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domenica 10 aprile 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CARMINE LIGUORI

 








Carmine Liguori è nato a Napoli è stato un calciatore dilettante per 12anni nelle categorie promozione eccellenza, nel 2007 finisce col calcio giocato per intraprendere quella da istruttore / allenatore.


 La prima esperienza è in una scuola calcio di Giugliano, poi pian piano si è diplomato UEFA B. Ha fatto diverse varie esperienze da secondo allenatore piazze importi come: Sant’Anastasia e Giugliano.


 Come allenatore può vantare di: aver guidato il Pollena Calcio vincendo il campionato, la Virtus Afragola, il San Pietro a Paternò Ma le sottostazioni le ottiene con i giovani formandosi per tre anni con il Torino tramite l’Accademy Torino F.C. grazie ad una persona squisita come l'ex capitano del Torino Peppe Vives e un allenatore come Teodoro Coppola.



 

“Le ultime esperienze sono state in piazze importanti come San Pietro a Patierno, Giugliano, e Nola, piazze molto calde calcisticamente parlando dove ho conosciuto molte persone che ricorderò volentieri ed altre meno ma fa parte del gioco.

Ora bisogna solo recuperare il tempo che il covid ci ha rubato”

 

 












 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Buongiorno Paolo, il covid a cambiato un po' le nostre abitudini e la nostra vita nel quotidiano sperando che al più presto ne usciremo completamente, ma siamo a buon punto.

Sì riuscivo ad allenarmi personalmente visto che mi piace correre ,nella scorsa stagione ero al Giugliano in serie  D ci allenavamo a gruppi facendo tamponi settimanali previsti dalla L.N.D. Quest'anno  al  Nola ho sempre in D stesse procedure. Speriamo che questo momento passi presto anche se l'emergenza è passata dobbiamo comunque stare attenti.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da piccolo mi è stata trasmessa da mio padre ex calciatore dilettante, vivendo il calcio in casa e poi per strada era l'unico nostro divertimento non esisteva ancora tanta tecnologia, poi è venuto tutto da sé.

 









Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

La decisione di diventare allenatore è nata per cercare di trasmettere ai giovani quello che non avevano trasmesso a me da piccolo, sai non si dava molta importanza alla comunicazione con il giovane e a volte mancando quella con una terminologia adatta un giovane poteva andare in difficoltà. Così dopo aver giocato decisi di iniziare e chiamai un amico che aveva una scuola calcio e da lì ho iniziato, anzi lo ringrazio ancora e approfitto per salutarlo è Patrizio Perrotta

 








Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?


Certamente, con la piazza di Giugliano sono molto legato, sono stato in due occasioni in eccellenza e in D, non ti nascondo che mio figlio dopo il Napoli e tifoso del Giugliano.

 

Che cosa ci può raccontare delle ultime esperienze da allenatore?

 

Le mie ultime due esperienze sono state in due piazze prestigiose del calcio campano entrambe in D: il Giugliano e il  Nola dove ho conosciuto tante persone che ricordo veramente volentieri.

 

Per il futuro c’è qualche squadra che vorrebbe allenare?

 

Per il futuro cerco un progetto serio sperando che mi possano permettere di lavorare con qualche giovane in più, questo perché oggi in Italia si trascura molto questo aspetto.

Qualche squadra che vorrei allenare? Sono scaramantico un giorno te lo dirò amico Paolo.

 









  L’Italia ha vinto gli Europei, poi però non si è qualificata per mondiali, secondo lei perché?

 

Diciamo che gli è “girata male” sbagliando qualche rigore decisivo, ma sono anni che ripeto che al momento il calcio italiano è mediocre, siamo un po' indietro con i giovani, in Europa le primavere hanno in rosa ‘04 e ’05, noi ancora 2002 ,2003 e qualche caso siamo al 2004.

 

Quale squadra vincerà lo scudetto?


Da tifoso del Napoli spero il Napoli, ma vedo più strutturata l'Inter

 

Come mai in Europa non riusciamo a vincere più nulla?

 

Come detto prima al momento siamo in un campionato mediocre, dobbiamo cercare di cambiare un po' di cose nel sistema calcio.

 









Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

La qualità umana poi tutto il resto, il dialogo l'essere prima uomo e poi allenatore aiuta molto nel rapporto con la squadra e i singoli calciatori.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi dà tanto tutti i giorni. Cosa mi toglie? La famiglia, la si trascura la famiglia.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare?

 

 Giugliano – Cervinara, finale di Coppa campana di eccellenza.

 

Un suo pregio?

 

Motivatore

 

Un suo difetto?

 

Ne ho  tanti non basterebbe un giorno per elencarli.

 

Come   descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?

 

Non riesco a descrivermi perché ogni pensiero è soggettivo, spero solo di piacere di più sotto l'aspetto umano.




 





Un sogno per il futuro?

 

Solo continuare il mio percorso se sono rose fioriranno si dice così ?


Sì, si dice così!

 

 

 

 

 

10 aprile  2022

 

(Tutti i diritti riservati)

 

giovedì 7 aprile 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CRISTIAN    OREFICE    

 

 

 

 

Cristian Orefice è un giovanissimo giocatore di Napoli (ruolo attaccante, piede destro). Così ci si presenta: 

 

 

Piacere a tutti mi chiamo Cristian Orefice sono nato a Napoli il 17 Settembre del 2002.

Sono cresciuto con una famiglia umile, papà operaio e mamma casalinga, ho un fratello più grande e una sorellina più piccola.

Do i miei primi calci al pallone nella scuola calcio del mio quartiere, all’età di 6 anni.

Crescendo questo sport mi emoziona sempre di più, e inizia ad essere un hobby più serio di quello che era all’inizio.

all’età di 15 anni dopo aver frequentato qualche scuola calcio più importante, arriva la chiamata della Cavese, squadra militante in Lega Pro.

Era un premio ad ogni sacrificio fatto, ad ogni sabato sera passato nel letto a pensare a come segnare la domenica.

Negli anni trascorsi con la Cavese, i sacrifici sono aumentati, ma la voglia di arrivare era ed è ancora tanta, ci sono state gioie e dolori, nell’anno calcistico 2020/2021 ho vinto il campionato Primavera 3 con la Cavese, poi nell’anno corrente gioco nell’Ercolanese in Eccellenza dove ho realizzato 10 goal.

 

La mia forza è la fede che ho in Dio, che giorno dopo giorno mi sostiene e mi da la forza per affrontare qualsiasi problema.

Prego costantemente e invito tutti ad arrendersi a Dio perché è l’unica via che ci resta, l’unico sentiero sicuro che ci porti alla vita eterna.

Ho potuto fare tutto ciò grazie anche alla mia famiglia che non mi ha mai fatto pesare niente né economicamente né sentimentalmente ma anzi mi ha sempre dato la forza per raggiungere ogni mio obbiettivo.

Sono fidanzato da quasi 6 anni, con una ragazza meravigliosa che mi sostiene in tutto e per tutto ed è la mia prima tifosa sugli spalti".

 

 



 


 





Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Diciamo che durante la quarantena non è stato facile per me non allenarmi con la squadra, però ogni mattina, grazie anche al prof che mi mandava le schede con gli esercizi da fare, riuscivo ad allenarmi.

Non è stato facile riprendere dopo mesi di fermo, vidi proprio che calcisticamente ero più lento.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Mi sono innamorato da subito al mondo del calcio. Gioco da quando avevo 5 anni e da allora è sempre stata la mia più grande passione. 

 










Lei è militato diversi anni alla Cavese, ci può raccontare che tipo di esperienza è stata? 

 

Una bellissima esperienza quella fatta alla Cavese, dove sono cresciuto tanto sia a livello mentale che calcistico, posso dire  che mi ha formato di più come giocatore.

 

Quest’anno gioca con l’Ercolanese, ha già realizzato 10 goal, come si trova in quest’ambiente?

 

Mi trovo molto bene anche nell’Ercolanese, anche perché si è creato un bellissimo rapporto con alcuni compagni di squadra, nonostante sia  la mia prima esperienza tra i grandi  mi sono integrato molto bene.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Diciamo che con grande interesse seguo solo il calcio, però mi piace guardare anche la formula 1.













Tutti aspirano a diventare grandi giocatori. E una volta che raggiungi la vetta questa ti può portare ad avere anche molti vantaggi: belle case, auto lussuose, una vita piena di comodità. Ma alla fine quando sei costretto a lasciare il calcio, per ovvi motivi, che cosa resta di te? 

 

Credo rimanga di me la carriera, che mi auguro sia da ricordare. Poi ovviamente quando scegli di fare questo lavoro, sai che non durerà per sempre, ma ti lascia talmente tante gioie negli anni in cui lo fai che quello che viene dopo passa in secondo piano.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

ll goal più bello l’ho segnato quest’anno, dove ho corso per 40m, mi è stata passata la palla e ho dribblato il portiere per poi segnare.

 

Può dirmi un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando). 

 

Il mio pregio sicuramente è la velocità e l’etica del lavoro perché credo che faticando tanto si possa raggiungere qualsiasi obbiettivo. Mentre un mio difetto è che non ho ancora imparato a gestire bene lo spazio, a volte mi giro anche quando è poco.

 









Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ammiro tanto Cristiano Ronaldo, perché quando gioca si vede tutta la passione che ha nel calcio anche adesso che ha 37 anni, continua ad essere attento alla sua alimentazione, al suo fisico per essere sempre in forma nelle sue prestazioni.

 

Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli per me è bellissima - oltre quello che si dice - c’è molto cuore e calore, si vive bene. Poi qui nasciamo e cresciamo con un grande idolo nel mondo del calcio: Maradona. 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La mia famiglia e la mia fidanzata hanno un posto importantissimo nella mia vita. Mi sostengono da sempre e credono più di me che io possa raggiungere il mio obbiettivo. Sono fortunato ad avere loro.

 

 

C’è qualche persona che vuoi menzionare per la tua crescita di sportivo?

 

Sicuramente devo molto al mister Gaetano Perrella, che mi allena da ormai 3 anni, sa tutto di me, calcisticamente parlando.

Poi c’è Lucignano, Basso che sono giocatori d’esperienza che mi hanno aiutato tantissimo in questo primo anno tra i grandi. Infine menziono Peppe Capece che mi ha aiutato a crescere nella mia prima esperienza con i giocatori più grandi, inoltre mi ha incoraggiato e mi ha dato consigli costruttivi per il mio percorso di crescita.

 










Di lei dicono molto bene, anzi benissimo e molti si aspettano grandi risultati. Se dovesse raggiungere dei traguardi importanti che cosa di dobbiamo aspettare da Cristian Orefice, un Cristian diverso oppure lo stesso ragazzo di adesso?


Sicuramente troverete un Cristian molto più consapevole delle sue capacità ma rimanendo sempre umile e provando sempre a fare meglio perché credo sia questo il vero segreto di un vincente. 

 

Poi ci tengo a dire che sono un ragazzo che ha molta fede, credo molto in Dio e questo mi aiuta ad essere sempre un ragazzo modesto indipendentemente dallo stato di vita, infatti vorrei condividere un versetto che tengo sempre a mente e che mi aiuta in molte situazioni, «Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca.» Salmi 23:1.

 

 

07   aprile 2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENNARO 

GRANATO 

 


 


     

 


 

 

Gennaro Granato   è un ex giocatore di calcio nato l’8 marzo del 1978, è sposato con due figli ed ha il patentino di UEFA B.

 

 


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? 

 

Beh nel periodo di lockdown con altri amici ci siamo messi all’opera per portare i generi alimentari a casa delle persone che non lavoravano, in quanto al calcio ci siamo fermati del tutto.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo che il calcio è una passione da quando sono nato, ho vissuto gli anni del Napoli di Maradona pienamente, tutte le domeniche andavo allo stadio con mio zio Ciro; egli già all’età di 5 anni giocava nella squadra del quartiere.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Oltre al calcio non è che ho altri grandi interessi, anche perché tra lavoro, famiglia e impegni calcistici non mi resta altro tempo a disposizione.










Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?

 

Tutti pensano che diventare calciatore sia semplice, ma non è così, per me il calcio è come l’imbuto, sopra largo poi stretto, il calcio è così: uno spazio stretto, difficile entrare. Dico sempre ai ragazzi di non giocare al calcio per diventare ricchi e famosi, ma di studiare, di formarsi, programmare il futuro, il calcio deve essere solo un gioco, devono giocare senza l’assillo di diventare il nuovo Messi.

 

Lei è parte integrante di importante progetto: Oratorio Don Guanella Scampia, ce ne può parlare visto che molti non conosco questa zona di Napoli?

 

L’ oratorio Don Guanella Scampia è una realtà nata nel 1994,facevano proprio i tornei tra gli oratori con solo due squadre, poi man mano nel corso degli anni con l’aiuto e l’arrivo anche di altre risorse umane, siamo diventati sempre più professionali, ad oggi contiamo 12 squadre di cui la prima squadra in promozione ormai da 8 anni, ci sono allenatori patentati Uefa B e C, inoltre siamo riusciti a collocare più di qualche atleta nelle  squadre professionistiche, ma il bello è che non ci sentiamo arrivati, dobbiamo e vogliamo migliorarci sempre di più, senza mai rinnegare il nostro passato.






 






Il calcio, mi pare di aver capito, come mezzo per offrire qualche opportunità in più ai giovani del posto, è esatto?

 

Il calcio è uno strumento per avvicinare i ragazzi e darli opportunità calcistiche e non, anche nel libro “Gesù è più forte della camorra” di Don Aniello Manganiello il nostro presidente c’è un capitolo dedicato al calcio come strumento.

 

Lei è a Scampia a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Io a Scampia ci sono nato, ho frequentato le scuole, ci vivo e resterò finché Dio mi darà la vita, perché per me a Scampia c’è un mare di bene, un quartiere come tanti altri della nostra città, con i suoi pregi e difetti, però è molto bistrattato, soprattutto in qualche libro scritto o nelle serie televisive che hanno girato, appunto a Scampia.  Però è stata raccontata solo una parte, quella della cronaca nera, senza mai mettere in risalto il mare di bene che c’è Tante sono le istituzioni, le associazioni le scuole, ma forse la cronaca bianca non fa gli stessi effetti mediatici della cronaca nera.

 

Ho letto che è in atto da diverso tempo una riqualificazione del quartiere, eppure molti associano Scampia a una sola realtà, perché secondo lei?

 

Sì, ormai Scampia non è più quella di 10/15 anni fa, ma a volte penso che faccia   comodo a tanti che questo quartiere venga etichettato come una zona malfamata per “usarla in ogni situazione che faccia comodo, in negativo è ovvio ”, in effetti Scampia ormai per tanti è diventato un brand, un marchio da usurpare…

 











Del suo lavoro come vigile del fuoco cosa mi sa dire?

 

Beh io faccio il lavoro più bello del mondo, il mio sogno da bambino era fare proprio il vigile del fuoco, proprio come mio zio Ciro che mi portava allo stadio e nelle caserme, quindi io posso dire che ho realizzato il mio sogno.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti?

 

La mia famiglia formata da mia moglie Lucia e i miei 2 figli Gianluca e Benedetta sono il mio vivere, anche se li sottraggo molto tempo per il calcio, ma sono senza di loro non saprei vivere. Di amici ne ho parecchi e me li tengo stretti perché chi trova un amico trova un tesoro.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il sogno che vorrei si realizzasse nell’immediato è sicuramente la cessazione della guerra, vedere quelle  immagini di persone senza più una casa,  ma soprattutto quei bambini sofferenti è un colpo al cuore.

 

 

 

 

 

 

 

07 aprile 2022

 

(Tutti i diritti riservati)