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lunedì 15 ottobre 2018

Paolo Radi Presenta 





Una storia italiana 



LA STORIA DI FRANCESCO ERRICO





Ferroviere per una vita








Vito Errico, è il figlio Francesco Errico (classe 1925), e mi ha permesso di pubblicare questa vicenda che riguarda suo padre e quello che successe all’arrivo dei tedeschi nel paese, Grumo Appula, in provincia di Bari. 








“Che fossero appartenenti alla Divisione Göring, l'ho ricostruito io, anni dopo.

Nella notte fra il 19 e 20 settembre 1943 c’era uno strano silenzio. Non si sentivano, come spesso accadeva, nemmeno gli uccelli notturni. Io ero alla stazione per il turno di notte in compagnia del capostazione Dell’Aquila, figlio di un dipendente dell’Acquedotto Pugliese, residente ad Acquaviva delle Fonti. Il Dell’Aquila prestava servizio al Nord ed era venuto nel meridione a far visita ai genitori. L’armistizio l’aveva tagliato fuori e così era stato preso in consegna dal Compartimento di Bari, che l’aveva mandato a far servizio a Grumo.
Quella notte con noi c’era anche Giuseppe Partipilo, di Carbonara e il grumese Francesco D’Amato, addetto al passaggio a livello, situato sulla via di Toritto.
Sotto il ponte di via Paglizzo c’era un vigneto di proprietà del padre di Domenico Fazio, che attualmente gestisce il negozio di ferramenta su Corso Garibaldi.


La fame non mancava e così io e Dell’Aquila decidemmo di andare lì a mangiare qualche grappolo d’uva.
Alla «piscina di Paglizzo» trovammo due guardie campestri e il loro comandante, il commendator Giuseppe Gentile. Facevano la guardia alla conduttura d’acqua, che riforniva la cisterna, perché si temeva che i tedeschi potessero minarla.







A Gentile chiesi di poter prendere un po’ dell’uva. Uomo serio e cosciente, il comandante oppose un primo diniego ma poi capì la nostra condizione. Mandò una guardia campestre a tagliare alcuni grappoli, che furono riposti nel suo berretto.


Io e Dell’Aquila avevamo appena preso un grappolo che sentimmo il rombo di motociclette provenire dalla strada del Lagopetto. Erano tedeschi che scendevano per l’attuale via Bonavoglia verso il Campo Sportivo. Le guardie campestri andarono via ed io e Dell’Aquila tornammo di corsa alla stazione.


I tedeschi, scendendo da via Bonavoglia, s’accorsero della luce del lume a petrolio, che rischiarava l’ufficio. Una quindicina di soldati si appostarono dietro il muretto della Ferrovia Calabro-Lucana con i mitra spianati e misero in posizione anche una mitragliatrice. Gli altri proseguirono per il nostro ufficio. Prima di loro arrivarono trafelati i vigili notturni Antonio Meschisi e Nicola De Santis, ai quali feci in tempo a togliere le rivoltelle e nasconderle sotto la cassetta di medicazione della stazione.






I tedeschi arrivarono con le loro tute mimetiche tutte impolverate. Con un sorriso offrimmo loro l’uva ma ci puntarono le armi addosso e ci perquisirono. Chiesero dei vigili notturni ma rispondemmo ch’erano ferrovieri. Rastrellarono tutta la stazione e, dopo averci ammucchiati in un cantuccio, presero i grappoli d’uva. Non conoscevano una parola d’italiano e volevano andare a Sannicandro. Lo capimmo quando dispiegarono una mappa topografica e su di essa indicarono la località. Cercammo d’indicare la strada ma non compresero e allora ci ordinarono di seguirli. Francesco D’Amato, che s’era adagiato nella sala di 1^ classe, dormiva. I tedeschi lo videro ma non gli diedero peso e lì rimase.
Uscimmo incolonnati dall’ufficio, diretti a raggiungere, attraverso la stazione delle Calabro-Lucane, il resto del drappello tedesco, appostato sul muretto.


Nel passare tra il secondo e il terzo binario della nostra stazione, sussurrai a Partipilo di far finta di legarci le scarpe per vedere quale reazione i tedeschi avevano. Così facemmo e loro proseguirono, lasciandoci indietro e portando via Dell’aquila e i due vigili notturni.
Io e Partipilo tornammo indietro. Partipilo andò a nascondersi in un portone, dove rimase fino a giorno inoltrato, mentre io mi diedi da fare per avvisare i carabinieri, che avevano un posto fisso in via Vittorio Emanuele. I carabinieri si misero in borghese, pronti a scappare alla necessità.


Di lì andai a Monteverde, dove alloggiava nei locali attualmente occupati dalla sala Galena un drappello di soldati italiani, comandato da un sergente maggiore degli Alpini, che sfoggiava una barbetta da montanaro. I soldati per tutta risposta si tolsero le divise, si misero in borghese e trasportarono i fucili e le munizioni nella stalla di Leonardo Limitone, posta di fianco alla Chiesa di Monteverde.
Mi portai anche alla caserma dei carabinieri di Piazza XX Settembre per dare l’allarme.
Quella notte una ventina di soldati tedeschi potevano occupare e rastrellare tutto il nostro paese. Non lo fecero perché il loro intento era altro.


Rientrai alla stazione ch’erano le ore 3,30.


Ero preoccupato per la sorte di Dell’Aquila e dei vigili notturni e non sapevo che cosa fare con il primo treno, che proveniva da Bari. Aprii il segnale d’ingresso ma senza il capostazione il treno non poteva ripartire. Fu allora che vidi comparire sano e salvo Dell’Aquila. Dopo la partenza del treno alla volta di Acquaviva, chiesi dei due vigili notturni. Erano salvi anche loro perché i tedeschi, a metà del tragitto fra Grumo e Bitetto li avevano fatti scendere dai loro mezzi e li avevano abbandonati per strada. 

Loro avevano proseguito per Bitetto e di lì avevano ritrovato la strada per Sannicandro” 


Un grazie particolare al signor Vito Errico.



15 10 2018

giovedì 4 ottobre 2018



PAOLO RADI 

     PRESENTA    






10 DOMANDE 

A  

FRANCESCO DIANA






   Francesco Diana di Villa Literno è un giovane allenatore.  Da 5 anni svolge la propria attività presso la Puteolana 1902. All’inizio ha giocato a Villa Literno, poi ha preso il patentino Uefa B. 









Signor Francesco Diana, la prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

Praticamente sin dai primi anni di vita, passione trasmessami in maniera incessante da mio padre e che è cresciuta sempre di più.




Perché tutti provano a diventare calciatori, a differenza che allenatori? 

 Probabilmente perché da ragazzini il primo modo per affacciarsi al mondo del calcio è quello di giocare…fare l’allenatore richiede una serie di processi caratteriali e mentali che non sempre sono comuni nei giovani.






Ad un certo punto lei decide di diventare allenatore, perché questa scelta? 

Perché la voglia di mettermi in discussione, di prendermi delle responsabilità, sono sempre state “cose” che mi hanno stimolato tanto…il tutto abbinato alla passione e all’amore che ho da sempre avuto per il calcio studiato.



Lei ha il patentino UEFA B, è stato difficile prenderlo?

Il patentino Uefa B è un’abilitazione che presuppone il possesso di alcuni requisiti per essere inserito in una graduatoria da cui poi, in base ai parametri tecnici si sfila la lista definitiva dei 40. Non so se sia stato semplice o meno, ma è stato un percorso che mi ha insegnato tanto.





Un aggettivo per descrivere se stesso? 

Ambizioso L’ambizione è ciò che smuove il mio ". Non so dirti dove posso arrivare. Però so per certo che alzare continuamente l’asticella mi da una carica speciale.
     


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

Oltre all’aspetto professionale, quindi prettamente tecnico-tattico, credo che la più grande capacità di un allenatore si quella di riuscire a relazionarsi in modo diverso ai propri giocatori, fermo restando che sono tutti uguali. Credo che un buon allenatore debba riuscire a guardare dentro i propri calciatori. 








Alcuni allenatori ottengono brillanti risultati in una squadra, poi passano ad un’altra e non riescono a raggiungere nessun obiettivo? Quali possono essere i motivi?

I motivi posso essere molteplici. Il valore dei singoli della squadra ad esempio. Non dimentichiamo che sono sempre i giocatori ad andare in campo, quindi sono loro i veri protagonisti. E fanno, spesso, anche il bello e il cattivo tempo degli allenatori.



Squadra estera che le piacerebbe allenare?  

Per qualsiasi allenatore al mondo credo che la Premiere League sia un sogno…farlo all’ Old Trafford poi…







     Chi è secondo lei il migliore allenatore fra questi tre nomi:     Josè Mourinho, Massimiliano Allegri e Josep Guardiola?

Mourinho è un allenatore impressionante per quello che riesce a tirare fuori dai calciatori, ma Guardiola è stato un grande innovatore, uno che ha rivoluzionato l’idea di calcio moderno con la continua occupazione di spazi facendo contestualmente continuo possesso di palla. Per me Pep è il migliore.



     Tutti rincorrono la “fama, i soldi e la celebrità”, lei invece? 

Io non rincorro nulla…ma il presupposto che anima la mia attività è l’ambizione, la fame…non voglio pormi limiti! 




Grazie   



a cura di Paolo Radi   





04   10  2018 
(Tutti i diritti riservati)  



mercoledì 19 settembre 2018

PAOLO RADI PRESENTA    





10 DOMANDE 

A  

      VITTORIO IMPROTA







Vittorio Improta è un giocatore di Castel Volturno, dall’età di 12 anni sino ai 18 ha fatto parte del settore giovanile del Parma, ha poi militato nella Reggiana e nel Benevento, l’anno scorso ha giocato nel campionato eccellenza con il Nola calcio. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda. 




Signor Vittorio Improta, la prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

 Penso dal primo momento che ho calcato il campo di gioco e cioè a circa 8/9 anni ritrovarmi sul quel rettangolo verde con amici e quel pallone rotondo, mi ha dato una gioia immensa. Prima di arrivare a giocare a calcio avevo provato anche altri sport, il Karatè ed il Nuoto... ma la testa si vedeva che puntava da un’altra parte.






Ad un certo punto lei viene accettato nel settore giovanile del Parma, com’è stato il distacco dalla sua città e come si è trovato a Parma?


 I primi tempi sono stati abbastanza duri, visto che il distacco dalla famiglia e amici è stato forte, specialmente quando hai 12 anni e vieni catapultato in un’altra realtà, città e modo di vivere diverso. Passato questo primo periodo dopo mi sono trovato benissimo, perché Parma all’epoca offriva tantissimo era una città tranquilla e fiorente.


Lei ha militato in diverse squadre di diverse città, a quale è rimasto più legato


Ogni squadra e città mi ha lasciato qualcosa di diversonel bene e nel male, ne metto tre sul podio, parto con Reggio Emilia forse perché era il periodo che diventai maggiorenne e vincemmo il titolo finale, poi l’altra è stata Ostuni in Puglia forse sarà stata la magia del Salento... e come prima metto Roseto degli Abruzzi... dove ho trovato persone eccezionali da compagni dirigenti e presidenti, oltre al paese stupendo è stato l’anno dove ho fatto meglio personalmente e pure l’anno dove mi sono sposato.









 Un aggettivo per descrivere se stesso? 
     

    Generoso, solare e riflessivo.


Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore? 


In primis è il divertimento, se manca quello manca tutto. Poi è normale ci sono qualità tecnico-tattico che ognuno di noi ha come bagaglio personale, in campo ci devi mettere tanta determinazione e grinta poi se ci metti quella escono fuori anche quelle balistiche.



Si parla sempre di “calcio malato”, a suo avviso esagerano i giornalisti, oppure effettivamente è così? 

Purtroppo quando ci sono di mezzo i soldi, ed in questo periodo ne girano molti nelle serie superiori, si guarda solo al business ai numeri ed agli introiti e la magia del calcio a volte viene messa in secondo piano, la corruzione è altissima e quindi i giornalisti per me un po' di ragione ce l’hanno.



Paese estero in cui le piacerebbe vivere? 

Sicuramente la Spagna come vivibilità e microclima è simile al nostro e mi piacerebbe viverci, ma ci sono i paesi del nord Europa tipo l’Inghilterra che mi attirano molto.






 Squadra estera in cui le sarebbe piaciuto giocare? 

     Il Campionato inglese mi è sempre piaciuto, fra le squadre cito queste:  Manchester, Chelsea o Arsenal.


  Pelé, Maradona o Ronaldo? 

     Maradona


 Ultima domanda: meglio 30 scudetti, oppure 1 scudetto e    una coppa dei campioni?


     Uno scudetto ed una coppa dei campioni.




Grazie   

a cura di Paolo Radi   





19 09 2018 
(Tutti i diritti riservati)  





















sabato 8 settembre 2018



PAOLO RADI PRESENTA    






10 DOMANDE 

A  


FRANCESCO BOCCHETTI








Francesco Bocchetti è nato a Napoli nel 2000, ha iniziato a giocare dall’età di 6 anni nella scuola calcio Arci Scampia. 
A 14 anni ha militato nell’Arzanese (all’epoca in serie D), successivamente gioca nella Cavese, per poi trasferirsi nell’Avellino e viene selezionato nel- l’Under 17 nazionale. Ora gioca nel Savoia di proprietà della società Ercolanese Calcio.  





    Signor Francesco Bocchetti, la prima domanda è un classico:  quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione

  Ciao Paolo, ho scoperto sin da bambino che il calcio potesse   essere la mia passione perché all’età di 4 anni giocavo con una pallina di spugna nel salotto di casa, tanto da rompere molti vasi a mia mamma, poi a 6 anni, i miei genitori  hanno deciso di iscrivermi a scuola calcio e da lì è iniziato tutto.










Lei ha giocato in diverse squadre, ci potrebbe spiegare meglio ai nostri lettore cos’è l’Under 17 nazionale? 

L’unger 17 nazionale è un campionato dove si affrontano tutte le squadre di serie A e serie B, un campionato molto affascinante dove ho avuto l’onore di confrontarmi con calciatori e con squadre di livello assolutamente superiore.



Possiamo dire che ha iniziato molto giovane, se non avesse intrapreso quest’attività che cosa le sarebbe piaciuto fare, anche se vista la sua giovane età, può svolgere qualsiasi professione? 

Se non avessi avuto questa passione probabilmente a quest’ora sarei  a lavorare con mio padre nella sua azienda, un lavoro che mi affascina e che potrei imparare ancora a fare, visti i miei 17 anni, però preferisco il calcio








Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo “di mondo”. Perché tutti provano a diventare calciatori, 

      Io penso che tutti questi ragazzi che vedono il calcio come rampa di lancio per soldi e vivere in posti lussuosi sbagliano, prima di tutto il calcio devi vederlo come un divertimento, seconda cosa devi essere umile, altrimenti  non arrivi molto lontano, vedo calciatori vivere nella semplicità nonostante siano già affermati e penso che sia quello "il lavoro per il successo", il lusso ed i soldi vengono per ultimi nel calcio. 

    Perché tutti vogliono diventare calciatore? Non ti so dire, il calcio è un sogno, io ti rispondo che vorrei diventare calciatore perché sono innamorato del calcio, ma ovviamente ognuno ha un suo modo di pensare.



In che ruolo gioca? 

Gioco a centrocampo, sia come mediano che come interno, ma preferisco fare l’interno perché ricevo palla più vicino alla porta.







Perché a suo avviso molti calciatori, e alcuni sono anche giovani si lasciano tentare dal “calcio scommesse” e così rovinarsi la carriera? 

Molti di loro si fanno trascinare dal calcio scommesse perché le società dove giocano alcune volte non pagano gli stipendi, allora molta gente è pronta a fiondarsi nel calcio scommesse per guadagnare quello che la società non gli dà: ovviamente è una cosa sbagliatissima.


Squadra italiana in cui le piacerebbe fare un splendida carriera? 

Milan, visto che è la squadra del mio cuore sin da bambino, penso che vincere e giocare col Milan sarebbe un sogno.




Squadra estera in cui le sarebbe piaciuto giocare? 

      Come squadra estera impazzisco per il Real Madrid, quindi ti   dico Real.





Messi, Maradona o Ronaldo? 

Maradona è il calcio, è quella sfera che rotola in campo, nessuno può fare quel che ha fatto lui, però non l’ho vissuto, fra Messi e Ronaldo che seguo, ti dico Ronaldo per i record che ha infranto, un mostro sacro anche a 33 anni!


Ultima domanda: meglio 30 scudetti, oppure 1 scudetto e una coppa dei campioni?

1 Champions ed 1 Campionato, ma vincere il Mondiale con la propria nazionale credo sia il massimo.



Grazie   

a cura di Paolo Radi   





08    09  2018 
(Tutti i diritti riservati)