occasione per mettere in evidenza i limiti del sistema calcio. Tornare a mettere la crescita del giocatore al centro. Credo che la voglia di calcio comunque ci sarà e continuerà ad alimentare uno sport che rimane popolare. 

 

Tutti in questo momento parlano di questa super-lega, molti sostengono che il calcio sia morto, è proprio così? Questa super lega dopo le defezioni delle squadre inglesi non farà più nulla. Tre club italiani avevano aderito, mentre gli altri si dicono disgustati. Lei si è fatto un’idea? 

 

Io credo che la superlega non sia altro che un modo per permettere alle famose 12 di ripianare debiti consolidati negli anni. In questo senso le istituzioni calcistiche hanno una responsabilità, permettere di non avere sotto controllo la parte finanziaria è un errore che ora quelle società devono pagare. Non possono pagarlo le piccole squadre per loro. La superlega avrebbe fatto diventare il calcio uno sport d'élite ed avrebbe perso il senso. Mi auguro che queste società paghino per la situazione finanziaria che hanno e vengano privilegiate le società virtuose. 

 

Alcuni sui vari sociale ho scritto questa frase: “Il calcio è morto”. Condivide?

 

Non sono d'accordo, il calcio vive in ognuno di noi ogni qualvolta calciamo un pallone in qualsiasi posto siamo. Il calcio è un'emozione che non potrà mai morire. 

 











Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da piccolo, grazie alla Roma, la frequentazione dello stadio, mio padre. Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita da sempre. Col passare degli anni questa passione si è via via alimentata. 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ho avuto la bravura di essere sempre stato un buono studente e la fortuna di avere genitori che hanno assecondato la mia passione, quindi non ho avuto problemi di contrasto. 

 

Ad un certo punto lei smette di giocare e inizia a fare l’allenatore, come mai non ha continuato l’attività agonistica? 

 

Quasi per caso inizio ad allenare a 18 i piccolini dopo una proposta nella società dove giocavo. Nel frattempo studiavo e l'attività di allenatore conciliava meglio col periodo di università che vivevo. Giorno dopo giorno diventava sempre più parte di me il ruolo da allenatore piuttosto che giocatore e quindi feci questa scelta. Ora a 33 anni non mi pento della scelta. 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Mi piace molto lo sci, è uno sport che pratico quando possibile e mi appassiona molto. 

 

Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? E a lei a cos’è più interessato a diventare conosciuto o al poter condurre una vita agiata che un buon ingaggio le farebbe fare?

 

La fama ed i soldi vanno a braccetto ma ad oggi a mio parere, nell'epoca dei social forse attira molto più la fama che i soldi, almeno inizialmente. A me piacerebbe diventare professionista per fare della mia passione un lavoro poi certo, non sono ipocrita, anche la parte economica svolge un ruolo importante. 

 












Lei giocava nel ruolo di?

 

Nasco esterno di attacco per poi giocare gli ultimi anni da intermedio di centrocampo. 

 

Il suo goal più bello se lo ricorda?

 

Ricordo una doppietta in campionato in casa in una partita importante con un primo gol ad incrociare sul secondo palo ed il secondo su rigore. Fu un bel giorno. 

 

Alla fine di una partita, ripensa agli errori fatti (nell’aver impostato la squadra),  se ci sono stati, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

 

Alla fine di ogni partita e di ogni allenamento penso a cosa  sia andato male, a  cosa possa essere migliorabile. L'analisi degli errori va sempre di pari passo per me con la preparazione della partita successiva, l'errore ci fa crescere come squadra e quindi dobbiamo averlo a mente anche mentre si prepara la partita successiva. Cambiare pagina non è costruttivo in quanto si rischia di mettere sotto la sabbia i problemi. 

 

Che cosa le sta dando, e che cosa le sta togliendo questo sport?  

 

Mi sta dando emozioni, sentimento, adrenalina, è un qualcosa che ti tiene sempre sul “pezzo”. Togliendo... non direi anche ad oggi purtroppo molte componenti non ci sono, campionati fermi, è uno sport limitato. Calcio è competizione, questa non c'è in questo momento quindi le nostre emozioni sono rintanate in attesa di uscire.

 












Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio come allenatore? 

 

Non lo so, è difficile, forse sarebbe meglio chiederlo ai giocatori, ma se dovessi identificarne uno, direi il pregio di essere pragmatico e stratega ma anche il difetto di essere a volte molto testardo sulle mie convinzioni, ma forse sta proprio nel ruolo e nella natura di un tecnico. 

 

Il Mister quali doti deve possedere affinché la squadra dia il miglio sul campo?

 

Deve essere empatico, comunicativo. Deve saper di trasmettere il proprio messaggio e le proprie idee convincendo il gruppo. Puoi essere preparato con tutta la teoria, ma se non la trasmetti non ottieni risultato. Altra dote fondamentale inoltre è l'adattamento, un bravo tecnico deve capire il gruppo, il contesto, la situazione e trovare la strategia migliore per raggiungere i propri risultati. 

 

Un allenatore che lei ammira tantissimo? 


Carlo Ancelotti perché riesce ad essere leader con il giusto equilibrio emotivo, tecnicamente preparato e sempre lucido nell'affrontare situazioni. È un allenatore vincente senza essere isterico. 

 

Che cosa prova ogni volta che scende in campo per allenare? 

 

L'emozione come se fosse la prima volta ma allo stesso tempo la carica e la convinzione di voler trasmettere un'idea ad un gruppo di giocatori. 

 

Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, a chi non la conosce, cosa scriverebbe?


Equilibrato, pragmatico, calcolatore, stratega, ma anche timido e riservato, in campo riesco a trasformarmi ma nella vita privata non sono uno che si mette al centro dell'attenzione. 

 











Famiglie e amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Un ruolo fondamentale, una base senza la quale qualsiasi attività come il calcio fatica ad esistere. Serve un equilibrio ed una serenità privata per affrontare al meglio gli obiettivi sportivi. 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse? 

 

Vestire la maglia dell'AS Roma da tecnico non necessariamente della prima squadra. Far parte della società dal punto di vista tecnico in qualche modo. Sarebbe un sogno

 

 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

 25 04  2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 20 aprile 2021

di PAOLO RADI 

 

 



 


 

 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

CIRO 

SCARALLO 

 

 

 







 




Il giocatore Ciro Scarallo così ci si presenta: 

 

... mi chiamo Ciro Scarallo ho 21 anni e sono un ragazzo di Scampia (Napoli). Ho frequentato il Liceo Scientifico (Scuola Elsa Morante) ed ho conseguito il diploma l'anno scorso. 

 

Nella vita studio, lavoro e gioco a calcio. Svolgo attività come istruttore calcistico presso la Scuola Calcio Arci Scampia. Nel tempo libero faccio attività sul territorio con la squadra di Calcio Popolare Partizan Scampia. Il Partizan Scampia oltre ad essere una squadra di calcio, si è attivata anche nel sociale. 

 

Ho avuto una bella esperienza calcistica, sono partito dalla scuola calcio Gioventù Partenope (Scampia), poi nella scuola calcio Arci Scampia per passare poi in alcune giovanili ovvero: Arzanese (militiva in serie D), Cavese (serie C). In seguito ho militato nel Nola (Eccellenza), Neapolis (Promozione). 

 

Attualmente gioco nel Partizan (serie D Calcio a 5). Ho voluto provare una nuova esperienza inserendomi in uno sport che è simile al Calcio (a 11). Sono carico e pronto per affrontare questa nuova esperienza con questa nuova squadra. 






 



 

 


 

 





Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

Dal mio punto di vista non tutto tornerà come prima, il calcio ha subito tantissimi cambiamenti nel corso della sua storia, ormai non si gioca più per passione ma soltanto per i propri interessi economici. 

 

 



Tutti in questo momento parlano di questa super-lega, molti sostengono che il calcio sia morto, è proprio così? Tre club italiani hanno aderito, mentre gli altri si dicono disgustati. Lei si è fatto un’idea? 

 

Come già ho detto prima, ormai non si gioca più per passione ma soltanto per i propri scopi...purtroppo nel mondo del calcio ci sono davvero poche squadre che giocano per la propria maglia e per i propri tifosi. 

Io sono contro a questa Super-Lega. 

 



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto il gioco del calcio all'età di cinque anni quando ho dato i miei primi calci al pallone e da lì mi sono subito innamorato.







 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Io per fortuna ho avuto i miei genitori che mi hanno sempre assecondato su questo sport, purtroppo però, non ho avuto la grande possibilità di essere seguito al 100%.

 

 


Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 

Beh mi sono legato a tutte le squadre in cui ho giocato, compagni di squadra, dirigenti e allenatori. La squadra che mi ha lasciato un bel segno è stata la Cavese. 

 

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Beh oltre al calcio ho visto qualche partita di pallavolo e basket, ma non mi interessano più di tanto. 

 

 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? E a lei a cos’è più interessato a diventare conosciuto o al poter condurre una vita agiata che un buon ingaggio le farebbe fare?

 

Penso che la prima cosa che li attira sin da piccolo sia  la passione che si ha per questo sport. Poi ovviamente crescendo, conosci vari ambienti, varie situazioni e magari uno si interessa soltanto alla fama e al successo dei soldi. Io preferisco divertirmi, poi per quello che può venire in un futuro fa sempre piacere.. ci mancherebbe.

 

 


Lei gioca nel ruolo di? 

 

 Nasco come esterno alto, poi in seguito mi sono adattato al ruolo di mezz'ala di centrocampo. 

 








 




Il suo goal più bello?

 

Il mio goal più bello è stato contro la Puteolana.

 


 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Il mio più grande difetto è che non amo perdere, invece il mio più grande pregio calcisticamente parlando è giocare per la squadra e non per me stesso. 

 

 


Ora lei gioca a Fustal, come mai ha deciso di fare questa esperienza? 

 

A me piace sempre fare diverse esperienze, ebbi una proposta da alcuni amici miei e da li mi sono interessato. 

 

 


Lei ci ha detto che fa attività sul territorio con il Partizan Scampia, in particolare che cosa consiste “fare questa attività sul territorio”? 

 

Il Partizan oltre ad essere una squadra di calcio popolare, agisce anche sul territorio permettendo aiuto alla comunità del nostro quartiere. Data la situazione che stiamo vivendo, abbiamo aiutato le varie famiglie in difficoltà con i beni di prima necessità. Oltre a questo facciamo anche altre cose, ad esempio laboratori di calcetto con i bambini del quartiere e tanto altro. 

 




 







Ho intervistato molti giocatori che abitano a Scampia e Secondigliano.  Che cosa rappresenta per lei Scampia (diversi giocatori, alcuni sono suoi amici, sono molto dispiaciuti e irritati per il fatto che il quartiere venga solo rappresentata in quel modo che tutti conosciamo)?  Lei che cosa vorrebbe dire a queste persone che vedono il suo quartiere solo in quel modo? 

 

Purtroppo Scampia è stata etichettata come il luogo per eccellenza della camorra. Io direi a quelle persone che parlano con il pregiudizio, di venire qui, farsi una bella passeggiata e parlare con le persone del posto e ascoltare solo questo, sono sicuro che torneranno a casa con un altro pensiero su Scampia. Io ho molti amici che vivono al nord, e per chi è venuto a trovarmi sono tornati su sbalorditi e increduli.

 








 




Lei ha conseguito la maturità scientifica, e ora sta continuando gli studi, quanto è importante lo studio per un giovane della sua età? 

 

Penso che lo studio sia importante a qualsiasi età, sopratutto per noi giovani, bisogna istruirsi al meglio e sviluppare un proprio pensiero e cercare di cambiare questa società “tossica “in cui viviamo. 

 


 

Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, a chi non la conosce, cosa scriverebbe?

 

Beh direi soltanto "apparenza" nient'altro. 

 

 


Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

La famiglia penso che sia la cosa più fondamentale che una  persona possa avere, la famiglia ti dà la forza per andare avanti.

 

 


Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Gli amici anch'essi coprono un ruolo molto importante nella mia vita. Pochi amici, ma buoni.

 

 



 


 

 





Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

20 04 2021 

 

(Tutti i diritti riservati)