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venerdì 1 luglio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIULIO

DALENO

 



 

     

 


 

Giulio Daleno è nato a Torino il 14 gennaio 198, ruolo: difensore centrale/terzino sinistro.

Cresce nelle giovanili della Juventus fino ad arrivare alla primavera, avendo la possibilità anche di allenarsi qualche volta con la Juve di Capello e quella dell'anno della serie B con Deschamps.

 

Dopo di che inizia a militare in prestito in diverse squadre: serie D Atletico Cagliari, serie D Alessandri, serie C1 Virtus Lanciano, seconda serie Greca, Anagennisi Giannitsa, serie C1 Pergocrema, serie C2 Martina Franca, serie C2, Chieti, serie D Asti, serie D Grosseto, serie D Castiadas, serie D Madre Pietra Daunka, serie D Tortolì, promozione Spinazzola, eccellenza Spoleto, eccellenza Pomezia, eccellenza Lanciano, promozione Spinazzola.

 

Da quest'anno ha l’abilitazione Uefa D e dopo una piccola parentesi lo scorso anno da allenatore e giocatore a Lanciano con ottimi risultati sta decidendo di intraprendere la carriera da allenatore.














Lei ha una carriera invidiabile, ha un’esperienza calcistica, se permette, che non tutti hanno, forse è per questo che ha deciso di diventare allenatore? 

 

Diciamo che ho avuto la fortuna di girare tanto ed avere molti ottimi allenatori (Jacolino, Di Francesco, Giacomarro, Maurizi, Mereu e Gagliarducci su tutti). 

Dai quali ho cercato di fare mio ogni loro suggerimento nel caso mi fossi ritrovato potuto a essere un futuro 

allenatore. E ora arrivata una certa età custodisco gelosamente tutto ciò per metterlo a disposizione ai miei, speriamo, futuri giocatori. Il pensiero di allenare mi ha sempre appassionato ed è arrivato il momento di mettere in pratica quanto appreso.




 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Che sarebbe diventata la mia passione io lo capii fin da subito, da quando avevo 5 anni. Mentre  passava il tempo mi resi conto che sarebbe potuto essere anche il mio lavoro, è così è stato.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato senza tralasciare mai l'importanza che dovevo dare allo studio.

Io penso che lo sport sia una parte fondamentale per la formazione di un ragazzo. Ti insegna tanto.

 









Tutti vorrebbero arrivare nelle giovanili della Juventus, lei come ci è riuscito, mi spiego, l’hanno vista mentre faceva un provino, o che altro

 

Sono entrato al Torino a 7 anni tramite provino per poi passare alla Juve l'anno successivo, è stata una loro scelta.

 

 

Si è ambientato bene e come si svolgevano le giornate? 

 

Mi sono ambientato benissimo anche se devo ammettere che col passare degli anni perdi un po’ la consapevolezza della fortuna che si ha nel giocare in un club così prestigioso e forse dai erroneamente per scontata questa occasione che tu hai avuto.

Le giornate erano esclusivamente dedicate allo studio e agli allenamenti. Quando entri in questi settori giovanili i momenti liberi sono pochi, ma sicuramente i "sacrifici" vengono ampiamente ripagate nell'indossare con fierezza quelle maglie.

 

 








Per un ragazzo è un traguardo importate, qual è il ricordo che ha di più caro? 

 

Il ricordo più caro è la convocazione con la prima squadra per gli allenamenti.

A me è capitato sia con la Juve di Capello sia con quella di Deschamps. Stare in campo con campioni del mondo (Del Piero, Buffon, Ibrahimovic e così via), che dire… penso sia qualcosa di unico!

 

 

 

Quando si è traferito a Cagliari, che tipo di ambiente ha trovato? 

 

Di Cagliari ho un ricordo stupendo. Fu la prima esperienza coi "grandi" e nonostante un’annata non esaltante a livello di squadra, fu molto positiva sotto il profilo personale. A 18 anni venivo già impiegato come difensore centrale e non è così scontato che ti venga affidato quel ruolo quando si è molto giovani. 

 

Per questo devo ringraziare Mr. Roberto Sorrentino.

 










Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra a cui sono rimasto più legato è sicuramente l’Alessandria.

Vincemmo con una stagione straordinaria il campionato di Serie D e riportammo l’Alessandria tra i professionisti dopo anni di dilettantismo. La piazza si riaccese e noi venimmo trattati come eroi. In più ebbi la fortuna di segnare il gol che sancì la promozione matematica. Sentire 3 mila persone che ti intonano un coro non ha prezzo.

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Tutti gli sport mi suscitano interesse. E penso che ogni sport abbia delle sue caratteristiche che lo rendono unico.












La domanda potrebbe sembrare banale, ma perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Penso che il calcio abbia sempre un suo fascino, sia  per la fama sia  per i soldi. Ma soprattutto per la sua bellezza. Lo trovo uno sport completo. Forse il più completo.

Peccato…  secondo me dovrebbe essere più un veicolo educativo e formativo nella giovane età. Ma spesso non è cosi sicuramene non per colpa dei ragazzi, ma dei molti esempi sbagliati e degli allenatori che non capiscono che sono, anzi dovrebbero essere, principalmente educatori.

 

 

Di tante partite che ha giocato qual è quella di cui ha un ricordo migliore? 

 

Virtus Lanciano contro il Pescara, finì 2 0.

Un derby fantastico, giocato da protagonisti in C1 in uno stadio totalmente esaurito con due curve fantastiche. Vincerlo è stato bellissimo.

 



 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Pregio mettere davanti il noi sempre e non l'io, allo stesso momento questo può trasformarsi anche in un difetto. Bisogna riuscire sempre a bilanciare tutto. Il troppo o il troppo poco non credo sia mai una cosa giusta

 

 

Lei ora si è stabilito a Barletta, come mai questa scelta, se posso se la domanda non è troppo indiscreta?

 

Perché Barletta? Perché dopo tanti anni a girare per l'Italia ho trovato un punto di riferimento che mi facesse stare bene,  il mare ad esempio è una cittadina a misura d'uomo dove le giornate sono meno frenetiche, c’è più armonia.

Poi ho trovato l'amore (Marina) da cui è venuta la cosa più bella che potesse succedere, mio figlio Federico.

 









Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa delle scelte fatte, oppure non ha rimpianti? 

 

Cambierei tanto. Ma trovo inutile anche parlarne. Nella vita bisogna sempre guardare avanti, il passato non lo si può più cambiare. Sicuramente i tanti miei errori mi faranno aiutare nel futuro tante altre persone per cercare di non fare i miei stessi sbagli.  Ora voglio allenare. E probabilmente mi stimolerà ancor di più che giocare.

 


Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

C'è ne sono tanti. Non ne ho uno in particolare.

 









Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia e gli amici sono importanti. Ti aiutano nei momenti difficili e ti danno le motivazioni per raggiungere gli obiettivi.

 

Un giocatore come lei, che dato tutto al calcio e che da allenatore farà lo stesso, che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere la sua strada?

 

Consiglierei di fare quello che gli piace con la massima naturalezza e con la consapevolezza che è un percorso tortuoso, ma che non influisce sulla persona che si è. L'uomo viene prima di tutto.

I sacrifici sono indispensabili per provare a raggiungere certi livelli e anche se non dovessero bastare non è un fallimento perché comunque se li porterebbe nel suo bagaglio di Vita. Lo sport è vita.

 

Un saluto a tutti

 

 

 

 

 

01 luglio    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

martedì 28 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

RAFFAELE 

PAPA

 



 

     

 

Raffale Papa è un giovane calciatore che abita in provincia di Caserta, così ci si presenta

 

 

“Mi chiamo Raffaele Papa e sono nato il 9 marzo 2002, ho iniziato a giocare a calcio nella Scuola Calcio Gennaro Ruotolo dal 2008 fino al 2014. 


Nella stagione 2015/2016 ho firmato per il Benevento giocando nell'U.15 nazionale sotto età fino a dicembre della stagione 2016/2017 per poi passare all'F.C. Fiuggi. 


Successivamente mi sono trasferito al Castrovillari per la stagione 2018/2019 in cui ho esordito a 16 anni nel campionato di serie D ed ho rappresentato la regione Calabria nel torneo delle regioni categoria under 18 ed il girone I nella rappresentativa dei gironi "juniores cup" sotto età nella categoria under 19.


 Nella stagione 19/20 fino a dicembre sono stato alla Polisportiva Santa Maria in eccellenza campana per poi passare al Cervinara nel medesimo girone collezionando 20 presenze totali fino allo stop forzato per il covid. Durante questa stagione ho avuto la convocazione da parte di Giannichedda per la rappresentativa nazionale lega nazionale dilettanti. Nella stagione 20/21 ho giocato nel Real Agro Aversa nel campionato di serie D girone H collezionando 31 presenze. 



E nella stagione in corso sto militando nel Cassino Calcio, serie D girone” 

 

 


 



 

 

 

 

Per prima domanda le vorrei fare questa? Com’è andata la stagione? 

 

Ciao Paolo ti ringrazio come sempre di avermi contattato e saluto anche tutti i lettori del tuo blog. La stagione è andata bene, abbiamo raggiunto l'obiettivo stagionale affrontando non poche difficoltà, ma alla fine ne siamo usciti vincitori.



Come gruppo eravate compatti? 

 

Si la forza del Cassino calcio è sempre stata lo spogliatoio e nonostante quest'anno siano cambiate tante pedine, compreso il sottoscritto, ho trovato un bell'ambiente dove si è potuto lavorare in serenità.

 


Adesso che la stagione è finita si aprono nuovi scenari, che cosa di può dire per il prossimo futuro? 

 

Come ogni fine stagione si tirano le somme e si aspetta l'apertura del calciomercato per valutare le varie offerte, vedremo quale sarà il progetto da sposare e quindi la maglia da sudare ed onorare fino alla fine. 

 


Se dovesse esprimere un giudizio sulle sue prestazioni di questa stagione cosa scriverebbe

 

È stata una stagione particolare, la pre-season è iniziata molto in salita purtroppo per questioni esterne al rettangolo di gioco, ma sono stato bravo a trarre il meglio dalle difficoltà che ho incontrato. A Cassino credo di aver dato un buon contributo per la salvezza, con la certezza di aver sudato ed onorato la maglia fino all'ultima partita. 

 

 








Che rapporto ha con la tifoseria?

 

La tifoseria a Cassino non è mai stata invadente ed ha sempre rispettato il proprio ruolo, è da elogiare sicuramente anche per il supporto che ci hanno dato sia in casa che in trasferta. 

 

 

Il suo maggiore pregio e il suo maggiore difetto (dal punto di vista calcistico)? 

 

Parto dal maggior difetto che è sicuramente la gestione podalica,  ma sono contento del fatto che vedo concreti miglioramenti di anno in anno. Maggior pregio credo sia la lettura delle situazioni di gioco, che nel mio ruolo è fondamentale. 

 








Sappiamo che lei è un giovane molto determinato, quante ore si allena al giorno? 

 

Effettivamente il mio più grande pregio come persona è la determinazione e su questo non ci piove.  Durante la stagione 5 giorni a settimana circa 2 ore al giorno + la gara, off-season, mi alleno 6 giorni a settimana per circa 1 ora e 30, ma spesso capita di allenarmi anche 2 volte al giorno, alternando lavori aerobici e lavori in palestra, che è la mia seconda passione oltre il calcio.

 


La nazionale italiana è stata portata in trionfo da tutti vincendo l’europeo contro l’Inghilterra, poi c’è stata una caduta che ha travolto l’intera nazione deluso dal fatto che non sarà ai mondiali. Si è dato una risposta?  


Credo che il calcio Italiano sia indietro anni luce rispetto alle altre nazioni, ma per le analisi più approfondite, con tutta umiltà, lascio parlare chi di dovere, io mi limito a fare il calciatore. 

 


Molti opinionisti dicono che i nostri giocatori prendono troppi soldi e che siano viziati (visti i risultati) secondo lei è così? 

 

No, non sono d'accordo su questo punto. Prima di tutto il calcio parte dalla terza categoria fino ad arrivare alla serie A, e se generalizziamo il discorso diventa ridicolo visto che ci sono centinaia di migliaia di calciatori dilettanti che di certo non navigano nell'oro grazie agli stipendi delle società. 


Se parliamo di stipendi milionari, ci limitiamo strettamente alla serie A e sinceramente credo che come si guadagnino milioni nello spettacolo e nella moda, se i presidenti lo ritengono opportuno è ovvio che i calciatori vengano pagati secondo quanto la dirigenza può offrire. I presidenti delle varie società, essendo degli imprenditori non vedo che danno possano recare a noi cittadini italiani.

 

 








Visto che lei è un portiere, chi è il suo modello di riferimento?

 

Non mi ispiro a nessuno perché credo che ognuno debba concentrarsi su se stesso e diventare la migliore versione di sé. Ma ho sempre ammirato Neuer per il suo stile, e parlando di atteggiamento ho sempre ammirato Cristiano Ronaldo. 

 






 



Un sogno che vorrebbe si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è stabilizzarmi come calciatore professionista per poter vivere di calcio. 


Ma visto che mi parli nell'immediato, C'è una delle persone più importanti della mia vita che sta affrontando una dura battaglia e la cosa che desidero di più al momento è che   presto si possa tornare alla vita di prima e poter parlare di questa situazione solo come un ricordo sfocato. 

 

 

 


  


Grazie   

 

28 giugno 2022

domenica 19 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CICCIO 

PACIONI 

 

 

     


 

 

 

 

 Ciccio Pacioni, 26 anni nato Civita Castellana (VT) e residente a Rignano Flaminio così ci si presenta: “La mia attività da dirigente comincia 8 anni fa’ grazie alla chiamata di mister Francesco Pancaro fratello del ex calciatore Giuseppe.


Abbiamo fatto tante piazze, il Tor di Quinto, la Sabina (Rieti), svolto questo mestiere grazie al mio amico fraterno Claudio, che mi ha catapultato in questo mondo. 


Quest’anno ho fatto il dirigente sportivo a Riano e abbiamo vinto il campionato Under 16.


Voglio ringraziare: tutti i ragazzi per lo splendido cammino intrapreso, e i genitori per la splendida collaborazione che hanno avuto con me.

 

Rivolgo un grandissimo saluto anche a Gianfranco Multineddu persona e direttore di un’altra categoria e mi complimento con la   Vis Pesaro, con l’allenatore e la società per l’ottimo campionato svolto.

 

Il calciomercato è aperto e chissà quante sorprese ci riserverà. Però abbiamo rinnovato l’accordo con il Riano Calcio, grazie al presidente alla società e al ds.

 



 



Come prima domanda le voglio fare questa, da come ho capito lei è dirigente sportivo a Riano, con Francesco Pancaro, come allenatore, che ti tipo di esperienza è stata? 

 

È stata una esperienza bellissima, che mi ha formato sia come ragazzo che come uomo, ma soprattutto come dirigente sportivo, 4 anni meravigliosi e in mezzo una pandemia dov’è nessuno a mollato di un cm.



Come siete arrivati a questo importante traguardo, la vittoria del campionato Under 16? 


È stato un traguardo raggiunto con grande merito, facendo quadrato da settembre fino a giugno, questo era il nostro obiettivo. Un grazie ai ragazzi che ci hanno permesso di realizzare tutto ciò










Che caratteristiche hanno questi ragazzi? 


Ragazzi propensi al lavoro, educati, e formati dal punto di vista tecnico.



E l’allenatore Francesco Pancaro, come riesce a stimolare i ragazzi e ad ottenere il meglio da loro? 


Parlandoci e dandogli consigli perché il dialogo con i ragazzi è fondamentale Sotto questo punto di vista, e riuscito a tirare fuori il meglio da ognuno di loro, e li ha saputi migliorare e farli crescere calcisticamente in una maniera esponenziale, ha creato un gruppo meraviglioso e ha saputo delineare alcuni punti importanti tra i quali l’importanza della scuola. Tutti i ragazzi sono stati promossi e questo è stato l’obbiettivo ancora più importante.



Per chi conosce poco il mondo del pallone, qual è il suo ruolo nello specifico?


Sono il Dirigente Sportivo, mi occupo della gestione del gruppo.



Lei ha lavorato al Tor di Quinto e alla Sabina, che tipo di esperienze sono state? 


Tor di Quinto è stata una piazza importante, dove sono cresciuto e ho imparato tanto e questo “tanto”  ancora me lo porto dietro, tra l’altro abbiano vinto il campionato primavera. La Sabina è stata un’esperienza pazzesca, siamo subentrati a dicembre, campionato regionale, devo dire che abbiamo disputato un grande campionato.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione, voglio dire non c’era nessun altro sport che le interessava? 

 

Il calcio è sempre stato la mia passione, lo vivo tutti giorni e cerco di trasmettere questo anche ai ragazzi.

 

 

I genitori vorrebbero che i loro figli fossero come Messi o Ronaldo, come si è rapportato con, i genitori, appunto?

 

Un enorme grazie ai genitori di questi ragazzi, ineccepibili nel distinguere il me "umano" e amico dal me “”. Non è facile, nel calcio di oggi, passare indenne quattro stagioni senza dover discutere per lo scarso impiego di un giovane calciatore o per qualsiasi altra lamentela. Non certamente facile mantenere un rapporto colloquiale senza magari incorrere nel rischio di concedersi a qualche considerazione di troppo.


 Eppure non c'è mai stata una virgola fuori posto. Al primo posto ho messo sempre sincerità e affetto nonché un'inguaribile ossessione per l'impegno, mio e dei ragazzi, in conclusione questo spero sia stato percepito fin dal primo giorno.



Com’è nata questa amicizia e stima con Francesco Pancaro?

 

La nostra amicizia è nata grazie a un nostro amico in comune che si chiama Claudio, ci ha fatti conoscere ed è nata subito l’alchimia giusta, poi abbiamo cominciato ad allenare insieme; sono 9 anni che collaboro con lui, e abbiamo militato in tutte le categorie Elite, Regionali, e quest’anno abbiamo vinto le provinciali.  Ho parecchia stima del mister, sia a livello umano che calcistico, siamo sempre in sintonia su tutto quello che proponiamo, 9 anni di collaborazione non sono un gioco.

 


Sino ad oggi successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni?

 

Un mix, vincere è sempre bello e non è mai facile, le delusioni insegnano sempre a ripartire alla grande, ad oggi non mi posso lamentare.

 


Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, sotto l’aspetto del lavoro? 


Il mio più grande pregio è quello di essere a disposizione per i ragazzi anche fuori dal rettangolo di gioco, possono contare sempre su di me. Il mio più grande difetto lo riassumo in una parola: ansioso.

 


Lei conosce Gianfranco Multineddu direttore sportivo che io ho intervista, oltre a essere un gran professionista è anche una persona squisita, e per lei cosa rappresenta? 

 

Gianfranco e una persona speciale sia sotto l’aspetto umano che professionale, è di uno spessore fuori dal normale, avrebbe meritato sicuramente qualcosa in più, ma ciò non toglie che sia  un grande professionista e un grande amico.

 


Per la prossima stagione 2022 2023 ci vuol dire qualcosa, a cosa ambisce, ad esempio.

 

Siamo nella fase del calciomercato, ad oggi Riano è un’isola felice.

 

Che cosa desidera per il suo futuro?

 

Aspiro a grandi piazze per entrare in uno stadio pieno di gente che segua la mia squadra.

 

 

 

19 giugno   2022

 

(Tutti i diritti riservati)