Archivio blog

sabato 22 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENNARO

SIMONETTI

 


     




 

Gennaro Simonetti è nato a Napoli il 30 agosto del 1985, è un giocatore di calcio ed è un difensore centrale. 


Dopo aver militato lo scorso anno all’A.S. D San Vito Positano, quest’anno ha iniziato alla Viribus con A. Pezzella facendo   un grande campionato sino a novembre, poi per motivi calcistici Pezzella è andato via e Simonetti l’ha seguito come capitano e come amico. in questo momento gioca nella Virtus Goti 97 Promozione Girone A. Ha disputato ben 400 partite


Da piccolo ha iniziato con il Milan, è stato in diverse squadre italiane, nel 2000 una piccola parentesi con il Milan, poi una piccola parenesi a Ravenna, successivamente è alla Puteolana che era in C2, il Mister era Capuano e si allenava in prima squadra. 



   Tra le tante squadre in cui ha giocato menziono queste:


Nella stagione 2008 -2009 è al Ponsacco, una squadra giovane dove segna un goal salvezza, 2009-2010 a Lamezia, dove viene  promossa in Lega Pro, a proposito del Vigor Lamezia dobbiamo precisare che il direttore Fabrizio Maglia gli propone di rimanere l'anno successivo in Lega Pro, ma commise il grande errore di non accettare per andare vicino, a casa, nel 2010-2011 era al Trani in Puglia, arriva a dicembre, la squadra era tra le ultime, riesce  a salvarsi, tra l’altro due suoi goal furono importanti per la salvezza, nel 2014-2015 si trova alla Launesi Calcio in Sardegna, vince il campionato e Coppa Italia, nel 2016 era al Pimonte 1970, in Campania, la squadra sembrava spacciata, e visto che militavano diversi giocatori  importanti salvarono la squadra nei play out, nel 2018-2019 altra salvezza con la Palmese, con mister Sanchez, riuscirono a salvarsi l’ultima giornata di campionato grazie a due goal che fece Simonetti.


Altre squadre: Afragolese 1944, la Ruggiero  Lauria, Giuliano Calcio 1928, a Battipaglia con la Battipagliese, San Severo Calcio 1922 e la Gladiator 1924


Ha avuto procuratori importanti come Mario Giuffredi, procuratore di fama mondiale, Fabio Marco Sommella, Vincenzo Pisicane che è il procuratore di Danilo D’Ambrosio e di Lorenzo Insigne, ed è   stato il suo primo giocatore.


Nella sua carriera la fortuna non ha sempre girato dalla parte giusta, a metà anni 2000, Vincenzo Pisacane gli fa firmare un contratto con il Castelnuovo Garfagnana che all’epoca era in C2, il mister era Attilio Lombardo, ora è nello staff di Roberto Mancini, però poi la squadra fallisce. 


Da due anni lavora e come ci dice: “non può più fare le categorie che faceva un tempo, ora gioca in promozione; non posso abbandonare il calcio perché si tratta della mia vita.”







Come prima domanda le voglio fare questa, lei ha giocato tantissimo e in tantissime squadre, come si riesce ad arrivare a un simile traguardo?

 

Per me non è gran traguardo, avrei potuto fare molto e molto di più per le occasioni che mi sono state date, la colpa la do anche alle mie negligenze.

 

Si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La mia passione me l’ha fatta venire mio padre tifosissimo del Napoli andava a vedere gli allenamenti di Maradona a Soccavo (per chi non lo conoscesse si tratta di quartiere di Napoli vicino a Fuorigrotta), lì è nata la passione, in quegli anni come potevo non tifare Napoli e avere la passione per il calcio?

 

Quando ha iniziato a giocare, inoltre ha frequentato una scuola calcio?

 

Sì, la squadra era la Ciro Muro (Ciro Muro è un ex giocatore del Napoli che ha vinto uno scudetto) di San Pietro a Patierno è da lì che è iniziata la mia carriera. Come allenatore avevo mister Armando Coco – il mio maestro.



 


                                                             1989 Gennaro Simonetti è il bambino che che si trova 

                                                                               alla sinistra del pallone.



Giovanissimo lei nel 2000 è al Milano, com’è riuscito ad arrivare in questo club importantissimo?

 

Nel 2000 sempre con la Ciro Muro, facciamo un provino con il Milan all’epoca mi gestiva per i provini Salvatore Righi, (grande uomo di calcio, oggi uscito di scena per varie vicissitudini). Franco Baresi era direttore del settore giovanile del Milan e quel giorno si presentò lui assieme a Colombo, superato il provino  partì per il ritiro di Aulla in provincia della Spezia, con la classe ’84-’83, io sono del 1985 e loro mi reputavano più grande del previsto.



 




Un’altra esperienza è al Ravenna calcio, che cosa ci può raccontare?

 

A Ravenna ho fatto una piccola parentesi, anche se non ho vinto nulla. C’era Domini ex centrocampista che faceva il direttore del settore giovanile. Da lì ho iniziato a tenere un comportamento non proprio idoneo visto il mio ruolo, non avrei dovuto commettere certe leggerezze che si fanno quando si è giovani. L’esperienza è stata bellissima, abbiamo vinto anche se io non stavo benissimo.



 




Lei ha giocato in tantissime squadre, e di conseguenza ha una grandissima esperienza, quale consiglio darebbe a un giovane che volesse intraprendere la sua carriera?

 

Quello che posso dire è di non mollare mai, di essere “sempre sul pezzo” di fare tanti sacrifici, al momento possono sembrare delle grandi montagne da scalare, ma poi ti sapranno regalare grandi soddisfazioni. Il calcio ti dà tanto, ma ti può togliere anche tanto e questo lo dico con il cuore in mano.

 






Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Che dire? Io seguo solo ed esclusivamente il calcio, non conosco le regole, come funzionano i punteggi di altri sport, mi capita di assistere a delle gare quando faccio Zapping, ma niente di più.

 







Lei è un difensore, però di goal importanti ne ha fatti, qual è quello più bello?

 

Posso dire di aver fatto dei goal anche importanti. Mi spingo parecchio in avanti sul calcio d’angolo, e qualche tiro in porta che ha avuto successo mi è capitato e anche bene. Tra i goal più belli mi ricordo quello di Ischia vs Trani. Io giocavo nelle file del Trani, tra l’altro quella partita fu importante per la nostra salvezza. Visto che quel giorno eravamo con pochi attaccanti il mister mi disse: “ Gennaro buttati in avanti, fai la guerra” e così riuscì, come ho detto sopra a far la guerra.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Come pregio so leggere l’azione, so anticipare l’avversario, il mio difetto? Era quello di essere troppo irruento e all’inizio carriera di essere troppo macchinoso, però vista la mia altezza “ci può stare”.






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Come ho detto prima, cambierei la mentalità da ragazzino, ho fatto sacrifici, ma se ne avessi fatti qualcuno in più, e qualche “stupidaggine” in meno avrei avuto una carriera diversa.

 

 





Lei è nato Napoli a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sì, sono nato a Napoli e le radici sono sacre.

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia ti può dare tanto supporto morale, tengo a precisare che abbino la città alla famiglia, perché le radici sono fondamentali per me.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Direi lo scudetto che è quasi vicino.

 

 

 






22  aprile 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 13 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ENZO

MARIGLIANO

 



 

Enzo Marigliano è di Salerno, ha trentadue anni ed è allenatore di calcio. Cosi ci si presenta:

 

 

“Dopo aver frequentato diversi anni nelle scuole calcio locali e qualche sparuto presenza in categorie dilettantistiche, ho intrapreso dieci anni fa la strada di collaboratore facendo il secondo in promozione con l'Olympic Salerno, poi sempre da secondo in prima categoria con le squadre di Vignale, Audax e Valentino Mazzola.

 

Ho conseguito prima il patentino per istruttore di scuola calcio nel 2013 e poi nel 2015 ho conseguito il patentino UEFA B.

Ho iniziato a rivestire il ruolo di primo allenatore nell' anno 2019 con la Valentino Mazzola squadra di prima categoria campana restando sulla stessa per due anni.

 

Poi ci sono stati degli anni molto travagliati interrotti dal Covid.

 

La scorsa stagione sono arrivato grazie ai ragazzi a fare una semifinale play-off di seconda categoria con la squadra della Longobarda.

 

Quest'anno ho iniziato sempre con la Longobarda, annata poi interrotta per scelte condivise con la società.”

 

 


 


 



Come prima domanda le voglio fare questa il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? E come riusciva a far allenare i suoi calciatori? Immagino che certamente non sia stato facile?

 

Si, vero questo Covid ha stravolto le nostre vite e soprattutto quelle di tantissimi ragazzi.

Siamo stati bloccati ad inizio a marzo la prima volta e per tutti noi era qualcosa di anomalo quello che stava succedendo.

Momenti che rimarranno per sempre impressi nelle nostre menti, soprattutto in quelle dei più piccoli e davanti a quelle tragedie lo sport è passato in secondo piano.

 


Quest’anno lei ha iniziato con la Longobarda, poi il rapporto è stato interrotto, anche se si è trattata di una scelta condivisa, come mai?

 

Ho iniziato con la Longobarda per il secondo anno consecutivo sperando di raggiungere quella promozione tanto ambita dalla società e andandoci vicino nell' anno precedente, purtroppo in accordo con la dirigenza ho preferito fare in passo indietro per fare sì che questo desse una scossa all'ambiente.

Per me viene prima il bene della società e l'essere uomini e poi il resto.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stata una grande passione sin da piccolo coltivata ancor di più nel corso degli anni.

 








Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di intraprendere questa strada perché come ho detto precedentemente la passione è sempre stata forte e mi è sempre piaciuto approfondire più da vicino questo mondo frequentando assiduamente i campi dilettantistici da spettatore.

 

Poi con l'aiuto di un caro amico nonché il mio mister Antonio Marinari ho cominciato a vedere da una panchina questo mondo in modo diverso.

 


Lei ha allenato diverse squadre, prima come secondo e ora come primo allenator, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Sono rimasto legato alla maggior parte delle società in cui sono stato, alla fine in queste categorie resta molte volte il rapporto umano e con molti è stato coltivato nel tempo come con la Valentino Mazzola e la mia ultima società che è appunto la Longobarda.

 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore, (vede non dev’essere facile allenare, tutti vogliono giocare, ma c’è qualcuno che deve stare fuori, è così)? 

 

In queste Categorie quello che conta maggiormente è il gruppo, la forza del gruppo può farla da “padrone” e far sentire la maggior parte dei ragazzi parte del progetto, poi è normale: lo spazio non è uguale per tutti e giocano in undici in campo, ma quello che ho sempre ribadito si vince in venti e si perde in venti e tutti sono importanti.

 


 Lei è giovane, e lo è come allenatore, dove si prefigge di arrivare?

 

Come ci siamo detti precedentemente per me allenare resta una passione, una grande passione e tale la voglio vivere giorno dopo giorno, poi se un giorno ci sarà un'opportunità ben venga.

 








Parlando con alcuni allenatori, alcuni mi hanno detto che prima, parliamo di circa 15, 20 anni fa si vedevano dei ragazzini giocare per strada, ora questo non succede più, non è triste?

 

Oggi è proprio questo il problema di questo sport, pochi ragazzini vivono ancora in maniera spensierata questo sport.

Le distrazioni al mondo di oggi sono tantissime e vedere i campetti di periferia vuoti oggi fa male, molto male.

 


Il suo punto di forza e il suo punto debole come allenatore qual è?

 

Mah, punto di forza posso dire la passione per quel prato verde, punto debole, penso di averne diversi.

 


     Quando arriva sul campo come organizza la sua sessione di allenamento?

 

Anche se le categorie sono dilettantistiche mi piace preparare la sessione di allenamento già all'inizio della settimana, poi, però,  vai incontro a tanti cambiamenti perché ripeto essendo dilettanti a volte dei stravolgere i programmi per mancanze varie.

 


 Il suo amico Dino Pezzella, mi ha fatto presente questo: “Se non ci sarebbe stata quella sconfitta non ci sarebbe stata quella vittoria. In conclusione, senza sconfitte non si cresce, non si migliora “, è d’accordo?

 

Dino è un allenatore ed un ragazzo preparatissimo e sono molto d'accordo con lui.

È dalle sconfitte che devi trarre il meglio e solo così si può crescere.

 


 L’Italia dopo la vittoria all’Europeo non si è qualificata per la seconda volta consecutiva (siamo tre volte nella nostra storia calcistica che non ci qualifichiamo), le chiedo, perché?  Che cosa c’è che non funziona nel nostro calcio?

 

Il problema del calcio italiano secondo me non è la non qualificazione al mondiale, ma il mancato apporto e la mancata cura della maggior parte dei settori giovanili italiani.

L'Italia se vuole ripartire è proprio da lì che deve cominciare dal far crescere i giovani e cercare di curare tutti i loro aspetti.

Bisogna riflettere e ripartire con programmazione prima di tutto come fanno solo alcune società professionistiche italiane (vedi Empoli, Atalanta), pensiero personale.

 

 

Ultima domanda, a chi vuol dedicare quest’intervista?

 

Dedico questa intervista a tutte quelle società dilettantische che fanno enormi sacrifici per una passione che molte volte non porta a nessun ritorno economico.

 

Grazie mille Paolo.

 

 

 

13 gennaio 2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 12 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DAMIANO

SIBILLO 

 

     


 


 

Damino Sibillo, di Napoli, fa il preparatore atletico presso la società Puglianello Calcio, così ci si presenta:

 

 

 

“Mi chiamo Damiano Sibillo,  nato a Napoli nel 1995, sono Dottore in scienze motorie e ho svolto attività agonistica di alto livello nel mondo del canottaggio come atleta semiprofessionista.

 

Dal dicembre 2018 svolgo l’attività di coaching sia come Personal Coach che come preparatore atletico per atleti e/o squadre sportive. 

Ho iniziato la carriera di allenatore nel mondo dello sport di canottaggio vincendo un campionato italiano assoluto categoria femminile, due medaglie di bronzo ai campionati italiani anno 2019 al 2021, una medaglia d’argento ai campionati europei 2021 e una medaglia di bronzo 2021 ai campionati del mondo sempre categoria femminile U 23 ed un sesto posto ai campionati europei U23 femminile anno 2020.  

 

Come preparatore atletico ho iniziato con lo sport dell’abile riuscendo ad ottenere tre quarti posti in diverse categorie: ai campionati europei del 2022 un titolo mondiale U15 nel 2021; una medaglia d’argento ai campionati del mondo nel 2000, 5 titoli italiani tra la fine del 2022 l’inizio 2023.

 

 Nel mondo del calcio nell’anno 2022 sono stato preparatore atletico per L’OFF-SEASON in modalità personale di tre calciatori della primavera di squadre del settore professionisti (serie C) ed il preparatore personale, sempre per quanto riguarda l’OFF-SEASON, di un calciatore simil professionistico di serie D.  Dal novembre 2022 sono il preparatore atletico della società sportiva Puglianello calcio”.

 

 

 








Le voglio fare i miei complimenti per i successi che lei raggiunto nel mondo del canottaggio femminile e nel windsurf, la prima domanda è questa: come si raggiungono simili traguardi?

 

Sicuramente attraverso il giusto impegno ed una buona dose di professionalità, cercando anche di avere una giusta empatia con gli atleti delle squadre sportive, ponendosi degli obiettivi da raggiungere e centrarli durante la stagione, ovviamente passando naturalmente per dei cheek di verifica come test fisiologici, tutto questo è la fase di avvicinamento alla competizione più importante dell’anno e quindi l’obiettivo da perseguire. 



 




Lo sport è stata un’attività che le è sempre piaciuta?

 

Sin da bambino ho praticato sport, poi la mia è una famiglia di sportivi (soprattutto canottieri) diciamo che era difficile non conoscere lo sport in casa. 

 

In che modo lei è arrivato a essere allenatore nel canottaggio femminile?

 

Dopo aver praticato canottaggio come, atleta raggiungendo qualche discreto risultato, ho iniziato l’attività come allenatore, mi sono avvicinato al mondo del canottaggio femminile perché ho iniziato ad allenare mia sorella. 

 








Immagino che nello sport allenatore dei ragazzi o delle ragazze sia molto differente, è così, oppure mi sbaglio?

 

Assolutamente sì, l’uomo e la donna sono fisiologicamente ed anatomicamente differenti, chi crede che si possa apportare un programma di allenamento o esercizi simili sia per l’uomo che per la donna commette un errore madornale; inoltre come detto in precedenza sono differenti dal punto di vista fisiologico quindi bisogna adattare i cicli di carico e scarico di lavoro anche  in base alle esigenze personali (ad esempio il periodo di ciclo mestruale). 

 





 



Successivamente lei diventa preparatore atletico del windsurf, in che modo è riuscito a diventarlo?

 

Ho iniziato l’attività come preparatore atletico della squadra di windsurf e di vela della società dove svolgevo attività di allenatore di canottaggio, successivamente al conseguimento del titolo di studio come dottore in Scienze Motorie ho cercato nuovi stimoli rispetto allo sport sempre da me praticato, cercando  così di mettermi in gioco e di provare ad ottenere dei risultati anche in discipline differenti.




 





Arriviamo al mondo del calcio, come mai non ha continuato nei due settori che abbiamo menzionato sopra?

 

Io continuo ancora come preparatore atletico della squadra di vela e di windsurf, mentre mi sono allontanato dal mondo del canottaggio poiché non avevo più stimoli in questo sport ed in questo ambito; di conseguenza mi sono avvicinato al mondo del calcio uno degli sport per antonomasia in Italia che poi naturalmente dà tante soddisfazioni dal punto di vista professionale.

 

Non tutti conoscono l’attività che svolge il preparatore atletico, ce lo può spiegare brevemente per i nostri lettori?

 

L’attività del preparatore atletico è quella di preparare ed allenare gli atleti dal punto di vista fisico e di permettere al singolo atleta o all’intera squadra sportiva di ottenere un miglioramento fisiologico, bisogna predisporre delle programmazioni in base al periodo dell’anno, collaborare e con l’allenatore tecnico per quanto riguarda i cicli, i macro cicli, ed i micro cicli di carico.

 








Lei segue anche l’alimentazione del calciatore e dei calciatori che segue?

 

Assolutamente no, questo è un compito che spetta al nutrizionista che è un professionista; questi cura l’alimentazione e l’integrazione degli atleti.

 


Lei ora è al Puglianello calcio, come si trova?

 

Mi trovo molto bene, si tratta un progetto importante fatto di persone serie ed ambiziose, che credono in quello che fanno e che cercano di non far mancare nulla alle persone che lavorano attorno a loro.

 


Una domanda che ho fatto a tanti è la seguente: secondo lei grandi giocatori si nasce, oppure un ragazzo che ha una dota normale lo può diventare grazie ad ottima preparazione e dedicando 24 ore della giornata lavorando duramente?

 

Alla base di ogni tipo di disciplina sportiva bisogna avere un minimo di talento ma bisogna anche coltivarlo i campioni si possono costruire, ma ci si può anche nascere, uno dei miei tanti allenatori mi ha insegnato che l’atleta si divide dalla fronte al sopracciglio e dal sopracciglio alla punta dei piedi questo che cosa significa? Che se hai tanto talento, ma non hai la testa per diventare un campione il talento da solo non serve a nulla. 



 






La sua giornata lavorativa com’è impostata?

 

La mia giornata lavorativa si divide tra il mio studio professionale di personal trainer e performance atletica per atleti agonisti e professionisti e la preparazione atletica delle squadre sportive che seguo.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Uno dei giocatori che io stimo tanto come calciatore e il numero 77 del Napoli: khavarskelia. Si tratta di una persona molto seria che non reagisce assolutamente ai milioni di calci che riceve in campo, è molto attento, dedita al lavoro è un calciatore senza tatuaggi senza capelli tinti, ma soprattutto si innervosisce quando perde. Come atleta in generale ho una forte stima per quelli che svolgono l’attività di atleta da veri professionisti essendo maniacali in tutto quello che fanno perché il lavoro dell’atleta è forse uno dei più complicati come anche quello dell’allenatore, questo perché bisogna stare sempre sul pezzo, lavorare con il proprio corpo cercare di ottenere sempre la migliore performance da se stessi, ma soprattutto portare costantemente dei risultati a casa.

 


 




Ultima domanda che vincerà lo scudetto?

 

Da buon napoletano e in maniera scaramantica, anche se in questo periodo la mia cara ed amata città non lo dimostra, nel caso possiamo sentirci il 5 giugno e saprò dirti chi vincerà lo scudetto.

 

 

 

 


 

12 04 2023

 

(Tutti i diritti riservati)