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lunedì 2 novembre 2020

  DI PAOLO RADI 

 

 

 


 

 








CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GAETANO   

BELSITO 

 

 









 

 Gaetano Belsito è una giovane promessa del calcio ed è nato a Napoli il 28/02/2000. 


Così, ci si presenta: 


“Sono nato e cresciuto nelle fantomatiche Vele Di Scampia, posto che ritengo importante per me a livello di crescita personale. Amo il gioco del calcio, è la mia più grande passione in questa vita tutta in salita ed è proprio questo sport che assieme al quartiere da dove vengo mi ha formato come persona. 


Questa passione dentro di me mi è scattata un po’ in ritardo rispetto ai miei coetanei, infatti avevo più di 11 anni quando ho deciso di intraprendere questo sport, ed è per questo motivo che non posso che ritenermi fortunato per aver giocato con la squadra del mio quartiere, lì ho trascorso quasi tutto il settore giovanile fino ad arrivare in prima squadra nel campionato di Promozione per diversi anni e vivere così parecchie emozioni. 

Sono un ragazzo molto ambizioso, difficilmente trovo qualcosa che mi soddisfa, quindi non mi fermo, cerco sempre di migliorarmi e con la forza mentale e la voglia di non mollare mai ho raggiunto il campionato di Eccellenza sono andato nel Nord Italia qualche anno fa, in questo momento mi trovo in Basilicata. 


 Sono orgoglioso del percorso calcistico che sto affrontando, il mio augurio: possa sempre migliorarmi e vivere di calcio, ma anche di   emozioni visto che sono ancora giovane”.

 




 

 


 

 



 

Come prima domanda le voglio fare questa: il mondo dello sport è stato stravolto, e lo è ancora, come ogni settore della vita, secondo lei tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

Io credo che nel mondo del calcio più gli anni passano e più subirà cambiamenti in maniera negativa. 

Personalmente preferivo di più il calcio di una volta quello “dell’occhio umano” e non di tutta questa tecnologia. Temo che ogni anno che passa sarà sempre peggio.

 








 

Lei ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua passione a 11 anni, possibile che non c’era un altro sport che potesse interessarla? 


La mia passione per il calcio e nata da una partita del Napoli nel 2009 contro la Juventus mi ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri, il Napoli nel fine primo tempo perdeva 2-0 e a casa non si poteva dire una parola non volava una mosca, c’era una tensione quasi come se dovessero scendere loro in campo, mi ricordo che nel secondo tempo il Napoli fece una rimonta bellissima con una doppietta di Marek Hamsik e uno di Datolo , ed è grazie a quella vittoria del Napoli  che ho capito che il Calcio ti fa vivere di emozioni vere ed è stata questa la motivazione che mi fece catapultare nel mondo del calcio. 


Ho iniziato a calpestare quel prato verde a 11 anni grazie a mio zio Mario che mi ha sempre seguito ovunque, ha sempre cercato di farmi migliorare sia nel calcio che nella vita, se sono quel che sono oggi è anche grazie a lui che non mi ha mai abbandonato. Ho avuto la fortuna di giocare con mio zio in prima squadra, abbiamo fatto un campionato stupendo dove abbiamo sofferto tanto, ma con la giusta determinazione e con una grande voglia abbiamo raggiunto l’obbiettivo della società, è stato un anno fantastico anche perché l’ho condiviso con mio zio che in tutti questi anni e stato tutto per me, non finirò mai di ringraziarlo!

 






 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”


I miei genitori non volevano che io lasciassi la scuola per andare a lavorare, anche se sapevano benissimo che a casa serviva una mano in più e nonostante tutto non volevano, ma io la mia decisione già l’avevo presa e niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea. Ho lasciato la scuola a 16 anni. 


Ed è proprio da quel periodo che è iniziato il mio percorso lavorativo che fortunatamente (anche se ho fatto diversi mestieri) mi ha dato la possibilità di lavorare e giocare a calcio, anche perché gli orari me lo permettevano, in conclusione il mio percorso lavorativo mi ha dato la possibilità di aiutare economicamente la famiglia, di stare in mezzo alle persone e quindi di continuare a formarmi come persona.

 




 






Lei è nato e cresciuto, “nelle fantomatiche Vele di Scampia”; com’ è nascere e vivere a Scampia, (nei giornali e in televisione i commenti e le osservazioni dei cronisti ci presentano una realtà che sicuramente non corrisponde al vero)  


Sono un ragazzo che viene dal nulla, nato e cresciuto in pochi metri quadri ma con uno spazio di umiltà, semplicità ed educazione incredibile, sì possono dirlo tutti, davvero incredibile!

Ho sempre pensato che la vita sin da piccolo abbia  voluto mettermi alla prova, quante volte ho pensato che non ce  l’avrei mai  fatta, quante volte ho temuto che dalle  cadute non mi sarei mai rialzato, mi sono  la speranza mi ha  sempre dato la  vita e la  forza  che da un giorno all’altro sarebbe potuto cambiare qualcosa, sarebbe potuto accadere qualcosa di bello per me, qualcosa che mi avrebbe fatto sorridere dentro e fuori; per troppi anni ho fatto sorridere soltanto le mie labbra, ma dentro di me morivo,  nel mio percorso di crescita non avevo la presenza di un “guerriero che mi facesse  da padrone”. 

Sapete quanti Natale, Capodanno e la festività Pasquali mi sono dovuto fortificare da solo? Mi guardavo nello specchio e dicevo prima o poi finirà…fatti forza! 

 












Lei ci ha anche riferito che vivere a Scampia è stato fondamentale per farla crescere, in che modo? 


Sono cresciuto in un ambiente che se non sei forte e se non hai “le palle e una materia grigia importante”, oggi mia mamma non mi direbbe: “sono orgogliosa di te figlio mio. 


 Ho saputo prendere i consigli di tutti, poi valutavo, e sceglievo se accettarli o meno. 

Mi hanno insegnato e tramandato che nella vita bisogna prendersi tutto da tutti, bontà, cattiveria, semplicità, egoismo e invidia e farne tesoro, ho messo tutto in una valigia che mi accompagnerà per tutto il resto della mia vita. 

Quante volte sono stato tentato dalla vita, ma ho sempre avuto la fermezza di guardarmi nello specchio e dire: io non sono come voi. 


Può succedere che quando io dico alle persone dove sono nato e dove abito, mi possano guardare, in modo strano, tanto per capirci, anzi a volte “troppo strano”, cerco di far finta di niente e non mi faccio del male “forse... sì, o forse no”, chissà! In conclusione una cosa è certa: sono orgoglioso e fiero di me stesso, perché se ora sono quel che sono è grazie a tutto ciò che ho visto e sentito.

 











Al Nord in che squadra ha militato, e ora in Basilicata dove gioca? 


Al nord ho militato in eccellenza veneta con la F.C. Luparense, e ora sono in Basilicata e milito sempre in eccellenza con l’U.S. Castelluccio.





 


 




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 


La maggior parte è per i soldi, per me è il desiderio di realizzarmi poi il resto viene da sé.

 

 


Lei gioca nel ruolo di? 


Difensore

 









 

Quanto è importante la famiglia per lei? 


La famiglia è tutto!

 

 


Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?


I miei amici sono come fratelli.

 

 


Un sogno per il futuro?


Sicuramente arrivare a buoni livelli, creare una famiglia e trovare un lavoro oltre al calcio che mi possa aiutare a vivere bene

 







  



  Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

02     11        2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 28 ottobre 2020

DI PAOLO RADI 

 

 


 

 

 


 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

FRANCESCO  

LANZILLO 

 

 

 





 

 


(La galleria fotografica è al termine alla fine dell'intervista)

 




 Francesco Lanzillo è nato a Frattamaggiore nel settembre del 2001. Ha intrapreso la vita calcistica all'età di 4 anni nella scuola calcio ASD CITTÀ DI CARDITO crescendo con il mister Peppe Fusco fino all'età di 13 anni. 


Grazie a quest’ultimo è passato alla Damiano Promotion per ben 3 anni e dopodiché ha iniziato un'esperienza con il San Pietro terminata per la proposta di giocare con la squadra del suo paese ''Boys Caivanese''. Dopo un anno ricco di emozioni ha avuto la proposta riuscendo a fare il salto di due categorie con l'Aversa ( (serie D);   a 19 anni ha conseguito la maturità al Liceo Scientifico.

 

 

 

 

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

 

Purtroppo il COVID-19 ha stravolto la quotidianità di tutti, lo sport è stato toccato maggiormente dato che molte discipline prevedono un contatto fisico (salvo quelle individuali), ma sono fiducioso che gradualmente si possa tornare alla normalità.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è diventato la mia più grande passione dal primo giorno in cui ho messo piede nel rettangolo verde. Tutte le parole per descrivere quell’emozione che si rivive di volta in volta risulterebbero superflue. Solo chi ama il calcio può capire.

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Fortunatamente i miei genitori hanno sempre riposto massima fiducia in me. Ci tenevano che io studiassi, anche perché come si suole dire “prima il dovere e poi il piacere “ed io ho sempre saputo collimare le due cose, portando buoni risultati con la scuola e impegnandomi al massimo negli allenamenti.

 

 

 

Lei è abita Caivano (a pochi km da Napoli) , le occasioni per praticare altri sport non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

 

Sono del parere che noi ragazzi nati e cresciuti giocando per strada, e appunto come ha detto lei con la possibilità di praticare diversi sport, piuttosto che scegliere la disciplina da praticare veniamo scelti da quest’ultima. Da ragazzino ogni giorno (soprattutto d’estate) si praticava uno sport diverso per strada, e ricordo che i giorni in cui non volevo mai far rientro a casa erano quelli in cui si giocava a calcio.

 

 

 

Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  

 

Una buona cultura serva a priori, nel mondo del calcio come altrove. Purtroppo il calciatore viene additato sempre come una persona ignorante che sa dare solo due calci al pallone, e mi preme dire che è solo un luogo comune. Ho conosciuto nel mondo del calcio tante persone colte e preparate.

 

 

 

Lei gioca nel ruolo di?

 

Di natura sono un difensore centrale, ma mi è capitato spesso di giocare anche da terzo di difesa in una difesa a tre o addirittura terzino in una difesa a quattro. Provo a farmi trovare pronto in ogni zona del campo.

 

 

 


Alla fine di una partita, ripensa a quello che avrebbe potuto far meglio, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

 

Al termine di ogni partita, a mente lucida, provo sempre a fare una disamina della prestazione per migliorare qualche defezione. Sono del parere che anche nelle partite da 7 in pagella ci sia sempre qualcosa da migliorare. 

 

 

Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo tolto?

 

ll calcio mi sta dando tanto, e quando dico tanto per me che sono un passionale intendo le emozioni che mi dà. Non si spiega la bellezza di poter festeggiare per una vittoria sofferta, o anche soffrire per una sconfitta e rialzarsi poi tutti insieme. Non mi sta togliendo nulla perché lo faccio con amore.

 

 


 

Da marzo sino a giugno quasi tutte le attività sono andate in stand by, come ha vissuto quei mesi visto che lei oltre che essere un atleta frequentava l’ultimo anno del liceo scientifico?

 

Non le nego che sono stati mesi duri. Ho passato le mie giornate tra didattica a distanza con la scuola ed allenamenti in web con la squadra. Non ho mai mollato un giorno perché avevo tutte le intenzioni di conseguire la maturità scientifica nel migliore dei modi e farmi trovare pronto fisicamente per la ripresa delle attività sportive.

 

 

 

Lei giovanissimo, si sente in qualche maniera cambiato rispetto a prima della chiusura? 

 

Penso che questa situazione abbia cambiato un po’ tutti. Oggi do un valore diverso a molte cose.

 

 

 

La famiglia e Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Famiglia ed amici sono sempre stati i miei sostenitori in tutto, soprattutto i miei genitori. A loro devo tutto, in qualsiasi momento e situazione mi hanno incoraggiato e sostenuto. La mia spalla per appoggiarmi quando qualcosa non andava nel verso giusto, e le prime persone a gioire con me per i traguardi raggiunti.

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato futuro? 

 

Il mio sogno è di arrivare più lontano possibile, puntare sempre in alto e magari raggiungere i professionisti

 

 

 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 








































 

 

 28     10       2020 

 

(Tutti i diritti riservati)