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martedì 9 maggio 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A





INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
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интервју





CONVERSAZIONE


CON

ALESSANDRO FOLCHITTO


a cura di Paolo Lorenzo Radi




Alessandro Folchitto ha fatto parte del IX Col. Moschin, reparto speciale dell’esercito, congedatosi dopo alcuni anni ora vive negli Stati Uniti e come professione lavora nel mondo del cinema in qualità di Stunt coordinator, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.  







Signor Alessandro Folchitto, la prima domanda è d’obbligo, dov’è nato e visto che lei si è arruolato nel IX Rgt “Col Moschin”, ha avuto parenti che hanno prestato servizio presso l’Esercito Italiano?

Buon giorno Paolo, prima di tutto ti ringrazio per il tempo concesso. Sono nato a Roma e i miei nonni erano in servizio per l'esercito e sono stati tutti e due decorati con la medaglia d'oro al Valor Militare. In particolare la divisa del Tenente Giorgio Raita, deceduto in Africa, è esposta al Museo Nazionale della Fanteria a Torino. 









Quando ha maturato la scelta di provare a fare le selezioni in questo prestigioso “corpo d’assalto”? 

Fin da piccolo ho sempre avuto ammirazione per le Forze Speciali, e questi uomini vestiti in ero mi hanno sempre affascinato, soprattutto le loro straordinarie azioni. 



Tutti noi sappiamo che l’addestramento delle durata di due anni è molto duro, come si riesce ad arrivare alla fine? Forza di volontà o cos’altro?

L'addestramento in specifico dura 3 anni, non 2. La forza di volontà deve sempre alta, ma il desiderio di eccellere e di raggiungere il tuo scopo è l'unica cosa che ti manda avanti. 








Possiamo chiederle in quali Missioni Estere lei è stato impiegato?

In tutte le recenti missioni in cui è stato impiegato il Reggimento Col Moschin.


La prima volta che è diventato un effettivo, quali sentimenti sono scaturiti in lei?

Orgoglio e responsabilità


 Lei prima dell’intervista ci ha detto che  conosceva il Tenente incursore  Alessandro Romani, morto il 17 settembre del 2010 a Farah, chi era A. Romani?

Un fratello! Un guerriero che non dimenticherò mai. 



Che cosa succede nell’animo di un militare quando si perde un amico?

Si aspetta di ritrovarlo nell'aldilà e che il suo spirito ci guidi nelle nostre missioni.







Ad un certo momento lei decide di lasciare il Reggimento e di stabilirsi negli USA, che cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?

Nuovi stimoli e un'altra occasione per testare me stesso



Negli U.S.A lei lavora come stuntman presso SAG-AFTRA, com’è il mondo del cinema, e come è stato accolto dallo show business americano?

Il mio lavoro negli Stati Uniti è da Stuntman, da coordinatore militare. Entrare nella Union SAG-AFTRA è stato davvero un onore. Sono sempre stato accolto a braccia aperte con entusiasmo e ammirazione da tutti. 









Nel futuro immediato si vede come attore o perché no, vista l’esperienza come regista?

Nel futuro immediato mi vedo sempre più coinvolto come coordinatore militare nei film, e perchè no, un giorno a produrre un film sulle Forze Speciali Italiane.






Un’ultima domanda, gli Stati Uniti vengono spesso “ demonizzati” da una certa stampa europea, per alcuni sono il male assoluto, perché secondo lei molti si fanno questa opinione?

Quando il lupo non arriva all'uva, si dice che è... acerba.


09  Maggio    2017




Grazie


























domenica 30 aprile 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A



INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
مقابلة
אינטערוויו
интервју


 CONVERSAZIONE

con

 ALESSANDRO FRICANO GAGLIARDO


a cura di Paolo Lorenzo Radi









Alessandro Fricano Gagliardo, Attore siciliano, con formazione ufficiale in Arte Drammatica presso la ESAD Valencia (Spagna) e il Rose Bruford College di Londra negli anni 2009-13, durante i quali ha preso parte a diverse produzioni teatrali recitando fluentemente in inglese e spagnolo, diretto da registi quali Simon Usher, Jane Bertish, Antonio Diaz Zamora e Vicente Genovés. Ha frequentato diversi workshops fra cui quello del Method Acting a Londra diretto da Sam Rumbelow.
Ha partecipato a uno spot tv per la marca ''Cofrusa'' ed è comparso in diverse serie tv in Spagna. Interpreta il ruolo di protagonista nel film Libera me (2015), psicodramma con sfumature da thriller sul tema della violenza di genere, vincitore come Best Feature Film al Los Angeles Cine Fest e selezionato in piu manifestazioni in giro per il mondo.








Alessandro sei un attore che ha fatto del palcoscenico la sua vita, come mai questa scelta, hai visto un film o un dramma teatrale che ti ha particolarmente colpito, oppure era un tuo desiderio che avevi sin da bambino?

Entrambe le cose. Un desiderio che avevo da bambino per gioco, quando mi immedesimavo continuamente in personaggi di film o telefilm che guardavo in tv. Ma il cinema per primo, e non il teatro, ha catturato la mia immaginazione da piccolo, in maniera speciale la visione all’età di nove anni di "Nuovo Cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore, mio conterraneo, e di altri film che la mia maestra delle elementari ci proiettava a scuola. Il teatro è arrivato per me molto dopo, ai tempi dell’Università, e ne rimasi subito cosi affascinato da voler perseguire una formazione professionale.



Ti sei formato in Arte drammatica  presso la ESAD di Valencia, perché questa città e cosa ti ha lasciato di positivo?

Avevo trascorso qualche mese a Valencia, città splendida che mi era subito piaciuta per la gente, l’atmosfera e l’amore per il teatro..e cosi mi sono fermato per studiare nella scuola ufficiale dopo attente prove di selezione. Sono stati quattro anni stupendi quelli vissuti a Valencia, anche con tante difficoltà, cadute ed enormi soddisfazioni. Un’importante esperienza formativa per capire me stesso e il mio rapporto con la recitazione.








Ad un  certo punto ti trasferisci in a Londra, e hai recitato in diverse produzioni, quale differenze hai notato tra un città come Valencia e la grande e multietnica Londra?

Una città e cultura quella britannica che già conoscevo e mi aveva sempre affascinato, che ha una straordinaria tradizione e legame profondo con il teatro e la recitazione dove certamente Shakespeare la fa da padrone (ma non solo, il West End offre tutti i generi) e gli inglesi ne sono molto orgogliosi. Ho avuto la fortuna di potervi ritornare con una borsa di studio e terminare la mia formazione attoriale in una prestigiosa scuola come hai menzionato prima tu. E’ stata una splendida esperienza potermi cimentare in diverse produzioni teatrali in lingua inglese, fra cui Pinter e autori del teatro elisabettiano, durante la quale ho migliorato la cura per il dettaglio e disciplina, tanto necessarie in questo mestiere.



I londinesi che percezione hanno dei drammaturghi italiani, so ad esempio che spesso viene rappresentato il dramma Vestire gli ignudi di Pirandello, ma a parte questo celebrato autore, sono a conoscenza di quanto succede in Italia, oppure sono legati al passato? 

Nel periodo trascorso in Inghilterra, l’impressione che ho avuto è che gli inglesi, molto legati alla loro cultura, sembrano essere rimasti al passato per quanto riguarda gli autori italiani. Pirandello, rimane certamente l’autore più rappresentato (con Sei personaggi in cerca d’autore, oppure Così è se vi pare..) poi direi anche Dario Fo, Mario Fratti... Oggi, più probabilmente, gli inglesi sono attratti dalla letteratura di Camilleri e del suo personaggio di enorme successo "Montalbano" nella fortunatissima serie trasmessa sulla BBC.









Ho visto il film Libera me, un film che mi ha colpito per la tua recitazione, tra l’altro è stato premiato in un importante film festival di Los Angeles, il Los Angeles cine fest, come ti sei calato nel ruolo? Lo ammetto eri talmente convincente che quando ci siamo sentiti per la prima volta, tu mi hai detto: “ guarda che io non sono così”.

Sì, l’ho detto... ha ha… sorpreso da alcuni commenti e sguardi infastiditi di una parte del pubblico alla prima del film per via del ruolo da cattivo che interpreto. A parte gli scherzi, sono contento di come sia andato il film nei festival e di essere riuscito a realizzare un film che tratta di un dramma sociale purtroppo molto attuale, la violenza di genere, e di contribuire a lanciare dei messaggi forti. Mi sono preparato documentandomi il più possibile. Concentrandomi oltre che sull’aspetto fisico, sulla psicologia di un soggetto instabile. Poi di grande aiuto ed ispirazione nella creazione del mio ruolo sono stati i dipinti presenti nel film (di un eccellente artista bagherese, Arrigo Musti) con i quali il mio personaggio instaura un sorta di rapporto morboso.











Ultimamente sei stato a New York,  che cosa ci puoi raccontare di questa esperienza. Hai stretto rapporti ci collaborazione, hai partecipato a dei provini, infine chi lavora nel cinema di questa città è ferma ancora ai grandi film del neorealismo oppure segue con passione le produzioni italiane?

E’ stata un’esperienza molto positiva sotto diversi aspetti, durante la quale ho stretto contatti e preso parte a più progetti indipendenti, sia di serie che di film. Ho anche portato avanti un mio progetto di serie web la cui azione si svolge in parte proprio nella "Grande Mela". New York è infatti una città ideale per fare cinema, presentando infinite possibilità e scorci che la rendono unica. Quanto agli americani, sono aperti e curiosi, con una incredibile voglia di fare, sempre attenti ad accogliere il meglio di quanto si riesce a creare anche oggi nel nostro cinema (vedi Tornatore, Sorrentino...), seppur non paragonabile  ai fasti delle produzioni di un tempo che hanno fatto la storia del cinema.


Drammaturgo italiano preferito, mentre invece chi sceglieresti come autore  straniero?

Pirandello. Shakespeare.



In genere come scegli un copione, ti attira la trama in generale,  il personaggio, o il cast con cui dovrai lavorare.

Direi proprio un insieme di fattori. Sicuramente la storia, i temi affrontati nell’opera e il personaggio che dovrò interpretare. Cosi come l’idea di regia, sia essa in teatro o sul set. Anche il gruppo di lavoro è importante.







La tua famiglia come vive la tua carriera di attore, avrebbe voluto che diventassi avvocato o medico, come sognano tutti i genitori oppure ti hanno appoggiato sin dall’inizio?

Probabilmente sognavano altro per me eh eh.Non è stato facile per loro, ma credo che alla fine si siano convinti della mia passione e determinazione nel perseguire questo mestiere.



A tuo avviso che cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?

Questa domanda richiederebbe più tempo e soprattutto più pagine per scrivere … Secondo me c’è bisogno di una ventata d’aria fresca, bisognerebbe dare maggiore spazio ai tanti talenti creativi che purtroppo no trovano opportunità, respinti molto spesso da un sistema che invece di puntare più sulla qualità e originalità insiste su "sicure" ma sterili ripetizioni...Non bisogna dimenticare i grandi del passato ma anzi vederli e rivederli, studiarli…








Hai mai pensato di diventare regista? E se ci hai pensato che tipo di film vorresti girare?

Ad ora non ci ho mai pensato. Vorrei continuare a recitare e migliorarmi tanto in questo. Un giorno chissà.








Alessandro quando reciti con dei registi stranieri che cosa porti con te del tuo essere siciliano?

Metto sempre tutto me stesso al servizio dei registi e delle storie da raccontare attraverso i personaggi che interpreto, attingendo al mio bagaglio di esperienze e vissuto sia in Italia e che all’estero. Certamente il mio essere siciliano, con i suoi colori e chiaro-scuri, è un’altra componente importante di me e di arricchimento in questo lavoro con qualsiasi regista, e perciò fiero di portarla sempre dentro .



30    Aprile    2017