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lunedì 30 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

MANUEL

COVARELLI

 

Seconda intervista


 





 

Manuel Covarelli è giocatore di calcio. Così ci si presenta:”

 

Mi chiamo Manuel Covarelli e sono nato a Roma il 27 novembre del 2001.

 

Ho iniziato all’età di 4 anni, ho giocato fino a 9 anni al Focene calcio una società vicino casa dove l’allenatore era mio papà, poi mi ha preso la Roma e ci sono rimasto per 6 anni.

 

Dopo la Roma ho avuto la possibilità di andare alla Viterbese squadra che militava in serie C.

 

Ho vinto 2 campionati: allievi nazionali e primavera, poi è arrivata la chiamata in prima squadra dove ho fatto l’esordio in coppa Italia di seria, A era il quattro agosto del 2019 contro il Piacenza.

 

 Fino a dicembre sono stato in pianta stabile in prima squadra, poi sono in prestito alla Folgore Caratese (Carate Brianza) in serie D, ma per via del covid è finito tutto dopo nemmeno 2 mesi.

 

 

Nel 2020 ho firmato il mio primo contratto da professionista sempre con la Viterbese, ma sono andato in prestito al Flaminia in serie D dove ho fatto 30 presenze da under 19.

 

Nel 2021 sono andato a Rieti in serie D, ma nell’ultimo giorno di ritiro mi sono rotto la clavicola e mi sono trovato fuori rosa, quindi decisi di andare a giocare in eccellenza alla Pol Favl Cimini, con i quali ci rimango per due anni fino a pochi giorni fa. 

 

Nell’ultima stagione, 2024/2025 prima ha militato nel Terni e poi si è traferito a Tivoli

 

 

 

 

Questa è la seconda intervista e la ringraziamo, come prima domanda le voglio fare questa, come si è conclusa la stagione a Tivoli? Si può dire soddisfatto, oppure poteva fare di più?

 

A Tivoli non abbiamo raggiunto gli obbiettivi che ci eravamo prefissati però tutto sommato è stata una bella annata. Potevamo e dovevamo fare di più, soprattutto per i tifosi che non ci hanno mai lasciato soli.

 

Se può dircelo, come mai da Terni, lei si è traferito a Tivoli?

 

Inizialmente ho giocato a Terni per affrontare un campionato differente e provare nuovi stimoli e nuove esperienze, ma avendo un bambino piccolo sentivo la necessità e il bisogno di riavvicinarmi a lui.



 




A Tivoli lei si è trovato bene, mi riferisco alla dirigenza, ai compagni, al pubblico dei tifosi?

 

A Tivoli ho trovato un bel gruppo, uno spogliatoio condiviso con tanti giocatori di categorie superiori, a livello societario non ci è mancato nulla, e come ho detto prima i tifosi non ci hanno mai lasciati soli nemmeno quando i risultati non erano come quelli che ci aspettavamo. 

 

Su varie testate ho letto che lei ha avuto offerte da fuori regione, Umbria e Toscana, è così, oppure si tratta delle solite chiacchiere giornalistiche?

 

Ho ricevuto offerte dalla Toscana e dall’ Umbria si è vero, sto aspettando la chiamata giusta, ma  soprattutto un progetto stimolante che possa  permettermi di esprimermi al meglio.

 

 

Di lei si dice molto bene, è stimato ed apprezzato, come ci riesce a farsi “apprezzare”?

 

Sono un giocatore che vuole vincere sempre e questo mi porta sempre a dare il 100 % nelle partite, sono molto attaccato alla squadra e alla società in cui gioco. Sono semplicemente me stesso e mi faccio voler bene per quello che sono.

 

All’età di 10 anni lei viene preso alla Roma, che anni sono stati?

 

Alla Roma sono stati anni fantastici, diciamo che ho vissuto un sogno essendo romano e romanista, non mi sembrava vero indossare quella maglia.

 

 

Sino adesso qual è il club dove lei ci ha lasciato il cuore?

 

Per adesso il club in cui ho lasciato il cuore è la W3 Maccarese, ho trovato una società e un gruppo spogliatoio incredibile, ancora dopo anni ci vediamo e ci sentiamo continuamente, sono quegli spogliatoi che trovi una sola volta.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Oltre al calcio mi dedico molto al paddle.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio gol più bello è stato quest’anno quando ero a Terni, minuto 85°, sinistro al volo sotto la traversa.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute, oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Negli anni precedenti ragionavo impulsivamente e spesso non accettavo le decisioni degli allenatori, con il passare degli anni ho cambiato molto la mia mentalità, soprattutto da quando è nato mio figlio.



 




Lei è giovane, ma con grande esperienza, come sono i suoi rapporti con i compagni, cerca di far prevalere le sue idee, oppure discute serenamente con loro?

 

Non mi è mai capitato di litigare seriamente con i compagni, ci sono state discussioni di campo ,ma che finivano proprio “sul campo”, sono un giocatore a cui piace far prevalere le mie idee, ovviamente sempre con moderazione essendo ancora giovane.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Un mio pregio è che in campo do l’anima fino all’ultimo perché non mi piace perdere. Il mio difetto?  Non accetto la sconfitta.

 

Un giocatore italiano che lei ammira tantissimo? 

 

Per quel che riguarda questa domanda ti posso dire che per me esiste solo Francesco Totti,  anche perché si vedono i risultati della nazionale ora che non ci sono più giocatori come lui.

 

Questa domanda la faccio spesso, lei, tutti sappiamo che lei ha famiglia, domani riceve una chiamata abbastanza allentante per andare a giocare fuori dall’Italia, accetterebbe questa nuova avventura?

 

Io non vedo l’ora di ricevere questo tipo di chiamate, sono dell’idea che una famiglia non debba  essere un “peso” a livello calcistico, ma  essere un motivo di forza per permettere alla famiglia di vivere in serenità, accetterei volentieri ovviamente se è una proposta irrinunciabile.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è quello di togliermi tante soddisfazioni e di essere un esempio per mio figlio.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista alla mia famiglia che non mi ha mai lasciato solo soprattutto nei momenti brutti.

 

 

Grazie

 

 

30   giugno   2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 27 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

LORETO LO BOSCO

 


   

 Loreto Lo Bosco, 35 anni, è un giocatore   di calcio è nato a Palermo e abita a Altavilla Milicia (PA), queste sono le squadre dove ha militato:

 

Inizia nell’ F.C. Torino nella stagione 2007-2008, per poi proseguire nei seguenti club: U.S. Pro Vercelli (due stagioni), Acqui Calcio 1911, Vallee D’Agoste Saint Christophe (due stagioni), Acireale Calcio (una stagione) Asti Calcio (tre stagioni), Argentina Arma (due stagioni) Sanremese (4 stagioni), Vado F.C. (3 stagioni) e quest’ultima stagione ha militato nel Ravenna. 146 sono i goal realizzati, collezionando 399 presenze. 

 

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente soddisfatto di come sia terminata questa stagione calcistica, avete raggiunto un importante obiettivo, come ci è riuscito, e come ci siete riusciti?

 

Ti posso dire che siamo stati ripescati per accedere alla serie C, dunque la stagione è stata positiva, è vero che abbiamo fallito il primo obiettivo che era quello di vincere il campionato, però abbiamo vinto una Coppa Italia, e pure una finale play off, e la vittoria ci permette di andare in serie C, non dalla porta principale, ma da quella secondaria. La società del Ravenna calcio merita una categoria superiore, in conclusione sono soddisfatto.

 


 




La prossima stagione sa dove andrà a giocare? Ha già ricevuto qualche chiamata, oppure pensa che sia giunto il momento di tornare a Palermo?

 

Sto valutando, sono molti anni che sono fuori, ho una famiglia, con due bambini a cui dover pensare. Sono siciliano e visto che sono vent’anni che sono fuori casa, il richiamo è molto forte. Vicino ho una casa e di conseguenza la voglia di tornare c’è. In questo momento non escludo nulla, le situazioni si possono evolvere e le proposte possono essere diverse, valuterò il da farsi assieme alla mia famiglia. Qualche proposta all’orizzonte c’è, per concludere ribadisco quanto detto sopra: valuterò per il mio bene e quello, ovviamente della mia famiglia.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Questa malattia, è un qualcosa di viscerale che nasce dentro di te, a mio padre piace il calcio, ma non è mai stato un grande tifoso. Comunque questa passione è nata quando d’estate io,  il mio gemello e  i miei amici giocavamo a calcio, con qualsiasi cosa che si potesse trovare in un qualsiasi posto,  ad Altavilla Milicia, (un paesino vicino a Palermo). Questa passione secondo me nasce con te, è un qualche cosa di innato. Il giocare d’estate a calcio in quel paesino è stato determinante.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Sono andato via di casa che avevo 14 anni e non è stato semplice per loro che io mi allontanassi a quell’età, non mi hanno mai “messo i bastoni fra le ruote”, però la mia partenza gli ha fatti soffrire parecchio. Detto questo mi hanno sempre sostenuto e appoggiato per questa mia scelta di andarmene, ripeto non mi sono stati d’intralcio. Mi hanno lasciato libero di poter fare quello che volevo, quello che mi piaceva.



 




Ad un certo punto lei nel 2007 si trasferisce nel club F.C. Torino cin che modo è riuscito ad arrivare in questo prestigioso club?

 

A Torino se ben ricordo ci sono arrivato qualche anno prima, nel 2003 a 14 anni, ed è stato tutto molto veloce. 

 

Sino a 10, 11 anni giocavo per strada, la società del Bagheria calcio mi vide e spesso venivano dai miei genitori per chiedere se potessi firmare per il loro club. Nel giro di pochi anni  venni catapultato in mondo più grande di me, in due o tre anni ero sulla bocca di tutti, nel giro di poco tempo ci furono diverse chiamate, i miei genitori scelsero Torino perché la squadra gli fece capire che si sarebbero messi a disposizione per ogni cosa, ad esempio la scuola. Fra le tante fu quella che gli convinse a lasciarli partire.








Essendo giovane avrà sentito la mancanza di casa e degli amici, come è riuscito a superare quei momenti, di malinconia, se mi permette di usare questo termine?

 

Bella domanda, anche se ognuno di noi vive le situazioni in modo diverso. Non ti nego che hai usato il termine giusto, ma la malinconia c’è stata in quegli anni. Io penso che un ragazzo debba vivere la vita in maniera diversa, io invece ho bruciato le tappe. Non è stato facile a 14 anni staccarmi dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia terra, dalle mie certezze, tutto ti porti dietro quando ti allontani da casa, però allo stesso tempo questa è stata un’esperienza che mi ha permesso di essere l’uomo che sono, non rimpiango nulla, ci mancherebbe ma non so se la farei vivere a mio figlio, perché non è stato facile ambientarmi a Torino, mi ha dato tanto, ma mi ha tolto parecchio.



 




Lei ha sempre giocato in Liguria e in Piemonte, ad un certo punto lei scende per andare a militare nell’Acireale, come mai questa parentesi?

 

Allora, a 18 anni ero in serie A, mi ritrovai catapultato in serie C, poi feci un’esperienza in D in valle d’Aosta, e in Valle d’Aosta sentii l’esigenza di avvicinarmi tanto in Sicilia, però in Sicilia mi conoscevano poco, e conoscevo poco il mercato, però ci fu questa parentesi per il desiderio di riavvicinarmi a casa. Queste furono le motivazioni di questa piccola parentesi siciliana.







Qual è la squadra dove lei ci ha lasciato il cuore?

 

Ti posso dire che, a causa della mia indole, in tutte le squadre dove io ho militato ci ho lasciato il cuore. In questo sport sono stato serio e professionale, senza mai dimenticare i valori umani. In tutti i posti dove io sono stato ho sempre lasciato il cuore e l’anima, se c’è una terra nella quale mi sono maggiormente legato questa è la Liguria. Qui sono diventato uomo, ho formato famiglia, è nata mia figlia e poi è arrivato un maschietto, come terra mi ricordava molto la mia Sicilia. Sono le squadre liguri quelle in cui sento un legame particolare, e la Liguria la porterò sempre nel mio cuore.








Fra i tanti goal che ha segnato  si  ricorda quello più bello?

 

Di goal belli ne ho fatti diversi, ma io do valore a ogni singolo goal, perché esso è il frutto dei sacrifici fatti durante gli allenamenti, ogni cosa gira attorno a quelle emozioni fatte di attimi che provi dopo aver segnato in porta, sono stati tutti belli, anche quelli meno decisivi per una vittoria, per ogni tiro ho sempre provato una grande gioia, in conclusione non ne ho uno in particolare da menzionarti.



 




Con i mister le discussioni ci sono,  lei le  ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Di discussioni ne ho avute diverse, tutto fa parte del gioco, e poi la discussione fa parte del mio carattere. Sono una persona che si prende sempre le sue responsabilità, non mi tiro mai indietro di fronte alle situazioni che si vengono a creare. Sono un ragazzo onesto, sono sempre stato molto umano, molto vero, con la mia indole è inevitabile che ci siano discussioni, poi queste discussioni sono state dettate da situazioni che sono poi terminate; ho comunque grande rispetto dei ruoli, e io l’ho sempre rispettato, scambi di vedute certamente, ma, mantenendo il rispetto verso quella figura.  Inoltre esse possono portare a un qualcosa di positivo. 



 




Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Nella mia carriera ho rivestito quasi sempre il ruolo di capitano, non so se per fortuna o sfortuna, di conseguenza l’essere un leader me lo sono sempre portato dietro, esso mi ha dato responsabilità, mi ha permesso di crescere sicuramente, alle volte però penso di essere stato, permettimi questo termine “rompipalle”, forse sarà la scuola calcio che ho frequentato quando ero nel Torino che mi  ha fatto capire l’importanza della disciplina, delle regole, del rispetto dei ruoli, e l’essere una persona seria ha contraddistinto  tutta la mia carriera.

Comunque precisato ciò ho messo il gruppo davanti a ogni cosa e sopra a ogni cosa, e alla mia età lo posso dire con serenità. Ho sempre ascoltato i miei compagni e quando potevo aiutarli io li ho aiutati, ho sempre messo l’anima e il cuore e da parte loro c’è sempre stato un grande aiuto, perché questo è lo sport. Da solo puoi fare poco in campo, in tutte le squadre dove sono stato i riscontri sono sempre stati positivi. Alcune volte mi sono dovuto imporre, perché credo molto nella disciplina. A volte ho dovuto fare il buono, a volte il severo.



 




A livello tecnico qual è il suo pregio? E un suo difetto? 

 

Posso dire che un mio pregio è il saper difendere la palla, penso. Difetto? Mi innervosisco quando il risultato non arriva,  vorrei risolvere la partita da solo, tendo a strafare insomma.

 






Sono anni che lei gioca al Nord, ci dica la verità quanto le è mancata la Sicilia?

 

La Sicilia mi è sempre mancata, ci sono nato, ho tutto in Sicilia: le mie origini, la mia infanzia, la mia famiglia, come fai a cancellare tutto questo? Impossibile, però non faccio la differenza tra quello che c’è al Nord e quello che c’è al Sud, la mia famiglia, e i miei figli hanno goduto dell’affetto dei paesi de Nord. Se ti sai comportare nella vita, il riscontro lo trovi sempre, dipende da te. Al mio matrimonio tante erano le persone del nord, tanti amici veri ai quali sarò legato per sempre. Indubbiamente la tua terra manca,  essa possiede qualcosa di magico, che ti trasmette tanto.

 






A Ravenna come si è trovato, è stato facile ambientarsi (questo vale anche per la sua famiglia)? 

 

A Ravenna ho trovato tantissimo affetto dai tifosi ravennati, vivere la città mi ha fatto capire l’importanza che riveste il calcio, la gente ti riconosce, ti saluta, ti chiede la maglia, portavo i miei figli a scuola e i bambini mi conoscevano, andavo dal meccanico, anche lui voleva la maglia, tutto ciò mi reso orgoglioso di far parte di questo club, sono dell’idea che il calcio è della gente, dunque è stato molto bello riscontrare tutto questo affetto. Devo anche dire che non è stato facile, perché io mio sono portato mia moglie e due bambini, senza pensare al trasloco, è stato un po’ complicato, ma non per colpa della città, sia chiaro, non è mai facile quando porti con te la famiglia.



 




Ho  intervistato tempo fa un suo compagno: Michele Guida, quali sono le sue doti migliori? 

 

Posso dire un gran bene. Michele è un giocatore stratosferico, fantastico, è un ragazzo che ha dimostrato grande professionalità, nonostante non abbia giocato con continuità, ha avuto modo di dimostrare le sue qualità. Le sue doti migliori penso che siano quelle tecniche, è un giocatore che della tecnica fa la sua dote migliore, egli mi ha dato l’opportunità di vedere tante belle giocate, tante belle prodezze, anche sotto l’allenamento, perché noi giocatori abbiamo una visione completa, per concludere ho bel ricordo di Michele.



 




Di lei si parla molto bene, tanti sono gli attestati di stima, mi dica come si riesce a raggiungere simili risultati (non a caso lei ha segnato tantissimi goal: 146)?

 

Gli attestati ci sono ed è la cosa più bella, io come ti ho detto prima faccio prevalere la parte umana e di conseguenza visto che in questo mondo tutto è complicato, alla fine tutto torna. Le persone apprezzano il lato umano, nel calcio girano tanti soldi, c’è molta competizione perché è uno sport di gruppo, ne giocano 11 e tu con i tuoi compagni ti giochi il posto, ripeto è tutto molto difficile, si parla di sport di gruppo, ma tu devi pensare a te stesso e questo è il paradosso. Alla fine, se sai vivere, se ti comporti bene, nel rispetto di tutto e di tutti, alla fine sarai apprezzato. Ti devo dire che non c’è un segreto, adesso che sono alla fine della mia carriera ho ricevuto molti attestati di stima,  e di questo ne sono fiero e orgoglioso, il calcio come diceva un mio allenatore è una parentesi della nostra vita, purtroppo, non è tutta la nostra vita, lo ripeto: è una parentesi. Alla fine di questa parentesi quello che ti rimane non sono i soldi, ma sono le persone che hai avuto modo di conoscere, di frequentare, di vivere, fondamentali sono le esperienze, i luoghi, i tifosi, le città, tutto questo mi rende orgoglioso di me stesso.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Che dire? Sono una persona semplice, il mio sogno è quello di vedere felice mia moglie e i miei figli, questo sogno e sognerò sempre. La mia famiglia è il centro di tutto. Se stanno bene loro, sto bene pure io.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Ma se devo dedicare qualcosa io la dedicherò sempre a loro perché sono la mia ragione di vita. Ogni cosa bella che potrò realizzare la dedicherò sempre a loro. Sono il motivo per il quale mi fanno andare e che mi faranno sempre lottare. 

 

 

 

 

Grazie 

 

28   06    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

mercoledì 25 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 


Paolo Radi intervista

 

  

BONAVENTURA

ESPOSITO

 

 


     

 


Bonaventura Esposito, di Napoli, è stato un giocatore di calcio, e ora ci presenta questa nuova avventura.

 

FC Secondigliano: un nuovo capitolo del calcio napoletano

 

Siamo quattro appassionati di calcio, Esposito Bonaventura, Darioni Antonio, Eboli Lucio e Gaito Giuseppe, uniti dalla passione per lo sport e dalla voglia di creare qualcosa di nuovo e innovativo nella città di Napoli. Con anni di esperienza tra Eccellenza, Promozione e altre categorie dilettantistiche, abbiamo deciso di unire le forze per dare vita al FC Secondigliano.

 

Un progetto ambizioso.

 

Con l'obiettivo di rappresentare con orgoglio il quartiere di Secondigliano e la città di Napoli, abbiamo scelto mister Falanga come nostro allenatore per guidarci in questo percorso che inizia dalla Terza Categoria. Siamo pronti a lavorare sodo, a crescere e a migliorare per raggiungere i nostri obiettivi e diventare un punto di riferimento nel calcio napoletano.






La prima domanda che le voglio fare è la seguente: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

ll calcio ha sempre fatto parte della mia famiglia sia da tifoso che da giocatori, quindi non c ‘è un periodo preciso della nascita di questa passione.


 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” 

 

Sin da piccolo ho coltivato la passione per il calcio considerando che sia mio padre che mio nonno giocavano; mio nonno ai tempi fu assunto dal Banco di Napoli in virtù del suo talento, il lavoro è il risultato della posizione calcistica che aveva. Come già precisato, ho giocato sin da quando ero un bambino, all’età di 14 anni a causa di una leucemia riscontratami mi dovetti fermare per qualche tempo.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La mia carriera è compresa tra squadre di promozione, squadre di categoria sino a squadre intersociali nell’ età adulta, ma dove sono rimasto più legato anche se si trova in bassa categoria e la Real Partenope 2017, all’epoca figuravo anche come co-fondatore. Ora la società non esiste più.

 

E ora veniamo a parlare di questo nuovo progetto, lei assieme a tre amici Antonio Darioni, Lucio Eboli e Giuseppe Gaito avete deciso di dare vita alla società calcistica: F.C. Secondigliano, quando avete maturato questa idea, e per quale motivo avete deciso di fare ciò?

 

Al termine dello scorso campionato ci siamo riuniti ed abbiamo deciso di fare qualcosa insieme, ognuno ha esposto le   proprie idee, per poi unirle in un progetto comune.



 


 



A Secondigliano c’è già una società, oppure la vostra è il primo club presente in questo quartiere?

 

A Secondigliano ci sono varie squadre e ognuna con le proprie ambizioni

 

Lei con i suoi tre soci avete un legame, un’amicizia da diverso tempo? 

 

Sì, è vero, ci conosciamo da diversi anni e siamo soprattutto amici uniti da questa grande passione.

 


Quello che avete deciso di fare è molto interessante e utile per il quartiere, direi che il progetto è molto bello, come mai avete scelto come mister il signor Falanga, si tratta di una vecchia conoscenza? 

 

Abbiamo scelto il mister Falanga perché si trova in linea con le nostre idee e vista la sua esperienza lo troviamo adatto al ruolo che occupa.

 

In quanto ai giocatori avete già una rosa, oppure alcuni sono da contattare? 

 

Per quanto riguarda la rosa abbiamo già la colonna portante della squadra ed essendo nati quest’anno siamo in cerca di giocatori per completare l’organico.

 






Il fatto che vogliate diventare un punto di riferimento per il calcio napoletano non può che farvi onore, ovviamente ci sarà da lavorare “sodo” come si dice in gergo, siete pronti dunque? 

 

Stiamo facendo del nostro meglio per mettere su un progetto affidabile e soprattutto che faccia parlare di noi, come tra l’ altro stiamo già facendo sfruttando i social.

 

Un sogno che spera che si realizzi nell’immediato?  

 

Più che di sogno parlerei di obiettivi, e il primo che abbiamo è di essere subito competitivi e puntare al gradino più altro di questa categoria.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista? 

 

Questa interista la dedico ad i miei soci non che amici: Darioni, Eboli e Gaito,  senza di loro non sarebbe stato possibile avviare questo cammino.

 

 

 

Ovviamente appena partirà il campionato ci risentiremo, da parte mia auguro a lei e a suoi tre amici il meglio del meglio, perciò “imbocca la lupo” e grazie per aver accettato di essere intervistato.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie 

 

25  06     2025

 

(Tutti i diritti riservati)