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mercoledì 12 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DAMIANO

SIBILLO 

 

     


 


 

Damino Sibillo, di Napoli, fa il preparatore atletico presso la società Puglianello Calcio, così ci si presenta:

 

 

 

“Mi chiamo Damiano Sibillo,  nato a Napoli nel 1995, sono Dottore in scienze motorie e ho svolto attività agonistica di alto livello nel mondo del canottaggio come atleta semiprofessionista.

 

Dal dicembre 2018 svolgo l’attività di coaching sia come Personal Coach che come preparatore atletico per atleti e/o squadre sportive. 

Ho iniziato la carriera di allenatore nel mondo dello sport di canottaggio vincendo un campionato italiano assoluto categoria femminile, due medaglie di bronzo ai campionati italiani anno 2019 al 2021, una medaglia d’argento ai campionati europei 2021 e una medaglia di bronzo 2021 ai campionati del mondo sempre categoria femminile U 23 ed un sesto posto ai campionati europei U23 femminile anno 2020.  

 

Come preparatore atletico ho iniziato con lo sport dell’abile riuscendo ad ottenere tre quarti posti in diverse categorie: ai campionati europei del 2022 un titolo mondiale U15 nel 2021; una medaglia d’argento ai campionati del mondo nel 2000, 5 titoli italiani tra la fine del 2022 l’inizio 2023.

 

 Nel mondo del calcio nell’anno 2022 sono stato preparatore atletico per L’OFF-SEASON in modalità personale di tre calciatori della primavera di squadre del settore professionisti (serie C) ed il preparatore personale, sempre per quanto riguarda l’OFF-SEASON, di un calciatore simil professionistico di serie D.  Dal novembre 2022 sono il preparatore atletico della società sportiva Puglianello calcio”.

 

 

 








Le voglio fare i miei complimenti per i successi che lei raggiunto nel mondo del canottaggio femminile e nel windsurf, la prima domanda è questa: come si raggiungono simili traguardi?

 

Sicuramente attraverso il giusto impegno ed una buona dose di professionalità, cercando anche di avere una giusta empatia con gli atleti delle squadre sportive, ponendosi degli obiettivi da raggiungere e centrarli durante la stagione, ovviamente passando naturalmente per dei cheek di verifica come test fisiologici, tutto questo è la fase di avvicinamento alla competizione più importante dell’anno e quindi l’obiettivo da perseguire. 



 




Lo sport è stata un’attività che le è sempre piaciuta?

 

Sin da bambino ho praticato sport, poi la mia è una famiglia di sportivi (soprattutto canottieri) diciamo che era difficile non conoscere lo sport in casa. 

 

In che modo lei è arrivato a essere allenatore nel canottaggio femminile?

 

Dopo aver praticato canottaggio come, atleta raggiungendo qualche discreto risultato, ho iniziato l’attività come allenatore, mi sono avvicinato al mondo del canottaggio femminile perché ho iniziato ad allenare mia sorella. 

 








Immagino che nello sport allenatore dei ragazzi o delle ragazze sia molto differente, è così, oppure mi sbaglio?

 

Assolutamente sì, l’uomo e la donna sono fisiologicamente ed anatomicamente differenti, chi crede che si possa apportare un programma di allenamento o esercizi simili sia per l’uomo che per la donna commette un errore madornale; inoltre come detto in precedenza sono differenti dal punto di vista fisiologico quindi bisogna adattare i cicli di carico e scarico di lavoro anche  in base alle esigenze personali (ad esempio il periodo di ciclo mestruale). 

 





 



Successivamente lei diventa preparatore atletico del windsurf, in che modo è riuscito a diventarlo?

 

Ho iniziato l’attività come preparatore atletico della squadra di windsurf e di vela della società dove svolgevo attività di allenatore di canottaggio, successivamente al conseguimento del titolo di studio come dottore in Scienze Motorie ho cercato nuovi stimoli rispetto allo sport sempre da me praticato, cercando  così di mettermi in gioco e di provare ad ottenere dei risultati anche in discipline differenti.




 





Arriviamo al mondo del calcio, come mai non ha continuato nei due settori che abbiamo menzionato sopra?

 

Io continuo ancora come preparatore atletico della squadra di vela e di windsurf, mentre mi sono allontanato dal mondo del canottaggio poiché non avevo più stimoli in questo sport ed in questo ambito; di conseguenza mi sono avvicinato al mondo del calcio uno degli sport per antonomasia in Italia che poi naturalmente dà tante soddisfazioni dal punto di vista professionale.

 

Non tutti conoscono l’attività che svolge il preparatore atletico, ce lo può spiegare brevemente per i nostri lettori?

 

L’attività del preparatore atletico è quella di preparare ed allenare gli atleti dal punto di vista fisico e di permettere al singolo atleta o all’intera squadra sportiva di ottenere un miglioramento fisiologico, bisogna predisporre delle programmazioni in base al periodo dell’anno, collaborare e con l’allenatore tecnico per quanto riguarda i cicli, i macro cicli, ed i micro cicli di carico.

 








Lei segue anche l’alimentazione del calciatore e dei calciatori che segue?

 

Assolutamente no, questo è un compito che spetta al nutrizionista che è un professionista; questi cura l’alimentazione e l’integrazione degli atleti.

 


Lei ora è al Puglianello calcio, come si trova?

 

Mi trovo molto bene, si tratta un progetto importante fatto di persone serie ed ambiziose, che credono in quello che fanno e che cercano di non far mancare nulla alle persone che lavorano attorno a loro.

 


Una domanda che ho fatto a tanti è la seguente: secondo lei grandi giocatori si nasce, oppure un ragazzo che ha una dota normale lo può diventare grazie ad ottima preparazione e dedicando 24 ore della giornata lavorando duramente?

 

Alla base di ogni tipo di disciplina sportiva bisogna avere un minimo di talento ma bisogna anche coltivarlo i campioni si possono costruire, ma ci si può anche nascere, uno dei miei tanti allenatori mi ha insegnato che l’atleta si divide dalla fronte al sopracciglio e dal sopracciglio alla punta dei piedi questo che cosa significa? Che se hai tanto talento, ma non hai la testa per diventare un campione il talento da solo non serve a nulla. 



 






La sua giornata lavorativa com’è impostata?

 

La mia giornata lavorativa si divide tra il mio studio professionale di personal trainer e performance atletica per atleti agonisti e professionisti e la preparazione atletica delle squadre sportive che seguo.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Uno dei giocatori che io stimo tanto come calciatore e il numero 77 del Napoli: khavarskelia. Si tratta di una persona molto seria che non reagisce assolutamente ai milioni di calci che riceve in campo, è molto attento, dedita al lavoro è un calciatore senza tatuaggi senza capelli tinti, ma soprattutto si innervosisce quando perde. Come atleta in generale ho una forte stima per quelli che svolgono l’attività di atleta da veri professionisti essendo maniacali in tutto quello che fanno perché il lavoro dell’atleta è forse uno dei più complicati come anche quello dell’allenatore, questo perché bisogna stare sempre sul pezzo, lavorare con il proprio corpo cercare di ottenere sempre la migliore performance da se stessi, ma soprattutto portare costantemente dei risultati a casa.

 


 




Ultima domanda che vincerà lo scudetto?

 

Da buon napoletano e in maniera scaramantica, anche se in questo periodo la mia cara ed amata città non lo dimostra, nel caso possiamo sentirci il 5 giugno e saprò dirti chi vincerà lo scudetto.

 

 

 

 


 

12 04 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 11 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALFONSO DAVID

PORRAS 

 

   


 

 

 

Il giocatore italo-venezuelano, Alfonso David Porras è nato a San Cristóbal, Táchira ma è cresciuto a Caracas dove ha vissuto sino a 20 anni, ci fa a conoscere le suoi radici.

 

 

 

Porras è un talentuoso attaccante, con la sua incisività davanti alla porta e la sua costante ricerca del gol si è guadagnato il rispetto e l'ammirazione dei suoi compagni di squadra e dei tifosi dove ha giocato.

 

Il "goleador" venezuelano possiede il doppio passaporto per le sue origini Italiani e questo gli permette di essere un giocatore comunitario nella squadra di Eccellenza italiana Leonfortese, e di avere maggiore flessibilità per giocare in altri paesi europei. 

 

Nonostante abbia il passaporto italiano, Porras è molto orgoglioso di essere venezuelano e rappresenta un esempio di diversità culturale nel mondo del calcio.

 

La sua esperienza di vita influenzano sicuramente il giocatore e la sua carriera nel calcio, che con il suo talento, la sua intelligenza e la sua determinazione potrebbe avere un grande futuro nel calcio europeo. 

 

 







La prima domanda è questa: lei a 20 anni dal Venezuela arriva in Italia, com’è stato il primo impatto, mi spiego, non si è trovato disorientato (le distanze sono enormi, e la cultura non è uguale, anche se la nostra lingua è neolatina)? 

 

La mia famiglia e i tanti italiani che sono in Venezuela (e anche la mia passione per il calcio italiano) conoscono la cultura, e soprattutto la lingua, ma ovviamente tutto ciò è molto differente quando devi per forza parlare e viverla.

 

Sicuramente un po' di frustrazione il primo mese, ci sono parole che non sai dire, non le conosci, ma soprattutto non sempre capisci quando cercano di parlare con te.

 

Tanta era l’emozione e la felicità di trovarmi in questa nuova vita che mi sono facilmente ambientato.

 

Il mio sogno sin da bambino era sempre stato quello di vivere nella Italia e giocare pallone, così ho affrontato questa nuova esperienza senza paura e con tanta motivazione.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Quando avevo 8 anni; la unica cosa che  volevo fare era quello di giocare pallone tutto il giorno, in TV seguivo  calcio, parlavo solo di calcio, gli unici videogames con i quali passavo il tempo nella play erano di genere calcistico.

 

 



 










 

Lei ha avuto molto successo in Venezuela, che ricordo ha di quelle vittorie?

 

A livello giovanile posso dire che ho avuto un gratificante percorso, ho giocato per alcuni importanti settori giovanili di Caracas, questi settori partecipavano ai più importanti campionati statali. Il ricordo più bello che ho finora del calcio è stato vincere il campionato collegiale di Caracas con la mia scuola con tutti miei amici e davanti a tutta la scuola, mi sembrava di essere in un film.



 









La sua famiglia ha sempre appoggiato la sua scelta di diventare calciatore?

 

Sì, sempre. Ovviamente prima avevo la responsabilità di finire la scuola, comunque mia mamma mi portava sempre a tutte le partite a tutti gli allenamenti; è grazie a lei, al suo amore e alla disciplina che mi ha impartito se sono diventato una persona responsabile.  Ha sempre ha creduto in me, e così anche mio padre.






 





Posso chiederle che scuola ha fatto a Caracas?

 

Ho cominciato giocando calcio con la mia scuola poi mi sono iscritto all’Academia di calcio chiamata "Todas Estrellas" di un ex giocatore brasiliano di nome Celso di Oliveira, che aveva giocato con Pelé in Nazionale e che poi si era trasferito in Venezuela. Lui mi chiamava amichevolmente "Alfonsinho" perché dribblavo come un brasiliano, è stato lui ha consigliare a mia mamma di supportare la mia attività calcistica, questo perché avrei avuto un futuro.

 

Dopo sono stato per due anni nel settore giovanile del Real Esppor Club (attualmente Dvo La Guaira che milita nella serie A venezuelana), poi 4 anni con il settore giovanile del Estudiantes de Caracas (la squadra poi è fallita), l’ultimo anno di calcio l’ho passato con la squadra della mia scuola.  Poi mi sono trasferito andare con lo storico club venezuelano, il Deportivo Galicia.

 

 




 

 


Il talent scout del Perugia le offre una possibilità di giocare in Italia. Ci ha pensato prima di partire, oppure ha deciso immediatamente di lasciare il Venezuela?

 

L’ ho deciso immediatamente, dentro di me non c'era nessun dubbio di venire a provare in Italia. Senza conoscere nessuno e nessuna promessa e senza nemmeno sapere come sarebbe andata ho fatto solo biglietto di andata, questo perché non poteva esistere la possibilità che io facessi ritorno. Ho avuto sempre più la convinzione di credere nelle mie capacità che l’aspettativa che qualcuno mi avesse apprezzato per le mie doti.

 






 A Perugia da come ho capito non è andata molto bene, perché?

 

Penso che sono stato male consigliato di provare a giocare come   terzino destro, non ho dato il meglio di me stesso, perché è un ruolo che non mi appartiene, quello che contava per me era il poter giocare in una squadra italiana, affinché potessi conoscere tante persone della realtà calcistica italiana, e poter così calcio iniziare il mio percorso italiano.

 






Lei scende in Sicilia e ottiene degli importanti successi, a cosa sono dovuti questi successi?

 

Direi che il 100% lo devo a Dio. Ho molta fede in lui ed è stata la sua preziosa volontà, perché veramente non esiste un’ altra spiegazione, al mio  primo pallone ho avuto l’ opportunità di segnare in appena tre minuti. Bisogna precisare che perdevamo 5-0, ho segnato 4 gol nel giro di mezz’ora di gioco. Alla fine del campionato ero capocannoniere della squadra.

 

Per chi non conosce la sua storia le voglio chiedere come mai è andato in Germania? 

 

Mia sorella aveva sempre aveva sognato di andare a Germania a lavorare e viverci, lei era già laureata e parlava la lingua tedesca.  Così mi sono trasferito con lei, ho cercato di aiutarla facendole trovare un lavoro, e inoltre gli ho fatto compagnia.



 


 





 











Abbiamo saputo che è da diverso tempo che lei non torna a Caracas, ma non le manca la sua città, la famiglia, gli amici?

 

Sinceramente no, ma perché sono entusiasta e felice  di fare una vita che era quella che aspiravo sin da ragazzo. Sto vivendo tutto in maniera intesa.

 

 

Tra l’altro lei ha la cittadinanza italiana perché sua mamma ha origini italiane, è esatto?

 

Sì, è corretto, la bellissima Isola di Elba in Toscana.

 


In che ruolo gioca?

 

Sono attaccante, mi piace giocare da seconda punta con mobilità o come esterno di attacco. Ma sono abituato anche a fare la punta centrale.

 

 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ultimo minuto della finale collegiale di Caracas 2-2, gol di testa dal punto dove si tira un rigore, è stato un calcio di punizione. Abbiamo così vinto il campionato e abbiamo festeggiato con tutta la mia scuola.



 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è che so cosa voglio fare prima di prendere la palla e cerco di stare nella miglior posizione.

Penso che come difetto ho il gioco aereo fuori dall’ area, a mezzo campo, da attaccante gioco con dei  difensori che sono più alti di me.

 

 







Lei ha un grande talento, è giovane e le voglio chiedere; lei dove vuole arrivare?

 

 

Ho grandi ambizioni e grandi sogni sicuramente, e spero che mi portino lontano grazie a questo sport, ovviamente. Desidero che voglio che continui così perché il percorso è veramente bellissimo. 

 

Ogni livello che sia sale riguarda anche la tua vita personale, conta il saper crescere, e il saper maturare ti serve per arrivare alle ambizioni che ti sei prefissato. Ma posso dire che queste ambizioni non sono per alimentare il tuo ego, al pallone non ho mai giocato per diventare famoso o milionario. Gioco perché correndo e dando i calci alla palla sono felice; questo mi ha condotto ad avere tra le persone un’ottima reputazione, ho il rispetto, vivo tutto con  passione e ho la  bella opportunità di conoscere tanta gente, culture e posti che mi stanno  facendo crescere tantissimo.

 





 



Ultima domanda: a chi vuole dedicare questa intervista?

 

Vorrei dedicarla  a mia mamma, che è la mia vita è la maggiore ispirazione che ho per arrivare lontano,   al mio papà che sempre mi ha motivato nel  correre dietro degli miei sogni, a  mia sorella Valeria che sempre mi ha dato il suo supporto, con il suo sposo e mio grande amico Austin.

 


 


 

 


 

 

 

11  04 2023

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