SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
MICHELE
MARTIELLO
Michele Martiello è un allenatore di calcio di Scafati, (Campania) e così ci si presenta:
Ho iniziato a giocare a calcio sin da quand’ero bambino, precisamente all’età di 6 anni e ho smesso circa a 15 anni.
Visto che la passione per allenare è sempre stata così forte, e quindi pur avendo solo 20 anni posso dire di avere abbastanza esperienza in quest’ambito.
In particolare con i bambini. Attualmente lavoro in una società di Pompei dove gestisco un gruppo di piccoli amici e un gruppo pulcini.
Come prima domanda le voglio fare questa: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventata la sua più grande passione?
Non c’è stato un momento preciso nel quale ho scoperto che questa sarebbe diventata la mia più grande passione, sin da piccolo ho sempre amato questo sport, trascorrevo pomeriggio interi a giocare per strada o in campi abbandonati fin a tarda sera, per poi con il passare del tempo questa passione è diventata sempre più forte.
Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore?
Ho deciso di diventare allenatore perché come dico sempre anche ai ragazzi finché c’è tanta voglia di giocare continuate a praticare questo sport, quando accadrà che l’allenamento o fare tanti sacrifici per migliorare le prestazioni sarà un grande peso, dedicatevi ad altro. Ed è proprio per questo che ho deciso di mettermi in gioco come allenatore.
Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore?
Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo?
Non smetterò mai di dire che la qualità principale di un allenatore deve essere la pazienza e la determinazione in quello che si fa, il calcio mi sta dando giorno dopo giorno tante amicizie, anche perché si conoscono sempre nuove persone e automaticamente ci sono tanti scmabi di idee, sicuramente però questo sport ti toglie un po’ della vita privata perchè interi pomeriggi e giorni festivi si trascorrono sui campi.
Immagino che non sia facile allenare i bambini, che metodo utilizza?
Allenare i bambini non è affatto facile, il mio metodo principale è riuscire a diventare una figura di riferimento per loro, affinchè dove possano fidarsi e confidarsi sempre e liberamente.
Un suo pregio e un suo difetto, (sotto l’aspetto dell’essere un allenatore)
Il mio più grande difetto senz’altro è che questo: ci tengo veramente tanto al lavoro che svolgo e spesso sono molto severo con me stesso, il mio pregio è sicuramente lavorare non solo in campo, ma soprattutto fuori e cioè: studiando e aggiornandomi.
La nazionale italiana non sta ottenendo grandi risultati, secondo lei perché? Quali possono essere i motivi?
il problema principale parte dal fondo, attualmente le società investono solo ed esclusivamente sulle prime squadre, e non sui settori giovanili sia sui ragazzi che sugli istruttori.
Se dovesse ricevere una chiamata da un club estero, partirebbe immediatamente oppure ci penserebbe per qualche giorno?
Per chi vive di questo sport come me non ci penserebbe più di una volta, sicuramente accetterei, mi rimboccherei subito le maniche e cercherei di affrontare questa nuova esperienza con tanta determinazione.
Un sogno per il futuro?
Un sogno sicuramente sarebbe allenare a livelli alti, so che la strada è difficile perché purtroppo in Italia vale la legge di inserire i giocatori ritirati sulla panchina, ma con la giusta tenacia e determinazione si può ottenere tutto.
Grazie
12 12 2024
(Tutti i diritti riservati)
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