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mercoledì 1 marzo 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A



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אינטערוויו
интервју







CONVERSAZIONE


CON ENRICO ROCCAFORTE




a cura di Paolo Lorenzo Radi




ENRICO ROCCAFORTE  E’ NATO A  PALERMO DOPO IL DIPLOMA DI PERITO COMMERCIALE SI E’ DIPLOMATO PRESSO LA SCUOLA DI TEATRO CLASSICO “GIUSTO MONACO” I.N.D.A (Sr) DIRETTA DA G.SAMMARTANO E ALVARO PICCARDI. SUCCESSIVAMENTE HA PRESO PARTE AL CORSO DI PERFEZIONAMENTO  INTERNAZIONALE "ECOLE DES MAITRES" DIRETTO DA FRANCO QUADRI. HA RECITATO NEI TEATRI PIU’ IMPORTANTI D’ITALIA E D’ EUROPA, HA LAVORATO IN TANTE FICTION TELEVISIVE, LO ABBIAMO VISTO AL CINEMA NEI SEGUENTI FILM “AMICHE DA MORIRE”, “GLI SFIORATI”, ”BAARIA” E “RISTABBANNA” , ULTIMAMENTE LO ABBIAMO VISTO IN TELEVISIONE NELLO SCENEGGIATO CATTURANDI NEL RUOLO DI “TURI VASTANO”, CHE E’ STATO SEGUITO DA PIU’ DI 4 MILIONI DI SPETTATORI.







Enrico Roccaforte  sei un attore che ha fatto del palcoscenico la sua vita, come mai questa scelta, hai visto un film o un dramma teatrale che ti ha particolarmente colpito, oppure era un tuo desiderio che avevi sin da bambino?


In realtà non è proprio così, perché fare teatro è come vivere una storia d’amore complicata e non sempre ricambiata. A volte ho avuto bisogno di allontanarmi da quest’amore per far fiorire altri piacevoli e importanti interessi e per poter riacchiappare la vita vera che nel frattempo sfuggiva visti le lunghe tournée che il teatro comporta. Ma come tutte le più grandi storie d’amore si finisce sempre per ritornare da chi ami. E’ così è, e continuerà ad essere. Se ci ripenso effettivamente il colpo di fulmine me lo ricordo ancora. Teatro Biondo di Palermo, anni 90,  18enne assisto a “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello e durante una scena con due bravissimi attori illuminati da una sola candela accesa in proscenio, una specie di magia si impossessa di me, e lì in quell’istante decido che quella magia e quella poesia sono le cose a cui aspiro di più, sono passati più di 20 anni e ancora sto li ad inseguire e a cercarla, ogni volta che metto piede su un palco, quell’armoniosa magica poesia.  



In televisione hai preso parte a Squadra Antimafia 2 e 3, il Commissario Montalbano, RIS e quest’autunno ti abbiamo visto in Catturandi, una fiction di grande successo, come ti sei avvicinato al ruolo di Turi Vastano?







 Come faccio sempre, attingendo da tante esperienze diverse e cercando una verità e un’autenticità che facciano vivere qualcuno che è diverso da me, ma che deve materializzarsi  attraverso il mio corpo, i miei sguardi e il “suo” respiro. Quando insegno recitazione dico sempre ai miei allievi, “partite da voi per cercare la verità  ma fate spazio e avvicinatevi al personaggio per sentire il suo respiro dentro di voi”.








Perché il pubblico televisivo segue con passione queste serie, che seppure diverse hanno riscontrato un enorme successivo televisivo? Il fascino del male?


 No anzi, penso sia invece l’abitudine del benessere. Gli intrighi sono parte integrante della vita. Noi italiani amiamo il benessere, la poltrona di casa, il cibo, il sesso e la tv perché apparentemente così la vita scorre più tranquilla, ma dentro ognuno di noi ribolle qualcosa che non definirei male, ma l’aspirazione ad essere altro da se, a sdoppiarsi. Le serie di mafia i polizieschi riescono ad anestetizzare e allo stesso tempo a tenere in vita questa parte  nascosta di ognuno di noi. Il bene ci rassicura e il male ci affascina…i cattivi perdono e i buoni vincono. E anche se i buoni sentimenti hanno la meglio, il cattivo che vive dentro noi si rassicura vedendo la rappresentazione di un male estremo che non è il suo.








Drammaturgo italiano preferito, mentre invece chi sceglieresti come autore  straniero?

 Dei contemporanei italiani amo molto i testi di Letizia Russo, con cui ho avuto il piacere di lavorare attraverso una sua radicale riscrittura di Edoardo II di Marlowe per la regia di Antonio Latella e poi Stefano Massini, che è in questo momento uno dei nostri autori più rappresentati all’estero, Roberto Cavosi e Antonio Tarantino. Tra gli autori classici Italiani amo molto Goldoni, Fo (ormai un classico) e De Filippo. Di stranieri direi un contemporaneo spagnolo che adoro Juan Mayorga e poi amo molto i testi di Garcia Lorca, Jean Genet e Koltes.



In genere come scegli un copione, ti attira la trama in generale,  il personaggio, o il cast con cui dovrai lavorare?


Sicuramente personaggio e trama sono fondamentali per scegliere, ma soprattutto la regia e il cast con cui lavorerai faranno la differenza in qualità del lavoro e qualità della vita quotidiana. Un brutto spettacolo con un cast di gente che non stimi e con cui non ami passare del tempo rischia di essere una trappola che può causare dispiaceri e dolori visto l’elevato tempo che si passa insieme tra prove e repliche. In cinema e in televisione è diverso.




Hai conosciuto tanti registi e attori famosi, che cosa ti hanno trasmesso in particolare?


 Sono sempre molto aperto agli incontri con i professionisti che hanno fatto carriera in maniera onesta e per il loro talento perché sicuramente mi lasceranno qualcosa. Potrei citare tanti colleghi famosi con cui ho lavorato, mi limiterò a Paola Cortellesi che mi ha lasciato per esempio il piacere di lavorare sempre con serietà leggerezza e grande umanità, Alessio Boni e Leo Gullotta per la loro meticolosità a tratti positivamente ossessiva. Giorgio Albertazzi perchè avrei voluto mi lasciasse la sua cultura sconfinata e il suo rapporto giocoso col lavoro anche a più di 80 anni. Giuseppe Tornatore per il suo stakanovismo e la sua poetica espressiva sul set da adulto bambino che continua a sognare.







La tua famiglia come vive la tua carriera di attore?


 Molto bene, si sono per così dire 20 anni fa "rassegnati" e ancora adesso continuano ad esaltarsi per ogni cosa che faccio. Pur non vivendo nella stessa città mi sono sempre molto vicini.



A tuo avviso che cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?


 Mancano desiderio e voglia di rischiare in produzione, mancano i film di genere che producevano indotti da reinvestire sul cinema d'autore. Penso che sceneggiatori e registi siano costretti a giocare sempre al ribasso per paura di non poter raccontare questa o quella storia. Potrei continuare dicendo che se i ricavi dei film di un fenomeno economico e di costume come Checco Zalone fossero  reinvestiti anche una bassa percentuale in cinema d'autore ricominceremmo a vincere i festival di cinema nel mondo e ritroveremmo un nuovo splendore. Non penso manchino ne le idee ne i grandi sceneggiatori ne i grandi registi. Vedi per esempio i soliti Sorrentino, Garrone, Tornatore, Virzì ma anche i giovani De Angelis o Matteo Rovere e altri.


  
Un regista  con cui vorresti immediatamente lavorare?


Senza alcun dubbio Martin Scorsese e Paul Thomas Anderson in America, Jacques Audiard in Francia,  in Italia con Marco Tullio Giordana che inseguo da anni perché  penso sia un bravo direttore d'attori e poi effettivamente con tutti quelli che ho citato prima in realtà con Matteo Rovere ho già lavorato su un piccolo ruolo in un piccolo film e mi piacerebbe di nuovo lavorarci.








Se ti proponessero un film a Hollywood accetteresti senza pensarci due volte, oppure prima vaglieresti con cura il copione?


Non ci penserei due volte.....e quando ricapita?



Hai mai pensato di diventare regista? E se ci hai pensato che tipo di film vorresti girare?


 Ci penso da sempre e non a caso ho già lavorato con un mio amico scrittore e sceneggiatore Manfredi Giffone, ad una sceneggiatura originale per il cinema, ma ne abbiamo già pronta un'altra per un cortometraggio che, incrocio le dita, dovrei girare entro l'anno con degli amici produttori interessati alla storia e allo script.


Enrico  sei nato a Palermo una città splendida dai mille volti, che cosa porti con te di questa città quando reciti?



 Spero di riuscire a mantenere vivo in me il vento il mare e il sole del sud. Non credo di essere un attore freddo anzi credo di portare in ogni mia interpretazione il caldo e lo scirocco con cui sono cresciuto. In più quando nasci in Sicilia ti senti un cittadino del mondo perché credo che nel nostro sangue continuino a scorrere tutte le etnie che hanno reso la mia terra bella come effettivamente è.


01   Gennaio   2017




Grazie

















martedì 28 febbraio 2017


PAOLO RADI

PRESENTA





DIARIO DI BORDO


di Giovanni Sanzullo










V PARTE



6 dicembre 2016

Quand'ero bambino mi colpiva, anche nel mio palazzo, quanto la gente tenesse, sulle targhette affisse alle porte di casa, a premettere al cognome un titolo, riferito ovviamente al capo famiglia: a parte i più rari Dott., Avv., Ing. e Prof., era tutto un fiorire di Rag., Geom, Cav. e via dicendo.
Ricordo distintamente che un giorno, avrò avuto dodici anni, proposi a mio padre, con grande serietà, di anteporre sulla nostra targhetta "Capo Staz." A. Sanzullo. Da grande ho scoperto che aveva uno straordinario senso dell'umorismo, ma all'epoca con me era terribilmente burbero, duro e, pur senza usare parolacce, di fronte a tutte le mie fantasiose idee in genere si limitava in vario modo, perentoriamente, a intimarmi di piantarla di dire stronzate. Tra l'altro era un tipo poco incline alla contrattazione e se insistevi  non la prendeva affatto bene.


In questi giorni sto scoprendo molte persone che spacciano opinioni discutibili, a volte decisamente poco informate, come verità assolute atte a svelare i misteri della vita e mi domando se sulla targhetta della porta di casa, o sui biglietti da visita, non abbiamo la tentazione di aggiungere l'abbreviazione "S. Pt.", che potrebbe stare per Sommo Pontefice.

Puntualmente mi viene da ridere pensando alle risposte che avrebbero ricevuto da mio padre.


30 Novembre 2016
  
Tra due ragazzi, stamattina in treno:
- Allora fammi sapere per domani sera.
- Ma ti ho già detto...
- Sì, hai detto tre cose e quattro diverse!
Questa me la rivendo.


28 anni 2016

A un certo punto della vita - magari mentre annunciano che il tuo treno già in ritardo di 25 minuti ne perderà almeno altri 10 per imprecisati "problemi tecnici di circolazione" - ti rendi conto del valore della rinuncia, che può essere di per sé una scelta oppure l'altra faccia di una scelta.

Ci sono rinunce imposte dalle circostanze, alle quali bisogna rassegnarsi, e a ben vedere non sono propriamente rinunce; per le altre l'importante è che siano frutto di coraggio, non di paura: in particolare sono comunque splendide quelle fatte per amore o almeno con amore.