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venerdì 2 agosto 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

 

GIANLUCA 

RENDA

    


 

 

Gianluca Renda, di Nettuno, classe 2022 è un giocatore   di calcio, e così ci si presenta: 



“Inizio con dire che dall’età di 7 ai 13 anni ho giocato nel Nettuno Calcio.

 

A 14 anni sono andato a giocare con il Sermoneta allievi fascia B regionale, e siamo   siamo arrivati in 2° posizione, tra l’altro   ho giocato la maggior parte delle partite.

 

Successivamente sono andato al Racing Club, squadra di Ardea, che mi ha chiamato a fare gli allievi fascia B Elite, dove poi sono stato inserito nella squadra più grande ed ho giocato sotto età per metà del campionato. 

 

All’età di 17 anni sono poi tornato al Nettuno Calcio in prima squadra, giocavo in   promozione, ma con zero presenze causa covid.

Successivamente sono andato alla Pro Calcio Nettuno squadra che militava nella prima categoria. 

 

Concludendo posso dire che ora ho firmato con il Racing Ardea, squadra che gioca in seconda categoria.”

 

 

La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2023-2024.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

La stagione 2023-2024 non è terminata bene e sono molto dispiaciuto del fatto perché mi sentivo bene fisicamente e mentalmente, purtroppo ho avuto un infortunio al ginocchio che mi ha lasciato fuori per quasi tutta la stagione.

 



La prossima stagione giocherà in seconda categoria con il Racing Ardea, squadra dove lei era già stato, emozionato di ritornare in questo club?

 

Il ritorno al Racing Ardea e stata una mia scelta perché conosco il mister, mi ha voluto fortemente e anche se siamo in una categoria bassa puntiamo a salire, in conclusione ho sposato il progetto mettendomi a disposizione della società.

 

 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre sostenuto sia economicamente che mentalmente e anche quando per un periodo avevo pensato di lasciare il calcio sono sempre stati li a sostenermi.

 


Lei è molto giovane se ricevesse una chiamata da un club estero, partirebbe immediatamente oppure ci rifletterebbe per qualche giorno?

 

Se ricevessi una chiamata dall’estero non ci penserei due volte ad accettare, anche perché ho dato tutto per questo sport e continuerò a dare tutto

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Oltre al calcio mi appassiona molto il paddle. 



Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io gioco in porta.

 


Come mai ha scelto il ruolo del portiere?

 

Ho scelto il ruolo portiere perché mi incuriosiva molto e mi piaceva. Ho iniziato sin da quando avevo 7 anni tra i pali e  da allora non sono più uscito da lì.

 


Il miglior portiere in questo momento?

 

Direi Courtois.



 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Il mio ruolo all’interno del gruppo e quello di essere sempre a disposizione per ogni compagno sia nel bene che nel male.

 


Il suo miglior pregio e il suo peggior difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Il mio miglior pregio e che giocando in porta ho una buona capacità di lettura del gioco e so giocare bene con i piedi. Il mio difetto… non ti saprei dire. 

 


Tempo fa ho fatto questa domanda: nel calcio esiste l’amicizia? Diversi intervistarti risposero di no, mi dissero  che c’è solo la competizione, e i sorrisi e gli abbracci che noi vediamo nelle foto sono solo di facciata, lei cosa ne pensa, l’amicizia c’è?

 

L’amicizia nel calcio esiste io gioco ormai da 5 anni con i miei soliti  4/5 compagni e stiamo molto bene  insieme,  dunque  ti dico che per me non c’è solo competizione. 

 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno che vorrei si avverasse e quello di arrivare al massimo campionato dilettantistico.

 

 

 

 

 

Grazie 

 

02 08    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 30 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PASQUALE 

MESSINA 

 

 

“SONO PRONTO PER NUOVE SFIDE”     

 

 



 

 

 

 Pasquale Messina è un giocatore   di calcio di Napoli, siamo alla seconda intervista e così si presenta:  

 


Mi chiamo Pasquale Messina sono un 2000 nato il 19/07/2000 a settembre laureato in scienze motorie.

Nella mia carriera ho giocato tanti anni nel settore giovanile del Napoli e del Parma. Per poi fare 3-4 anni in serie D con la Turris, Savoia, Puteolana, Nocerina. In eccellenza con la Palmese, Ercolanese e Monte Calcio. Per motivi lavorativi feci la scelta di andare a militare nella promozione ed adesso sono due anni che gioco, le squadre: Sarnese, Rocchese e Centro Storico Salerno”

 


La stagione 2023 – 2024 come si è chiusa? Soddisfatto oppure poteva fare di più?

 

Diciamo che non c’è mai un limite si può fare sempre meglio e di più, è stata una stagione non facile che ha visto me e la mia squadra ottenere la salvezza verso le ultime giornate di campionato, si poteva fare di più come sempre però nel calcio come nella vita tutto fa esperienza e c’è sempre qualcosa da imparare e migliorare. 

 

A livello personale ribadisco quello che ho espresso precedentemente,  ho fatto bene, ma si poteva fare sempre di più.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da piccolino non vedevo l’ora di andare gli allenamenti, alle partite è ancora oggi è così diciamo che è una specie di sfogo personale perché una volta entrato in quel rettangolo verde ci si dimentica di tutto. 

 

È uno sport che ti mette sempre in competizione con il prossimo però per vincere hai bisogno dell’intero gruppo è questo il bello.

 

Generalmente i genitori ripetono sempre la classica frase inerente allo studio, dove bisognerebbe pensare allo studio e non al gioco, i suoi saranno molto soddisfatti, si è pure laureato, esatto?

 

Sì, certo ho finito tutti gli esami per la laurea triennale in Scienze Motorie, io penso che bisogna dare sempre priorità allo studio perché oggi giorno è essenziale poi dopo viene lo sport e la propria passione.

 

Ci potrebbe raccontare qualcosa della sua esperienza al Parma calcio?

 

A Parma è stato un anno difficile, primo anno fuori casa, lontano dai parenti e amici, però allo stesso tempo è stato l’anno che più mi ha formato a livello caratteriale.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Oltre al calcio seguo il tennis è uno sport che mi attira molto, anche se non ci ho mai giocato.

 


All’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Sì sono un ragazzo che ascolta i compagni e soprattutto consigli da allenatore e da compagni di squadra più esperti.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, sono sempre stato una persona che ascolta il consiglio del prossimo soprattutto del mister, credo che bisogna sempre accettare consigli ti può solo far crescere quando poi vengono dati da persone più esperte di te.

 

Lei viene considerato nell’ambiente un bravo giocatore, come si riescono a raggiungere determinati obiettivi?

 

Pur essendo nei dilettanti non devi sminuirti,  devi sentirti un atleta professionista a tutti gli effetti dare sempre il massimo.

 


Lei domani riceve una chiamata da un club estero, se la sentirebbe di lasciare la sua città e i suoi affetti per fare una nuova esperienza?

 

Sinceramente non lo so, sarebbe una bellissima opportunità dovrei trovami nel momento preciso  per poter rispondere a questa domanda,  anche se …sì mi farebbe molto piacere.

 

Ultima domanda: da come ho saputo, pur avendo avuto diverse telefonate, non firmato con nessuna squadra, dove le piacerebbe giocare, in quale città?

 

Sì, pur avendo avuto qualche telefonata come hai detto non ho ancora firmato proprio perché voglio trovare un progetto ambizioso che mi stimoli tanto, essendo di Napoli mi piacerebbe giocare a Napoli anche se negli ultimi anni mi sono ritrovato a giocare a Salerno e anche lì si sta molto bene, persone serie affidabili e che non fanno mancare nulla,  quindi diciamo che non ho una preferenza di città, a causa principale della mia scelta sarà il progetto che avrà la società e ovviamente la serietà.

 

 

 

Grazie 

 

30 07     2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 22 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANGELO 

DELLA SPADA

 

      




 Angelo  Della Spada, di Cetara (Salerno) è  stato un giocatore   di calcio  e ora è preparatore dei portieri,  così si presenta: “ 

 

Inizio con il dire che a 6 anni giocavo nella scuola calcio del paese e dopo un mese decido di iniziare con il ruolo di portiere. 

 

A 15 anni vengo preso dalla Paganese e in quell' anno riesco anche ad essere convocato e poi a giocare nel campionato Berretti. L’anno dopo invece mi trasferisco a Cava De Tirreni che all epoca faceva il campionato di serie D, io però nella categoria juniores.

 

 

Con qualche convocazione in prima squadra senza mai riuscire a giocare, complice un infortunio serio alla caviglia che mi tiene fuori 4 mesi, inizio l’anno dopo sempre a Cava De Tirreni per poi trasferirmi a gennaio al Costa d’ Amalfi in promozione, in quell’anno anno purtroppo mi rompo il crociato collaterale e piatto tibiale e il crociato anteriore.

 

 

Decido comunque di rimettermi in campo un anno dopo, riesco riuscendo a giocare al Costa d’ Amalfi in promozione e l’anno successivo a vincere il campionato con 8 presenze.  Successivamente sono   in promozione sono stato con la Giffonese, squadra del centro storico, per poi tornare in eccellenza al Costa d’ Amalfi. L’ultimo anno l’ho trascorso al Nocera Superiore in promozione, in questa squadra ho potuto riabbracciare   Salvatore Olivieri preparatore dei portieri che avevo alla Cavese 

 

La visione da preparatore era iniziata già ai tempi del Costa d’ Amalfi perché oltre a giocare allenavo i portieri delle giovanili, così è stato all’ ultimo anno al Nocera Superiore, tra l’altro nel mezzo c'è stata un’esperienza con la Cavese l’Under 13. 

 

L ' anno scorso ho allenato i portieri della Salernitana U14/15. Infine voglio precisare che lavoro la mattina da personal trainer in una palestra "New Bodyplanet". 

 

 

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente l’anno scorso lei ha allenato i portieri della Salernitana Under 14 e Under 15, che tipo di esperienza è stata?

 

È stata un'esperienza formativa, un'occasione di crescita personale e professionale, grazie al costante confronto e feedback con mister esperti. Si tratta per me di una grande opportunità, soprattutto per la possibilità che ho avuto di interfacciarmi con colleghi che hanno già conseguito ottimi risultati in una realtà importante come Salerno.

 

 

La Salernitana due anni fa era in serie A, che cos’ha di particolare questo club per essere arrivato in cima alla vetta, ovviamente (visto che si trova in serie B, tutti sperano che ci possa riornare)?

 

Ciò che caratterizza la Salernitana è l'amore viscerale della sua tifoseria che è costante, indipendentemente dalla categoria. Si spera che possa ritornare nella massima serie quanto prima.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da subito! Da bambino il mio giocattolo preferito era il pallone. Qualsiasi cosa poteva diventare una palla.

 


 


 



I genere i genitori hanno cercano sempre di dire ai propri figli “Non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Lei oltre ad aver conseguito la maturità scientifica, è laureato in Scienze Motorie, com’è riuscito a giocare e a raggiungere determinati obiettivi?

 

Sento di dover essere grato verso i miei genitori che mi hanno supportato nelle mie passioni, chiedendomi in cambio coerenza nelle mie scelte. Ad ogni modo sono stati fondamentali nello spronarmi a studiare e a fare della mia passione più grande il mio lavoro: con la laurea in Scienze Motorie come primo step.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra che più mi è rimasta nel cuore, essendo di Cetara, è il Costa D'Amalfi, per senso di appartenenza. Sono felice, pur non essendo più un loro tesserato, che quest’anno abbia raggiunto un traguardo storico come la Serie D e mi auguro che possa anche ambire oltre.

 

 

Lei ha subito diversi infortuni, la sua carriera sarebbe stata diversa se sarebbe stato sempre in forma?

 

Nonostante gli infortuni, sono ugualmente felice e soddisfatto di quello che ho raggiunto da atleta. Ho imparato che non bisogna sottovalutare l'aspetto psicologico in determinati casi, poiché potrebbe indurre ad effettuare scelte senza la dovuta lucidità.

Essendo gli infortuni all'ordine del giorno per gli atleti agonisti, questo tipo di esperienze mi permetteranno di supportare i miei ragazzi.

 

 

Ho intervistato diversi portieri, la domanda è scontata, però gliela devo dare, perché ha scelto questo ruolo?

 

Tutto è nato un po' per caso. Da bambino alla scuola calcio scelsi di mettermi in porta durante un allenamento per sostituire il compagno che era assente. E da quel momento ho avvertito forte il desiderio di non uscirne più.

 

In tanti mi hanno detto che si tratta di un ruolo complesso, questo perché si gioca sempre da soli, è corretta quest’affermazione?

 

Il ruolo del portiere può essere considerato uno sport individuale collocato in uno sport di squadra. Essendo tale, richiede tanta forza mentale, spirito di abnegazione e sacrificio.

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Seguo generalmente tutti gli sport, dall'atletica leggera ai motori, passando per il tennis. Negli ultimi tempi ho riscontrato un particolare interesse per la disciplina del crossfit che pratico anche.

 

 

Quando era giocatore grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Con i miei allenatori ho avuto sempre rapporti equilibrati, ma alcune discussioni si sono verificate poiché sono abituato, comunque, a pensare con la mia testa e a non prendere “tutto per buono”.

 



 





Ora lei svolge il ruolo di: preparatore dei portieri, per chi conosce poco di calcio, in che cosa consiste questa sua attività?

 

Il prepatore dei portieri non è un semplice allenatore, bensì richiede competenza nel ruolo del portiere e in quello riguardante le doti umane. 

 

Questo perché, lavorando con un gruppo ristretto di persone, è fondamentale supportarle sia da un punto di vista sportivo che personale, proprio per la complessità del ruolo.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (dal punto di vista lavorativo è ovvio) 

 

L'unico pregio che sento di attribuirmi è la mia capacità di ascoltare ed assorbire come una spugna dal confronto con allenatori più esperti e rodati nell'ambiente. 

 

Difetto su cui sto lavorando e che sto provando a correggere è la mia impulsività, questa può essere a volte positiva, ma al più negativa.

 

 

Il miglior portiere in questo momento chi è, per quale motivo ha scelto questo nome?

 

Per me attualmente il miglior portiere è Michele di Gregorio, per aver mostrato costanza nel percorso di crescita. Quest’ultima lo ha condotto ad essere il portiere di una delle più importanti squadre del panorama calcistico internazionale come la Juventus.




 


 



Se dovesse ricevere una chiamata da un club estero, partirebbe immediatamente oppure ci penserebbe qualche giorno?

 

Una chiamata all'estero? Ci penserei un po' su, ma sono sicuro che partirei volentieri e con l'entusiasmo di conoscere nuove realtà.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è il valore che conta di più in assoluto per me. Anche gli amici sono importanti, ma credo che bisogna saperseli scegliere.

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Sono una persona molto pragmatica e mi auguro nell'immediato di continuare a lavorare e crescere professionalmente.

 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista alle persone più care per me, ovvero i miei genitori e mia sorella.

 

Grazie 

 

22 07    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

martedì 16 luglio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VITTORIO

STARA 

 

 



 

 

 

Vittorio Stara, di Napoli, prima giocatore di calcio è ora un allenatore, così ci si presenta.

 

“Ho iniziato a giocare a calcio in una squadra del mio quartiere Casoria-Arpino dall’età di 4 anni. Dopo questa esperienza mi sono trasferito nella società Casalnuovo calcio all’età di 14 anni per poi concludere all’età di 16 anni nelle giovanili della F.C Turris che militava in Serie D ed è stata la mia ultima esperienza di calcio giocato. Voglio anche precisare di aver giocato altri 3/4 anni prima di smettere nelle categorie categorie minori.

 

Come allenatore ho iniziato nella scuola calcio Real Casarea di Tavernanova in provincia di Napoli come collaboratore tecnico del mister.

 

Dopo 6 mesi in questa scuola calcio quest’anno farò il secondo allenatore/collaboratore nella Juniores nazionale della Palmese che milita in Serie D.”

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: lei ha ottenuto la licenza Uefa C per allenare, una bella soddisfazione, che ci può dire a riguardo di questo importante obiettivo raggiunto?

 

Il corso per l’abilitazione Uefa C è stato un traguardo che mi ha arricchito sia a livello umano che a livello di conoscenze calcistiche.

L’abilitazione non fa di te un allenatore, che sia chiaro, però ti apre un mondo: non solo per quello che ti spiegano i professori che comunque sono persone che hanno lavorato nel calcio che conta, ma ti forma soprattutto il confronto con i tuoi colleghi e alunni come te.

L’abilitazione è solo un punto di partenza che ti apre la mente e ti apre un mondo ma poi bisogna lavorare sul campo e apprendere il più possibile

 

 

Questa è una domanda che faccio sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è una passione che ho da sempre fin da piccolo, posso guardare partite all’infinito senza mai annoiarmi, stare su un campo da calcio per ore e ore senza rendermi conto delle ore che sono passate. Penso che questo possa bastare per capire l’amore per questo sport.

 




 



I suoi genitori hanno appoggiato questa passione, oppure le dicevano la classica frase: “Non è meglio se pensi allo studio”?

 

I miei genitori non mi hanno mai posto limiti su quello che io volessi fare ma non ti nascondo che tutt’ora mi dicono di “trovarmi un lavoro” perché per tutte le persone che non vivono di calcio non possono capire, per loro questo non è un lavoro, infatti  è perdere tempo dietro un “qualcosa” che, ribadisco per loro,  non si avvererà mai.

 

Non posso dire che vivere di calcio a questi livelli sia facile oppure ti dia da mangiare o farti costruire una famiglia, ma se alla base si pensa al lato economico allora consiglio a tutti di non intraprendere questa strada.

 

Se poi si vuole dare un tempo per provarci e si crede nei propri sogni, nelle capacità e si ha voglia di lavorare duro consiglio a tutti di provarci sempre con la consapevolezza che riuscirci non è facile, ma mal che vada hanno provato a fare quello che più gli piaceva.

 

 

Ha 16 anni lei termina un’esperienza importante nel settore giovanile della F.C. Turris che militava in serie D, che esperienza è stata? Perché ha deciso di lasciare il club?

 

Ho deciso di lasciare il club perché mi sono reso conto che non erano categorie che mi appartenevano, penso che ogni persona debba fare  anche auto-critica e quando vedevo che c’erano ragazzi molto più forti e il livello man mano si alzava capivo che in quei contesti avrei fatto fatica Il calcio è fatto di categorie e ognuno deve avere l’umiltà e la consapevolezza di fare quello che più gli si addice per lui in quel momento.

Non è detto che partendo dal basso non si possa arrivare in alto anzi a volte è il percorso migliore per un giocatore.

 

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Perché mi rendevo conto di avere un qualcosa che mi stava legando a questo sport. Era un mio pensiero continuo, mi piaceva guardare le partite e analizzare i movimenti dei calciatori in campo, piuttosto che vedere la singola giocata. È sempre stata una mia passione quindi ho detto perché non provarci.

 


 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Un allenatore deve avere 1000 qualità e risorse.

Sicuramente deve essere preparato, deve avere sempre l’intelligenza di mettersi in discussione e di non sentirsi mai arrivato.

Deve essere empatico e scaltro per leggere le varie situazioni anche all’interno dello spogliatoio e non solo all’interno di una partita.

 

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? 

 

Prima di ogni partita mi sale un’ansia incredibile, spesso si va sul campo due ore o un’ora  e mezza prima, ma sembrano un’eternità.

Nel frattempo la sigaretta è l’unica che ti può fare compagnia per scaricare l’adrenalina pre partita.

 

 

    Quali consigli si sente di dare ai giocatori prima di una partita?

 

Ai giocatori dico sempre di stare tranquilli, sereni e di fare un’analisi di loro stessi.

La partita è lo specchio della settimana con molte imprevedibilità, però se in settimana hai lavorato bene e hai dato il massimo quelle imprevedibilità la domenica sei più pronto a risolverle.

 








  Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Mi sta dando tanto sotto l’aspetto umano e di voglia di fare. Mi sta togliendo tanto tempo alla vita privata, amici, fidanzata, famiglia

 

 

Il calcio all’ultimo Europeo ha saputo esprimere poco, tante le critiche rivolte sia all’allenatore, sia ai giocatori, perché il calcio italiano non riesce a raggiungere certi obiettivi?

 

Non è vero che nel calcio Italiano si lavora sempre male, le categorie al di sotto dell’under 21 della nazionale stanno vincendo spesso o arrivando quasi sempre nelle fasi finali.

Purtroppo è anche vero che nel nostro campionato i giocatori top sono quasi sempre di altre nazionalità, ma questo non vuol dire il calcio italiano sia terminato o non dica ancora la sua.

 

Resta sempre uno dei campionati Italiano è sempre nei top 3 in Europa.

 

 

Alcuni opinionisti dicono che i giocatori italiani sono troppo viziati e che, mentre giocavano in quest’europeo, pensavano alle vacanze al mare, lei è d’accordo?

 

A un certo punto della carriera specialmente per chi è arrivato in nazionale i soldi non sono più un problema.

Non credo che i  giocatori stessero pensando alle vacanze, queste  sono dicerie di chi non vive il calcio nemmeno ai livelli più bassi, quando arrivi ad un certo punto c’è la soddisfazione personale, la voglia di vincere, entrano in gioco altri fattori che niente hanno a che fare con i soldi e le vacanze.

 

Quando si gioca un Europeo e si veste la maglia della Nazionale si pensa solo a quello e a fare bene. Il resto viene dopo

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Arrivare il più lontano possibile.



Grazie 

 

15. 07  2024 

 

(Tutti i diritti riservati)