Archivio blog

mercoledì 10 marzo 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 

 


 

 

 

 







CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

PIETRO

TORINELLI

 

 

 

 





 

 




Pietro Torinelli è nato il 7 marzo del 1999 Napoli Puteolana1902 Oratorio Don Guanella Giugliano Mariglianese Plajanum Chiaiano Ora Boys Caivanese. Pietro Torinelli ha la maturità di Perito Meccanico, abita a Secondigliano, all’interno del quartiere Masseria Cardone. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.

 

 

 





Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

Buonasera Paolo, innanzi tutto sono onorato di scambiare due chiacchiere con te. Si spera che tutto torni come prima, il calcio già è cambiato, difficilmente ritorneremo alle nostre abitudini di prima, ma anche nella maniera più restrittiva speriamo che torna presto il calcio nelle nostre categorie.

 



Il campionato di serie A, di B, C e D e così le altre gare di Coppa, è ripartito con gli stadi quasi chiusi (una partita ha un sapore diverso rispetto a uno stadio pieno con migliaia di tifosi) che cosa ne pensa di tutto ciò? 


Sicuramente ha un sapore e un’aria diversa, il calcio ci lega e ci da anche tanta sofferenza, non c’è cosa più bella di vincere una partita sofferta fino alla fine e festeggiare con i propri tifosi, perché anche loro sono parte del successo, sono il dodicesimo uomo in campo, ti supportano fino alla fine nel bene o nel male. 

 









Purtroppo per le squadre che militano dopo la serie D sino all’ultima categoria queste dovranno ancora aspettare prima di scendere in campo. Lo trova giusto?  Tutte le categorie sono importanti, perché secondo lei fare questa distinzione?

 

Siamo tutti esseri umani, non si dovrebbero fare tutte queste distinzioni e personalmente non capisco nemmeno il motivo. Sicuramente tra una categoria e l’altra ci sarà una grande differenza economica, ma ripeto che siamo tutti esseri umani e non bisogna privare la grande passione che ci lega al calcio, o tutti o nessuno. 

 



Si ricorda il momento preciso che ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Si, ricordo bene, vedevo mio fratello giocare e morivo dalla voglia di fare le sue stesse giocate in campo, lui era molto più tecnico e finalizzatore di me, da piccolo era lui il mio maestro, cercava di insegnarmi tante cose, ancora oggi prendo spunto da lui non solo nel calcio, anche nella vita.

 











I suoi genitori hanno appoggiato questa scelta, oppure le hanno detto la classica frase: “pensa allo studio”?

 

Assolutamente loro sono sempre stati con me qualsiasi scelta io abbia fatto. Sono stato due anni nel settore giovanile della Puteolana1902Internapoli, soprattutto mia madre mi seguiva ovunque noi viaggiavamo in metro per arrivare al campo, ma lei era sempre con me, è stata con me anche quando decisi di far diventare il lavoro la mia prima priorità, però l’ho ricambiata prendendo il diploma professionale di meccanico, solo questo voleva fortemente da me.

 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 

Sicuramente sono rimasto più legato al Giugliano Calcio, per come sono stato bene e per la serietà che hanno nel loro progetto, purtroppo sono andato via perché il lavoro non mi permetteva più di associarmi all’orario dell’allenamento, nonostante questo io resto un loro grande tifoso, li seguo sempre, anche per il bene che voglio al tifoso numero1 che ora purtroppo non c’è più (Presidente Sestile). 

Ora sono alla Boys e non nascondo che sono molto legato a questa maglia e muoio dalla voglia di riprendere a stare con i miei amici di squadra e gioire insieme a loro, sono dei ragazzi fantastici sempre pronti a sacrificarsi per il compagno. Qui mi sento a casa. 

 



Lei gioca nel ruolo di? 

 

Ho sempre giocato nel ruolo di esterno d’attacco, ma sono sempre pronto a sacrificarmi anche da terzino o mezz’ala. 

 

Il suo goal più bello?

 

Il mio goal più bello è stato quando vestivo la maglia dell’Oratorio Don Guanella, era il mio esordio in promozione a 16 anni, la prima giornata di campionato a Quarto superai in velocità il mio avversario, vidi il portiere fuori dai pali e da 40 metri decisi di tirare, fu un’emozione unica, dato che c’era mio nonno sugli spalti corsi subito da lui per dedicargli il mio primo gol in promozione. Anche l’anno scorso quando indossavo la maglia del Plajanum Chiaiano, eravamo in trasferta dove affrontammo la prima in classifica (Ischia), feci un gol simile. 

 










Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, a chi non la conosce per niente, cosa direbbe di se stesso? 

 

Sono un ragazzo molto socievole e molto volentieri lego con tutti, sono un ragazzo che sa trattare bene l’amicizia, non so essere cattivo anche con chi lo meriterebbe, mi piace scherzare e avere stampato il sorriso in faccia, anche quando le cose non vanno nel verso giusto. 

 



Lei conosce, e con molti è pure amico diversi giocatori che io ho intervistato, di Gaetano Belsito cosa mi sa dire, ovviamente dal punto di vista calcistico?

 

Paolo hai nominato un ragazzo che di fame calcistica ne ha tanta, parliamo di una classe 2000, ma per come gioca e per come si comporta sembra essere molto più grande, non mi capacito ancora a vederlo in queste categorie, e sicuramente un ragazzo che merita altri palcoscenici, abbiamo trascorso un anno insieme ed è meglio averlo in squadra un tipo come lui.

 



Ho intervistato diversi atleti di Secondigliano e alcuni di loro mi hanno raccontato che quando sono andati a giocare nelle squadre del Nord sono stati guardati con sospetto, perché secondo lei ci sono tanti pregiudizi su chi viene da certi quartieri? 

 

Anch’io ho avuto una piccola parentesi fuori da Napoli, all’inizio è difficile ambientarsi ed è difficile anche dialogare con i nuovi compagni di squadra. Io l’ho sempre pensata in un altro modo, non è che al nord ti guardano in modo sospetto, sono anche loro che non sanno come comportarsi nei tuoi confronti e come farti ambientare, ma una volta riusciti, sono persone che resteranno indelebili nella tua vita. 

 



Un club italiano con il quale vorresti giocare?

 

Senza dubbio l’Inter, sono i colori che amo sin da bambino, mi ha sempre dato emozioni anche se in 6/7 anni non si è nemmeno affacciata al palcoscenico della Champions non ho mai smesso di crederci. Non nascondo che simpatizzo molto per il Napoli, non mi dispiacerebbe.

 










Lei è giovanissimo un sogno che vorrebbe che si realizzasse immediatamente? 


Io il mio sogno è sempre uguale, è il sogno di tutti i bambini che giocano nelle scuole calcio, sono sempre più convinto che la differenza la fa la voglia, la fame. Per questo invito ai ragazzi che sono ancora in tempo a non sprecare quest’occasione. guardando questa situazione oggigiorno il mio più grande sogno è quello di tornare a scendere in campo, al di là della categoria, non chiedo niente più.



 

 


 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

10  marzo 2021

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento