SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
AMBROGIO
SORRISO
Ambrogio Sorriso è un giocatore di Napoli nato del 1994 e cosi ci si presenta:
“Le mie scuole calcio sono state queste tre: Rinascita, Virtus Vesuvio e Corallini.
Dopo la scuola calcio sono andato alla Juve Stabia che è stato vero e proprio trampolino di lancio per me, mi ha portato a giocare e a sottoscrivere contratti in seri B con la Juve Stabia e il Novara, con la serie C San Marino e Pro Patria, in D con la Turris, Gragnano, Puteolana, San Severo, Marina di Ragusa, in eccellenza con il Sant’Antonio, Abate Angri, Mondragone, Grotta Cervinara, Palmese, Forio d’Ischia, attualmente gioco con il Venafro, un ringraziamento particolare alla mia famiglia, mi ha aiutato molto a non mollare mai”
La prima domanda com’è terminata la stagione calcistica 2022 -2023? Soddisfatto delle sue prestazioni?
L’ultima stagione è terminata molto bene, abbiamo raggiunto un importante obbiettivo è fatto il record di punti sull’isola di Ischia Forio; peccato aver incontrato persone che alla fine si sono rivelate “marce dentro,” ma va bene così l’importante è il campo, anche se io tengo molto ai rapporti umani.
Quest’anno lei milita nell’Unione Sportiva Venafro 1966, emozionato?
Sono sempre emozionato in qualsiasi squadra che gioco dal momento in cui sottoscrivo un contratto, l’emozione è dovuta al fatto che il calcio è la mia passione e quando sono in quel prato verde tutto si spegne.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
L’ho scoperto sin da subito avevo quatto anni quando ho iniziato, adesso ne ho 29 e sono 25 anni di pura passione e tanto tanto sacrifico che in molti non capiscono.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori, soprattutto mio padre, sono sempre stati al mio fianco in qualsiasi decisione giusta o sbagliata che io ho intrapreso nel percorso del calcio. Quindi mi ritengo fortunato e li ringrazio per avermi dato appoggio incondizionato per quello che è accaduto in tutto questo tempo della mia carriera.
Lei è un giocatore che ha raggiunto dei grandi obbiettivi, tanti ci provano, ma pochi ci riescono, questo suo successo a cosa è dovuto?
Sì, è vero, ho firmato contratto importanti e ho vissuto dei bei momenti e delle emozioni che mi rimarranno impressi nel cuore: la firma in serie B i prestiti in C, le piazze gloriose in cui sono stato, devo anche dire che potevo fare molto molto di più, ma tante cose le ho sbagliate, sai a 18 anni non è semplice stare in un mondo del genere, ma non mi pento di nulla non sarei la persona che sono adesso dopo tutto questo tempo.
Lei è stato in serie B, serie C, ha girato l’Italia, intera, c’è una squadra che ricorda con maggior piacere?
Le squadre che ricordo con maggior piacere sono Juve Stabia da dove tutto è partito, il Novara, l’Angri, la Turris, la Puteolana tutte piazze che non hanno niente a che vedere con il dilettantismo, ma meriterebbero di essere calcate da dei professionisti.
Lei ha lasciato giovanissimo la sua città, non sentiva, la mancanza di casa, degli amici, del vivere quotidiano?
Ho lasciato giovanissimo casa, inizialmente la mancanza è una cosa normale, ma poi ti ci abitui se hai un obbiettivo cerchi di portarlo a termine fino alla fine.
Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo? Cerca di motivare i compagni assumendo un ruolo guida, oppure ascolta quello che gli altri hanno da dire?
Nel gruppo sono sempre il motivatore, quello che si prende le responsabilità in tutti i sensi e cerco di dare una mano.
Lei è giovane, ha ancora molto da dare a questo sport, dove vuole arrivare?
Per dove voglio arrivare io, ti posso dire che sono molto ambizioso anche a 29 anni, ma la cosa più bella sarebbe che i miei figli mi vedessero giocare visto che ho due bimbi piccoli.
Intervistando diversi giocatori ho sentito spesso questa frase: “Non sono riuscito ad arrivare perché non ho avuto il procuratore adatto, oppure non ho avuto le giuste conoscenze, infine ho avuto un brutto infortunio” Tutti “hanno avuto” qualcosa che non gli avrebbe permesso di arrivare, secondo lei dove sta la verità?
Molti si nascondono dietro agli errori che hanno fatto attribuendo le colpe agli altri, io ti dico che ho sbagliato molto, poi qualche episodio negativo l’ho avuto, ma è stato una conseguenza dei miei errori. La verità sta nel mezzo, perché tutti sbagliamo.
Fra le tante partite che ha giocato, qual è la migliore in assoluto?
Tra le tante partite che ho giocato ce ne sono tante, non ce n’è una in particolare, sicuramente aver giocato in piazze del genere mi faceva venire i brividi.
Da diverso tempo il calcio italiano sembra essere entrato in una crisi profonda, sabato abbiamo pareggiato con la Macedonia del Nord, senza nulla togliere alla Macedonia, come mai non riusciamo a raggiungere altri risultati?
Il calcio italiano non punta più sui giovani si nota dal fatto che all’estero giocano ragazzi di 16 17 anni in pianta stabile in prima squadra, mente in Italia a 20 anni sei ancora acerbo; è un discorso molto ampio da affrontare.
Visti i suoi successi, che consigli darebbe a un ragazzo che volesse intraprendere la carriera di calciatore?
Il consiglio che posso dare ai più giovani e di crederci sempre in qualsiasi circostanza, è il lavoro e alla base di tutto e per arrivare a certi livelli ci voglio sacrifici e umiltà.
Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?
La famiglia è tutto.
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
Questa intervista la dedico alla mia famiglia. Mi ha sempre dato la forza per andare avanti. Inoltre la dedico ai miei fratelli, alla mia compagna e ai i miei figli.
Grazie Paolo è stato un piacere raccontarti la mia storia
12 Settembre 2023
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