di PAOLO RADI
CONVERSANDO CON...
GAETANO
ORTEGA
Gaetano Ortega è nato 20 anni fa a Napoli e abita a Scampia, frequenta l’ultimo anno di un Istituto superiore ad indirizzo economico- commerciale.
Rispetto agli altri ragazzi ha iniziato a giocare a calcio molto tardi, non lo praticava fin da piccolo perché giocava molto per strada, e anche oggi ci dice che se si ritrova con gli amici per strada: “è sempre bello, ricordare gli anni passati”. Inizia a militare nell’ Arzano per poi passare al Mugnano fino ad arrivare a giocare il primo anno di promozione con il San Pietro Napoli per passare poi al Don Guanella e al Rione Terra.
Quest’anno al San Martino Valle Caudina, una “squadra che cerca di ritrovare luce dopo diversi anni al buio!”
Come prima domanda le voglio fare questa il campionato delle squadre che militano dalla serie D sino ad arrivare sino all’ultima sono ferme, le pare giusto? E per gli allenamenti come fa?
Quasi tutto il calcio si è fermato, molte società che militano in D investono molto spendendo cifre assurde e ritrovarsi in questa situazione sarà sicuramente un problema!
Il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, e non sappiamo se tutto tornerà come prima, prendiamo il calcio, ma secondo lei giocare una partita di serie A, B, C, D e le altre gare di Champions, senza il pubblico e senza il supporto dei tifosi, che senso può avere? Non era meglio fermare anche le gare di queste categorie?
Le partite che sono state disputate e che si disputeranno senza pubblico e supporto dei tifosi risultano e risulteranno meno passionali, lo sappiamo tutti che il pubblico ha un ruolo importante, infatti rende tutto più bello e si vengono a creare atmosfere molte volte d’ incanto.
Sappiamo che lei ha iniziato a giocare a calcio molto tardi, perché prima giocava per strada, non ho ben capito il significato di: “giocare per strada”, mi spiego meglio, giocava per strada solo per divertirsi?
Quando si è bambini si pensa spesso a cosa possa farci felici, a me come molti altri ragazzi, bastava un pallone per giocarci ore e ore fino a tarda sera.
Non solo per il gusto del divertimento, ma per molto altro, quando si è bambini si sogna molto, infatti un piccolo campetto realizzato da noi ai nostri occhi diventava un vero e proprio stadio, bastava poco ed eravamo molto felici!
Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? Mi capita di vedere giocatori che una volta diventati ricchi hanno completamente cambiato modo e stile di vita, dimenticandosi completamente le loro origini, cosa ne pensa di loro modo di fare
A chi non piacerebbe diventare un calciatore? C’è chi lo fa per soldi, per una vita nel lusso, c’è chi lo fa per passione, per chi vuole aiutare la propria famiglia e chi per realizzare il proprio sogno. Diventare un calciatore professionista è sempre e sarà ancora il mio sogno nel cassetto, questo per passione, per affermarmi, ma soprattutto mi piacerebbe mettere in condizione la mia famiglia di lavorare normalmente, mio padre, non è molto presente perché fa un lavoro che lo sacrifica, infatti passa spesso i suoi giorni fuori casa!
Lei gioca nel ruolo di?
Attaccante.
Classicisticamente parlando, quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?
Non mi piace parlare molto di me, sono una persona che in campo offre il meglio di sé e chi mi conosce lo sa.
In molte situazioni mi ritrovo sempre a combattere con me stesso, spesso mi abbattevo, avevo spesso il morale a terra a causa di problemi che in campo non dovrebbero essere presenti, e forse questo mi ha portato ad avere dei meriti che non mi corrispondevano, potevo trovarmi in situazioni migliori, calcisticamente s’intende!
In questo periodo mi hanno aiutato molto due persone che ricorderò e che porterò sempre nel mio cuore: Mister Massimo di Sarra e Mario Peluso (mister e capitano del Don Guanella) loro mi hanno aiutato molto: sopratutto a crescere!
Un altro ricordo che avrò sempre di Mario è quello del suo assist che mi servì contro l’Ischia, per farmi andare in vantaggio per 1.0. Questa partita per noi valeva un’intera stagione e che vincemmo infine 2.1
Ultimamente mi è capitato di intervistare diversi giocatori che abitano a Scampia e Secondigliano, e molti lei li conosce, la domanda è la solita che ho fatto anche agli, perché in Italia quando si parla di Scampia tutti hanno in mente una sola realtà?
Scampia viene vista sempre come un male, si parla sempre e solo di una realtà, non sapendo che qui è presente molto altro!
Molte delle volte viene criticata anche perché chi ne parla la critica perché ha visto Gomorra, una serie tv molto famosa, non solo in Italia, ma anche all’estero, per gli spettatori racconta come si vive a Secondigliano e Scampia, ma non è assolutamente così: chi l’ha vissuta e chi ci vive come conosce molto bene la verità.
Non le dà fastidio il fatto che voi giovani siate sempre etichettati in quel modo, che tutti conosciamo?
Ormai etichettare noi ragazzi in modo brutto è una routine costante! Pensano e dicono pure che tutti i ragazzi che vivono a Scampia e Secondigliano, abbiano in serbo solamente quel tipo di futuro, ma non è così! Bisogna dire che chi vive qui nasce tra mille distrazioni, molti ragazzi si perdono prendendo strade al buio, ma non sempre corrisponde al vero c’è chi lavora e chi si crea strade per arrivare al punto di realizzare il proprio sogno!
Lei ha ripreso gli studi e quest’anno frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori; perché la scuola è fondamentale per un giovane, ma questo vale per tutti quei giovani che abbandonano la scuola a 13 anni?
È da un po’ che ho ripreso gli studi, all’inizio gli avevo dato molto importanza, ho perso due anni lavorando per pochi soldi alla settimana. Successivamente ho capito che la scuola è molto importante, ho l’esempio di mio fratello, adesso vice al nord e si sta realizzando pian piano nell’ambito lavorativo.
Sulla famiglia e sugli gli amici cosa ci può dire?
Crescendo ho imparato che la famiglia non sempre ti può appoggiare, e che gli amici sono pochi!
Un sogno che vorrebbe che si realizzasse?
Il mio sogno in primis è quello che ho sin da quando ero bambino e che porto ancora con me, ovvero: quello di arrivare ai professionisti!
Grazie
a cura di Paolo Radi
16 10 2020
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