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domenica 5 luglio 2020


di PAOLO RADI 
















CONVERSANDO CON...
     


     

GENNARO  
SILVESTRO














Gennaro Silvestro è nato a Napoli il 18 03 1982, classicisticamente si forma nella Damiano promotion di Carmine Tascone (noto talent scout nazionale), esordisce nei campionati dilettantistici a 16 anni in serie D per poi passare nelle fila dell Arzanese in eccellenza, rimane due anni “da protagonista” purtroppo un brutto infortunio alle ginocchia lo tiene fermo ai box per un po',  riparte nel campionato di promozione dove vestirà le casacche dell’ Aversa e Trentola Ducenta.

Poi inizia un “girovagare” in prima categoria dove vince un campionato a Villa Literno. Ritorna in promozione per vestire le casacche dell’Ortese e Maddalonese, successivamente è in prima categoria dove è assoluto protagonista al Valle di Maddaloni Casagiove, al Casavatore, Scampia, Giugliano, Mondragone, Albanova per poi terminare la carriera al Cardito.

Attualmente ha intrapreso la carriera di allenatore tra le fila della Boys Caivanese dove nel’ anno appena concluso è stato vice- allenatore della prima squadra, quest’anno dirigerà in prima persona la Juniores della stessa Caivanese.
Lavora come infermiere presso l’Ospedale Monaldi di Napoli, reparto di fisiopatologia respiratoria diretto dal professore Giuseppe Fiorentino, e in questo brutto periodo è stato in prima linea a causa del Covid 19.








Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

La pandemia da Covid-19 ha determinato stravolgimenti in ogni ambito, in quanto, forse, non si era pronti ad affrontare e gestire nell’immediato una situazione del genere. Il mondo dello sport ed in particolare del calcio ha adottato misure cautelative per permettere almeno alle leghe superiori di terminare la stagione, ma inevitabilmente, con cambiamenti che si ripercuoteranno anche nelle prossime stagioni attraverso particolari riforme che coinvolgeranno tutte le categorie, e non so dunque se tutto potrà tornare come prima,  penso di no.











Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A?

No, era più opportuno che il sistema calcio subisse uno stop forzato in quanto non vi sono le condizioni primarie per far si che si possa svolgere al meglio tale attività: basti pensare agli stadi chiusi al pubblico, gli assembramenti in campo, per no parlare delle condizioni fisiche non ottimali dei calciatori. 
Purtroppo, e ribadisco purtroppo, la seria A e B sono le uniche macchine del sistema calcio a produrre ricchezza, pertanto hanno ritenuto opportuno che le stesse dovessero continuare in un modo o nell’altro per non rischiare di far fallire un sistema già debilitato e ridotto male, tutto questo a discapito delle altre categorie (dalla C alla terza categoria) che invece si son dovute accontentare di “chiudere i battenti”.






Le categorie minori sono state penalizzate, lo trova giusto? Possibile che non esisteva una soluzione per farle giocare, con le dovute precauzioni? 

Mi riallaccio a quanto detto in precedenza: purtroppo le categorie minori non portano alcuna ricchezza al sistema calcio e di conseguenza si è ritenuto opportuno non far ripartire i campionati dilettantistici determinando una crisi generalizzata; tutto questo porterà alla scomparsa di molte società che non potranno iscriversi ai prossimi campionati e alla perdita economica per calciatori ed allenatori che si sono trovati senza percepire stipendi e/o rimborsi.  Quindi credo che come si è provveduto a far ripartire la serie A, doveva ripartire anche il mondo dilettantistico, anche se ritengo sarebbe stato più opportuno bloccare tutto.











Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Praticamente da sempre: ricordo che già all’età di 3 anni scalpitavo per giocare in strada tra i ragazzini più grandi di me affascinato da quella sfera che dovevo scagliare tra due pietre che delimitavano la porta per poter gridare “goooool”. A 6 anni già iniziai a calcare i primi campetti di calcio fino poi ad intraprendere la carriera agonistica (sempre a livello dilettantistico) che è terminata all’età di 34 anni, oggi a 38 faccio l’allenatore.





I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Ho avuto la fortuna di avere due genitori splendidi che hanno sempre assecondato la mia passione per il calcio anche perché a scuola ero uno studente modello quindi riuscivo a conciliare studio e calcio tranquillamente, senza mai far prevaricare la passione alla formazione scolastica. Mio padre stato il mio primo tifoso (purtroppo è scomparso 26 anni fa ed era molto giovane) e ricordo con orgoglio che mi diceva che ero un bravo calciatore, inoltre lo rendevo felice perché a scuola avevo sempre il massimo dei voti.

Vederlo sorridere mi riempiva il cuore, poi quando avevo solo 12 anni se n’ è andato per sempre non scorgere più il suo sguardo a bordo campo mentre tutti gli altri papà incitavano i figli, mi lasciava pensare cosa sarebbe stato se lui fosse li accanto a me. 

Forse potevo dare di più al calcio però sono orgoglioso di ciò che sono ora.










Lei abita vicino a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

A Napoli si vive e si muore di calcio (inteso come passione), infatti e di ragazzini ancora oggi a tirare calci ad un pallone in ogni angolo di strada sognando Maradona… poi venendo da una famiglia di calciatori, era inevitabile coltivare tale passione, se non avessi avuto la passione per il calcio mi sarebbe piaciuto diventare un podista o un ciclista.






Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  

Credo che una buona cultura , ma aggiungo anche una buona educazione, siano le prerogative per  frequentare qualsiasi ambito, anche nel calcio se non hai queste caratteristiche sarai sempre limitato perché  non avrai mai margini di crescita tali da poterti affermare.








Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Beh sarebbe riduttivo sceglierne una piuttosto che un’altra, fortunatamente ovunque abbia giocato ho sempre lasciato un buon ricordo di me prima come uomo e poi come calciatore, mi lego molto alle persone con cui ho trascorso dei periodi insieme, quindi ogni squadra o società dove ho militato ha sempre lasciato un ricordo indelebile nel mio cuore, oggi faccio parte della famiglia della boys caivanese, pertanto il mio pensiero è rivolto esclusivamente verso i colori giallo-verdi.











Ad un certo punto lei decide di diventare allenatore, come mai questa scelta?

Il mondo del calcio mi ha sempre appassionato. Sono un “malato di calcio” e come tale non potevo starne fuori una volta appeso le scarpette ai chiodi, ho scelto di fare l’allenatore perché già in campo mi sono sempre definito un allenatore, ho sempre avuto quella capacità di guidare i miei compagni, e di ciò se ne è accorto il mio attuale direttore sportivo insieme al resto della società che mi hanno dato l’opportunità di intraprendere questa avventura facendo leva sulla mia passione e sulle mie esperienze di campo. 
Sino adesso   con buoni risultati, spero sempre di poter ricambiare tale fiducia.






Lei giocava nel ruolo di?

Ero un centrocampista centrale, il classico regista davanti la difesa, anche se molte volte ho giocato da mezzala perché adoravo inserirmi e farmi trovare pronto sotto porta.












Il tuo goal più bello?

Ce ne sono stati più di uno, ricordo un 5 a 0 dove feci una tripletta su calcio di punizione (tutti a tre su calcio piazzato), ma forse il più bello fu quello contro l’Ischia (io militavo nell’arzanese)in eccellenza, su un cross dalla sinistra al volo, da fuori area, calciai di destro sul palo opposto al portiere  insaccando la palla all’incrocio dei pali.






Da allenatore alla fine di una partita, ripensa a quello che avrebbe potuto fare di per la preparazione oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

Sinceramente solo per un po’, già sono proiettato verso il prossimo incontro.












Che cosa le ha dato il calcio e che cosa forse le sta togliendo?

Il calcio mi ha dato tanto mi ha insegnato soprattutto l’importanza di far parte di un gruppo, mi ha fatto capire quanto sia importante la forza che può generarsi dal condividere la stessa passione. Forse mi sta togliendo solo un po’ di tempo da trascorrere con i miei affetti, ma fa parte del gioco e di ciò ne sono sempre stato cosciente.






Il suo più grande difetto da allenatore?

A volte i miei giocatori mi rimproverano di essere molto “martellante”.






Ovviamente il suo più grande pregio?

Di essere molto diretto, di dire sempre ciò che penso... e di avere sempre un dialogo con i miei calciatori.









Qual è la qualità principale che deve avere un allenatore?

Deve saper creare gestire e fortificare il gruppo, la forza di un allenatore è saper trasmettere l’importanza del concetto di squadra perché il calcio non è uno sport individuale.




Se dovesse descrivere sé stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Che sono un sognatore, spero sempre che ogni giorno possa regalarmi un sorriso





Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia è alla base della nostra cultura, soprattutto noi qui al sud abbiamo sempre privilegiato il concetto di unione di stabilità di affetto, che credo sia fondamentale per instaurare qualsiasi tipo di rapporto. La famiglia quando è unita e ti è accanto è la migliore arma per far fronte a qualsiasi difficoltà.






Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Gli amici sono un altro punto cardine della mia vita, perché sono coloro che insieme alla famiglia riempiono i momenti di solitudine e sono sempre pronti a darti una mano, ovviamente parlo di quelli veri di quelli che senza interessi ti sono vicini con tutto il loro affetto. Di solito sono sempre pochi.









In questo brutto periodo che stiamo vivendo lei sicuramente avrà fatto diversi straordinari presso l’Ospedale dove lei lavora, come ha vissuto questi momenti? Infine tutto ritornerà come prima?

Sì, prima di essere un allenatore sono un infermiere e lavoro presso il reparto di fisiopatologia e riabilitazione respiratoria dell’ospedale Monaldi di Napoli.
Questo per noi tutti infermieri è stato un periodo di duro lavoro dove i turni massacranti spesso non ci davano neanche l’opportunità di tornare a casa dalle nostre famiglie, sono stati davvero momenti duri e difficili, ma ciò non ci ha destabilizzati in quanto è il nostro lavoro e l’abbiamo scelto per essere vicino alle persone che soffrono, con tutti i rischi del caso, sono orgoglioso e contento di ciò che sono e continuo a fare nell’ambito del mio lavoro. Certamente la fase critica è ormai alle spalle ma bisogna sempre stare in allerta in quanto l’evoluzione di questo virus è ancora imprevedibile. Tornare a come si stava prima? Non so... il mondo è in continua evoluzione e questa pandemia è stata un duro banco di prova, credo che inevitabilmente il mondo sia destinato a cambiare: speriamo in meglio!





Grazie   

a cura di Paolo Radi   





06  07 2020 
(Tutti i diritti riservati)  





















sabato 4 luglio 2020

DI PAOLO RADI 



 










CONVERSANDO CON...
     


     

PAOLO
FILOSA













Paolo Filosa nato a  Mondragone il 2.8.1969 è figlio di papà Giovanni e mamma Nicolina, inizia giovanissimo è alla Sinuessa nel 1981, poi gioca con la Mondragonese tutto il settore giovanile compresa la prima squadra, per passare al Falciano con il compianto presidente Palazzo.

 A 27 anni passa al San  Castrese dove a metà stagione purtroppo  il mister Mimmo Capriello visto che il mister si era ammalato  gravemente, la società gli affida il doppio ruolo di allenatore e calciatore, l'anno dopo passa come allenatore al Sacro Cuore di cancello Arnone, e a 29 anni si ritrova perle la prima volta ad essere allenatore degli allievi del Mondragone con il  quale vince il campionato. 

E da qui che scatta la svolta, infatti  viene promosso dirigente sportivo del Psv Mondragone con il quale  vince tre campionati consecutivi.

Poi continua sempre come ds al San Pio vincendo ancora un altro campionato.

Successivamente milita nel: 

 Villa Literno promozione definiti 3 anni straordinari,


Boville Enrica con il quale vince il campionato di eccellenza e viene promosso in D, sempre con il Boville arriva 6° in classifica nel campionato sardo laziale;

San Pio Mondragone la vittoria sfuma in casa perdendo una finale play off, si tratta dell’unico suo grande rammarico sportivo;

l’anno successivo passa alla Virtus Carano vince il campionato di promozione contro Acerrana staccata di 9 punti in classifica;

poi sempre con il Carano arrivava secondo in classifica altra finalissima play off contro il Gladiator; 


successivamente è al Vitulazio all’Albanova;

un anno dopo è al Gladiator stavolta serie D come direttore organizzativo, facendo il campionato siciliano- campano di serie D.

Con l’Aversa Normanna cerca di fare un miracolo subentrando a dicembre, la squadra era ultima con soli 6 punti;
a 5 partite dalla fine la squadra era salva. Si dimette poiché non accetta che la società abbia esonerato il suo mister Marasco, in 5 partite non faranno neanche un punto:ne bastavano 2 per la salvezza diretta.

Poi passa alla Sessana del compianto amico Franco Orabona alla quale riorganizza la società, successivamente è al Real Agro Aversa del patron Guglielmo Pellegrino con questa squadra batte ogni record: 

più 15 punti sulla seconda (la squadra Maddalonese),

miglior difesa d’Italia, sono sei i gol subiti,

miglior attacco del girone,

infine altro record: 13 vittorie esterne consecutive.

Ora sempre con il Real Agro aversa farà la D.

Inoltre è un ufficiale amministrativo della società di vigilanza Union Security 
Attualmente è direttore sportivo del Real Aversa, serie D











Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Nel calcio può sembrare tutto stravolto perché questa pandemia mondiale ci porta a delle riflessioni serie, io credo che il calcio lo pratica chi ha passione e con la passione il calcio non morirà mai, e mai avrai cambiamenti.









Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A?
Assistere a una partita senza pubblico mi sembra molto triste, per lei è così? 

Le condizioni di far ripartire il calcio di serie A si sono create ad hoc poiché intorno al sistema calcio professionistico da sempre molti sono interessi e soprattutto molte penalità di contratti stipulati in precedenza, ed è logico ripartire, ma non trovo logico un calcio senza tifosi, spero che quanto prima alcuni  settori vengano riaperti.









Che futuro si prospetta per le squadre delle categorie minori? 

Il calcio delle categorie minori cioè i dilettanti, che fanno questo sport per diletto hanno un grande vantaggio che è quello di avere un   presidente della Lnd Sen. Cosimo Sibilia, il quale si è battuto in prima persona per cautelare le società dilettantistiche. Vedi i tanti bonus che le società usufruiranno, e di questo alcuni, anzi molti presidenti ne hanno preso atto, dimostreranno che il calcio dilettantistico darà atto alle società professionistiche che la passione per il calcio supera gli interessi. 








E adesso veniamo alle classiche domande: Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Bella domanda... ho scoperto che il calcio sarebbe stata la mia più grande passione più o meno 5 anni stavo sempre con i miei nonni materni, loro erano contadini e il nonno Antonio mi portò un giorno un pallone di colore giallo e rosso, iniziai a passare pomeriggi interi con quel pallone, anzi addirittura ci dormivo! Ogni volta che vedevo una sfera per me era tutto. 
Poi all’età di 12 anni mi padre Giovanni uomo mite, mi porto alla prima squadra di calcio creatosi nella mia città Mondragone, la squadra, la Sinuessa 81, allenata da Doriano Crocco ex allenatore della SPAL.


 L'hanno successivo passai allo Scauri societa satellite della Fiorentina sempre allenata da Mister Crocco, poi quando arrivò presidente Salvatore Conte questi mi portò alla Mondragonese dove iniziai i primi passi con la juniores, nonostante avessi 15 anni ero una dei più piccoli. Restai a Mondragone fino al 18 anni e la buonanima del mister Scungio ex del Cesena mi fece debuttare in D contro il Tivoli Terme, di quel momento ancora oggi riserbo un bellissimo ricordo. 

Passai al Bus Falciano di mister Franco Magliulo esperienza bellissima. Poi andai ancora al Psv Mondragone per passare in tante squadre ancora.









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori diciamo che si erano rassegnati, io passavo intere giornate a pensare al calcio, avevo proprio una passione innata ci piangevo quando mi imponevano giustamente di studiare, alla fine decidemmo che c'erano orari per lo studio e orari per io calcio.











Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  

Io credo che oltre alla passione devi avere cultura senza cultura non puoi capire gli aggiornamenti perché il calcio si evolve e urgono aggiornamenti delle regole Noif e regole di vita. Senza cultura rimani indietro!










Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Io credo che oggi il calciatore abbia tutto:  fama soldi e tante altre cose, basti pensare che se un ragazzino di scuola calcio fa  un goal negli allenamenti ed ecco che  simula l’ esultanza di Cristiano Ronaldo, già da piccoli si cresce per emulare calciatori, poi sono al centro  del gossip e addirittura vengono preferiti ad attori e cantanti per gli spot pubblicitari:  oggi la parola calciatore e uguale alla parola business.











Il dirigente sportivo, per chi ne capisce poco di calcio, che mansioni ha? 

Il direttore sportivo per molti sarebbe quello che compra i calciatori, invece io ho tutta un’altra teoria: essere direttore sportivo vuol dire essere quella figura che faccia trend union tra squadra e società, il direttore e quella figura che si interfaccia con il mister durante la settimana sulla gestione del gruppo e non sulle scelte che l allenatore dovrà fare, a mio avviso che sono al 26° anno da dirigente e sempre stato così.











Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Il calcio mi sta dando tantissimo poiché mi porta tante conoscenze che a volte, anzi il più delle volte sono preziose anche nel mio campo lavorativo, essendo un dirigente di un importante società di vigilanza privata e avendo a che fare con tanti presidenti proprietari di aziende devo ammettere che mi porta a dei vantaggi anche nel settore del lavoro. A me il calcio ha solo dato e mai tolto nulla.











Nel corso della sua bella carriera lei ha ottenuto e sta ottenendo ottimi risultati, ho visto un articolo dove la chiamavano Re Mida, a che cosa è dovuto il suo successo straordinario? 

Nella mia carriera da dirigente posso ammettere con fierezza di aver vinto diversi campionati nelle mie primo tre anni ne vinsi tre consecutivi con il Psv Mondragone, poi uno a Carano in promozione, uno con il Boville Enrica in eccellenza che andò in serie D, uno ancora a Mondragone. E quest’anno con l’Agro Real Aversa ho battuto molti record nazionali. Re mida fu chiamato a Carano dove portai un paesino di 4 mila abitanti nel vertice del calcio regionale fu da quel momento che mi iniziarono a descrivere in tal modo. Però ci tengo a dire che sono una persona umile e se ho vinto e solo grazie a tutte le componenti creatosi e create in quei momenti.








Il suo più grande difetto?

Il mio più grande difetto...  che non mi accontento mai, cerco sempre di superare un altro obiettivo appena ne raggiungo uno (inoltre penso che non abbia fatto nulla di particolare.  Molti si cullano sugli allori io invece sono il primo a mettermi sempre in discussione.










Il suo più grande pregio?

Il mio pregio è l ‘altruismo sono uno capace di restare senza nulla pur di aiutare chi ha bisogno.









Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono un uomo solitario che vive per i fatti suoi, ma sempre al servizio del prossimo in caso di bisogno.







Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia per me è tutto ho una grande famiglia: 5 figli e un nipotino. Mia moglie Eleonora poi Nicol, Mesia, Umberto, Francesco, e Gioia, poi c'è mio genero Decoroso e mio nipote Mauro. Queste persone sono il “mio tutto” il mio orgoglio e riferimento.








So che sta prendendo il patentino per salire di grado come dirigente sportivo, è così? 

Sì, sto facendo il corso Adise per direttore sportivo di categoria superiore a quella attuale, essere qualificati ti porta ad evolversi anche culturalmente nelle regole federali. È importante essere esperti nelle proprie mansioni.







Che cosa si aspetta dal futuro? 

Vorrei solo che il calcio riprendesse senza più fermarsi, per quanto riguarda me personalmente mi piacerebbe che mio figlio Umberto facesse un percorso nella Figc, che diventasse una figura istituzionale.










Come ultima domanda mi permetta di chiederle che cosa sta succedendo a Mondragone, quanto c’è di vero e quanto di falso?

Mondragone, è già la mia Mondragone... vedi io esco la mattina causa lavoro e rientro la sera.

Mondragone è una ridente cittadina del litorale Domizio dove ci sono km di dune naturali e spiagge un mare bellissimo, le terme, la mozzarella di bufala, il vino Falerno e tante altre cose meravigliose.

 E successo che si è acceso un piccolissimo focolaio Covid e che la politica nazionale tutta: sia di destra sia di sinistra ci abbia fatto propaganda elettorale sopra. 
Creando un allarme mediatico hanno fatto in modo che unici a pagare le spese è stata e sarà l’economia della mia città. 
Spero che tutti vengono a Mondragone perché trattasi di una delle più belle città del sud Italia.







Alla fine di questa intervista desidera ringraziare qualcuno?

Posso dire che se ho la possibilità di continuare a fare calcio è solo perché devo ringraziare il presidente della union Security nella figura del presidente dott. Valerio Iovinella che mi ha dato la possibilità di far conicidere entrambe le cose, lo ringrazio pubblicamente avendo io un ruolo dirigenziale nella union Security, diciamo che mi devo ritenere soddisfatto di questa possibilità che mi ha dato il dott. V Iovinella,  cercherò  di ripagare – questa possibilità-  sia nel mio lavoro sia  nel calcio. 







Grazie   

a cura di Paolo Radi   





O4 07      2020 

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