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venerdì 3 gennaio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSIO

DE LUCIA

                          e

IVAN DE LUCIA

     





Chi è Alessio De Lucia

 

Alessio De Lucia è nato il 19 settembre del 1999 a Maddaloni e vive a Santa Maria a Vico. Inizia a giocare a calcio si dall’età di 5 anni, il suo ruolo era quello di difensore centrale, verso i 12 anni durante un torneo visto che serviva un portiere si propone per quel ruolo, durante la semifinale su 5 rigori ne para 3 e capisce che quello sarà il suo ruolo.

 

Gioca nella Maddalonese in Promozione, l’anno successivo in Eccellenza. Si trasferisce al Gladiator, in eccellenza, dove gioca ai playoff, in semifinale para un rigore, la squadra supera i playoff. L’anno successivo è serie D, sempre con il Gladiator. Terminato quell’anno calcistico, era l’anno del Covid, firma per la Puteolana, serie D. A metà anno cambia squadra e va al Bitonto, sempre in serie D, la dirigenza aveva altri obiettivi, disputano i playoff per andare in serie C. Successivamente firmo con la Frattese, in Eccellenza e poi vado  a militare alla Sessana che era in promozione.

L’anno scorso, invece ho giocato al Cervus22 in prima categoria. Nella stagione sono al Mondragone City

 

 

Chi è Ivan De Lucia

 

Ivan De Lucia è nato il 12 novembre del 2001 ed è il fratello di Alessio De Lucia e come sport pratica il calcio. Cosi ci si. Presenta. 

 

Il mio ruolo principale è quello di difensore centrale, ma all’occorrenza posso adattarmi anche al ruolo di terzino, ho iniziato con la scuola calcio, come i miei fratelli, alla Polisportiva Gennaro Ruotolo con il mister Orlando Ceglia e il suo staff.  Successivamente ho fatto due anni di settore giovanile con la Suessola Accademy vincendo il campionato di allievi provinciali e disputando l’anno successivo il campionato di allievi regionali.

 

Sono passato poi alla Maddalonese Calcio alternando juniores ad allenamenti con la prima squadra; in promozione con la Maddalonese ho collezionato delle presenze sia in campionato e sia in coppa segnando anche 1 goal.

 

Sono poi passato alla Virtus Goti, ma proprio prima dell’inizio del campionato siamo stati bloccati dal Corona Virus, per questioni lavorative poi ho deciso di trovare ambienti più tranquilli scendendo di categoria; così sono arrivato al Durazzano a campionato in corso con l’obbiettivo salvezza ed insieme al mister Antonio Liguori siamo riusciti a raggiungerlo. L’anno dopo ho militato in seconda categoria con il Cervus 22 andando vicino ai play off.  Quest’anno sono invece in prima categoria con il Mondragone City insieme a mio fratello Alessio e siamo in vetta al girone A, sperando di restarci fino alla fine del campionato.

 







Ciao Paolo innanzitutto voglio ringraziarti per la seconda volta del tempo che hai dedicato a me e questa volta anche a mio fratello, è un piacere rispondere alle tue domande.

 

 

La prima domanda che voglio fare è la seguente come sta andando la stagione in corso? Siete soddisfatti o ritenete che potreste fare di più?



Alessio


Sono molto soddisfatto, statistiche alla mano sono il portiere più imbattuto di tutta la Campania (dilettanti) con 9 cleen sheet su 12 partite. 

Ma l’obbiettivo è migliorarci nel girone di ritorno e lavorare per raggiungere l’obiettivo prefissato.





Ivan


La stagione in corso sta andando come previsto dalla società grazie all’impegno e la voglia da parte di tutti di raggiungere gli obiettivi prefissati. A dirla tutto negli ultimi anni non mi sento mai soddisfatto perché se non hai continuamente obiettivi e ambizioni credo che poi non si trovino i giusti stimoli. 



La prossima stagione pensate di militare ancora con il Mondragone City, oppure sta pensando a qualcosa di diverso?



Alessio


Guarda Paolo nel calcio mai dire mai, la volontà di continuare con il Mondragone è forte, è raro trovare società così ben strutturata: dal magazziniere fino al presidente a cui dobbiamo tanto, sembra che appartengano a categorie più alte, e lo sono. Vogliamo portare tutta la città di Mondragone il più in alto possibile.


Ivan 


Sicuramente penso prima a concludere questa stagione, ma non ti nascondo che mi farebbe piacere rimanere a Mondragone città e società sono qualcosa di straordinario e meritano sicuramente una categoria superiore.



Quando avete scoperto che il calcio sarebbe diventato la vostra più grande passione?



Alessio


Sin da bambino, ricordo come fosse ieri che  io Victor e Ivan giocavamo in cortile  e sognavamo di calcare i campi più importanti del mondo.





Ivan


Sin da piccolo pratico calcio, è una cosa trasmessa dalla mia famiglia sin da piccolo, siamo stati tutti calciatori a partire da nostro nonno, nonno vittorio portiere anche lui come i miei due fratelli. 








Spesso i genitori ripetono sempre la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Anche per voi è andata così?


Alessio


Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre accompagnato e sostenuto nei miei sogni, ovviamente guardandomi da lontano e reindirizzato sempre sulla giusta via se ce ne fosse stato bisogno.


Ivan 


Credo che i genitori vogliano sempre il meglio per i proprio figli, sicuramente ci sono state situazioni in cui ci hanno consigliato di dare priorità ad altre cose ma non ci hanno mai vietato di praticare calcio perché sanno che è la cosa che più ci piace fare tra tutte e ci fa stare bene.

 


Avete     giocato in diverse squadre, a quale siete   rimasti più   legati? 



Alessio


Guarda e difficile da rispondere, ogni società è città mi ha lasciato qualcosa dentro, in particolare ricordo con grande piacere il Gladiator e il Bitonto.


Ivan


Non perché si vince ma penso che quest’anno con il Mondragone City a prescindere di come vada rimarrà per sempre nel mio cuore, siamo tutti legati come una vera e propria famiglia.



Oltre al calcio quali altri sport segui con grande interesse? 



Alessio


Mi sto appassionando tanto al Padel, ci gioco con gli amici è veramente uno sport completo.


Ivan


Seguo molto il tennis, credo sia il secondo sport più bello al mondo dopo il calcio 






Secondo voi   perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 



Alessio


Io penso che come in ogni cosa nella vita se non hai la passione non riuscirai mai ad arrivare alla fama o ai soldi, la passione e la perseveranza nel farcela è ciò che più funziona come metodo nella vita.


Ivan 

 

Credo che la maggior parte dei calciatori giochino per passione e per divertimento, non si riesce a spiegare a parole cosa può dare il calcio, a partire dalla condivisione dello spogliatoio con altre persone sino alle partite. 



In che  ruolo giocate? 


Alessio


Portiere


Ivan


Io gioco nel ruolo di difensore centrale, all’occorrenza anche terzino 



Vi ricordate qual è stata la vostra partita più bella?



Alessio


La mia miglior partita è stata la finale playoff di eccellenza per andare in D con il Gladiator, non ti nascondo che qualche volta guardo il video della partita per rivedermi le parate.


Ivan


Se parliamo di quest’anno ti sorprendo dicendo che la nostra partita più bella l’abbiamo disputata in casa contro il Casapesenna, squadra organizzata, siamo stati sfortunati e bravi loro a sfruttare le poche occasioni avute, ma sono stra convinto che dopo 11 vittorie 1 sconfitta posso farci solo che bene, farci rimanere con i piedi a terra e rimanere concentrati partita dopo partita.



Grandi discussioni con i mister che avete incontrato le avete avute, oppure avete  accettato le decisioni con serenità?



Alessio


Guarda discussioni ne ho avuto, ma sempre a scopo costruttivo, sono un ragazzo che accetta le decisioni del mister, ovviamente con il dovuto rispetto delle parti. 




Ivan 


Sono un ragazzo che ascolta molto ed è pacifico con tutti, non ho mai avuto nessuna discussione.



Generalmente che ruolo avete   all’interno del gruppo, mi spiego ascoltate i consigli dei compagni, discutete serenamente con loro, oppure tendete a imporre la sua volontà?



Alessio


Una sana discussione aiuto a formare il gruppo e a plasmare il carattere di una squadra, sono convinto che per raggiungere dei traguardi importanti bisogna remare tutti dalla stessa parte.


Ivan 


Ascolto molto i consigli dei compagni, mi piace conoscere i pareri di tutti e discuterli insieme da squadra.



Qual è il miglior pregio e il  peggior difetto di suo fratello?

 

Alessio


Il Pregio: altruista, il difetto: troppo emotivo. 


Ivan


Miglior pregio altruista, peggior difetto impulsivo. 



Chi dei due riesce a mantenere la calma durante la partita?



Alessio


Con tutta la sincerità ti dico Ivan da portiere non posso che essere un po’ pazzo (ride).


Ivan 


Sicuramente io, Alessio si fa trasportare a volte un po’ troppo dalle emozioni, ma alla fine i portieri sono tutti un po’ folli.



Giocare in due nella stessa squadra vi emoziona oppure provate un certo imbarazzo?



Alessio


Mi emoziona assolutamente, poi c’è molto feeling essendo fratelli, l’intesa con la difesa è importante per un portiere e io non potevo desiderare un difensore migliore di lui.






Ivan 


In realtà mi porta tranquillità, con Ale dietro mi sento sereno, mi dà continuamente consigli sia in allenamento che in partita per farmi migliorare ogni volta di più! 



Se il mister, o un vostro compagno dovesse riprendere con dei modi bruschi tuo fratello, , cerchereste  di difenderlo, oppure preferite che se la cavi da solo?



Alessio


Preferisco che se la “cavi” da solo, siamo fratelli questo è vero,  ma siamo in un gruppo abbiamo il dovere di comportarci da compagni di squadra, non ti nascondo che un occhio di riguardo per lui c’è, ma sono anche il primo a rimproverarlo quando serve


Ivan 


No, io rimango del parere che sia io che lui comunque dobbiamo cavarcela da soli in questi casi, siamo entrambi adulti e consapevoli delle nostre idee.



Anche un altro fratello gioca a calcio, la sua qualità migliore qual è? 



Alessio


Per quanto riguarda Victor la sua migliore qualità calcisticamente parlando è la perseveranza, per me lui è il mio punto di riferimento nel calcio.


Ivan 

 

Riguardo a Victor credo che la sua qualità migliore sia il gioco con i piedi, riesce a calciare benissimo con entrambi i piedi e nel calcio di oggi credo sia una cosa più che fondamentale. 



 

                                                                                     Ivan, Victor e Alessio



Arriviamo alla fatidica domanda: a livello tecnico chi è il migliore dei due?



Alessio


Sinceramente parlando…io, e Ivan può solo che confermare (ride).


Ivan

 

Alessio se la cava molto bene, dico lui altrimenti devo sopportarlo per qualche settimana dopo quest’intervista.







Un sogno che vorreste che si realizzasse nell’immediato? 


Alessio


Vincere campionato e coppa con il Mondragone city.


Ivan 

 

Il sogno sarebbe sicuramente di arrivare a giocare in una piazza importante sempre fianco a fianco.



A chi volete dedicare questa intervista?

 

Alessio


Dedico questa intervista alla mia ragazza, Alessandra, la donna più forte, dolce e sensibile che io conosca, e la mia prima tifosa e mi sostiene in tutte le scelte calcistiche e non.

Non posso che dedicarle tutte le cose belle che la vita ci darà.



 


Ivan

 

Alla nostra famiglia, a loro dobbiamo tutto!



 


 

 

Grazie e buon anno a voi

 

 

03 01     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

lunedì 23 dicembre 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO

ROMANO





 

Antonio Romano di Napoli, è presidente e allenatore del Borbonia Felix Mugnano Questa è la sua storia, al termine alcune domande.

 



 Nasco come calciatore nel settore giovanile del Calvizzano dove faccio la scuola calcio, in seguito: allievi con la Bagnolese, poi Juniores con Neapolis e Savoia (all’epoca in C2 entrambe).

 

La passione per il calcio nasce tardi, tant’ è che fino ai 9/10 anni nonostante avessi praticato calcio sporadicamente non mi entusiasmava più di tanto perché ero più appassionato dell’equitazione, all’età di   6 anni già cavalcavo, decisi di smettere in seguito ad un infortunio di mio padre che frequentava con me il corso.

 

La passione “esplode” con la frequentazione dei campetti popolari dietro casa, a Mugnano (quartiere in cui ho deciso di fondare la mia società) dove mi recavo con gli amici della zona, le partite erano interminabili e giocavamo fino a quando non c’era più luce, ovviamente cercavo di combinare l’allenamento alla scuola calcio del primo pomeriggio.

 

Ai tempi della scuola superiore tanti tornei scolastici di cui qualcuno vinto, facevo parte della squadra della scuola quando si affrontavano altri licei, non male comunque.

Feci tanti provini, sempre accompagnato da mio padre, che veniva a prendermi. 

Andai a Guidonia (che provò a tesserarmi), poi a Gaeta ma alla fine niente di concreto, anche perché non volevo lasciare la scuola che era l’obiettivo primario.

 

Decido quindi di iniziare di nuovo a giocare approfittando della presenza del mister della Bagnolese che lavorava nella mia scuola, ad un certo punto mi convinse a dargli una mano, ai tempi facevo il sabato con i 92 di pari età e la domenica con il gruppo più grande giocando, questa volta sotto età.

Da quel momento in poi passai alla Neapolis, società mugnanese che all’epoca arrivò in serie C2, ci allenavamo al Frullone nei cosiddetti “campi di Ferlaino” (il presidente che portò a Napoli Maradona) una struttura bellissima con 3 campi, palestre, dirigenti ecc.; sembrava essere ritornati al calcio serio.

 

In seguito feci una breve parentesi alla juniores del Savoia (serie C2) ma per il troppo impegno richiesto e a causa di uno staff non proprio apprezzato decisi di allontanarmi definitivamente dal calcio, prima di tornare nel 2018, quindi dopo 5 anni, a riassaggiare il campo in terza categoria già con l’ambizione di creare una squadra l’anno successivo, quand’ebbi compiuto pochi mesi prima 26 anni e penso di essere stato uno dei presidenti più giovani d’Italia al momento della fondazione.

 

Così l’11/03/2019 nasce la Asd Borbonia Felix Mugnano che attualmente milita in seconda categoria e sta ben figurando.

 

L’ambizione di creare una società l’ho avuta se possibile prima di innamorarmi del calcio in sé, in quanto ero appassionato dalla gestione di un qualcosa che portasse all’unione di “anime”, che creasse aggregazione in un modo o nell’altro.

 

Alla figura di presidente combino la figura di allenatore, dato che mi sentivo così già in campo, tanto da prendermi i rimproveri più di una volta dai miei allenatori che giustamente mi chiedevano rispetto per il proprio lavoro, nonostante approfittassero poi delle mie idee privatamente per confrontarsi in certi casi.

 

L’avventura come allenatore nasce con il mio ex mister della scuola calcio che mi diede la possibilità di affiancarlo durante la stagione per poi, dopo aver valutato il mio lavoro, lasciarmi solo, quel campionato lo concludemmo in zona playoff con un gruppo B di ragazzi di 12 anni.

 

Dopo quell’esperienza ho capito che dovevo fondare la mia scuola calcio, che è tuttora il mio obiettivo principale perché i bambini sono tutto, sono il futuro, devono giocare, stare insieme e vivere a pieno le proprie passioni a cui associare una prima squadra.

 

Con la mia società ho incontrato “squadroni”, gente che gioca a calcio da diverso tempo, è stato entusiasmante sia per me, sia per la squadra giocare in quegli stadi (Giroud di Torre Annunziata, stadio del Savoia appunto, San Ciro di Portici, lo stadio di Casola che è un gioiello) abbiamo affrontato insieme tantissime tifoserie veramente spettacolari e altre molto maleducate, ma è il bello del gioco.

 

Ora giochiamo allo stadio Vallefuoco di Mugnano di Napoli, siamo la squadra simbolo della città, dove il calcio è assente da diversi anni, io appartenendo a loro e mi sento di dover fare calcio prima a Mugnano che da qualche altra parte.

Attualmente essendo il primo anno in cui siamo presenti in questa nuova casa, ci segue già un discreto numero di sostenitori, ma puntiamo ad averne sempre di più e siamo sicuri che così così sarà, vedendo come si parla di noi in giro, siamo sulla “bocca di tutti” per la correttezza, i risultati e la serietà che mettiamo in ogni cosa che facciamo. Molto importante è  il sociale dove siamo soliti organizzare tornei estivi a scopo benefico nei quartieri popolari, una volta donammo l’intero importo di un torneo all’ospedale oncologico Santobono Posillipo sotto forma di giocattoli, andando personalmente a comprare e consegnare i regali in base alle età e alle richieste dei bimbi.

 

L’obiettivo della mia società in breve è l’aggregazione e la cultura dello sport, ci piace fare del bene perché sono convinto che in un certo modo tutto torna e unire le persone è la cosa migliore che esiste.

 

Siamo una realtà solida esistente dal 2019 (quasi sei anni) che con l’aiuto della città, di imprenditori locali e dei sostenitori sta diventando ogni giorno più grande e bella.

 

 



 



La mia prima domanda è la seguente: come sta andando il campionato? Soddisfatto oppure ritiene che la squadra possa fare di più?

 

Il campionato sta andando discretamente, qualche soddisfazione ce la siamo già tolta ma ci auguriamo di fare di più, ci manca qualche punto a mio parere, ma siamo a buon punto e proveremo a dar filo da torcere a tutti.

 

 





Che cosa si sente di promettere per l’anno nuovo ai tifosi del Borbonia Felix Mugnano?

 

Il massimo impegno sicuramente, proveremo a fare del nostro meglio per portare la città di Mugnano ad avere un calcio ad alti livelli, ci proveremo a fare tutto ciò, giocando a calcio, senza paura e con il gioco che ci contraddistingue.

 


Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore?

 

Ho deciso di fare l’allenatore per due motivi: il primo quando mi sono reso conto che avrei, secondo il mio parere, avuto una carriera modesta nel calcio dilettantistico, il secondo, ma più importante, è che io mi sono sempre sentito tale da giocatore, non a caso sono stato spesso capitano delle mie squadre e in campo cercavo sempre la “quadra giusta” per me e per i miei compagni di reparto.

 


Arriviamo ora alla domanda che più mi preme fare: quando ci siamo sentiti all’inizio non avevo capito, poi ho realizzato che lei è sia presidente che allenatore, immagino che non sia facile ricoprire questi due ruoli, lei come ci riesce?

 

Non è facile per niente.

È un impegno che ti toglie tempo e ti spinge a migliorare sempre sia la struttura societaria sia la rosa in sé.

Richiede molto studio e competenza il ruolo di allenatore, perché oggi non  è come anni fa, se non sei preparato anche per le  categorie inferiori non vai da nessuna parte, come presidente invece c’è un mondo alle spalle che va dalla struttura, al rapporto con giocatori, staff, tifosi, all ricerca di sponsor che sostengano il progetto, alla ricerca di fornitori per il materiale tecnico, è veramente un mondo troppo grande che mi prende tanto e mi affascina ogni giorno di più, nonostante i sacrifici che comporta.

 


 


 


Se permette, almeno da allenatore non la può esonerare nessuno, una bella cosa non trova?

 

Questo è vero, ma sono molto autocritico, forse avrei preferito avere un presidente diverso. 

Sono appunto, il primo critico ed il primo ammiratore di me stesso e questo mi rende sempre in bilico, nonostante non esista un vero e proprio rischio esonero.

 


Lei è molto giovane come presidente, che consigli riceve, se gli riceve dagli addetti ai lavori che sono più grandi di lei?

 

Sì, ho iniziato ad appena 26 a ricoprire questo ruolo, essendo uno tra i più giovani in Italia ad essere il proprietario di una prima squadra.

Io penso di essere stato uno dei presidenti più giovani d’Italia al momento della fondazione dato che avevo appena compiuto 26 anni.

Studio tanto.

Cerco di apprendere dai migliori imprenditori e dirigenti italiani e non, cerco di circondarmi di collaboratori all’altezza e mi confronto con presidenti più grandi che hanno fatto la storia del calcio da cui posso, sicuramente, attingere sempre qualcosa di buono.


In Campania ci sono progetti importanti, presidenti visionari e io spero di diventarlo anche se nel mio piccolo e alla mia età non posso lamentarmi, ma sono consapevole che con le giuste linee guida si può solo migliorare.

 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

L’empatia e la fiducia in se stessi.

 

La prima perché il rapporto umano per me viene prima di indossare le scarpette e i pantaloncini, senza di quello non vai da nessuna parte, se i ragazzi ti considerano uno di loro, secondo me ti danno sempre più di quello che possono ed io ho sempre puntato tutto su quello; il coinvolgimento di tutti è un altro aspetto da non sottovalutare in un campionato lungo è giusto che si creino delle gerarchie, ma è sempre importante non tralasciare nessuno perché nei momenti importanti sono loro che portano il lavoro a casa a dimostrazione che un gruppo non è fatto da 13/14 ma da tutti i 26 membri della rosa.

 

La fiducia in sé stessi, altro elemento  invece perché nel ruolo di allenatore sei una persona sola, dove se vinci hai fatto il tuo minimo mentre se perdi è sempre colpa tua, se non sei forte di testa ci vai sotto ed io ho dovuto lavorarci tanto per arrivare allo stato attuale e ad avere un giudizio sempre equilibrato di me stesso.

Ovviamente questa fiducia te la da oltre alla consapevolezza della persona che sei, la preparazione, lo studio.

 

Sono in continuo aggiornamento, mi piace e poi come disse un mio ex insegnante al corso allenatori, i calciatori sono la categoria più sveglia di tutti, se uno solo di loro si rende conto che quel giorno non sei al 100% preparato, egli troverà il modo per allenarsi in maniera meno intensa approfittando della situazione e coinvolgendo il resto del gruppo.



 




Qual è la qualità che deve avere un presidente?

 

È un ruolo difficilissimo, le tue mosse condizionano le vite di persone attorno a te.

 

Devi essere la copertina del tuo libro e quindi sempre impeccabile, devi curare i rapporti con tutti, andarti a sudare qualche aiuto economico, chiudere contratti con le strutture, farti conoscere in città e nel nostro caso, non solo, e cercare di coinvolgere più gente possibile e quando vedi arrivare al campo anche una sola persona è una soddisfazione impagabile perché quella persona è lì per una cosa che hai creato tu, altrimenti chissà cosa starebbe facendo in quel momento.

Invece ti dedica del tempo, che oggi tra l’altro è sempre meno per gli impegni di tutti, quindi vale doppio.

 

A volte mi fermo anche in campo e penso, guarda qui, ci sono 26 ragazzi che si allenano per un nome che non conoscevano, una struttura che ospita una “cosa” che non c’era, dei tifosi che conoscevano solo il Napoli, uno staff che ha un lavoro che io gli sto offrendo, è meraviglioso pensare che stai toccando le vite delle persone, ma è proprio per questo che devi starci attento e devi essere sempre la miglior versione di te stesso.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi ha sempre dato tanto, sono io che nella mia carriera da giocatore gli ho dato meno di quello che potessi, perché non mi sono sempre impegnato al massimo. 

La cosa più importante è stata la socialità che ti dà, avere a che fare con tanti tipi di ragazzi in uno spogliatoio provenienti da ogni ceto ed è questo che mi ha insegnato di più nella vita.

 

Il calcio mi toglie tantissimo tempo, ma come dicevo prima mi compiaccio a guardare delle persone che si muovono, che impegnano i loro giorni, per una qualcosa che è nata da te, ma offerta poi al pubblico. Non so se verrò capito, ma quei  ragazzi che oggi si allenano con me, gli spettatori che vengono allo stadio a vedere le partite, mi chiedo: se non ci fossi stato io, adesso cosa starebbero facendo?

 

È una domanda a cui non voglio trovare risposta e che mi carica di adrenalina perché significa che, anche nel piccolo, hai fatto qualcosa di importante e mondo e per la comunità.

 




 


Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Vivo in perenne stato d’ansia.

 

Non lo dimostro ai ragazzi perché per loro io devo essere freddo e sopra le parti, sia quando sono convinto di fare bene sia quando so che magari ci attende una partita impegnativa.

Io vivo di calcio, dopo il primo allenamento della settimana so già come andrò a giocarmi la gara e come verranno a prenderci gli avversari e che spazi ci concederanno, durante la settimana provo a capire come agire secondo le caratteristiche dei ragazzi e preparo gli allenamenti in base a quello.

 

All’inizio non ti nascondo che prendevo una camomilla prima delle partite, perché la pressione era tanta ed io ero forse troppo piccolo per una cosa così grande, ora invece con un po’ di esperienza non lo faccio più, ma la notte della partita mi capita comunque spesso di non riposare bene, per questo mi organizzo tutto il lavoro uno o due giorni prima in modo da arrivare al campo relativamente più rilassato o quantomeno trasmettendo il meno possibile ai miei giocatori, che non sia supporto e motivazione, le ansie le tengo per me, perché se vengono percepite poi per forza di cose andranno in campo con i ragazzi.

 


E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Il post partita dura almeno fino al primo allenamento successivo.

 

Nel giorno stesso mi sento spremuto come un limone, tanto da non riuscire a fare altro che riposare, perché a differenza di quello che si crede l’allenatore consuma energie mentali probabilmente superiori a quelle dei calciatori, anche perché come ti dicevo prima per me la partita inizia dal risveglio e la vedo più volte nella mia testa immaginando ogni scenario ed ogni rimedio.

 

Dopo ogni partita c’è solo uno scambio di parole veloci, ma l’analisi la facciamo il martedì al primo allenamento dove dedichiamo una mezz’oretta a questo fondamentale esercizio mentale e poi l’esperienza mi ha insegnato a non parlare dopo le partite sia in bene sia per rimproverare qualcosa che non è andato bene, questo perché la testa “è calda” e può essere detto qualcosa in maniera sbagliata da parte mia o dei giocatori e compromettere così la settimana.

 


 




Un suo pregio e un suo difetto dal punto di vista calcistico?

 

Pregio come dicevo, il rapporto che ho con tutti i ragazzi, sono la maggior parte miei coetanei quindi è facile essere uno di loro, ma allo stesso tempo è difficilissimo farti prendere sul serio come figura superiore.

Non mi chiedere in che modo, forse per il mio modo di pormi, riesco bene o male a cavarmela e mi sento davvero voluto bene da ogni ragazzo e questo penso sia il nostro punto di forza.

 

La preparazione è un altro punto su cui non transigo, se non sei preparato non puoi allenare, possono essere sbagliate o giuste le idee calcistiche, ma di sicuro prima di arrivare al campo sono state valutate in ogni dettaglio e questo i ragazzi lo sanno ed è per questo si impegnano al massimo sempre.

 

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La famiglia è il centro della vita.

Senza di quella non avrei avuto la possibilità di iniziare a giocare, non avrei avuto la possibilità di rincorrere la passione di allenare e senza la mia attuale famiglia composta da mia moglie ed il nostro ometto non continuerei a farlo, perché se non vieni supportato nelle tue passioni oltre ad essere nel posto sbagliato non riusciresti a dare il meglio di te.

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è quello di rendere fiere le persone che credono in me.

 

Calcisticamente è ovviamente fare il salto di categoria e finalmente dopo tanti anni auspicata l’inaugurazione dell’accademia giovanile, un posto dove il calcio è per tutti, dove si viene al campo per giocare e poi per imparare, perché i bambini hanno bisogno di spensieratezza e gioco, di socializzare di imparare l’educazione collettiva ed essere delle persone migliori un domani in un mondo che non sempre si interessa a questo, ma che va avanti per conto suo tralasciando quelli che restano indietro.

 

Quelle persone devono essere il fulcro della società futura, perché la sensibilità dei bambini deve essere il punto di partenza per essere persone migliori, perché come penso io è il bambino a far crescere un genitore migliore e non viceversa.

 

 





A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a lei che mi ha dato questa opportunità in primis.

 

Poi sicuramente a chi ci sostiene sempre e non da oggi ovviamente, (certamente si può sempre migliorare sotto certi aspetti) ai miei ragazzi che mi danno tanto e io non sarò mai in grado di ricambiare, nonostante mi impegni a fare sempre di più per loro e ovviamente alla mia famiglia, sperando che un giorno mio figlio possa dire “bravo papà”.

 



Grazie mille.

 

 

Grazie a lei per aver accettato il nostro invito.

 

 

23   12   2024 

 

(Tutti i diritti riservati)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie mille

 

 

Grazie a lei per aver accettato il nostro invito e buone feste 

 

23 12   2024 

 

(Tutti i diritti riservati)