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martedì 14 luglio 2020

DI PAOLO RADI 











CONVERSANDO CON...
     


   
ALESSIO    
PALADINO 






Alessio Paladino   è nato il 29/08/2000 e viene da un quartiere di Napoli di nome Barra, ha iniziato a giocare a calcio all’età di 8 anni nel centro Ester, dopo 6 anni viene acquistato dall’ Avellino calcio per 1.000€.  Erano  un gruppo stupendo, purtroppo  il settore giovanile non funziona nel migliore dei modi, si cambia settore giovanile ogni anno ed i ragazzi vengono svincolati da un giorno all’altro, così  l’anno dopo sono passato  con l’Ischia Isolaverde che poi è fallita. 


La svolta della sua vita calcistica avviene nel 2015-2016 dove passa con la Turris, una società che aveva un grande progetto, inizia così a fare gli allievi regionali dove vincono il campionato,  grazie ai suoi gol e assist riesce a fare il salto nella juniores nazionale,   addirittura a soli 16 anni è in Serie D. Dopo 2 presenze in panchina, arriva  il momento dell’ esordio in casa contro il Pomigliano.

Fu un’emozione unica che non dimenticherà mai, sperava in un finale diverso purtroppo l’anno dopo non trova più quella società che aveva creduto in lui, come ci racconta: “... può capitare, ma ci sono rimasto male perché veramente credevo in quella maglia ed ho dato tutto me stesso, ma poi è andata come è andata...”


L’anno successivo, con la maglia del Portici 1906, fa sempre il campionato di Juniores Nazionale, tanti sono i gol, ma non avendo la possibilità di confrontarsi con i più grandi quest’esperienza è una grande delusione,  gli viene pure l’idea di smettere e non giocare più, fino a quando un giorno viene chiamato dal grande presidente Francesco Mango,  questi gli dice se desidera  andare con lui nel suo quartiere allo "SPORTING BARRA". 

Dopo una settima decide di trasferirsi, si trattò di una nuova sfida in un campionato di prima categoria ci dice: “sai non ci sono molte motivazioni ma lui ha sempre detto: presto ce ne andremo da questa categoria abbiamo un progetto per portare il Barra in alto e tu devi esserci”. 

Decide di firmare, trova in quell’ambiente persone stupende e grandi calciatori come:  Roberto Guadagnolo, Gianluca Cipolletta e Giacomo Polverino.

 Altri calciatori lo fanno crescere sia mentalmente che calcisticamente dandogli  grande fiducia e grandi consigli: “Non li finirò mai di ringraziare perché mi hanno permesso di farmi ricredere nelle mie capacità e spero presto di dimostrare quello che so fare anche in categorie superiori; ora sta a me dimostrare il mio valore” 










Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Innanzitutto la ringrazio per l’invito è della possibilità di avermi dato, riguardo alla domanda voglio dirle che secondo me per ora è presto affinché tutto possa  tornare tutto come prima, almeno fin quando nel mondo ci saranno contagi, e comunque  credo che non sarà  certo possibile che quello stile di vita possa ripresentarsi.






Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A? Senza i tifosi non le sembra un calcio diverso? 

Secondo me il calcio non doveva ripartire, purtroppo lo sappiamo tutti che nel mondo calcistico girano tanti milioni e non si può stare tanto tempo fermi, molte squadre dichiarerebbero fallimento. Senza i tifosi  quello a cui assistiamo non è calcio, i “tifosi sono il 50% della squadra”, questo perché loro ti aiutano nei momenti particolari della partita cantando ed incitando noi calciatori per trasmetterci la  voglia di vincere, per farla breve:  non è la stessa cosa senza di loro. 









Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Quando uscivo dalla scuola avevo subito voglia di andare a giocare con i miei amici, mamma, però, diceva di fare prima i compiti ed io in 10 minuti li avevo già svolti.

Immediatamente scendevo  giù al parco fino alla sera, era così tutti i giorni.





I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Giustamente un genitore ti dice sempre di pensare prima allo studio e non ti nascondo che anche a me piaceva molto studiare, purtroppo però associare il calcio allo  studio è molto difficile specialmente quando arrivi alle superiori; purtroppo quando mi prese l’Avellino calcio andavo a scuola a San Giorgio e mio padre alle due  mi veniva a prendere per poi andare ad allenarmi, tutto   procedeva bene,  un giorno successe che mio padre non poté più seguirmi e per organizzarmi dovetti compilare  un foglio con la firma sua e di mia madre:   uscivo alle 12,00 per poi prendere 2 treni dove mi aspettava il padre di un mio amico per portarmi  alla destinazione definitiva. 

Quando dovetti scegliere tra  il calcio o la  scuola, immaginatevi quale fu la decisione.







Lei è nato a Napoli le occasioni per praticare altri sport non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

A me interessava molto il basket, ricordo che quando stavo alle elementari facemmo un corso con un allenatore e andavo abbastanza bene, lui voleva convincermi affinché proseguissi in questa attività, anche  perché settimana dopo settimana miglioravo sempre di più; però  la passione per il calcio non diminuiva e decisi di iscrivermi alla scuola calcio del  centro Ester. 











Con la Turris lei ha giocato delle partite straordinarie, che cos’è successo poi, perché non hanno più creduto in lei?  

Con la Turris ho avuto la fortuna di esordire il primo anno alla sola età di 16 anni e fare 2-3 presenze, poi l’anno dopo mi aspettavo di partire con loro in ritiro dato che avevano preso anche altri dell’anno2000, mi dicevo: ...” come mai non mi hanno chiamato?”

 L’anno proseguiva ed io restavo sempre nella juniores nazionale dove arrivammo al   2° posto in campionato per poi vincere i play off, però il tempo passava e la chiamata non arrivava mai.

Finita la stagione il direttore che mi disse che dovevo trovarmi un’altra squadra perché sarei stato svincolato, fu così che chiusi la mia pagina con la Turris.






Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Personalmente a me piace giocare a calcio a chi non piacerebbe avere uno stile di vita dove ci siano fama e soldi? Per me fare il calciatore non  rappresenta quanto espresso prima, anche  perché ti porta anche a passare meno tempo con la famiglia e con gli amici. 









Lei gioca nel ruolo di? 

Esterno d’attacco





Il tuo goal più bello?

Me ne vengono in mente  2-3 che mi piacciono molto, ma scelgo quello di quest’annata, dove ho fatto un bel stacco di testa sopra il portiere per poi buttare la palla dentro. 






Alla fine di una partita, ripensa agli errori commessi meglio, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

È normale che pensi a qualcosa che non ti è piaciuto e che potevi ottenere un risultato migliore, ma allo stesso tempo durante l’allenamento cerchi di capire gli sbagli, per non ripeterli la settimana dopo .





Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Per ora il calcio non mi sta dando quello che mi aspettavo, nel senso che potevo fare molto di più, se ripenso al mio esordio   in serie D a soli 16 anni ...le aspettative erano altre, mi immaginavo un altro futuro;  purtroppo è andata come è andata, piano piano sto provando a riprendermi tutto ciò che mi è stato tolto. 




  

Il suo più grande difetto?

Un po’ troppo impulsivo. 






Il suo più grande pregio?

Mi faccio voler bene subito dalle persone portandole rispetto specialmente quelle più grandi 


















Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono una persona molto umile, non mi piace vantarmi poi come le detto nella precedente domanda, sono una persona molto rispettosa e gentile. 





Quanto è importante la famiglia per lei? 

Per me la famiglia è importantissima, fortunatamente siamo molto uniti che si ama l’uno per l’altro. Per quel che riguarda il calcio, ma questo è quello che penso io, se non hai una famiglia alle spalle che ti da forza e ti segue passo dopo passo non puoi farcela; per loro posso giocare anche in terza categoria saranno sempre sopra alla tribuna ad incitarmi e farmi sentire importante.





Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Oggi come oggi di amici ne “tengo pochi”. 
Passo la maggior parte del tempo con la mia ragazza, lei è fondamentale per la mia vita, mi ha aiutato quando ero un po’ giù di morale e so che continuerà a farlo nel resto dei miei giorni: non finirò mai di ringraziarla.




Immagino che lei sia molto legato a Napoli, che cos’ha di particolare questa città?

Questa città la descrivono sempre nel lato negativo, mio avviso ci sono in tutte le città, ma io credo che sia solo invidia, noi siamo stati fortunati ad essere nati in una delle città più belle del mondo...

Noi napoletani siamo calorosi, quando conosciamo una persona subito la facciamo sentire parte di noi, siamo fatti così, e infondo quelli che ci criticano non sono mai stati qui, è non hanno mai avuto l’onore di conoscere NAPOLI ed   i NAPOLETANI! 








Che cosa si aspetta dal futuro? 

Dal futuro mi aspetto tante soddisfazioni per i sacrifici che ho fatto è che sto ancora facendo.
Spero di poter inseguire ancora il mio sogno è magari ritrovarmi nel calcio che conta perché in fondo in fondo giocare a calcio è la cosa che so fare meglio...

La ringrazio ancora per questa intervista e le auguro una buona giornata.


E noi ringraziamo te per questa bella conversazione.







cura di Paolo Radi   





14 07       2020 

(Tutti i diritti riservati) 





















lunedì 13 luglio 2020

DI PAOLO RADI 









CONVERSANDO CON...
     


     

MASSIMO 
PAPA 







Massimo Papa è nato a Napoli il 2 settembre del 199,4 inizia a giocare all’ età di 5 anni nella Juve Domizia una squadra di Licola.

 Poi ho militato nella juniores Turris per 2 anni, si    trasferisce all’età di 18 anni nel campionato molisano di eccellenza segnando 11 goal. Poi a 19 anni passa nel campionato nell’Itri Calcio (Lazio)   sempre eccellenza: 8 gol.


 A 20 anni abbandona il calcio, gli nasce un   figlio, e di logica conseguenza deve dedicarsi completamente al lavoro.

 Dopo 3 anni ha ripreso a giocare nella squadra del suo paese Castel Volturno in prima categoria vincendo una finale play off di 2° categoria, l’anno successivo vince una finale di Coppa di 1° categoria mettendo a segno in 2 anni 76 gol.

Quest’anno ho giocato a Cellole mettendo a segno 16 gol fino a che non hanno sospeso il campionato. Ora si trova a firmare con l’Aversa (serie D) per l’anno 2020 /21.










Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Pian piano stiamo ritornando alla normalità in tutti i settori sia sportivo che lavorativo, il calcio credo non subirà cambiamenti o almeno lo spero, l’unica cosa negativa e stata abbandonare i campionati all’inizio di marzo quando tutti erano concentrati a raggiungere i propri obbiettivi prefissati.










Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A? Anche perché le squadre che hanno una rosa limitata non possono competere con altre squadre, visto che si gioca due volte a settimana.

Sì, sono professionisti ed hanno materiale a disposizione per garantire sicurezza ai propri calciatori e staff, chi ha una rosa limitata può avere qualche difficoltà in più, ma allo stesso tempo sono tutti giocatori di serie A, e così qualche giovane può mettersi in mostra più facilmente. 



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Sin da piccolo all’età di 5 anni i miei genitori mi hanno iscritto alla scuola calcio, oggi ne ho quasi 26 e sono ancora innamorato di questo sport. 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Si come ti dicevo prima i miei genitori erano felici di farmi praticare questo sport , ma allo stesso tempo bisognava anche studiare. 







Lei abita a Napoli, le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che avrebbe potuto suscitare il suo interesse? 

In verità non mi sono mai interessato ad altri sport al di fuori del calcio. 






Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Sicuramente la mia ultima esperienza a Cellole la porterò nel cuore, ho incontrato persone fantastiche dal presidente Freda al direttore Tommasini il mister Diana sino a tutti i miei compagni di squadra, non posso dimenticare il tifo spettacolare che in promozione non sempre è presente.  Militare nel Castel Volturno è stimolante perché giocare nella squadra del proprio paese e sempre un po’... più stuzzicante! 
















A 20 anni le nasce un figlio, e come sappiamo ha dovuto abbandonare questa attività, è diventato papà molto presto, che cosa si prova a diventare genitore così giovani?

Si sono diventato papà a 20 anni, all’ epoca ero under in eccellenza e quindi non riuscivo a portare a casa una gran somma per mantenere avanti la famiglia, quindi decisi di smettere con il calcio per andare a lavorare; fu una decisione sofferta, ma non avevo scelta.





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Credo che il calcio sia il gioco più bello che ci sia, non credo sia una questione di soldi, anche  perché in altri sport si guadagnano  comunque cifre importanti.





Lei nel Castel Volturno mette a segno 76 goal in due anni, ma come ha fatto, a cosa è dovuto questo numero così alto?

E lì che ho iniziato di nuovo a giocare dopo la pausa per la nascita di mio figlio, c’ erano degli amici che ringrazio tantissimo, questi mi chiamarono e mi chiesero se volessi tornare a giocare, le condizioni me lo permettevano perché facevano allenamento alle 8 di sera e quindi riuscivo a lavorare per poi andare ad allenarmi; così   accettai. Il segreto di fare 76 gol sta nella voglia di rimettermi in gioco e credo che ci sono riuscito visto che pochi giorni fa ho firmato con l’Aversa in serie D.




Che cosa le stando il calcio e che cosa le sta togliendo?

Come dicevo prima il calcio mi sta dando tante soddisfazioni e n.n. mi sta togliendo niente. 





Il suo più grande difetto?

Credo di non avere difetti... (ride).




Il suo più grande pregio?

Essere sempre a disposizione.







Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia per me viene prima di tutto.




In una risposta precedente lei ci ha comunicato che la prossima stagione sarà nell’Aversa in serie D, com’è arrivato in questa nuova società?
Per questa mia nuova avventura devo ringraziare il Direttore Paolo Filosa, che assieme al Presidente Pellegrino mi hanno dato questa possibilità di disputare un campionato importante, appunto la serie D.















Grazie   

a cura di Paolo Radi   





13 07      2020 

(Tutti i diritti riservati)