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sabato 24 novembre 2018



PAOLO RADI PRESENTA    










10 DOMANDE 

A  

GIORGIO DI VICINO 











   Giorgio Di Vicino ha 21 anni e frequenta l’università di Scienze Motorie a Napoli. Ha giocato fino all’età di 14 anni a calcio a 11, per poi passare al futsal fino ai 18 anni. E’ da tre anni fermo per una lesione al legamento crociato anteriore. Sin da bambino ha sempre sognato di diventare un allenatore professionista, e a 18 anni ha cominciato a lavorare per una società storica di Pianura (lo Sporting Club), grazie a Paolo Di Fusco, che da un paio di anni si è cimentata nel futsal giovanile. Lì ha conosciuto il mister Adriano Pucci, suo punto di riferimento, con il quale allena attualmente la prima squadra dell’Asd Falcone nel campionato CSI di futsal. Proprio con l’Asd Falcone ha la possibilità di allenare un gruppetto di splendidi bambini nati nel 2010 (impegnati nel campionato di categoria) e per questa avventura deve ringraziare l’avvocato Dario Abbruzzese che lo ha voluto fortemente. Ha sposato questo progetto perché la società è ambiziosa e ha trovato un ambiente che lo può valorizzare ancora di più. Nel tempo libero organizza tornei amatoriali under 19, 17, 15, 13 con PST ORGANIZZAZIONE TORNEI, oramai una realtà sempre più importante del calcio amatoriale flegreo. 

“La mia più grande forza è la famiglia e la mia ragazza Sara, loro mi supportano in qualunque cosa voglia fare.”




Signor Giorgio Di Vicino la prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

È una passione che è nata con me. Sin dai tempi dell’asilo ricordo che facevo a gara con i miei zii per riconoscere i calciatori tramite le figurine Panini. Rimasi incantato dalla Roma (squadra per la quale faccio il tifo) di Fabio Capello che quell’anno arrivò seconda. Vedevo pallone in ogni cosa, dalla tv ai videogiochi, quindi anche la mia famiglia ha contribuito tanto.


Ci potrebbe spiegare cos’è il Futsal?

Il Futsal nasce in Uruguay ed ancora oggi nel Sud-America è lo sport più praticato dai giovani. Ci sono differenze in termine di regolamento con il calcio a 11, tra le tante: le partite si giocano 5vs5, ci sono due tempi da 20 minuti effettivi, si utilizza il pallone a rimbalzo controllato e soprattutto i cambi sono illimitati e volanti. In Italia è una disciplina che sta crescendo. 









Quali sono state le sue sensazioni quando ha avuto la lesione al crociato?  

Il 20 dicembre 2015 si giocava questa partita importantissima contro l’altra prima in classifica. Ricordo che a pochi minuti dalla fine recuperai in scivolata un pallone a centrocampo, l’avversario cadde sulla mia gamba destra facendola fare una brutta torsione. Capii subito che la cosa era abbastanza grave. Dopo 4 mesi di terapie e palestra rientrai in campo, ma dopo qualche settimana ebbi la ricaduta facendo una semplice corsetta. Da allora mi sono dedicato a ciò che ho sempre desiderato fare (l’allenatore). Non le nascondo che mi manca tantissimo giocare nelle partite che si organizzano tra amici.



Perché tutti provano a diventare calciatori, a differenza che allenatori? 

Giocare a calcio ti mette allegria, ti dà libertà di pensiero e azione, insomma è il sogno di tutti i bambini diventare calciatore. L’allenatore è visto come quella figura rigida, che ti insegna le regole e l’educazione, e appena sbagli un esercizio è già lì pronto a riprenderti per correggerti. Insomma è un po’ associato alla figura del maestro a scuola. Personalmente non ho mai sentito un bambino dire: “Da grande voglio diventare un maestro”.  






Un aggettivo per descrivere sé stesso? 

Caparbio.



Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore? 

Nel calcio moderno non si va più alla ricerca della qualità, ma delle qualità. Tra queste: prestanza fisica, velocità di pensiero, buona resistenza e un bagaglio tecnico individuale discreto.



Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

L’allenatore è un punto di riferimento per tutti i suoi atleti, deve essere bravo a “fare gruppo” e far sentire importanti tutti i calciatori in egual modo, cosicché tutti riescano a dare il 101% nel momento in cui vengono chiamati in causa.









Alcuni allenatori ottengono brillanti risultati in una squadra, poi passano ad un’altra e non riescono a raggiungere nessun obiettivo. Quali possono essere i motivi?

I motivi possono essere diversi. Quello più comune è l’ambiente: ci sono società che vogliono subito vedere i risultati e risulta difficile in poco tempo abituare i calciatori al tipo di gioco che chiedi (magari per caratteristiche diverse a quelle che avevano i tuoi vecchi giocatori). Quindi devi essere bravo a variare modulo a seconda del baglio tecnico e tattico dei calciatori che hai a disposizione, senza però “eliminare” ciò che è la tua filosofia di gioco.



La squadra in cui sogni di allenare?

Se si parla di club la Roma, ma il mio sogno più grande è quello di allenare la Nazionale durante un Mondiale.






Chi è secondo lei il migliore allenatore del momento? E il suo preferito?

Ci sono tantissimi allenatori bravi, ma se proprio devo dirne uno: Pep Guardiola. Ha vinto tutto ciò che c’è da vincere con squadre di club senza però mai modificare la sua filosofia di fare calcio. Il mio allenatore preferito è Luciano Spalletti.





Grazie   

a cura di Paolo Radi







24  11   2018 
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