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venerdì 18 dicembre 2020

di PAOLO RADI 

 

 

 


 

 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GIUSEPPE

ORLANDO

 

 




 

 


 







 

 Giuseppe Orlando ha 24 anni ed è nato Cassano allo Ionio in provincia di Cosenza, attualmente vive a Castrovillari da diversi anni. Così si presenta: 


“Ho 2 sorelle più grandi di me e 3 fratelli più piccoli, vivo solo ma a casa ho un figlio si chiama Teo... il mio gatto. Sono innamorato del pallone da quando neanche camminavo e così sono cresciuto insieme a lui non avendo grosse possibilità economiche la mia prima “scuola calcio “ è stata  la strada che mi ha permesso innanzitutto di divertirmi e conoscere tanti bambini con cui poi si è istaurato un rapporto di amicizia duraturo e anche se ora abbiamo intrapreso strade diverse ci sentiamo spesso,  uno fra tanti era un mio amico albanese Gertian che ora si sta dedicando alla musica e a cui auguro un grosso in bocca a lupo. 


Attualmente sono uno studente universitario all’università della Calabria unica facoltà di scienze politiche, un percorso meditato poiché ho deciso di iscrivermi dopo qualche anno di completa dedizione al calcio dilettantistico per poi arrivare alla conclusione che un misero pezzo di carta sarebbe potuto divenire utile in futuro.


A 14 anni entro nella mia prima scuola calcio Asd Domenico Franco un “ambiente sano e fantastico dal punto di vista dell’ accoglienza circondato da persone qualificate senz’ altro una delle esperienze più belle della mia adolescenza che mi ha aiutato a crescere prima di tutto dal punto di vista umano e poi anche in quello calcistico; sono stato poi nella rappresentativa Calabria possiamo classificarla come la nazionale dei giovani calciatori, ho poi svolto svariati stage per squadre importanti, tutti ricordi che hanno un bel sapore.



Finito il percorso delle varie scuole calcio mi affaccio nel “calcio dei grandi” non è sempre facile ambientarsi se non hai a che fare con i compagni giusti che spendono un secondo per darti un consiglio sulla giocata da fare, fortunatamente non ho avuto grosse difficoltà anche perché a me piace imparare cose nuove e poi si sa non si smette mai di imparare. La mia prima esperienza la faccio fuori regione in Campania di preciso Sibilla Bacoli società che 2 anni prima lottava per la C il  campo che sembrava un paesaggio artistico con il castello sopra e il mare a fianco,  che spettacolo il “tony chiovato” così mi aggrego alla squadra, ragazzi fantastici che tuttora sent, l’ allenatore era Vincenzo Carrannante, a lui mi lega un episodio in particolare, durante un’amichevole pre -campionato con la Puteolana Squadra Locale di Pozzuoli mi scaldo per entrare, poi però  dimentico di allacciare una scarpa, esattamente dopo 5 minuti  mi richiama in panchina, probabilmente la sostituzione più veloce della storia pensai,  il motivo era semplice “non ero abbastanza concentrato” evidentemente dato  avevo dimenticato di legare bene le scarpe. Come dargli torto col senno del poi,  nello stesso anno a dicembre scelgo per motivi personali di tornare in Calabria e approdo nel Castrovillari Calcio, squadra del mio paese che militava nel campionato di eccellenza che ora seguo e tifo, rimango circa un anno per poi andare nel Rotonda Calcio che allora faceva la promozione lucana, lì le prime soddisfazioni personali i primi goal circa 8,  per poi l’ anno dopo andare nella Fides Scalra, altra squadra di promozione grande famiglia prima che grande società,  vinco il mio primo campionato con una squadra fantastica giocatori di altre categorie a cui devo molto se oggi ho imparato qualcosa:  i vari Daniele Monaco che qualità ! Ruggiero De Lorenzo un armadio vivente, Antonio Lombardi e il mio fidato coinquilino Umberto Scalese un talento della scuola Napoli, ma soprattutto un amico prezioso.       



 


 

 

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa, da come ho capito in questo momento lei non gioca più, qualche rimpianto?

 

In realtà attualmente gioco ancora nella squadra dell’università il CUS (centro sportivo universitario) una squadra ben organizzata gestita da persone qualificate che hanno un’organizzazione che non ho visto neanche in categorie maggiori e dei dirigenti che provvedono ad ogni tipo di esigenza, una bella realtà. Rimpianti direi di no, ma tornando indietro forse su qualche treno sarei potuto salire e non lasciarlo passare, ma ho fatto le mie scelte e ne ero consapevole 

 

Lei è molto giovane, ritiene che le porte siano chiuse per giocare ancora, oppure se si presentasse una bella occasione abbandonerebbe l’università per questa bella occasione? 

Una delle poche certezze di cui sono convinto è che questo sport mi ha dato molto sotto tanti punti vista per cui non smetterò mai di fare ciò che mi rende felice, se si presentasse qualche occasione valuterei il modo per far combaciare le cose, ma questa è la voce “maturità” che parla, un tempo non avrei esitato a mollare tutto.

 










I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori in realtà non hanno mai messo bocca su questo anche perché non glielo avrei mai permesso! 


Mia madre mi ha sempre lasciato fare ciò che mi piaceva anche quando uscivo di casa alle 3 e tornavo alle 8 di sera con le ginocchia sbucciate e le scarpe nuove già sporcate ogni tanto "buttava” qualche urlo, ma tutto sommato era presente, mio padre “l’ho vissuto poco” poiché i miei genitori si separarono che io ero ancora piccolo per cui non essendo presente non avrebbe avuto voce in capitolo a prescindere! 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 

Ogni ambiente in cui sono stato mi ha lasciato qualcosa anche negativamente, e comunque ne ho tratto insegnamento, la squadra a cui sono rimasto più legato probabilmente è la FIDES SCALERA (2016/2017), di quell’ anno ho ricordi bellissimi anche se la squadra non era molto seguita  all’inizio di campionato,  che si era creato con i compagni era stupendo grazie anche al presidente Mario Grande -  attuale presidente della Vultur - che non ci ha fatto mancare nulla, lo saluto con affetto.

 











Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Ma guarda io sono uno sportivo e mi piacciono quasi tutti gli sport esclusi quelli invernali, in particolare mi piace il basket, infatti da bambino oltre al calcio, lo praticavo ogni tanto al parco con gli amici, guardo spesso le partite dei Bulls che è una squadra che tifo. 

 

Quanto ritiene che sia importante per un giovane calciatore avere una buona cultura? 

 

Al di là dello sport la cultura arricchisce la persona fornendogli i mezzi necessari per poter decidere e costruire il proprio futuro, inoltre tanti calciatori professionisti sono laureati e non è un caso, voglio dire che anche per giocare a calcio non basta solo saper usare i piedi, tutt’altro: la funzione principale la svolge il cervello; spesso e volentieri lo sforzo maggiore è più mentale che fisico.

 








Lei giocava nel ruolo di?

 

Io sono un centrocampista o meglio mezz’ala, ma, nel corso degli anni, come spesso succede per esigenza della squadra, ho cercato di rendermi utile in più ruoli, ad esempio a centrocampo mi sento a mio agio sto nel mio. 

 

Il suo goal più bello?

 

Ne ho due in particolare che ricordo con piacere, uno direttamente dalla bandierina, era una partita in cui giocavo nella juniores calciai per metterla in mezzo, ma la palla fini sul secondo palo ed entro in rete,  in tutta sincerità devo dire che non fu del tutto intenzionale, il secondo lo feci in una partita di prima categoria contro la prima in classifica, calciai di prima intenzione da fuori area con il sinistro che è il mio piede debole e la palla entrò sotto l’incrocio. 











Ad un certo punto lei si trasferisce in Campania, che ambiente ha trovato? 

 

Quando sono andato via ero un ragazzo di 17 anni o meglio 18 appena compiuti che aveva appena concluso il suo ciclo nella scuola calcio, come tutti i ragazzi sognavo di arrivare più in alto possibile, non fu facile abituarsi nel “mondo dei grandi” sai ero abituato ad un altro tipo di ambiente arrivi al campo saluti il mister si ride si scherza conosci tutti e tutti conoscono te, li trovai un ambiente totalmente diverso gente che ha campionati alle spalle, che lo fa per lavoro e non ammette che tu stia lì per passatempo e sminuire la loro attività,  inoltre mantengono le  famiglie, penso che sia più che giusto che sia così. 

 

Bacoli (Campania) 










Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Ma guarda come pregio su me stesso posso dire che sono abbastanza altruista, cerco sempre di fare la cosa giusta per la squadra prima che per me stesso, mi piace incoraggiare i compagni piuttosto che alzare la voce inutilmente.



 Mentre di difetti ne ho molti, ma forse quello più simpatico è che mi scoccia perdere anche in allenamento le sfide a cui ci sottopone il mister Bria (allenatore del Cus), egli è capace di stimolarci a tal punto che i giochi diventano vere e proprie guerre da vincere a tutti i costi.  

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il mio calciatore preferito è sempre stato Cristiano Ronaldo ho sempre amato il suo stile e il suo modo di stare in campo poi che dire per le sue giocate non servono parole, inoltre ho sempre avuto come punto di riferimento un ragazzo del mio paese Domenico Franco che attualmente gioca in lega pro, lui per me è sempre stato un esempio di dedizione e serietà dentro e fuori dal campo con la sua umiltà, oltre che essere un amico.

 

Come stanno andando gli studi, visto questo periodo della didattica a distanza? 

 

Studiare in queste condizioni non è semplice per qualsiasi grado scolastico tu stia affrontando oggi, questo perché il disagio che stiamo attraversando è talmente grande che ha toccato davvero tutte le fasce d’età, personalmente non vedo l’ora che si ristabilisca la normalità, le lezioni da casa sono di una noia tremenda sai in aula in classe ovunque ti trovi hai sempre un amico a fianco con cui alleggerire la lezione con una risata uno scherzo una battuta al prof., inoltre penso che la scuola media,  l’università e le scuole elementari siano  sopratutto ambienti di aggregazione umana prima che inerenti alla didattica.

 








Lei nato in provincia di Cosenza, ma una parte del suo cuore appartiene a Napoli.  In quali aspetti si sente napoletano, e in quali (aspetti) si sente di Castrovillari

 

Sono nato qui in Calabria a Cassano allo Ionio, e la maggior parte della mia vita fino ad ora l’ho vissuta qui, ragion per cui mi sento a casa ma d’altra parte il mio sangue è per metà napoletano e di questo ne sono orgoglioso perché amo Napoli e tutto ciò che le appartiene,  è una città veramente speciale lì ho parenti amici una vita parallela potrei dire; in ogni caso da buon napoletano mi reputo un ragazzo di cuore sempre pronto a dare una mano mentre l’altra metà quella calabrese esce sopratutto a tavola, mi piace tutto ciò che facciamo qui in Calabria: la  salsiccia e prodotti vari come  il peperoncino.

 

Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Per me l’amicizia è fondamentale...probabilmente, è l’unico sentimento più importante dell’amore. Ho avuto la fortuna di incontrare belle persone, in particolare saluto Isaia e Giuseppe con cui sto condividendo l’esperienza universitaria e con cui ho stretto un bel legame.



 





Un sogno che vorrebbe che si realizzasse? 

 

Oggi come oggi ti dico che mi vorrei alzare domani e sapere che è stato tutto un brutto sogno e tornare a vivere la vita quotidiana come da qui a un anno fa circa, non ti rendi conto di quanto sia prezioso quel qualcosa fin quando non te lo tolgono, cose che noi dolavamo per scontate, se invece dovessi parlare in generale ti dico che vorrei visitare l’America e vedere tutti i posti che ho solo visto nei film.

 

 

 


 

 





Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

18  dicembre        2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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