SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
MICHELE
ALBINO
Michele Albino è un giocatore di Mirabella Eclano (Avellino) e questa è la sua storia.
Credo di aver iniziato a tirare a calci ad un pallone ancor prima di camminare. All’età di 6 anni andavo a scuola calcio, la scuola calcio del mio paese e lì ci sono stato per diversi anni, credo 6, poi sono passato ad un’altra scuola calcio vicino al mio paese dove giocavo con persone di due anni più grandi di me, ma perché me ero abbasta bravo.
L’anno dopo all’età di 12 anni faccio un provino con la Salernitana, mi prendono e mi trasferisco a Salerno dove inizio la scuola e a giocare. Milito nel campionato giovanissimi nazionali raggiungendo la finale nazionale persa con la Fiorentina, voglio precisare che non è stato facile stare lontano da casa a quell’età.
Comunque si è trattato di un giusto compromesso perché da Salerno spesso potevo tornare a casa. A fine anno decido di cambiare maglia e vado all’ Avellino, dove gioco per 3 anni nei vari campionati nazionali e riesco pure a farmi due preparazioni con la prima squadra. Successivamente vado a Benevento per un anno e mezzo, il secondo anno passo dire di essere riuscito a fare un grande campionato arrivando a doppia cifra di gol e assist, non a caso infatti a fine anno mi chiama la sambenedettese che militava in serie D.
Purtroppo sono crollato, dove aver trascorso il ritiro a causa di vari problemi persona decisi di lasciar perdere e di tornare a casa. Stare lontano per mesi senza vedere le persone a me care mi pesava tantissimo e non ero forse pronto in quel momento. Dopo due mesi vado alla Gelbison in serie D per tornare in pista, come si suol dire ci rimango. per metà campionat; ma quello che volevo io non si è realizzato.
Non riuscendomi ad esprimermi al massimo decido di trasferirmi in Sicilia a San Cataldo, una piazza molto calda con una tifoseria e delle persone spettacolari. A San Cataldo è stato l’anno più bello della mia vita passato fuori. Il paese ti faceva sentire a casa e dopo qualche mese mi sentivo uno di loro! Sono rimasto in Sicilia per due anni, l’anno successivo però andai decisi di trasferirmi alla Nissa, squadra di Caltanissetta! Anche qui mi sono subito sentito a casa e quando sono andato via i miei amici e le persone di lì mi hanno salutato alla stazione con uno striscione: “ALBINO CI MANCHERAI”.
Tornato a casa decisi di intraprendere un altro mio sogno che era quello di fare il parrucchiere, quindi mi iscrissi a scuola e decisi di scendere di qualche categoria perché non riuscivo a gestire entrambe le situazioni. Questo è durato fino a quando non ebbbi ricevuto una chiamata che mi ha cambiò la vita! Mi chiamò il presidente della squadra del mio paese che allora militava in terza categoria.
In quel momento mi sembrava da folli accettare una proposta del genere anche perché è vero che ero sceso di categoria, ma comunque militavo in promozione. Ho sempre avuto un debole per il mio paese, per i miei amici e per le persone che ci abitano, quindi dopo qualche giorno di riflessione ho deciso di accettare il progetto e di cercare di portare la squadra dopo anno in promozione! Il primo anno ci siamo riusciti subito, abbiamo vinto, direi stravinto, sono diventato inoltre capocannoniere; il secondo anno è successa la medesima cosa, abbiamo di nuovo vinto il campionato. Nel frattempo ho iniziato a fare il parrucchiere e ho diviso la mia vita tra lavoro e la mia squadra!
Dall’anno scorso non sono soltanto il numero 10, ma anche il capitano e visto che per me Totti è da sempre il mio idolo ,essere il numero 10, capitano del mio paese è un qualcosa che non so spiegarti!
Cerco giorno dopo giorno di trasmettere agli abitanti l’amore per questa maglia, e per questa piazza, cerco di essere un esempio per i più giovani e di trascinare sempre di più il gruppo a raggiungere obiettivo, che è quello di vincere il campionato! Quest’anno abbiamo costruito una squadra attrezzata per poter essere protagonista e sto cercando in tutti i modi di portarla in vetta!
Da quando avevo 6 anni giocare a calcio è stata la mia unica ragione di vita, fino a qualche anno fa dormivo ancora con il pallone abbracciato nel letto; quando ho smesso di “giocare fuori, lontano da casa mia” ho sempre avuto un desiderio, portare in alto il nome del mio paese, giocare per i miei più cari affetti cari, far felice le persone che mi vogliono bene!
Ogni volta che il mio telefono è squillato e mi hanno proposto di andare a giocare altrove la mia risposta è stata sempre e solo questa: “non posso, voglio giocare per il mio paese” e così è stato.
È un onore giocare per la mia gente, spero di rendere felici le persone a me care perché loro mi stanno facendo sentire importante! Detto questo posso dirti che andare lontano da casa quando ero piccolo mi ha formato tanto, sono maturato mi sono sempre sentito più maturo e responsabile rispetto ai miei coetanei! Ad oggi il mio unico obiettivo è quello di raggiungere quella promessa che ho fatto.
Grazie
17 12 2024
(Tutti i diritti riservati)
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