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lunedì 17 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MIRKO 

MARSELLA 

 




Mirko Marsella è un ex giocatore di calcio e ora allenatore. Questa è la sua bella presentazione: 

 

“Sono Mirko Marsella e sono nato nel 1985 a Roma. Sin da piccolo ho avuto la passione del calcio. Mio padre ancora oggi mi racconta che l'unica cosa che portavo con me e con cui giocavo era una palla. Non ho mai voluto fare altri sport. Nonostante i miei genitori avessero provato a iscrivermi a nuoto o a basket volevo solo il calcio! Dopo aver frequentato la scuola calcio ho iniziato il percorso agonistico, giocando tutti i campionati regionali. Allora non era come oggi. C'erano giovanissimi, allievi e juniores, regionale o provinciale! Se eri bravo facevi i regionali sennò i provinciali. Ed io devo dire di aver fatto, con buonissimi risultati, tutti i campionati regionali dove ho ricoperto maggiormente il mio ruolo naturale "esterno di centrocampo" diventando poi un buon mediano".

 

 

Alla soglia del “salto di qualità" in prima squadra un brutto infortunio alla spalla mi ha fatto perdere un anno di calcio e probabilmente ha determinato la mia fine anticipata da ogni possibile carriera. 

 

Un intervento di gioco mi ha causato la rottura della spalla! In un anno ho subito tre interventi (di cui 2 sbagliati). L'ultimo, il più invasivo, mi ha finalmente stabilizzato la spalla, ma mi ha ridotto in parte la mobilità. 

 

 

Nulla di grave se non il fatto che l'ortopedico fu molto chiaro " puoi giocare a calcio, ma dovresti evitare brutte cadute altrimenti rischi seriamente".  Dovevo scegliere tra lo sport che più amo e la salute...prevalse la seconda (soprattutto perché ogni volta che la spalla usciva dalla sede passavo settimane con l'immobilizzazione e a lavoro cominciavo ad avere problemi).

 


Questo infortunio però se da un lato mi ha impedito di continuare a giocare dall'altro mi ha spinto a trovare nuove motivazioni. E vedendo mio padre allenare, ho capito che quel ruolo mi piaceva davvero tanto! Papà è stato ed è ancora il miglior maestro che io potessi avere. 

 

 

E vedendo lui in panchina ho appreso tantissimi principi che ancora oggi utilizzo. Non ho mai capito perché non abbia fatto carriera. Forse per la poca voglia di rischiare. 

 

 

Ma due cose mi ha trasmesso e che valgono più di tutti, la prima: l’allenatore è una passione non si fa per soldi! E l'allenatore deve divertirsi...se non ti diverti lascia stare, la seconda: l’allenatore è un uomo solo e spesso è poco considerato è sempre il primo a pagare in caso di sconfitte. Quindi bisogna portare avanti le proprie idee magari sbagliando e  sbagliando  con le proprie  convinzioni.

 

 

Dall'età di 23 anni (fine della carriera) ho provato a diventare un allenatore. Ma avendo pochissima esperienza da calciatore non riuscivo mai ad entrare nei corsi. 

 

 

Ovviamente le società a cui mi rivolgevo mi rispondevano " senza patentino non puoi allenare". Per anni sono andati a vedere partite il sabato e la domenica con il mio quaderno dove prendevo appunti! Avrò visto centinaia e centinaia di partite. 

 

 

E su quel quaderno segnavo ogni minimo dettaglio degli allenatori. Moduli, schemi, tattiche, schemi su calci piazzati, marcature cercando di capire il perché l'allenatore chiedesse certe cose! 

 

 

Poi la sera o il giorno dopo le rileggevo e vicino a penna rossa mettevo le mie considerazioni. Ho collezionato 10 quaderni pieni di appunti di partite giovanili e prime squadre!

 

 

Nel 2022 la svolta! Sono riuscito ad entrare al corso UEFA D e finalmente sono riuscito a diventare allenatore ufficialmente 

 

Poi a fine corso la Wospac Italy mi ha dato una grande opportunità. Poter fare parte dello staff tecnico che seguiva under19 e prima categoria agli allenamenti e nelle partite ho imparato davvero molto! 

 

 

Non smetterò mai di ringraziare il Presidente Angelini, il mister Dominici e il Ds Maggiulli. 

 

 

E quest'anno la società mi ha ritenuto pronto per guidare la squadra dell’under 19 che farà il campionato regionale. Un'esperienza straordinaria ma allo stesso tempo da prendere con molta attenzione.

 

 

 Perché si tratta di uomini e non bambini e perché la società si aspetta un buon risultato. Ed io non voglio deluderli alla prima esperienza. Ecco perché tra i tanti impegni di lavoro e politici ho ricominciato a studiare. Libri di tattica, esercizi e i miei quaderni con gli appunti di anni e anni di partite viste".

 

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa i suoi genitori hanno provato a iscriverla a basket e a nuoto, ma lei ha qualche mese ha fatto nuoto e basket oppure non ci ha provato per niente a praticarli?

 

I miei genitori hanno provato ad iscrivermi a nuoto. Ricordo che l'ho frequentato pochi mesi. Mi dicevano che ero molto bravo, ma io non me volevo sapere. Piangevo a dirotto e quindi dopo pochi mesi mi hanno tolto.

 

Lei inizia a praticare la scuola calcio e inizia il suo percorso agonistico, la scuola calcio era la scuola del suo quartiere, e il percorso agonistico con quali club?

 

Ho iniziato la scuola calcio all'Urbetevere. Poi l'attività agonista l'ho fatta in gran parte a Corviale, la squadra vicino al mio quartiere.

 

Lei riesce a diventare un buon mediano, qual è stato il segreto del suo successo?

 

Sono stato un buon mediano. Credo che la mia migliore caratteristica sia stata l'intelligenza tattica. Avevo una buona tecnica, ma nulla di grandioso. Ma in campo sapevo sempre dove mettermi e dove farmi trovare dai compagni 

 

Parliamo del salto di qualità e dell’infortunio. Un brutto momento, il sogno infranto, com’è riuscito a superare quel brutto momento, da solo oppure con l’aiuto dei genitori e degli amici?

 

L'infortunio ha cambiato le mie ambizioni e anche i miei sogni. Ma grazie all'aiuto della famiglia sono riuscito a superare tutto. E in quella fase ho cominciato ad innamorarmi del ruolo dell'allenatore. Ricordo che durante la degenza post operazione rivedevi ogni giorno tantissime partite in TV.

 

Suo papà era un allenatore, ci ha detto che non sa perché non abbia fatto il salto di qualità, se ci ripensa quale può essere il motivo?

 

Se ripenso alla carriera da allenatore di mio padre posso dire che non ha fatto carriera per due motivi: ha sempre allenato per passione, spesso accettando sfide impossibili, ma affascinanti e poi perché è sempre stato un uomo libero. Non ha mai accettato compromessi e imposizioni calate dall'alto.

 

Nel 2022 lei prende il patentino, che momento è stato?

 

Nel 2022 ho coronato un sogno. Una grande emozione. Il patentino (lo custodisco gelosamente) è stata la chiave per entrare in quel mondo che da sempre ho osservato fuori da una rete.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Per me l'allenatore deve avere personalità. Se Manca un'ottima capacità nel relazionarsi e ovviamente una preparazione adeguata non sarà mai un bravo allenatore.

 

Il suo pregio e il suo difetto (dal punto di vista calcistico)?

 

Il mio pregio penso sia la voglia di migliorarmi ogni giorno sempre di più. Il mio difetto è che sono un uomo che vive di passione. E spesso do più di quello che dovrei dare, soprattutto nei rapporti. 

 

Lei inizierà ad allenare gli under 19, un impegno importante da parte mia che tutto vada per il meglio, lei in questo momento come si sente?

 

Sono emozionato per il mio nuovo incarico. Ma anche determinato! Ho ricominciato a studiare e mi farò trovare pronto per l'inizio della preparazione, che dire se che: speriamo bene!

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

L'intervista vorrei dedicarla alla mia compagna e a mio figlio che sono i miei primi sostenitori e mi supportano e sopportano in questa mia passione. Ma anche a mio padre, la mia ispirazione e a mia madre…che mi guarda da lassù, ma che sono sicuro sarà orgogliosa di me!

 

 


Grazie

 

 

18 luglio 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 16 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIUSEPPE

GIORDANO

 


 



 

Giuseppe Giordano gioca a calcio nel ruolo di portiere e così ci si presenta: 

 

 

“Mi chiamo Giuseppe Giordano e sono un portiere nato a Napoli il 18/7/1989 Cresco nel settore giovanile della Damiano promotion 

All’età di 17 anni mi trasferisco nel Pianura Calcio in eccellenza dove giochiamo la finale play off per approdare in D e con la juniores, riusciamo a vincere il campionato nazionale.

 

L’ anno dopo vado nel Castiglione di Sicilia dove vinciamo il campionato di eccellenza, successivamente la squadra è in serie D  e così anche l’anno successivo. 

 

Rimango in Sicilia e faccio diversi campionati in serie D: Sapri, Modica e Due Torri.

 

 Nel 2012 torno in Campania e milito in diverse realtà dell’eccellenza come: Casalnuovo, Procida, Sant’ Anastasia Calcio 1954, Neapolis e Villaliterno in promozione, successivamente una breve parentesi è nel Lazio arrivando a giocare una finale play off. 

 

Gli ultimi due anni li ho trascorsi prima nell’ A.C. Ottaviano e poi nella Real Acerrana 1926 dove siamo riusciti ad arrivare in finale di Coppa Italia”.

 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa come si è concluso il campionato 2022-2023 con la Real Acerrana 1926?

 

L’ultimo anno ad acerra e stato positivo da un lato perché abbiamo raggiunto un traguardo importante come la finale di Coppa Italia. 

 

 

È soddisfatto di quello che lei assieme ai suoi compagni siete riusciti a fare?

Posso dirti di no, perché in campionato non siamo riusciti a raggiungere l’obbiettivo prefissato cioè i play off quindi un po’ di rammarico è rimasto.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sono cresciuto nei quartieri di Napoli dove per strada il calcio giocato sull’asfalto e tra le macchine era la quotidianità. 

 




 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Fortunatamente i miei genitori mi hanno sempre supportato in quello che facevo.

 

 

Diversi anni lei è stato in Sicilia, non le mancavano la famiglia, gli amici?

 

I primi mesi in Sicilia non sn stati facili, ovviamente mancavano gli affetti familiari gli amici, ma fortunatamente li ho trovato tante belle persone e subito mi sn ambientato.

 

 

Come si è trovato nell’ambiente calcistico siciliano?

 

I campionati in Sicilia secondo me sono molto difficili e stimolanti perché vai a scontrarti contro piazze importanti come Messina Catania Siracusa Acireale trapani e tante altre.

 

 

Come mai una breve parentesi nel Lazio, mi spiego meglio, perché breve?

 

E’ stata breve perché è durata solo un anno, poi sono ritornato in Campania per varie vicissitudini.

 

 

 




Lei ha giocato in tante squadre, si è trovato bene in tutte oppure fra le tante una le è rimasta nel cuore?

 

Diverse sono le squadre dove mi sn trovato bene, ma quella che mi è rimasta di più nel cuore è il Castiglione di Sicilia perché al di là della vittoria del campionato si formò un gruppo pazzesco fatto veramente di belle persone e che tutt’ oggi a distanza di 16 anni sento ancora con molto piacere.

 


Si è mai chiesti perché tutti provano a diventare calciatori (eppure ci sono tanti altri sport)? 

 

Forse perché è lo sport più bello del mondo e i bambini vedono i calciatori famosi come dei veri e propri idoli e cercano di imitarli; non per altro e lo sport più praticato al mondo, anche se ti dico che seguo molto di più l’NBA che il calcio.

 


Come mai ha scelto ruolo del portiere?

 

Il ruolo del portiere mi ha sempre affascinato forse perché è diverso dagli altri ruoli e le mie doti fisiche erano adatte al ruolo; diciamo che non devi essere tanto sano di mente per scegliere questo ruolo (ride!).

 

 

Si ricorda la sua parata più bella che ha realizzato?

 

Una parata che ricordo con molto piacere è un rigore parato al 90 esimo il primo anno in Sicilia che ci portò a vincere il campionato. 

 

 

Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli per me rappresenta tanto al di la del mare Vesuvio, ti parlo della Napoli dei vicoli, dei quartieri dove sono cresciuto, dove capisci quello che è giusto e che non è giusto, una vera e propria università della strada.

 


 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Per me la famiglia gli amici sono fondamentali nel percorso di vita perché quando hai bisogno di aiuto sono sempre lì a porgerti la mano.

 

 

A chi vuol dedicare quest’intervista? 

 

La dedico a mia moglie perché che supporta e mi sopporta da 11 anni ed è sempre lì al mio fianco a sostenermi e a condividere con me i sia i momenti positivi che quelli negativi.

 

 

 

16 Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

venerdì 14 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LORENZO

FIORINI

 

 


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Lorenzo Fiorini è un giocatore di calcio di Roma, e gestisce la Ulivi Village calcio a 5. Così ci si presenta. 

 

“Ho iniziato a giocare all’età di 5 anni e ho fatto tutta la scuola calcio fino a 16 anni nell’ Urbetevere calcio. 

 

Sono partito all’età di 16 anni per andare a giocare nel Livorno disputando il campionato primavera per un anno e mezzo.

 

Sono poi ritornato nel Lazio disputando campionati di Serie D con la Cinthia e dopo con il Marino.  Dopo il Marino in serie D mi sono spostato in promozione ed eccellenza sul litorale romano, queste le squadre: Focene, Fregene e Fiumicino. 

 

Nel 2016/17 mi sono trasferito in serie D nel Trastevere Calcio.

 

Poi una piccola parentesi in eccellenza nel Civitavecchia Calcio, nel dicembre 2018 mi sono trasferito al Pro Roma in promozione vincendo i play off.   Nell’anno 2018/2019, sempre in promozione, vado a militare inizio con la Tivoli e poi con la Vis Sezze vincendo il campionato. 

 

 

Nel 2019/2020 mi trasferisco al Terracina, sempre in promozione, purtroppo il campionato non è stata concluso a causa del covid, però abbiamo centrato l’obbiettivo quello di salire in eccellenza avendo una buona posizione di classifica. 

 

Nel 2020/21 inizio in promozione con il Fiano Romano, purtroppo dopo 4 giornate il campionato è stato di nuovo fermato causa pandemia, successivamente mi sono trasferito in eccellenza al Casal Barriera finendo la stagione in quel club.

 

 

Nel 2021/22 ritorno in promozione con l’Aurelia antica, vincendo il campionato.

 

Nella stagione appena conclusa, 2022/23, sempre in promozione vado a Valmontone vincendo il campionato".

 

 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa lei gestisce la Ulivi Village calcio a 5, per chi non la conosce, ci potrebbe spiegare illustrare quale attività si fanno e da quanti anni è aperta?

 

Gli Ulivi Village è una società sportiva fondata 10 anni fa da me e da mia madre, abbiamo un circolo sportivo in gestione dove abbiamo molte attività sportive: 2 campi da calcio a 5, 3 campi da beach volley al chiuso e all’aperto, 3 campi da padel, un campo da padbol, una palestra funzionale e uno chalet dove organizziamo feste di compleanno ed eventi. All’interno di queste strutture organizziamo molteplici attività come la scuola calcio a 5, il settore agonistico calcio a 5 e prima squadra, corsi di beach volley e padel, centri estivi. Insomma un villaggio sportivo funzionale tutto l’anno.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Gioco a calcio da quando avevo 5 anni, vengo da una famiglia prevalentemente sportiva e che hanno lo sport e la competizione nel sangue. Gia da quando ero piccolo avevo le idee ben chiare, quello di giocare a calcio e nello stesso momento avviare un’attività sportiva che mi avrebbe fatto rimanere  nell’ambito sportivo e per fortuna ci sono riuscito.



 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Assolutamente, i miei genitori mi hanno sempre assecondato, cercando pero di inculcarmi la cultura sia dello studio, ma nello stesso momento anche inerente all’attività sportiva. Perché secondo loro lo studio e lo sport vanno di pari passo rispettando sempre delle regole per loro fondamentali:dedizione , impegno e passione e rispetto delle persone sia a scuola che a calcio. 

 


Lei a 16 anni va al Livorno, era giovanissimo, come si è trovato in quell’ambiente, si era ambientato bene? 

 

Sì, dopo aver fatto la scuola calcio e il settore agonistico nell’Urbetevere Calcio, a 16 anni mi sono trasferito a Livorno per un anno e mezzo, da solo senza genitori. 

 

L’impatto fisico e mentale all’inizio è stato un pò traumatico, il professionismo è totalmente diverso da quello dilettantistico: ritmi intensità, giorni e ore di lavoro, stile di vita. Poi una volta abituato è stato molto più facile e anche divertente. 

 

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Più alle squadre io sono uno che lega tanto con i compagni, in tutte le squadre che ho giocato ho sempre ottimi ricordi e amicizie che si sono mantenute nel tempo e anche fuori dal campo.

 


Ha collezionato tanti successi, qual è il segreto di saper giocare così bene? 

 

Per fortuna la maggior parte delle squadre dove ho giocato avevamo spogliatoi coesi e la squadra era  importante, il successo arriva se fai gruppo e logicamente uniti per l’obbiettivo finale, se stai bene nella squadra poi si rispecchia anche nel rettangolo verde, perché riesci a esprimere sempre il massimo del tuo potenziale. 

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Sono uno sportivo e tutti gli sport mi affascinano, principalmente seguo il basket e il tennis




Lei gioca nel ruolo di? 

 

Gioco attaccante centrale. 









Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol più bello è quello che deve ancora arrivare. 

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio è quello che mi metto sempre a disposizione della squadra e del mister, non pensando alla gloria personale, ma solo su quello che ha bisogno la squadra e per un’attaccante non è per niente scontato 

Un mio difetto è quello che a volte sono troppo schietto e se devo dire un qualcosa al mister, direttori o presidenti non ci penso due  volte e la dico, non pensando però alle conseguenze.

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Direi una bugia se non avessi rimpianti, il mio più grande rimpianto è quello di essermene andato da Livorno dopo i tanti sacrifici che avevo fatto per stare nel club. 

 


Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ho sempre ammirato il mio capitano Francesco Totti, giocatore in attività che ammiro per come gioca è Lautaro Martinez.

 





 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è la cosa più importante, se hai una famiglia come la mia che ti supporta sempre e che ti sta vicino in tutte le fasi della vita essa ti dà quella spinta in più anche a livello sportivo. 

 

Ho una compagna fantastica che mi ha dato alla luce due figli, e ritornare a casa magari dopo un allenamento o dopo una partita distrutto e vedere lei e loro è una cosa indescrivibile. Per quel che concerne l’ amicizia ti posso dire che  per me è una cosa sacra e i miei amici li custodisco nel mio cuore come fratelli.  

 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è quello di vincere un altro campionato e dedicare la vittoria al mio primo tifoso che mi ha accompagnato e sostenuto sempre: a  mio nonno  che è venuto a mancare poche settimane fa.

 

 

 

 

 

 

 

 14 Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati)