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giovedì 13 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VINCENZO

BARONE

 


     

Vincenzo Barone è un ex giocatore di calcio ed è di Napoli, ora dirige la scuola calcio e ora dirige la scuola calcio: A.S.D Barone calcio. Queste sono le domane che gli abbiamo rivolto.


 

Come prima domanda le voglio fare questa: che cosa ci può dire della scuola calcio che lei dirige, l’A.S.D. Barone Calcio e quando è nata?

 

La ringrazio per la sua domanda inerente alla nostra realtà, la Barone Calcio è nata circa 12 anni fa subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, oggi sono più legato rispetto allo scorso decennio perché porta il cognome del mio papà che non c'è più, e questo mi spinge quotidianamente a provare per renderla sempre migliore.

 

 


Immagino che sia molto soddisfatto di questa sua “creatura” come sono i rapporti con i genitori, a volte si legge che sono molto invadenti e pretenziosi?

 

Il mondo genitori va aiutato a capire le dinamiche che spesso a loro sono sconosciute, come nei fanciulli risulta determinante un percorso pedagogico, anche gli adulti vanno istruiti ed indirizzati ad una cultura calcistica che in Italia quasi non esiste.  Inoltre una scuola calcio deve avere delle linee guida ben definite di cui il genitore deve fare tesoro per il bene del proprio figlio.

 

 


Che soddisfazioni le sta dando questa attività? 

 

Le soddisfazioni che può dare una scuola calcio sono molteplici e spesso arrivano abbinando lo studio scolastico con  gli impegni calcistici, nel mese di febbraio con il permesso dei genitori  personalmente ho letto  oltre 300 pagelle e risposto  in privato ad ogni famiglia peri primi risultati conseguiti. Insieme ai genitori spingo fortemente affinché si applichino allo studio, esso aiuta a migliorare la parte cognitiva, apre la mente a nuovi orizzonti ed in modo naturale si innesca un meccanismo di crescita anche dal punto di vista calcistico.

 


 

Se lei dovesse fare un bilancio di questa scuola calcio che vorrebbe dire?

 

Negli anni siamo cresciuti costantemente anno dopo anno, inizialmente mi capitava di incontrare delle persone che conoscevo e che per diversi motivi accompagnavano i propri figli lontano dai nostri quartieri per fare calcio, insieme a tutto lo staff tecnico e dirigenziale con grande professionalità abbiamo lavorato con grandissima professionalità sul territorio ed in parte siamo riusciti ad invertire questa tendenza. La Barone calcio conta circa 330 iscritti con 30 squadre totali che giocano ogni settimana per tuttala Campania. La “briciola” di soddisfazione che ho e che abbiamo  è  che oggi una parte dei nostri bambini e ragazzi ci scelgono arrivando da quartieri e paesi lontani.

 

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è stato da sempre una grande passione. Direi da sempre, visto che mio padre è stato anche lui un bravo giocatore di calcio, questa passione me l’ha trasmessa anche lui, spesso giocava con me nel cortile dove vivevamo. Nei miei primi anni lontano da casa anche al Milan non percepivo alcun stipendio, le mille rinunce fatte sono state in funzione di una passione, vivere a soli 14 anni lontano 1000 km dalla propria famiglia se riflette può essere spaventoso; pure pur sapendo che forse non sarei mai sarei stato ricompensato ho volutamente rincorso il pallone per tutta la mia vita.

 

 


A 13 anni lei lascia la sua città per andare a Milano, che cosa si ricorda appena è arrivato al Milan?

 

Ricordo che insieme che al mio allenatore mister Festa -  è scomparso due anni fa' al quale sono molto riconoscente dei suoi insegnamenti- dopo aver pranzato  in un ristorante di Milano insieme ad Ariedo Braida ed al signor Gatti, andammo nella sede del Milan che allora si trovava in via Turati, lì   firmai e pur essendo da sempre un tifoso del Napoli rimasi colpito dai tanti trofei prestigiosi presenti nelle bacheche, inoltre tantissime erano   le foto con i grandissimi campioni che il Milan aveva avuto nel suo passato.

 


Ha conosciuto tanti campioni, direi che è stata una bellissima esperienza, è così? 

 

Sì, insieme ai miei compagni abbiamo visto giocatori fenomenali, Van Basten, Rijkaard, Gullit, Baresi, Maldini, Donadoni, Savicevic, Papin e tanti altri in due occasioni, però vorrei sottolineare per pura casualità ho avuto anche la fortuna di allenarmi e giocare con loro. Insieme ad un mio ex compagno di squadra livornese Arrica, formai la coppia d'attacco con Aldo Serena insieme a Nando De Napoli contro Maldini e Baresi, un episodio ovviamente indimenticabile, sono sensazioni bellissime che ho elaborato successivamente, in quel momento essendo così giovane non me le sono godute a pieno.

 


 




Lei era giovanissimo, non sentiva la mancanza di casa - in molti mi hanno detto che sentivano tanta nostalgia che sono tornati a casa e che solo ora si sentono di aver buttato via una grossa opportunità -?

 

Certo, la vita in convitto di quel periodo era davvero difficile per chiunque, molti ragazzi decidevano di tornare dalle proprie famiglie per la tanta nostalgia di casa, non avevamo finestre ma cancellate, l'unica ora libera era al sabato dalle 17 alle 18 ed il restante del tempo era per lo studio e per gli allenamenti, per sentire un familiare c'erano 3 linee telefoniche con 400 ospiti in collegio. Per farla breve sentivo i genitori una volta a settimana e li vedevo due volte in un anno, ricordo che al mattino prima di andare a scuola ci obbligavano ad andare nella chiesa nel collegio per pregare, ho pianto molto, ma ho cercato di resistere ed oggi penso che quell'esperienza mi abbia formato e reso un uomo migliore.

 

 


A 19 anni lei ha l’opportunità di andare in Svizzera per militare in due club importanti, non posso non chiederle il perché di questa decisione, mi spiego meglio perché non ha colto quella splendida opportunità?

 

Dopo il Milan feci l'esordio in serie C con la Solbiatese una società satellite del Milan in quel periodo, l'anno successivo il primo goal nei professionisti lo feci con il Varese alla guida della prima squadra c'era Caligaris al quale debbo molto perché sono stato con lui anche a Borgosesia dove mi diede la possibilità di giocare e valorizzarmi.  Gli devo molto nella mia prima fase di crescita ed ancora oggi lo ringrazio.  Subito dopo Varese venni chiamato dal direttore chiedendomi se mi avesse fatto piacere  andare a giocare in Svizzera con il Lugano oppure al  Basilea, queste squadre  militavano una in serie A e l'altra in B. Allora in Svizzera il calcio non era conosciuto come oggi, i guadagni erano gli stessi delle serie inferiori in Italia, sbagliando non accettai di andare. Fu un errore che quasi non mi perdono, purtroppo da giovani se ne commettono tanti, anche perché nel mio caso non avevo un consigliere esperto del mondo calcistico.

 





 



Lei ha giocato in diverse squadre, e mi sembra giusto dirlo come attaccante ha realizzato 350 goal,  a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho giocato in molte squadre ed a tutti i componenti devo un grazie, se proprio devo sceglierne una ti posso dire che non è blasonata, ma ho giocato in una società di Terniche si chiama Campitello in eccellenza, ed è proprio in quel club che ho iniziato a fare l'istruttore di scuola calcio, ho avuto modo di conoscere il prof. Francesco Palanga, mi ha dato tanto nel mio percorso, ma non solo lui, direi tutto l'ambiate del club. Ho vissuto il mondo dei bambini che non conoscevo, a Perugia, inoltre ho conseguito il patentino Uefa B di allenatore. Mi sento ancora oggi legato all'ambiente ternano perché ho imparato moltissimo di quanto svolgo oggi nel mio quotidiano.

 

 


Qual è l’insegnamento più importante che ha avuto stando lontano da casa per tanti anni? 

 

Nel mio caso sono state infinite le cose apprese. 

 

Immagini il cambio radicale ho conseguito la terza media a Milano e ho frequentato parte delle scuole superiori a Varese, inevitabile le influenze caratteriali dovute a dei modi completamenti diversi di vivere.  Se devo dirle l'insegnamento più forte che ho ricevuto e che mi accompagna come esempio per tutti i giorni è stato quello che ho avuto in pochi mesi da due miei compagni di squadra: Walter Frezza allora capitano della squadra che aveva perso il suo papà e Filippo Bordoni difensore centrale di quasi due metri che perse la moglie poco più che trentenne con una bimba piccolissima.  Ricordo che entrambi a distanza di un giorno erano nel gruppo e stimolavano i compagni ad allenarsi bene.  È stata la lezione più grande che potessi apprendere, scindere il dolore immenso che portavano dentro ed il senso del dovere, mi fecero capire che il loro esempio fu elemento trascinante per tutta la squadra nel fare un campionato strepitoso; è stata una lezione di vita che porterò con me, sempre!

 

 


Il fatto di aver conosciuto allenatori e direttori così importanti, come lei cita nella presentazione, in che modo l’hanno fatta crescere?

 

Dietro a ogni professionista c'è una persona, un carattere con la sua storia, può sembrare una frase fatta, ma le assicuro che è quanto penso, ognuno di loro mi ha lasciato un qualcosa, sono stati meravigliosi ed anche il mister più severo mi ha migliorato. Certamente nel mio cuore porto gli uomini ed i valori che mi hanno trasmesso, Caligaris, come dicevo, ha determinato il primo percorso e c'era solo da imparare da lui, oltre ad essere un  insegnante era un sergente di ferro, ma anche simpaticissimo in alcuni momenti di goliardia.  Senza di lui non ci sarebbe stato per un inizio nel calcio che contava, in Schenardi rivedevo in lui il calciatore che era stato, non avevamo bisogno di parlare ci incrociavamo con lo sguardo ed ero carico per giocare dieci gare di seguito, Bucciarelli, il maestro, mi ha insegnato il rapporto con i bambini il modo di lavorare e l'approccio sentimentale.


 Il mister Favilla per me è stato un anticipatore dei tempi una persona semplice, dotato di un’intelligenza pazzesca e molto molto umano.

Il mister pensava che fossi un grande calciatore, solo che io al suo cospetto non mi sentivo nessuno, perché oltre che ad essere un professore di scuola, era una persona molto colta (aveva il patentino Uefa A) e quando si trascorre tanto tempo mi sono accorto della sua grandezza, ripeto avendo un gran bagaglio di conoscenze era di una grande semplicità, e mi faceva sentire al centro della sua vita e nello stesso tempo dava importanza alla tua.  




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

I ragazzi seguono i social oggi come non mai, le auto, i soldi le belle donne sono elementi di attrazione per tutti, il calciatore viene visto anche in questo modo, ma non bisogna dimenticare che bisogna studiare e capire che il calcio con il loro privilegi è un mondo per pochi, un ragazzo che ha tutto il diritto di sognare ad per di diventare quanto lui desidera, ma dico che bisogna restare sempre con i piedi ben saldi per terra.

 

Di fondo credo che si giochi a calcio sempre inseguendo una passione è lei che ti spinge anche al sacrificio, se poi si raggiunge l’obiettivo i privilegi prima elencati, ovviamente, sono elementi inevitabilmente di una attrazione fortissima.

 




 


Lei è nato a Barra, un quartiere di Napoli, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Barra rappresenta il posto dove sono nato e cresciuto fino a 13 anni fa' parte di una parte di Napoli dove ancora non tutto funziona come nel resto della città e volutamente ho scelto di tornare a vivere dove sono nato, avrei potuto scegliere di vivere al Vomero, a Portici nei quartieri più agiati della Napoli bene.

 

 Invece è qui che posso mettere a disposizione le cose che ho imparato in questi anni, qui ci sono i miei bambini rivedo in loro me stesso molti anni prima anche se in alcuni momenti dell'anno il calcio assume una valenza minore.  Le persone che sto per citare si sono occupate e si occupano di cose più delicate, quello che conta e che resta lo stesso fine.

 

Falcone e Borsellino come Maresca e Gratteri e tanti altri potevano accettare incarichi in cittadine tranquille del nord Italia ed invece hanno scelto di restare e migliorare le loro città, io non sono nessuno al loro cospetto, meno che zero in tutto, ma ho lo stesso spirito aiutare i bambini della mia città non tutti hanno tutto ed io nel mio piccolo cerco di essere vicino a loro con una parola di conforto, tutto questo per dargli la possibilità di fare sport e non esporli a dei rischi che possono arrivare dalla strada. Insomma con grande umiltà molte cose si fanno in silenzio e mi inorgoglisce non abbandonarli e mi spiace spesso ritrovarmi troppo solo e non poter fare di più.

 

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è per tutti fondamentale, sono il primo di 4 figli e lavorava soltanto il mio papà operaio dell'Eni, oggi ho una famiglia mia: Anna mia moglie  con due bambini Mario di 13 anni e Claudia di 6. Ho gli amici di sempre anche quelli dell'asilo ed altri acquisiti nel tempo, cerco di vivere con persone che antepongono i sentimenti agli interessi e questa è una sensazione che mi accompagna ora e che non vorrei mai perdere.

 


 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Visto che me lo chiede, il mio sogno è irrealizzabile purtroppo, vorrei andare indietro nel tempo rimediare ai tanti  errori fatti, avere una forza economica diversa per realizzare delle attività per  i ragazzi del mio quartiere, dare a tutti le stesse opportunità creare dei momenti di aggregazione extra scolastici e calcistici, mostrargli che esistono opportunità  anche in un gioco in scatola il quale  ti apre un mondo, leggere dei libri che facciano sognare renderli persone migliori e per alcuni non vorrei  abbandonarli in un destino a volte troppo in salita per chiunque: questo è quanto non mi perdono; senza i miei sbagli adolescenziali avrei reso oggi molte cose migliori per la mia gente.

 

 Grazie 





13 07 2023

(Tutti i diritti riservati) 




mercoledì 12 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 GASTON 

CESANI

 

 


     


Gaston Cesani, argentino è nato il 5 settembre del 1995. Ha iniziato a giocare a calcio a giocare calcio a 11 a 10 anni nel River Plate.

 

 

Queste sono le squadre dove ha militato: River Plate (under 20), Platense (primo contratto da professionista), lascia poi  l’Argentina per venire in Europa e gioca in serie C in Spagna con il Real Aviles, poi a Malta milita nel Floriana (serie A) e nel Sirens (serie A), si traferisce in Romani al Ceahlaul (serie B), infine viene in Italia dove ha giocato nel Rieti (serie D) e nell’Insieme Formia dove ha vinto una Coppa Italia). 

 

 


 



 


Lei è nato a Buenos Aires, quando ha scoperto che il calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

 

Non mi ricordo bene, gia a uno a due anni giocavo con il pallone, mio padre mi portava al parco sin da piccolo, ho iniziato a 5 anni con la squadra del mio quartiere la Pinocho.

 

 







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Diciamo che i miei volevano che io studiassi, ma io no volevo continuare ad andare a scuola, mia madre mi disse una volta che sarebbe stato impossibile. Perciò ho finito la scuola e ho continuato a giocare a calcio, ribadisco che mia madre mi diceva sempre che se fossi andato male a scuola avrei smesso di giocare a calcio.

 

 

Com’è stata la sua esperienza al River Plate? 


Bellissima esperienza, è la squadra più importante e grande che abbiamo in Argentina,   assieme all'altra squadra che il Boca Juniors,   al equivale alla Juventus in Italia. Gli allenatori mi hanno insegnato tutto, finito l’allenamento mi davano la possibilità di andare a scuola. Li ringrazio molto.

 

 

 

Ad un certo punto lei decide di lasciare l’Argentina, come mai?

 

All’età di 18 firmai un contratto da professionista con la Platense, una squadra di serie A, purtroppo ho avuto un infortunio abbastanza brutto, la pubalgia, mi hanno operato, una molta che mi sono rimesso in piedi loro non si sono comportati bene con me, ho rescisso il contratto. Il mio procuratore mi ha detto che in Spagna c’era una squadra che mi avrebbe voluto, il Real Aviles (serie C). Assieme alla mia famiglia ho deciso che per il mio futuro sarebbe stato importante lasciare l’Argentina per venire in Europa. Avevo 21 e non è stato facile andare dall’altra parte del mondo, in Europa. Ovviamente si è tratta di una bella esperienza.

 





 



Si è ambientato bene in Europa? Non le mancavano la famiglia, gli amici?

 

All’inizio è stato difficile, mi mancavano i miei amici, la mia famiglia, poi però ho trovato la forza per andare avanti, e in tutti i club dove sono stato ho trovato persone buone e disponibili, in conclusione all’inizio è stato difficile, ma poi ci si ambienta.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre e in diverse nazioni a quale squadra è rimasto più   legato? 

 

Sono legato a tutte le squadre perché ho avuto l’affetto della gente, all’S.S. D Insieme Formia abbiamo vinto la Coppa Italia, era da 16 che non la vincevano. Quando sono arrivato in Spagna, la squadra, il Real Aviles molto importante, rischiava di retrocedere e quando sono arrivato assieme ad altri due abbiamo fatto molto bene e ciò ha permesso alla squadra di salvarsi. I tifosi ancora mi scrivono, quando è il mio compleanno fanno un post su Facebook. In conclusione in Spagna con me si sono comportati benissimo.

 






 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Fondamentalmente faccio più assist che goal, mi ricordo che ne ho fatto uno quando ero nel settore giovanile contro il Belgrano de Cordova, il goal l’ho fatto da 30 metri, avevo visto che il portiere stava un po’ avanti e così ho tirato.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (dal punto di vista del calcio)? 

 

Ti posso dire che il mio pregio è fare i passaggi tra le linee, la gente dice che sono un calciatore intelligente. Il difetto? Il mio carattere, non mi piace perdere, mi arrabbio, solo io posso migliorare questo mio difetto.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ti posso dire che è stato Riquelme (Boca Juniors) l’ho sempre ammirato, due settimane fa mi sono portato anche mio fratello a vedere la sua ultima partita in quanto ha 45 anni, altro giocatore Fernando Gago, adesso mi piace molto è Leandro Paredes.

 

 





Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Ti posso dire che senza di loro non potrei essere io, quando sono in Argentina sto tutto il tempo con loro. Il fatto di essere sempre in contatto mi ha dato tanta forza per andare avanti.

 

 

La sua ultima esperienza in Italia è stata all’Insieme Formia, che cosa ci può dire (tra l’altro ho intervisto il direttore sportivo Filippo Di Marco)?

 

Esperienza bellissima, ho fatto 42 presenze e alla fine ho terminato per essere il capitano della squadra, abbiamo vinto la Coppa Italia siamo arrivati ai quarti di finale per la Coppa Nazionale, sono state due partite molto belle, ma non siamo riusciti ad andare oltre. Con il direttore Filippo Di Marco il rapporto è stato molto bello, è stato lui ha chiamare il mio procuratore. 

 


 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non ho sogno chiaro, la verità è che io voglio andare sempre più in alto, sono giovane e miro ad arrivare alla vetta.

 

 

 

 

 12Luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

martedì 11 luglio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

MATTEO 

CUSANNO 






 


 



 

Matteo Cusanno è un giovane giocatore francese di Grenoble (Francia) suo nonno è arrivato in Francia durante la II guerra mondiale dalla Puglia.   Così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Matteo Cusanno, ho iniziato a giocare a calcio all’età di 4 anni nel mio piccolo club del villaggio prima di partire all'età di 6 anni al Grenoble Foot 38 (GF38), squadra di serie B che è il club più importante della regione. 

 

Lì ho fatto tutto il mio settore giovanile fino  18 anni, poi ho fatto un piccolo passaggio, rimanendoci un anno solamente al Football Club Annecy (FC Annecy), che è un altro club di serie B. 

 

 

Terminato il settore giovanile in questi due club, ho avuto la possibilità di andare in Svizzera più precisamente Ginevra per giocare con il Meyrin Football Club (Meyrin FC), una squadra di serie D. 

 

Ci sono rimasto per 4 stagioni, prima di partire per il Signal Bernex Confignon altra squadra Svizzera, ci sono rimasto alcuni mesi, poi ho deciso di trasferirmi in Italia. Vado a giocare in Puglia la terra d’origine di mio nonno, e precisamente divento un giocatore per il Manfredonia Calcio. A metà stagione per vari problemi lascio la squadra, posso solo dire che si è tratta di un’esperienza un po’complicata a raccontare. 

 

Decido di rimanere in Italia per andare a militare nell’ S.S. D. Insieme Formia dove ho vissuto momenti stupendi con la vittoria in Coppa Italia che il club non aveva più vinto da 16 anni. Tra l’altro abbiamo avuto una bella salvezza in campionato. 

 

Adesso sono un giocatore libero pieno di voglia di giocare e che aspetta un bella opportunità".

 





 



Come prima domanda le voglio fare questa, lei è di Grenoble, e suo nonno è pugliese, quanto c’è di italiano nelle sue vene? 

 

Sì, sono nato à Grenoble in Francia, una citta vicina di Lione e della Svizzera. Una grande parte della mia famiglia e italiana, ho un nono e un zio pugliese di Corato precisamente e una nonna toscana da parte di  mio padre. Mentre dalla di mia madre la mia bisnonna e di Bellante in Abruzzo. Diciamo che l’Italia e presente di maniera forte nel mio sangue e anche nella mia educazione.



 

 


 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato da piccolo all’età di 4 anni. Ho giocato i primi due anni di calcio divertirmi nel mio villaggio poi la squadra professionista della regione mi ha chiesto se volessi venire, avevo 6 anni. Penso che sia stato da quel momento che ho preso conoscenza che il calcio sarebbe stata la mia passione.



 


 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

È vero è sempre delicato e anche difficile fare capire ai genitori la voglia di dare tutto per questa passione. 

 

Perché è un mondo particolare ed ovviamente si tratta di un lavoro precario. A l’inizio mio padre era dell’avviso che avrei dovuto pensare più allo studio e che il calcio sarebbe dovuto venire in secondo piano. Io non ero d’accordo, sin da piccolo ho sempre dato il massimo per questo sport, e tanti sono stati i sacrifici. Con il tempo la mia famiglia si è resa conto di quello che stavo facendo per arrivare in alto e così mi ha sempre sostenuto. Ma ciò non toglie che io non sia sono andato a scuola, e ho conseguito la maturità in Economia e Sociale.

 


 


 


Che cosa mi sa raccontare della sua esperienza al Football Club Annecy (FC Annecy)?

 

A l’età di 17 anni avevo militato già 10 anni al Grenoble Foot 38 squadra di serie B della mia regione, visto che avevo la possibilità di cambiare decisi che era giunto il momento di un’altra esperienza.

 

  In un primo tempo un club di Ajaccio (serie B) mi ha fatto venire per fare un provino di 10 giorni. Passai il provino, ma per motivi economici non ho potuto firmare perché la società era in una situazione finanziaria difficile. 

 

Allora ho firmato con il Football Club Annecy un’altra squadra di serie B in una regione vicina della mia. Era una esperienza molto stimolante su tanti piani, perché ho conosciuto un’altra maniera di lavorare e anche delle belle persone, con alcune l’amicizia dura e ci sentiamo molto spesso.

 

Dal punto di vista agonistico è stato diverso perché è stata anche la prima volta che ho sperimentato un cambiamento totalmente nuovo, inoltre mi sono adattare all’ambiente. Purtroppo ho subito alcuni infortuni, e questi hanno frenato il mio slancio di voler dare il meglio. In conclusione posso dire che rimane un'esperienza molto gratificante,   ho potuto imparare molto e sarà da questa esperienza che sono andato a giocare in Svizzera.

 



 


 



Come mai decide di andare in Svizzera, non sarebbe potuto rimanere in Francia?

 

Dopo la mia esperienza al Football Club Annecy sono tornato al Grenoble Foot 38. 

 

Ho avuto la possibilità di tornare perché l’allenatore delle U19 aveva chiesto la mia disponibilità.

 

Comunque alla fine di questa stagione sono entrato in contatto con una squadra di Serie D in Svizzera che cercava un difensore centrale, il progetto mi è molto piaciuto perché era una società molto seria, ma anche il fatto di scoprire un nuovo paese è stato uno stimolo in più. Inoltre visto che il Grenoble Foot 38 non mi aveva offerto niente, capìì che per me era giunto il momento di lasciare la Francia.

 

 




 



Ad un certo punto viene a giocare in Italia, come mai è andato al Manfredonia calcio, mi spiego meglio, com’è riuscito dalla Svizzera ad arrivare in Puglia?

 

Sono stati 4 anni magnifici in Svizzera, ho passato tanti bei momenti, ho conosciuto un calcio diverso da quello francese e ho incontrato delle persone fantastiche. 

 

Inoltre la Svizzera e un paese splendido, ho fatto la conoscenza di David Mounard, un francese ex giocatore professionista in Italia (ex Foggia, Salernitana, Benevento, Siena) che viene della mia stessa citta.

 

E’ stato lui a convincermi di venire in Italia, sapeva che ero di origine italiana e che portavo con me un grande un affetto. E così dopo alcune discussioni e riflessioni decisi di andare al   Manfredonia Calcio. David Mounard è un amico e mi aiuta molto.

 

 




 


Nel complesso come si è trovato al Manfredonia calcio, si era ambientato bene?

 

Ero molto felice di tornare nella mia terra d’origine delle mie origini in Puglia. Sul piano sportivo la squadra non è stata all’altezza delle mie aspettative, questo perché c’erano diversi problemi. Comunque ho potuto fare anche degli incontri interessanti all’interno del gruppo squadra. E’ stata anche la possibilità di avere “un primo occhio” sul calcio italiano. 

 


 


 


Lei lascia il Manfredonia e va all’Insieme Formia, tra l’altro conosco il direttore Filippo Di Marco, come si è trovato con l’allenatore, lo staff e i compagni di gioco?

 

È così, dopo la mia piccolo esperienza al Manfredonia sono partito per il Lazio e mi sono trasferito alla S.S. D. Insieme Formia. Effettivamente abbiamo Filippo Di Marco come conoscenza in comune, è lui che mi ha portato in questo club, ma devo anche ringraziare il consiglio che mi ha dato David Mounard. 

 

Mi sono trovato molto bene anche perché la tifoseria formiana mi ha subito accolto con un grande calore e li ringrazio per questo. Ho avuto anche un bel rapporto con il direttore Filippo Di Marco e tutto il gruppo di giocatori. La seconda parte della stagione è stata ricca di emozioni, anche perché abbiamo vinto la  Coppa Italia che mancava qua a Formia da 16 anni, un quarto di finale di Coppa Italia Nazionale che ci ha quasi portato in Serie D, si è trattata di una  bella salvezza meritata dopo una seconda parte di stagione dove giocavamo tutti i  giorni con una grande intensità.








In questi mesi non le mancava la famiglia, gli amici, non sentiva la lontananza da casa?

 

E’ vero che quando fai del calcio la tua vita devi allontanarti della tua casa, dalla tua famiglia e dagli amici

 

A l’inizio non è facile, come tanti giocatori che hanno dovuto lasciare le loro famiglie e persone care, anche io ho dovuto fare ciò. Fatto, ma col tempo ci prendi l’abitudine e poi fa parte della vita di un calciatore cambiare città e regione. Come ogni persona a volte senti la mancanza di casa, però la forza di fare bene è tanta.  Devo anche dire che ho una famiglia che mi segue ovunque, tante sono le volte che sono venuti a trovarmi molte volte in Svizzera e anche in Italia dove hanno vissuto l’emozione della vittoria in finale di Coppa Italia e la successiva notte di festa. 

 

E con me c’era anche la mia fidanzata, essa è un punto fermo nella mia vita di tutti i giorni e questo mi aiuta molto.

 

 



 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Dopo il calcio mi piace veramente il tennis, sono un grande fan di Novak Djokovic sia come sportivo che come uomo. Quando ci sono  i grandi tornei li guardo tutti, e quando  finisce la stagione calcistica  gioco tante partite da tennis, ovviamente come sport non ha nulla a che vedere con il calcio, ma mi diverto molto.









Lei gioca nel ruolo di? 

 

Come giocatore sono un puro difensore centrale. Posso giocare i due centrali in una difesa a 4 e in una difesa a 3, inoltre posso fare i 3 tanto centrale che i braccetti.

 



 


 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non è troppo difficile di ricordarmi miei goal, sono un difensore. Ma se dovessi sceglierne uno recente direi il gol vittorioso di testa in questa stagione nella partita di ritorno contro il Terracina vinto 2-1. 

 

E’ stato speciale per me perché è stato   il mio primo goal in Italia e in più in una delle partite più importante della fase di ritorno del campionato. La vittoria che ci ha permesso di prendere 3 punti molto preziosi per la salvezza. 

 

 

 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Se devo scegliere un pregio, ti dirò che sono un giocatore molto fisico, “cattivo” e intelligente, queste sono le mie caratteristiche principale. Come difetto secondo me è che devo lavorare ancora un po’ sul mio gioco con la palla sotto pressione.



 


 

 

Che differenza c’è tra il calcio italiano e il calcio francese?

 

Per me esiste una notevole differenza in termini  fisici tra il campionato francese e quello italiano. 

 

In Francia anche nei settori giovanili ci sono tanti giocatori che sono giocano con molta grinta, hanno una grande fisicità. Le partite sono “toste” con molti di loro. Invece il calcio italiano è molto più tattico e intelligente, l’ho visto nella maniera quando ci si allena, qua in Italia passiamo molto più tempo a lavorare dal punto di vista tattica, devo anche precisare che  le squadre sono molto organizzate sotto diversi punti.

 

 


 


Ora lei è libero, dove pensa di andare per la prossima stagione calcistica?

 

Per il momento non lo so, andrò dove il vento mi porterà. Sono pronto è determinato ad affrontare qualsiasi sfida, sto lavorando per questo. E dato che sono anche molto credente lascio che Dio mi guidi.

 

 

 

11  luglio   2023

 

(Tutti i diritti riservati)