PAOLO RADI PRESENTA
10 DOMANDE
A
GIUSEPPE
Giuseppe Lucignano Di Casoria (Na) è nato nel 1995 a Villaricca. Dopo aver fatto il settore giovanile del Napoli e della cavese si è trasferito in Abruzzo per giocare con il Miglianico dove ho giocato per un anno. Successivamente ha militato nel Giugliano eccellenza campana e nel Sant’Anastasia (entrambe con sedi nel Napoletano). Nella sua città, invece Casoria ha vinto un campionato. Si è spostato nel Lazio giocando nel Minturno Calcio 1936. Attualmente milita nel Formia dove fortunatamente sta facendo un campionato da protagonista. Come ci ha detto lui stesso: “Il calcio è una passione di famiglia e grazia e mio padre e mio fratello maggiore ho questa “ossessione”.
La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
L’ho scoperto crescendo, quando per il calcio ho iniziato a mettere da parte molte distrazioni e molti divertimenti. Credo che quando si ha una forte passione lo si capisca da questo, quando riesci a fare tanti sacrifici per un solo obbiettivo. E personalmente per come la vivo io la definirei un’ossessione più che una passione.
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale squadra è rimasto più legato?
Sicuramente questa: a Formia che sta diventando un’annata importante, ma sentimentalmente sono legato a due piazze che mi hanno insegnato tanto e mi hanno fatto vivere forti emozioni: una è Giugliano, una realtà importantissima, una società che ha fatto la serie C (e con un pubblico di altre categorie che ci seguivano ovunque e veramente erano il nostro dodicesimo uomo), e l’altra è sicuramente il Casoria la squadra della mia città, dove ho vinto anche un campionato. E ti dico che giocare per la propria città ti da quelle motivazioni in più che ti fanno spingere oltre alcuni limiti che hai.
Se non avesse intrapreso quest’attività agonistica quale sport le sarebbe piaciuto praticare?
Sono sempre stato attratto dal tennis e mi sarebbe piaciuto provare uno sport non da squadra.
Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo “di mondo”. Perché tutti provano a diventare calciatori?
Oggi giorno per colpa anche dei social che vengo usati per ostentare il proprio tenore di vita ormai “il lusso” sta diventando l’unico motivo per intraprendere questo sport che sicuramente fatto ad alti livelli ti offre tanti agi, ma secondo me toglie anche tanto, "non è tutto oro ciò che luccica". E per colpa di questo si stanno mettendo da parte i veri sentimenti per cui si gioca a calcio, mettendo avanti a tutto la venalità.
Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore?
La personalità. Credo sia una dote imprescindibile se si vuole arrivare ad alti livelli; essa ci permette di superare i tanti ostacoli, di farsi scivolare tante cose addosso ed andare avanti per la propria strada. È una dote fondamentale sia dentro che fuori dal campo e che noi si confonda con l’essere poco umili.
Squadra italiana in cui le piacerebbe fare una splendida carriera?
Come già detto prima credo che giocare per la propria città ti dia quei stimoli in più per superare tanti limiti, fisici e mentali, ma sicuramente come ha dei pro ha sicuramente dei contro che sono il sentirsi più di tutti sotto la lente d’ingrandimento per qualsiasi fatto che possa accadere. Per questo ti dico il Napoli che è sempre stato il sogno da bambino giocare al San Paolo.
Un aggettivo per descrivere sé stesso?
Caparbio, il non mollare mai mi ha sempre contraddistinto. Perché è inevitabile cadere, ma l’importante è sempre rialzarsi e ne modo giusto. La penso così su tutto.
Un suo difetto?
Credo di essere troppo autocritico; forse il pretendere sempre e per forza di più da sé stessi non è sempre una cosa positiva, bisognerebbe riconoscere i propri limiti, perché anche quello è un modo per migliorarsi.
Squadra estera in cui le piacerebbe giocare?
Sono sempre stato affascinato dalla scuola catalana del Barcellona nel suo ", nella ricerca ossessionata della perfezione in tutto. E ovviamente perché mi piace vincere e quindi dove se non con loro.
Mi pare di capire che lei sia molto legato alla sua famiglia e agli amici, che cosa rappresentano per lei?
La mia famiglia è colonna portante della mi vita è quindi inevitabilmente anche nel calcio, posso dire che da mia madre ho preso il mio miglior pregio: la caparbietà, è proprio lei mi ha insegnato a non mollare mai e a tenere sempre duro, cosa fondamentale in questo sport - e nella vita in generale - e per questo non smetterò mai di ringraziarla. A mio padre devo tanto, lui mi ha insegnato la dedizione e l’amore per questo sport, poi mi ha seguito ovunque nei tornei in giro per l’Italia quando ero con le giovanili del Napoli e anche tutt’ora è il mio primo tifoso sincero e soprattutto mai troppo invadente. Mio fratello maggiore è sempre stato la mia fonte di ispirazione, per serietà e sacrificio, professionalmente è il giocatore che stimo di più, l’ho sempre visto come il più forte di tutti, ho avuto la fortuna di giocare con lui, mi ha insegnato tanto, sicuramente con i suoi modi più bastone che carota, mi ha fatto maturare tanto e non ho mai smesso di guardarlo con gli occhi da bambino che guardano il suo supereroe.
Grazie
a cura di Paolo Radi
03 12 2018
(Tutti i diritti riservati)