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lunedì 22 giugno 2020



A CURA DI PAOLO RADI 


 










Un racconto calcistico (autobiografico) 
     
     
di


PINO 
BIFULCO 








Pino Bifulco di Salerno ci racconta qualcosa sulla sua vita calcistica.









Mi chiamo Giuseppe Bifulco all’anagrafe, ma il mio nome ormai è Pino Bifulco sono nato a Salerno.


Da piccolo come la maggior parte dei ragazzi di tutto il mondo sognavo di diventare un calciatore, La sera mi sognavo di tutto:
i gol al novantesimo su recuperi palla al 95 esimo.

Solo che a differenza degli altri  ho dovuto fare tanti sacrifici per giocare perché da piccolo non ero in molto in forma, ero molto robusto e pesavo parecchio,  quando iniziai a giocare a calcio avevo 10 anni, tramite  un’assistente sociale iniziai a giocare per la Nuova Salerno una scuola calcio di Salerno;  andavamo io e mio fratello,  era  un bambino robusto come me e non giocava mai perché probabilmente a lui non piaceva, visto che io nonostante il mio peso già da piccolo facevo capire al mister che volevo giocare e che ero bravo, infatti i genitori dei miei amici mi portavano in cielo!


Addirittura non mi posso mai dimenticare una partita a San Severino dove io dalla difesa feci due-tre gol, il mister mi chiama e mi dice: 

“Scarta tutta la squadra, arriva d ‘avanti alla porta e fai segnare quello scarpone di tuo fratello” lo feci subito.

Giocai giusto un anno da piccolo, (mentre frequentavo la prima media,) poi ricomincia in primo superiore in una squadra che si chiamava: 
Pellezzano 2000. Ero sempre fuori forma, lento.

Non avendo mai giocato nel campo a 11 prima di allora non sapevo nemmeno i ruoli e il mister più incompetente di me mi mise terzino dove “facevo solo danni”

A giocare in quella società (eravamo sempre io e mio fratello) ci portò un amico del nostro quartiere che era due anni più grande. 
Mi ricordo che un giorno nel pulmino mi disse che il direttore sportivo di quella squadra gli aveva chiesto:


“che lo hai portato a fare? Non ce la fa nemmeno a camminare, gli dobbiamo dare una bombola d’ ossigeno”
Quando lo venni a sapere andai in collera e non andai per diversi mesi. 

Poco dopo un sia   gli amici che il mister dicevano che dovevo tornare almeno per divertirmi e così feci. L ‘allenamento iniziava alle sei di sera. 

Io ogni giorno uscivo da scuola alle 13:15 andavo a casa prendevo il borsone e senza mangiare me ne andavo a prendere il pullman sotto casa che mi portava a Baronissi.
Piano piano iniziavo a divertirmi per davvero.
Cambiai ruolo innanzitutto e inizia anche a scendere peso e da qui iniziarono le soddisfazioni. 

Finisce il campionato io non avevo giocato moltissimo, andiamo a fare un torneo a Scario e il mister fa giocare me e un altro ragazzo che non aveva mai giocato e mai segnato;
 nonostante fosse più grande di me e fosse attaccante
.
Giocavamo contro un settore giovanile di qualche serie D, vincemmo 1-0 assist mio, primo gol del nuovo arrivato.


Dopodiché l’anno dopo mi chiama una squadra che si allenava sullo stesso campo dove già stavamo noi.

Ero molto dimagrito, mi ero messo in forma, e il direttore di quella squadra mi voleva ad ogni costo mi fece iniziare la preparazione con quelli del ‘98 e mi mandava a giocare anche con quelli del’ 97.

 Vivevo di quello.

Stavo 5 ore a scuola e 10 ore sul campo di Casignano.
Diverse furono le soddisfazioni e  poi iniziarono i primi provini.


Cavese, Reggiana e Pro Patria.

Poi una notte verso le due, a campionato finito mi arriva un messaggio del mister che a volte mi aveva fatto giocare con quelli del ‘ 96; mi dice che la mattina seguente dovevo svegliarmi presto e farmi trovare al campo perché ci sarebbe stata l’amichevole con i ragazzi dell’anno 96 della Paganese (settore giovanile di serie C,  l’anno seguente  sarebbe dovuto andare allenarli e avrebbe avuto intenzione di portare anche me), pensai  ad uno scherzo visto anche l’ ora delle telefonato,  ma invece era tutto vero.

Mi presentai, giocai, e mi feci notare alla grande.


In estate iniziai la preparazione con loro, per me era una cosa nuova, era bellissimo stare in un settore giovanile, c ‘erano ragazzi che venivano dall ‘Udinese e dalla Fiorentina squadre che io vedevo solo negli album delle figurine. 

Poi una mattina il mister, che abitava di fronte a casa mi, mi dice:
“Vieni i a fare questo raduno con me, ci sono gli osservatori dell’Atalanta”.

Io emozionatissimo vado, e gioca una delle partite più belle che abbia mai fatto, subito dopo il mister poi mi disse che il provino non era per l’Atalanta, ma per l’Empoli. Una settimana dopo salimmo all’ Empoli io e il mister (aveva organizzato il raduno con suo figlio che svolge la funzione di osservatore). 


La coincidenza bella è che mentre noi salivamo al centro sportivo, il bus con la primavera usciva per andare a fare un amichevole precampionato.

Arriviamo davanti ad un cancello con lo stemma dell’Empoli (enorme ai miei occhi) si apre questo cancello e ad un certo punto mi sembra di essere in paradiso.

C’ erano: campi per giocare di tutte le grandezze, il dormitorio, il ristorante, si tratta di una struttura che ti aiuta anche a studiare, c‘era tutto quello che in Campania non troverai mai: un centro sportivo come dev’essere.


Ci sediamo a parlare e il direttore ci dice che proprio qualche giorno prima di noi era venuto Galliani a prendersi di persona Riccardo Saponata, io non credevo a quello che ascoltavo, era la realtà, la mia realtà. 

Comunque mi dicono di salire per metà agosto e che mi avrebbero tenuto in prova fino al primo di settembre, salutiamo e ce ne andiamo.

Avevo in mente salire più in forma che mai e quindi mi allenavo sia con la squadra del mister che mi aveva portato all’ Empoli sia con la Paganese (tra l’altro il direttore mister mi pressava affinché io firmassi il contratto).


E un giorno mentre parlavo con il mister che mi aveva portato all’ Empoli gli dissi che mi stavo allenando ancora con la Paganese, ovviamente per fare bella figura e realizzare così il mio sogno. si arrabbiò, inizio ad inveire:

“Sei un cretino, mi stai prendendo per il culo, ti stai allenando con un altra squadra, non ti faccio salire,” e così fece, infatti al posto mio portò due ragazzi. 

Non faccio i nomi, ma uno dei due ragazzi che aveva portato all’ Empoli non so quanto gli avesse dato, l’altro strinse un patto: visto che veniva da due settori giovanili professionistici importanti se il provino non fosse andato bene, sarebbe rimasto nella squadra di appartenenza: tutta questione di business! 


Morale della favola? Scesero dopo tre giorni.
Il raccomandato non ha mai più giocato a calcio e l’altro giocò con me, il mister per farsi perdonare, per il fatto di avermi escluso, non so quante promesse mi fece!
Iniziamo l’anno e io mi divido tra i nati del ‘98 e quelli del ’97.


A metà anno in una partita con i nati del ‘97 a Torrecuso nemmeno il tempo di entrare per 10 secondi che un dolore allucinante mi provocò un urlo talmente forte da farmi sentire sino a Salerno!

Mi ruppi il menisco a fine gennaio, un mese fermo, mi operai il 20 febbraio e il 23 marzo ero già in campo al campo per giocarci il secondo posto a Battipaglia, il mister non voleva farmi giocare. 


Prima della partita lo pregai tantissimo, gli dissi che ero pronto, ma lui non voleva credermi.

Mi siedo in panchina (già era qualcosa visto che prima della partita non voleva portarmi proprio), tutto amareggiato, dopo 45 minuti stavamo perdendo 2-0.
Niente, non mi voleva far entrare glielo dicevo in tutti modi possibili di farmi entrare, ma niente.
Gli ultimi 10 minuti mi fa entrare dove riusciamo a perdere 2 -1, quel goal non cambiò il risultato.

Un altro anno di divertimento, ma senza vincere nulla.

Mi chiamano: l’Avellino, il Giulianova, il Rimini, il Bassano Virtus,
informazioni che avevo saputo tramite altre persone.

Un ragazzo che conoscevo mi disse che parlavano di me all’ Avellino calcio, direttore sportivo Forte avrebbe voluto chiamarmi, si sentii col mio mister, purtroppo non se ne fece niente. 


Col Bassano era tutto deciso (eravamo in tre) dovevamo solo partire, il giorno dopo ci chiama il giorno ci disse che era tutto salto, questo perché il Bassano voleva farci pagare il convitto, visto che noi non ne avevamo la possibilità, la sua risposta a questa richiesta del Bassano fu un no deciso. Egli però prese la decisione senza consultarci, la mamma di un ragazzo chiamò il direttore e chiese spiegazioni.


Salì per sei mesi (600€ di convitto), e io a dire la verità “rosicavo”. 

Poco dopo mi chiamò un giornalista locale per sgridarmi, visto che non gli avevo riferito che avevo firmato per il Giulianova. 

 Dissi di non sapere nulla, perché così era.

In poche parole andammo a fare un provino a Giulianova, oltre a me c’erano altri tre ragazzi più grandi.

E non posso mai dimenticarmi che a fine partita si avvicina Moris Carrozzieri direttore del Giulianova in serie D e chiede il nome della maglia numero 10.  


Mi presento, si prende i miei dati anagrafici e mi spiega che si sarebbe messo d’accordo col il mio mister per farmi iniziare la preparazione con la prima squadra per il mio primo anno di under.

Moris Carrozzieri chiamò solo me.  Quando mi chiamò il giornalista mi disse testuali parole:
“Tu e il figlio del mister avete firmato per il Giulianova e non mi avete detto ancora niente?”

Rimasi frastornato e gli dissi che eravamo andati a fare un provino per il Giulianova e che Moris Carrozzieri dove sentirsi col mister per mettersi d’accordo per quando farmi salire a firmare il contratto.

Telefonai il mister e gli domandai quando sarei dovuto partire, la sua risposta? Eccola: 


“Volevano mio figlio e te, ma c’era da pagare il convitto e non era cosa”. Non mi disse se avessi voluto volevo fare questo sacrificio, in conclusione aveva ancora deciso per la mia vita calcistica.

La morale della favola e che il figlio andò a giocare la squadra dovette retrocedere in C , il convitto costava500 euro al mese convitto e lui era tra le riserve della primavera .
A buon intenditore poche parole.
Ma le soddisfazioni non finiscono.


Ora gioco in promozione non sono più Under, non prendo milioni di euro però continuo a divertirmi e cercare di vincere con i miei amici.


























Grazie   

a cura di Paolo Radi   




22        06      2020 

(Tutti i diritti riservati)  






















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