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mercoledì 17 novembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 

 

 


 

 

 







CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 


DAVIDE 

MUSUMECI  

 






 


 

 

 



 

Davide Musumeci di Giarre così ci si presenta:

 

 

Mchiamo Davide Musumeci e sono nato a Giarre, 15, 10 1990 (CT). Anche se età di 18 anni mi sono trasferito per motivi di lavoro al nord Italia. Ho svolto diversi lavori nel passato tra cui anche quello di militare dell’esercito italiano fino ad arrivare ad oggi che indosso con onore uniforme della polizia e ne vado orgoglioso poiché è sempre stata una ispirazione sin da bambino stare tra la gente ed aiutarla


Si tratta di una passione, come del resto anche il calcio, il calcio è tutto e mi piace aiutare questi ragazzi che si mettono nelle mani di persone sbagliate. 



Posso dirti che in passato ho fatto l’osservatore in Sicilia, per Parma, Atalanta, e Parma settore giovanile, e per il periodo del covid per la Triestina prima squadra, l’esperienza con la Triestina è stata molto formativa rispetto alle prime due perché comunque non solo facevo l’osservatore ma anche perché coordinavo i vari osservatori e valutavo le varie schede tecniche degli osservatori, la rete scouting della Triestina era bellissima, ci tengo a precisare che questi osservatori erano tutti a titolo gratuito, l’osservatore nel calcio italiano è una figura che nel calcio italiano è considerata pochissimo, ad eccezione dei grandi club che hanno alcune figure che all’interno  che occupano tale incarico, però la maggior parte degli osservatori in Italia lo fanno per passione, non ricevendo nessun introito, neanche un rimborso spese, però ti dico che il rimborso spese è giusto, anche perché esse seppur minime vengono sostenute, i campi da calcio non si trovano sotto casa, è ovvio che un giusta riconoscenza è giusto darla a questa figura, in conclusione noto che è una figura poco considerata. In questo momento faccio l’osservatore per un club professionistico, da poco ho sposato questo progetto, nel rispetto della mansione che ricopro e della società che mi ha dato tale possibilità non posso fare il nome.



 Nelle precedenti esperienze ho deciso sempre di chiudere io il rapporto perché la motivazione va a scemare perché tale figura non viene valorizzata e secondo me l’osservatore di permette di scovare dei profili interessanti non tanto quelli  che già navigano nel mondo del calcio e che sono conosciuti da tutti, ma per profili sconosciuti che magari hanno delle situazioni famigliari personali e magari si ritrovano a giocare nel campetto sperduto di periferia, io penso che uno osservatore deve battere tutti i campi da quello più periferico a quello più importante. Io per quello che riguarda lo scouting ho investito molto su di me, e cercherò in futuro di fare altri tipi di corsi per avere una conoscenza del calcio a 360 gradi e quando uscirà il corso per collaboratore della gestione sportiva e che ti permette di fare il dirigente in eccellenza e in serie D sicuramente è ciò che farò come di conseguenza altri corsi che usciranno, il calcio per me è vita e voglio specializzarmi in più cose.



 Fare l’osservatore mi piace molto, nonostante io mi sia affacciato nel mondo del calcio prima collaborando con degli agenti in Sicilia,  poi ho mollato perché non mi piaceva il modo di lavorare loro, poi mi sono specializzato un poco per quanto riguarda la direzione calcistica e la valutazione calcistica  tramite Nunzio Marchione che era l’ex agente di Mauro Icardi prima che arrivasse Wanda Nara, lui sta in Spagna a Barcellona e io l’ho aiutato nella sistemazione e collocazione di diversi  profili soprattutto argentini nella sere D italiana,  tra cui Galesio  che è l’ex cognato di Icardi,  l’ex fidanzato della sorella di Icardi, ho sistemato lui e altri diversi ragazzi ragazzi, mi piace molto il calcio argentino, loro vivono di calcio e sono determinati a fare bene e a dare il meglio di sé. In conclusione ti posso dire che tra il settore giovanile e la prima squadra ti posso dire che si tratta di uno scouting diverso.

 

 



 

 


 

 


 

La prima domanda è questa: come mai la scelta di diventare poliziotto?

 

Come il calcio anche la polizia sono due grandi passioni per me. La polizia per me è vita; una vocazione e un sogno che avevo da bambino. Mi sento realizzato soprattutto quando riesco ad aiutare le persone. Anche se non è semplice come lavoro perché i rischi sono altissimi per me la polizia rappresenta tutto. Rendere una città migliore combattendo la criminalità.

 

 



 






Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

Periodo bruttissimo quello del covid soprattutto perché io a livello lavorativo dovevo controllare che gli abitanti non uscissero di casa se non per acquistare i beni di prima necessità. Le nostre vite sono un po’ cambiate e per diversi anni dovremo convivere con questo virus. A livello calcistico naturalmente vedevo tutte le partite registrate e vecchi video per non perdere l’occhio da scout.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La passione per il calcio c’è l’ho da piccolino purtroppo a livello di calcio giocato mi sono fermato al settore giovanile per diversi problemi soprattutto quelli familiari. Anche se ho capito fin da subito che non potevo sperare di poter fare brillante  carriera calcistica, non ero “una cima”.

 









Lei ha fatto l’osservate per il Parma, Atalanta, e Triestina. Che tipo di esperienza è stata?  

 

Si ho fatto 3 esperienze nei club che mi hai elencato ovviamente ultima quella della Triestina più produttiva perché ricoprivo un ruolo all’interno dell’organigramma interno allo scouting gestendo più di 60 osservatori insieme; questo ovviamente ad altre figure che stavano sopra di me, con queste  ci coordinavamo ed io in particolare valutavo e controllavo le schede tecniche degli altri osservatori. 

 

Mentre Parma e Atalanta solo settore giovanile giravo per la Sicilia in cerca di ragazzi di prospettiva. Sono state delle esperienze che non posso reputare belle poiché il ruolo dello scout non è così valorizzato. Sia dal piano sportivo che in quello economico. Io dedico tutto il mio tempo libero e il dopo lavoro nell’osservazione sui campi dalla lega pro in giù. Ovviamente il profilo che ricerco deve fare qualcosa in più della normalità.




 






Tanti giovani mi hanno detto: “Se avessi avuto le giuste conoscenze, se il mio procuratore mi avesse fatto partecipare a quel provino, se…se…” tanti se, secondo lei quanto c’è di vero nell’avere una giusta conoscenza, oppure quello che conta è solo il talento?

 

Qualcosa di diverso qualcuno deve pur avere, altrimenti sarebbero  tutti bravi giocatori. Ma io ricerco il profilo che vien fuori dal mazzo, quel profilo che emerge in campo e che soprattutto è continuo in più partite.

 











 

Leggo spesso questa frase: “Il calcio in Italia è malato”, lei cosa ci vuol dire a proposito, per farla breve, è veramente così in tutte le categorie? 

 

Si il calcio è malato purtroppo lo devo dire, non sempre gioca il più meritevole spesso ti ritrovi profili interessanti in categorie inferiori ed in quelle superiori profili che non hanno le capacità per fare quella categoria. Purtroppo il calcio gran parte di esso è diventato un business e molti lavorano in questo mondo (allenatori, giocatori e ds ecc.) solo perché portano sponsor cioè entrate economiche alle società. 

Tutto ciò maggiormente succede nei dilettanti (calcio scommesse e partite combinate). Però posso dire anche che c’è una parte che valuta il merito e che non pensa agli sponsor. Il calcio ha bisogno di una rifondazione totale e delle regole più ferree. Ovviamente simili fatti penso che  succedano in tutte le categorie, ma maggiormente nei dilettanti visto che i compensi sono dei rimborsi spesa contenuti.

 










Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Diciamo che come rapporti mi relaziono maggiormente con i direttori sportivi o responsabili scouting. Qualcuno anche della seria A con cui ho instaurato anche se a distanza un bel rapporto professionale, ma anche d’amicizia. Nei dilettanti poi ho anche qualche rapporto con allenatori e presidenti per via del mio passato come intermediario. Comunque ho con tutti degli ottimi rapporti di  stima e di rispetto reciproco. Anche perché io faccio calcio per passione e non per soldi. Il mio unico obiettivo è fare contenti sia i ragazzi che le società.

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Riferito alla domanda successi e delusioni posso dirti che la delusione più grande per me è credere in un ragazzo informare il mio responsabile del suo talento, magari non piace, mentre io vedo delle qualità in lui. Quello che ti ho appenda detto  è successo e poi ho avuto anche ragione (la delusione si è trasformata in soddisfazione, anche se magari il profilo è stato preso da un’altra squadra.)

 


 

Lei si occupa anche nel sociale, per dare un futuro a quei giovani che hanno alle spalle una famiglia, non sempre presente, perché questa scelta?

 

Penso che il calcio rappresenti unica via di fuga e unica possibilità di avere un futuro migliore per tutti quei ragazzi che non vivono in una situazione familiare particolare facile. Io personalmente sono strafelice quando vedo un ragazzo che viene da uno stato sociale e familiare critico far carriera e vederlo cavalcare palcoscenici di categoria elevata. Ovviamente il calcio aiuta tantissimo questi ragazzi ad evitare di prendere strade sbagliate. I migliori profili calcistici sono quelli che vengono dalla strada. Perché vivono di calcio e perché il pallone è l’unica cosa che magari possono permettersi (la loro distrazione). I migliori fuoriclasse provengono dalla strada.

 

Avrà conosciuto tantissimi giocatori, e allenatori, qual è il giocatore che l’ha maggiormente colpita, e, ovviamente, qual è l’allenatore?

 

Nei professionisti a me piace Barella come giocatore per la grinta e la sua determinazione un esempio da seguire, spero che un giorno riuscirò a conoscere personalmente. Del passato direi l’immortale Zanetti esempio di uomo dalla grande personalità sia nel campo e sia nella vita(sociale).




 






Un consiglio che darebbe a un giovane che volesse intraprendere questo sport, per arrivare in alto, è ovvio?

 

Un consiglio che do ai giovani è quello di divertirsi il calcio è un divertimento in primis. Dare il meglio di sé ed allenarsi di più. Poi come si dice se sono rose fioriranno. Impegno, costanza, sacrificio e determinazione. Se hanno un obiettivo cioè quello di arrivare in alto non devono mollare e crederci sempre. Sicuramente può succedere che avranno qualche delusione, ma: mai mollare perché le possibilità che hanno sono infinite.

 

Ultima domanda: un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 








Beh..personalmente mi piacerebbe continuare con lo scouting nell’attuale club magari facendo qualche esperienza all’estero. In futuro penso proprio di fare il corso come direttore sportivo per la Lega dilettanti; voglio avere una conoscenza calcistica a 360 gradi di tutto.

 

 

 

 

17     11     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 15 novembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 





CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

ANGELO

ALESSANDRO  

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Alessandro è nato a Messina il 5 settembre del 1958, ha il diploma di ragioniere e abita a Messina. Dal 1973 al 1978 ha giocata nell’A.C.R Messina dai giovanissimi nazionali alla denominata “De Martino”. Fino al 1991 ha militato in varie società dilettantistiche: promozione (dalla Sicilia alla Calabria). Nel 1989 ha superato il corso di allenatore nel settore giovanile scolastico.

Dal 2000 al 2008 ha svolto ruoli dirigenziali nell’F.C. Messina (A e B) come: responsabile del convitto, dirigente ACC squadre giov./ alla primavera, responsabile tecnico squadra primavera, responsabile sett. giovanile.

 

Dal 2008 al 2009 è stato Dir.S.P. in eccellenza (Camaro); 2009 al 2010 Dir.Sp Fondi (lega pro); 2010 al 2011 Dir.Sp. eccellenza (C.D.M); 2011 al 2012 Resp. Sett. giovanile Arezzo;2012 al 2013 Dir. generale eccellenza (Orlandina); 2013 al 2014 Resp. Sett. Giov. ACR. ME. Lega Pro; 2014 al 2015 dir. S.P. Camaro; 2016 al 2017 Dir. SP. Camaro; 2017 al 2018 Dir. SS e resp. S.G.  eccellenza (C.D.M); 2018-2019 Dir. S.P. C.D.M. Serie D (sino a novembre); dal novembre del 2019 scouting Parma per Messina e provincia. Dal luglio 2019 al giugno 2021 Resp. Sett. giov. F.C. Messina serie D.

 





 







 

 

Come prima domanda de lo voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

Purtroppo il Covid ha colpito anche me: sono stato male un  mese e mezzo dal 17 dicembre 2020. Ha sconvolto tutto il sistema calcistico generale. Ovviamente tutti ne paghiamo le conseguenze

 

Secondo lei l’ambiente calcistico può aver sofferto in qualche maniera di questa lunga pausa e di aver giocato negli stadi vuoti?

 

Sicuramente sì, sono perse due stagioni agonistiche. Per i settori giovanili è stato drammatico.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Già da piccolo (circa 8 anni) il calcio comincia ad appassionarmi. Ho iniziato la trafila nel settore giovanile dell'ACR Messina negli anni 70, precisamente dal 1973.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mio padre era contrario, mia madre no. Nello studio sono riuscito a ad accontentarmi e quindi sono andato avanti.

 

Lei ha giocato in diverse squadre dilettantistiche, promozione. In quale si è trovato più a suo agio? 

 

 Ho giocato in tante società. Ognuna ha avuto la sua importanza nella mia carriera da calciatore. Tutte mi hanno lasciato dei buoni ricordi, e da tutte ho appreso nel bene e nel male.





 









Tanti giovani mi hanno detto: “Se avessi avuto le giuste conoscenze, se il mio procuratore mi avesse fatto partecipare a quel provino, se…se…” tanti se, secondo lei quanto c’è di vero nell’avere una giusta conoscenza, oppure quello che conta è solo e soltanto il talento?

 

I se e i ma nel calcio non contano. È il rettangolo di gioco che da sentenze. Un calciatore se ha talento va avanti. I procuratori hanno un valore aggiunto nel momento in cui il calciatore dimostra veramente di essere di prospettiva. Per arrivare in serie A bisogna essere veramente bravi non solo tecnicamente, ma soprattutto avere grande personalità e professionalità.


Perché in Italia tutti provano a diventare calciatori? Forse perché pensano che una volta arrivati in alto si possa condurre una vita tra gli agi e i lussi? 

 

Ogni ragazzo sogna di arrivare tra i professionisti. Il problema è che tanti non hanno i giusti requisiti. Per requisiti non intendo dire solo tecnici. Bisogna avere grande personalità, senso del sacrificio, e soprattutto serietà professionale. C'è purtroppo un grosso problema che ad oggi non si è riusciti a risolverlo: i genitori. Sì, questi purtroppo sono i primi nemici in casa. La maggior parte pensa di avere un campione che potrebbe risolvere i problemi economici e fanno di tutto per cercare di farli fare provini dappertutto, spesso spendendo tanti soldi che finiscono nelle tasche di pseudo osservatori o tali.

 

Ad un certo punto lei smette con il calcio giocato e diventa dirigente e scouting per il Parma e il Messina, come mai questa scelta?

 

Smetto a 30 anni di giocare e mi prendo una pausa. Rimango fuori da questo meraviglioso mondo per circa 15 anni e poi ricomincio da dirigente in serie B col settore giovanile del F. C. Messina. È lì che conosco un grande personaggio del calcio professionistico giovanile, il Direttore Eolo Falorni, che mi indica la strada per responsabile di settore giovanile. Ovviamente facendo tanta gavetta. Da semplice dirigente accompagnatore, a responsabile di convitto e responsabile tecnico della squadra Primavera.

 













Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti, per lei questa difficile professione cosa rappresenta? 

 

Il mio ruolo primario è quello di responsabile di settore giovanile, ho fatto il Direttore sportivo in Lega pro e in D oltre che in Eccellenza e Promozione. Il ruolo di osservatore diciamo che si fa sempre ovviamente se lo si fa come unico impiego sei più concentrato e riesci a svolgerlo con risultati migliori.

 

Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Quando vado a vedere un ragazzo, la cosa che mi deve colpire di più deve essere il giusto atteggiamento, ovviamente deve avere i requisiti tecnici, tattici e fisici, che servono per fare il salto di qualità.

 

Lei ha un curriculum notevole, che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti dei vari di club? 

 

Con tutti, allenatori e presidenti cerco di mantenere ottimi rapporti.

 

Nella sua lunga carriera Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Credo che il calcio da un po' di tempo a questa parte sia cambiato tanto e purtroppo in maniera negativa. Da circa 26 anni faccio questa attività e posso dire che al momento mi sento più deluso che soddisfatto.

 












Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (nell’ambito lavorativo è ovvio)?

 

La sincerità è un mio grande pregio che purtroppo in questo mondo diventa un grande difetto

 

Qualche nome di giocatori a cui lei è molto legato?

 

Tutti i ragazzi che io ho gestito hanno lasciato in me qualcosa di importante. Non sarebbe giusto fare nomi. Ho voluto e continuo a voler bene tutti.

 

Un consiglio che darebbe a un giovane che volesse intraprendere questo sport, per arrivare in alto, è ovvio?

 

Il consiglio che do ai giovani è sicuramente quello di non trascurare gli studi. Arrivare tra i professionisti non è cosi semplice. Consiglio comunque di dare sempre il massimo e di essere professionali, seri e costanti.

 

Ultima domanda: un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno? Quello di avere a che fare in questo mondo calcistico, con persone serie e soprattutto rispettose. Purtroppo ne esistono poche.

 

 

 

 15    11     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

venerdì 12 novembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 

CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

NICOLA

PERAGINE  

 

 

 

 


 

 

 

Nicola Peragine nato a Matera, classe 1960, ha giocato in serie B in diverse squadre, noi lo abbiamo intervistato e così ci si presenta.


“Mi chiamo Nicola Peragine, sono nato a Matera nel 1960, ho fatto la trafila nel settore giovanile del Matera Calcio, per poi passare a 18 anni nella Primavera del Torino.


In serie B ho militato nel: Matera, Ternana, Aquila, La Spezia e Livorno. A fine carriera ho fatto una breve esperienza in Nuova Zelanda. A Coverciano ho preso il patentino di Uefa A, a Coverciano ho allenato il settore Dilettanti e quello Giovanile.

Sono stato osservatore per il Chievo per 8 anni. Attualmente ho una scuola calcio a Napoli (sono 6 anni) e mi dedico a dei progetti sul sociale nei quartieri più a rischio di Napoli. Priorità nella mia vita oggi: il Signore Gesù, il Vangelo e per servire il signore faccio parte di una Comunità di Pozzuoli.”













 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: lei ha concluso la carriera giocando in Nuova Zelanda, che tipo di esperienza è stata e in che modo è arrivato a giocare in quella nazione?

 

 Ho terminato la mia carriera giocando in New Zeland  per  poco tempo, solo 4 partite in Prima Divisione con il Mount Monganui, era un mio sfizio giocare all'estero  e visto che ero in procinto a 25 anni di trasferirmi in Australia a giocare, un mio amico conterraneo di Matera mi ha invitato in questa terra così lontana per trascorrere le vacanze e sono finito su un campo di calcio. 

 


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

il periodo Covid l'ho trascorso nella quasi normalità, sono assistente ai malati domiciliari quindi ho lavorato e mi  allenavo   da solo nel mio quartiere.


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La passione del calcio l’ ho avuta da sempre, rimanevo a  giocare nel mio quartiere 5/6 ore e, le scarpette  da calcio di comprate da mio padre furono una sorta di iniziazione.



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno assecondato ed invogliato a proseguire, totale fiducia in me, nonostante avessi vinto un concorso in Finanza a 17 anni.

 









Lei ha 18 anni si trasferisce a Torino, che tipo di esperienza è stata, inoltre, ha sentito la lontananza di casa?

 

Al Torino Calcio a 18 anni ero raggiante, nel mio intimo ero timoroso per  non deludere famigliari ed amici che credevano in me, poi sono riuscito a mostrare il mio talento a quei livelli, sempre  consapevole  delle mie qualità. Mai sofferta lontananza da casa io volevo giocare al calcio e basta.

 


Ha raggiunto la serie B che cosa si prova quando si raggiunge una vetta così ambita? 

 

Giocare in B a 18 anni nella mia città - prima volta nella storia- mi ha riempito di orgoglio, da rattaccapalle ai bordi del campo a giocare con i miei idoli della mia squadra del cuore. E poi grande soddisfazione per una  chiamata Nazionale Under 21.

 


Tanti giovani mi hanno detto: “Se avessi avuto le giuste conoscenze, se il mio procuratore mi avesse fatto partecipare a quel provino, se…se…” tanti se, secondo lei quanto c’è di vero nell’avere una giusta conoscenza, oppure quello che conta è solo il talento?

 

La conoscenza nel calcio ai miei tempi contava poco, non ho fatto mai provini, ma sono stato selezionato quando giocavo normalmente.  Comunque, oggi ci sono molte opportunità che vanno colte, ma molti "sciacalli" che potrebbero impedire delle possibilità. Il talento comunque emerge sempre.











Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Mi piacerebbe  pensare  che li attiri la passione  e che li trascini in modo viscerale per  questo sport, chi guarda ai soldi e alla celebrità farà senz'altro di meno del suo proprio talento.

 


Qual è il suo goal che ricorda ancora con maggior piacere? 

 

Direi i goal per il significato che hanno avuto. Negli Allievi in un derby Matera - Potenza finale regionale rovesciata all'incrocio dei pali; l’altro a Torino- Atalanta Primavera, di esterno sinistro al palo opposto a parabola; in un derby toscano Livorno -Pontedera al volo sinistro da fuori area sotto la traversa che ci garantiva la salvezza. Pochi i gol realizzati, ma belli.





 






Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Pregi e difetti da calciatore, semplice il pregio il sinistro il difetto il destro per la frizione!

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

I calciatori che ammiro sono più che altro le bandiere, mi limito ai calciatori italiani, i vari Antognoni, Baresi, Del Piero, Baggio, Totti e altri.

 

Lei ha giocato in diversi club, qual è la squadra in sui si è trovato meglio?


Ho sempre onorato la maglia e  spero  di aver lasciato un ottimo ricordo tant'è che ho rapporti con i calciatori ex, tifosi e club delle varie squadre che ho militato; ma alla Ternana  sono molto legato è quella dove ho militato per 5 anni;  è un gradino sopra le altre.

 










Per 8 anni è stato osservatore, se così ho ben capito per il Chievo, la qualità principale che deve avere un buon osservatore? 


Sì per 8 anni sono stato osservatore del Chievo Verona, esperienza professionale unica al fianco del Direttore amico Giovanni Sartori, le qualità sono non solo le intuizioni ma bisogna valutare da allenatore la tecnica, e le sue capacità fisiche, psicologiche,   inoltre un calciatore va  valutato a 360 gradi compresa la moralità.

 


La sua è una carriera di successi, in questo momento lei vive a Napoli, ha una scuola calcio e si occupa del sociale nelle zone più a rischio della città, come mai questa scelta? 

Avrà conosciuto tantissimi giocatori, e allenatori, qual è il giocatore che l’ha maggiormente colpita, e, ovviamente, qual è l’allenatore che le ha insegnato molto

 


E’ stata una scelta di vita lavorare per le scuole calcio nonostante sia abilitato da allenatore Uefa A, ho scelto scuole calcio nel sociale in quartieri a rischio, la intendo come missione. 


Cerco di educarli   alla legalità per farli diventare persone migliori. Il calciatore più forte per me è Maradona genio completo nel calcio, posso testimoniarlo visto che ci ho giocato contro ed a tratti "accompagnato alle sue magie" visto che era impossibile marcarlo. Mentre l'allenatore che mi ha destato più impressione ed è stato importante per  la mia carriera sono stati più di uno:  Di Benedetto, Matera serie B, egli mi fece debuttare, Vatta e Rabitti a Torino e Viciani alla Ternana. A tutti costoro sono grato.

 












Un consiglio che darebbe a un giovane che volesse intraprendere questo sport, per arrivare in alto, è ovvio?

 

Consiglio ai giovani di: divertirsi, divertirsi e divertirsi che prima o poi l'occasione capita a tutti, e farsi trovare pronti.

 


Ultima domanda: un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

ll mio sogno visto che ho  fede in Gesù Cristo è nella Salvezza Eterna nel suo nome e quindi credo, di vivere nell’eternità con i miei cari famigliari  ed i fratelli e sorelle in Cristo.

  

 

 

 

 

 

 13    11     2021 

 

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