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sabato 22 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LUIGI

IMBRIANI









Luigi Imbriani di Napoli (classe 1973), giocatore di calcio, allenatore di calcio, procuratore, cosi ci si presenta per la seconda intervista.

 

“Sono Luigi Imbriani nato a Napoli e vivo attualmente a Napoli, ho dedicato la mia vita al calcio di cui sono un grande appassionato, ho giocato da ragazzo in eccellenza calcando i campi polverosi che c’erano un tempo, ora i ragazzi sono fortunati perché questi campi non ci sono più e quindi è tutto più facile per loro, iniziando dalle opportunità di scuola calcio fino al settore giovanile a livello nazionale.

 

 

Quando ho smesso di giocare ho iniziato come allenatore alla scuola calcio Bagnolese del presidente Cosentino, il direttore era Iumiento, abbiamo costruito una grande squadra anche se siamo partiti in ritardo con ragazzi nati nel 92/93;  ci siamo classificati terzi raggiungendo i play off al primo anno. Subito dopo ho attirato le attenzioni della scuola calcio Pasquale Foggia una delle società più forti in Campania, ho avuto un colloquio con Pasquale Foggia ragazzo umilissimo e professionista, mi sono bastati 5 minuti per accettare subito la sua proposta mettendomi in gioco e accettando di allenare la categoria allievi (classe98) dove siamo arrivati secondi  in classifica e vincendo tutti i tornei che c’erano in quel periodo assieme  alla coppa Campania F.I.G.C,  una bella soddisfazione direi. Gli anni successivi sono passato ad allenare i giovanissimi (2002). 

 

 

Abbiamo fatto un grandissimo lavoro vincendo il campionato i tornei e la coppa Campania, subito dopo Pasquale mi ha passato come direttore della sua scuola calcio con risultati eccellenti arrivando a contare circa 420/430 iscritti un picco massimo mai avuto in tutta la sua lunga attività di scuola calcio.

 

Dopo 12 anni sono andato a Pomigliano e mi hanno fatto direttore della juniores nazionale giocando con ragazzi sotto età, ci siamo comportati benissimo arrivando sesti in classifica, devo dire che non si è continuato il progetto per divergenze calcistiche, così  sono passato a fare il procuratore per questi ragazzi. 

 

Oggi attualmente ho molti ragazzi in serie D, eccellenza e promozione e mi diverto a seguirli perché questa è una passione che non mi abbandona mai, inoltre seguo anche altri ragazzi nei campionati nazionali.

 

Per finire sto cercando di restare nel calcio e aprirmi nuovi canali al nord, perché per il momento lavoro per la Campania e tutto il sud”.

 

    

 

 


    



L  La prima domanda qual è il segreto del suo successo, mi tolga questa curiosità?

 

Il segreto del mio successo è stato essere sempre chiaro, sincero e onesto con i genitori, ma soprattutto con i ragazzi.



 




Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto, se lo aspettava?

 

Sinceramente il Napoli vincente non me l’aspettavo è stata veramente una sorpresa, speriamo di riconfermarci l’anno prossimo.

 


Ho intervistato tanti giocatori di Napoli e di alcune città vicine, ingenuamente pensavo che fossero tutti tifosi del Napoli, invece non è così; questo non me l’aspettavo, secondo lei perché?

 

Perché sono giovani e sono nati in un’epoca dove il Napoli non vinceva niente, anzi veniva da più fallimenti, ma ora la nuova generazione tifa tutta Napoli.

 



 


Che esperienza è stata quella alla scuola Pasquale Foggia?

 

La mia esperienza alla Pasquale Foggia è stata costruttiva e mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista, lavorare al fianco di un grande campione, ma, non solo come calciatore, soprattutto come uomo mi ha formato tanto.

 




 


In questo momento lei è procuratore, esatto? La caratteristica principale che deve avere un procuratore qual è?

 

Sì, è vero in questo momento sto intraprendendo questa strada, come dicevo prima ci vuole tantissimo lavoro, essere sempre sinceri e non giocare mai con la psicologia dei ragazzi.

 


Una domanda che ho fatto spesso è questa: Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo di mondo. Perché tutti provano a diventare calciatori e non allenatori?

 

Tutti vorrebbero intraprendere la carriera di calciatore, tutto parte dai genitori che vogliono inculcare questa idea ai figli, ma è un percorso difficile, e uno su mille ce la può fare. Non hanno la mentalità di provare subito ad allenare, e quindi cercano di sfondare nel calcio, poi per loro è un ripiego l’allenatore

 







Secondo lei quali sono le qualità principali qualità che deve avere un allenatore? 

 

Un allenatore deve essere preparato, pronto al dialogo, lavorare duramente in campo e fuori ed essere sempre sincero e chiaro.




 




Il suo più grande pregio e il suo più grande difetto nelle attività che svolge e che ha svolto -lei è stato un giocatore di calcio e poi un allenatore - ?

 

Sono stato un giocatore, poi allenatore, poi direttore e ora procuratore. Il mio più grande pregio e la bontà d’animo, esserci sempre con tutti anche per chi non lo meritava. Il mio difetto essere istintivo e dire le cose in faccia che non sempre vengono apprezzate, ma per me è un pregio perché oggi si nascondono quasi tutti avendo una doppia faccia.

 


  La miglior squadra estera in questo momento è la?

 

Oggi come oggi è il Manchester City

 


Un pronostico: quale saranno il prossimo anno le prime 4 squadre italiane in classifica?

 

Il prossimo anno credo e spero in questa sequenza: 1)Napoli, 2)Inter, 3)Milan e 4)Juve.

 



 





Quant’è importante per lei la famiglia e quanto lo sono gli amici?

 

La famiglia è tutto, ti dà serenità, equilibrio e stabilità mentale. Gli amici se così si possono definire sono merce rara, oggi come oggi sono sempre di meno, sono come le mosche bianche in via d’estinzione e chi ha la fortuna di averle lo deve custodire per bene.

 


   Il  sogno nel cassetto in questo momento? 

 

Il mio sogno nel cassetto è portare almeno un ragazzo tra i professionisti e dire finalmente: “ci sono riuscito, e il mio sogno si è avverato”.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la voglio dedicare a tutti coloro che hanno sempre creduto in me, specialmente nei momenti di difficoltà dove mi sono stati veramente vicini, perché salire sul carro quando le cose vanno bene è facile. 

 

E poi voglio ringraziare te che sei una persona stupenda e avremo modo di cenare insieme qualche volta sotto il cielo di Napoli a presto.

 






Io la ringrazio verrò quanto prima a Napoli e faremo quest volta un’intervista in diretta.

 

 

 

22c 07 2023

 

(Tutti i diritti riservati)

 

 

venerdì 21 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

MANUEL

COVARELLI

 

 


     


 

Manuel Covarelli è giocatore di calcio, nato a Roma. Così ci si presenta:”

 

Mi chiamo Manuel Covarelli e sono nato a Roma il 27 novembre del 2001.

 

Ho iniziato all’età di 4 anni, ho giocato fino a 9 anni al Focene calcio una società vicino casa dove l’allenatore era mio papà, poi mi ha preso la Roma e ci sono rimasto per 6 anni.

 

Dopo la Roma ho avuto la possibilità di andare alla Viterbese squadra che militava in serie C.

 

Ho vinto 2 campionati: allievi nazionali e primavera, poi è arrivata la chiamata in prima squadra dove ho fatto l’esordio in coppa Italia di seria A era il quattro agosto del 2019 contro il Piacenza.

 

 Fino a dicembre sono stato in pianta stabile in prima squadra, poi sono andato in prestito alla Folgore Caratese (Carate Brianza) in serie D, ma per via del covid è finito tutto dopo nemmeno 2 mesi.

 

 

Nel 2020 ho firmato il mio primo contratto da professionista sempre con la Viterbese, ma sono andato in prestito al Flaminia in serie D dove ho fatto 30 presenze da under.

 

Nel 2021 sono andato a Rieti in serie D, ma nell’ultimo giorno di ritiro mi sono rotto la clavicola e mi sono trovato fuori rosa, quindi decisi di andare a giocare in eccellenza alla Pol. Favl Cimini, con i quali ci rimango per due anni fino a pochi giorni fa. 

 

Per la prossima stagione 2023 /2024 ritornerò a Rieti dove la società è diversa e non vedo l’ora di iniziare”.

 

 

 



 

 

Come prima domanda le voglio fare questa, lei gioca per tanti anni al Focene Calcio, e suo papà faceva l’allenatore, non dev’essere facile avere come allenatore il proprio papà, che esperienza è stata?

 

Papà per me è sempre stato il mio idolo, essere allenato da lui è stato bello e difficile allo stesso tempo. Non lo chiamavo papà, ma mister e lui non mi trattava come suo figlio, anzi ad essere sincero se c'era qualcuno da strillare aveva sempre sulla bocca il mio nome. Un pò questa cosa la soffrivo, ma poi quando giocavo ero semplicemente me stesso. Insieme a lui ho vinto tutto quello che c'era da vincere sia a livello di premi personali sia di premi di squadra per la mia categoria. Usavo solo il piede sinistro, lui mi toglieva lo scarpino per farmi usare anche il piede destro e fino a quando non calciavo non mi faceva uscire dal campo. Quindi è a lui devo tutto quello che poi ho realizzato.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto subito appena ho cominciato a camminare, avevo 9 mesi e sulla spiaggia con mia nonna cercavo di palleggiare con il super tele, poi crescendo il pallone è sempre stato il mio migliore amico, ci dormivo anche!

 






I suoi genitori, anche se suo papà era nell’ambiente calcistico hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Papà preferiva che facessi altro nella vita proprio perché lui era all’interno del mondo calcistico sin  da quando era piccolo, e perciò  sa come funzionano certe dinamiche, mamma invece è quella che mi ha supportato di più, è lei che mi ha iscritto alla scuola calcio di nascosto da papà. 

 

Lei mi ha sempre accompagnato, ha gioito e pianto con me e continua ancora a farlo. Comunque ci tengo a dirlo il diploma l’ho preso anche io.


 




Per 6 anni lei è alla Roma, qui che cosa ci può raccontare?

 

No, sono cinque anni alla Roma. Quando mi dissero che dovevo sostenere un provino a Trigoria non stavo nella pelle, io romano e romanista avrei coronato un sogno. Il provino lo feci, ma per 15 giorni, non  ricevetti  nessuna risposta. Nel frattempo si presentò la Lazio che mi volevano senza fare il provino. Io avrei preferito continuare a giocare a Focene, ma sapevo anche che era un'opportunità da cogliere al volo e così mentre stavo per andare a firmare a Formello… a mio padre squillò il telefono e dall'altra parte c'era Bruno Conti. Vi immaginate come è finita?



 




Un’esperienza importante è con la Viterbese, che tipo di esperienza è stata?

 

L’esperienza è stata bellissima, avevo 2 mister eccezionali che mi hanno affinato la tecnica e mi hanno insegnato molto. Dicevano tutti che ero bravo poi cosa sia  successo lo sanno solo loro.

 

Alla Viterbese sono arrivato che non avevo ancora 15 anni. Il mio primo mister è stato Paolo Livi una persona eccezionale un grande mister che ha contribuito a farmi diventare quello che sono oggi. Eravamo un gruppo eccezionale con lui abbiamo vinto il campionato, abbiamo fatto la storia. 

 

L ‘anno dopo con la primavera abbiamo sfiorato la vittoria sarebbe stato memorabile. Nel 2019 non so se per bravura o per fortuna mi ha notato mister Calabro e mi hanno aggregato in prima squadra. Il 4 agosto mi ha fatto esordire da titolare in Coppa Italia di serie A contro il Piacenza, avevo 17 anni il cuore mi batteva a mille, e penso di aver fatto la più bella partita si da quando io abbia cominciato a giocare. 

 

Poi per scelta societaria a gennaio sono andato alla Folgore Caratese in D. Sono arrivato lì scarico mentalmente, ero deluso non avevo più gli stimoli giusti, sentivo di aver fallito, avevo assaporato il calcio vero e poi quello che è successo poi non l’avevo e non l’ho ancora capito. So solo che andato via mister Calabro e con la nuova società le priorità furono diverse, evidentemente.

 






Lei è giovane con molta esperienza, che consiglio darebbe un ragazzino che volesse intraprendere quello che lei pratica?


Ai giovani dico di coltivare i propri sogni, di non smettere mai di lottare e di crederci sempre perché come dice sempre mia madre “fino a quando non suona la campana il round non è finito”. Un consiglio che mi sento di dare loro è di non sottovalutare mai il proprio estro, “di non tapparsi le ali”, siamo giovani ed è giusto osare e sbagliare così si impara e si fa esperienza, altrimenti i senatori in squadra che ci stanno a fare? Però dico anche a loro che se un consiglio viene dato da un giocatore con più esperienza bisogna accettarlo e farne tesoro.









All’interno della squadra lei che ruolo assume, ascolta tutti i consigli dei compagni oppure esprime anche lei la sua opinione, stimolando gli altri a fare meglio?

 

All'interno della squadra ascolto i consigli dei più grandi, ma allo stesso tempo non mi faccio mettere i piedi in testa se devo dire qualcosa la dico tranquillamente. 

 

Quest'anno che è trascorso non essendo più under ho cercato di aiutare i più piccoli anche rimproverandoli, ma ho cercato di spronarli a migliorarsi e a dare il 100%, essere under è un vantaggio, ma a volte anche uno svantaggio perché diciamo che i grandi rimproverano sempre i più piccoli, però fa parte del calcio, anche i grandi hanno fatto il loro percorso da under e quindi è giusto starli a sentire.









Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono nato trequartista e sicuramente è il ruolo dove mi trovo meglio. Negli anni ho ricoperto tutti i ruoli di centrocampo. C’è chi mi vede come trequartista chi come mezz'ala e chi addirittura come mediano a me basta che mi date un pallone poi qualcosa mi invento che sia un assist o una giocata l'importante è segnare. Se lo faccio io o lo faccio fare è uguale a questo gioco vince chi segna di più!



 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Uno ne ho fatto quest’anno me lo ricordo ancora come se fosse ieri, essendo mancino mi trovavo in una zona di campo a destra, mi sono accentrato e da 25 metri ho tirato a giro sotto al sette. Ma il mio goal più bello lo devo ancora fare e spero che sia quello che porterà la mia squadra a categorie superiori.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio è che sono molto altruista, cerco di fare sempre la giocata per far fare il gol agli altri, il mio difetto è che mi arrabbio e a volte nel mezzo della partita, mi assento un po’ lo so che è una cosa sbagliata, piano piano con il tempo sto cercando di aggiustare questo mio difetto.

 






Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono cresciuto dentro Trigoria dove tutti i giorni vedevo Francesco Totti, mi incantavo a guardarlo mentre si allenava, per me lui è il calcio. L’idolo di adesso non può essere che Messi

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono il mio ossigeno. La mia famiglia è accanto a me da sempre. Gli amici, quelli veri sono al pari della mia famiglia. Della mia famiglia fa parte anche la mia ragazza che per me è tutta la mia vita, mi dà la forza e mi fa essere felice giorno dopo giorno penso che non ci sia cosa più bella.

 






Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno che vorrei che si realizzasse nell’immediato e vorrei che per una volta la fortuna calcistica fosse dalla mia parte e  poi  vivere in felicità con la mia famiglia e la mia ragazza.

 

 

 

 

 

 

21 Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 20 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

ANTONIO

GALA 

   






Antonio Gala è giocatore di calcio nato a Napoli (quartiere Scampia il primo marzo del 1995, così ci si presenta:

 

Come tutti ragazzi del quartiere iniziamo a giocare tra i palazzi prima di iscriverci alle scuole calcio la mia scuola calcio l’ho fatta alla Mariano Keller era un Élite in Campani. 

 

Dopo di che inizio il mio percorso professionistico faccio 2 anni a Taranto - settore giovanile- all’età di 17 anni torno in Campania vado nell’Arzanese squadra che militava nel campionato di C2. 

 

 

È stata una bellissima esperienza con i grandi anche perché ero molto giovane.  Successivamente per essere più presente sul campo essendo scendo di categoria e vado alla Mariano Keller che militava in serie D. 

 

Feci veramente bene dopo passai alla Gelbison sempre serie D dove ho fatto un anno spettacolare e ebbi anche la nascita del mio primo figlio, dopo Gelbison sono stato in C nella Casertana, sono stati due anni bellissimi, abbiamo sfiorato anche la serie B.

 

Dopo di che sono sceso di categoria andando all’Aversa Normanna serie D, successivamente ho militato in eccellenza al San Giorgio e poi all’Napoli United per poi risalire in D al Real Agro Aversa; dopo un anno e mezzo ho completato l’anno in eccellenza a Lioni.

 

 

 Adesso aspetto la chiamata giusta per continuare la mia carriera calcistica. In totale Antonio Gala ha più di 200 presenze coronate da 16 gol”.


 


 

 


Come prima domanda le voglio fare questa, dove sarà il prossimo anno e logicamente dove le piacerebbe andare?

 

Il prossimo anno e ancora tutto da decidere, spero di trovare una società seria che mi faccia stare bene. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto da piccolissimo, i miei genitori mi hanno detto che la mia prima parola è stata: “palla” penso che sia partito tutto da quel momento.



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno assecondato, anzi ti dirò di più abbiamo gioito insieme nei momenti belli e viceversa abbiamo sofferto insieme nei momenti brutti.

 

Ci può dire qualcosa dell’esperienza che lei ha vissuto a Taranto, so che per lei è rappresenta molto, è la sua città d’adozione, è così?

 

Taranto per me rappresenta un ricordo bellissimo, ho conosciuto delle persone speciali che tutt’oggi ancora ci massaggiamo, in conclusione è stata una bellissima esperienza.

 


Altre due esperienze importati alla Gebilson e alla Casertana dove avete sfiorato la B.  

 

Sì, alla Gelbison forse è stato l’anno più bello, feci 34 presenze condite da 5 gol. Alla Casertana forse ho sofferto un po’ il cambio di categoria, ho sfiorato la serie B, ma non da protagonista però anch’essa è stata una esperienza bellissima.

 






L’ultima esperienza è in eccellenza a Lioni, un bilancio di questa esperienza?

 

L’ultima esperienza è stata a Lioni. Sono arrivato andato a dicembre eravamo ultimi in classifica, il presidente prese 4/5 calciatori nel mercato di dicembre compreso me, ci siamo salvati tranquillamente arrivando al 7º posto.

 







Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Posso parlare di me, a me non attiravano  né la  fama e né i  soldi, era e sarà solo pura passione!


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono un difensore centrale adattabile a terzino o terzo di difesa.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol più bello…ne ho due il gol contro l’Andria del 2-2 al 90º che dedicai a mio figlio Christian, nacque infatti 2 giorni prima, e poi il secondo più bello è stato dopo l’infortunio al crociato. Alla prima partita da titolare feci gol e vincemmo la partita.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio e che riesco ad adattarmi ad ogni situazione, il difetto che mi affeziono troppo alle persone, queste con il tempo   tempo ti deludono.

 






Ho intervistato un suo amico tempo fa: Mario Chianese, in che cosa siete diversi dal punto di vista calcistico?

 

Mario per me è più di un amico, è speciale e lui sa che io per lui ci sarò sempre, è un fantasista, ha la classe che pochi calciatori hanno; speriamo bene per lui.

 

Lei è nato a Scampia che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Scampia come per tutti noi nati in quartieri così rappresenta la crescita, mi spiego meglio: si cresce molto prima in questi luoghi, la vita ti insegna subito il male e il bene, ringraziando Dio parecchi con il calcio scelgono la strada giusta.

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici, allora, soprattutto famiglia la famiglia è tutto per me, darei la vita per la mia essa.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

l mio sogno? Oggi come oggi ti direi la salute dei miei figli e che Dio realizzi i loro di sogni. Io li sosterrò sempre qualunque sia la strada che decidessero di intraprendere, se cadranno io sarò lì a rialzarli per continuare a sognare insieme a loro.

 

 

 Grazie

 

 

20 Luglio   2023