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sabato 6 novembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 


 

 

 

 

 

CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

MANUEL

GOBBI 

 

 

 

 

 

Manuel Gobbi giocatore e ora allenatore di Pavullo nel Frignano (Modena) così ci si presenta:




“Mi chiamo Manuel, ho 27 anni e sono nato a Modena ma cresciuto in un paese in provincia ai piedi dell'Appennino (Pavullo nel frignano). 


Da ragazzo ho giocato a calcio (nel ruolo di portiere) solo in settori giovanili dilettantistici fino a 17 anni, poi ho esordito in Serie D con la Virtus Pavullese. 


Ho giocato due anni in D poi ho militato tra promozione e prima categoria fino al 2016, successivamente mi sono laureato in Scienze Motorie all'università di Bologna (con una tesi di laurea che analizzava il modello di prestazione del portiere di calcio),   per motivi di lavoro e studio ho smesso di giocare. Ho iniziato così nel 2016 ad allenare. Contemporaneamente iniziai (e da poco ho terminato) un percorso di studi in Osteopatia. Ho iniziato ad allenare in squadre dilettantistiche, sia come collaboratore tecnico, sia come allenatore portieri. 


Fino al 2018 quando sono entrato nel Modena FC. Da allora alleno nel Modena FC, mi occupo di preparazione portieri -settore giovanile professionistico - (categoria U15) e allenatore di gruppi di bambini della scuola calcio dell’Accademy (portieri U12 e piccoli amici)”.





















Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Adesso ha ripreso a pieno ritmo la sua attività oppure per quello che riguarda i bambini della scuola calcio Accademy siete in pausa? 

 

Non è stato facile, come credo per la maggior parte delle persone. Ci siamo ritrovati in mezzo a qualcosa che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato, diciamo che è stato un periodo che ha cambiato molte cose della mia vita. Personalmente ho cercato di trovare ciò che di positivo ci poteva essere in questa situazione e devo dire che ho riscoperto l’importanza di alcuni aspetti della mia vita. Anche il calcio e lo sport ovviamente ne hanno risentito, soprattutto durante il primo anno di pandemia. Fortunatamente la scorsa stagione con il settore giovanile siamo quasi sempre riusciti a fare attività, seppur non giocando il campionato. Con i bambini dell’Academy abbiamo avuto qualche mese di stop dovuto alle zone rosse, ma ora fortunatamente ci alleniamo e giochiamo regolarmente. La società ha fatto un lavoro fantastico per permettere ai bambini di poter continuare a fare attività negli ultimi mesi. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da bambino è stato lo sport che più mi appassionava. Andavo agli allenamenti e quando tornavo a casa continuavo a giocare con gli amici in cortile. È una passione che non si è indebolita negli anni, al contrario. Credo che chi ami questo sport, in un modo o nell’altro, lo porti con sé sempre. 

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre supportato e incoraggiato in ogni momento, anche quelli più difficili. Ovviamente la scuola è sempre stato un pilastro fondamentale della mia educazione, com’è giusto che sia per ogni ragazzo. Fortunatamente sono sempre riuscito a conciliare il calcio e lo studio, seppur non senza sacrifici. Tornassi indietro, rifarei le stesse cose. 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sicuramente la squadra del mio esordio nel mondo dei grandi in Serie D, la Virtus Pavullese. Sono cresciuto nel loro settore giovanile fino ai Giovanissimi, sono ritornato in Juniores e lo stesso anno ho esordito in prima squadra. Giocare con la squadra della tua città in un campionato così importante è un’emozione forte. Ho tanti amici che hanno fatto parte di quella squadra in quegli anni, abbiamo condiviso momenti indelebili tra i quali ricordiamo sempre un’amichevole contro il Milan di Allegri a Milanello. Anche l’ultima squadra della mia carriera da giocatore è un ricordo speciale, una salvezza che a dicembre sembrava impossibile raggiunta a maggio con una giornata d’anticipo. Una grande emozione. 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Non c’è uno sport in particolare. Dovessi sceglierne alcuni direi sicuramente tennis, pallavolo e i motori. Vivo a pochi chilometri da Maranello, sono cresciuto tifando Ferrari.


Come mai giuoca nel ruolo di portiere? 


Fin da piccolo mi sono trovato a fare il portiere, probabilmente anche un po’ influenzato da mio padre che da ragazzo giocava a calcio nello stesso ruolo. Dico mi sono trovato perché è difficile sapere cosa mi abbia spinto davvero, penso che probabilmente essere un portiere non lo si possa scegliere, lo si sente dentro. È stato un ruolo che mi ha dato tanto crescendo. Chi gioca in porta sa quanto sia difficile farlo, quanto sia un ruolo di responsabilità e di grandi pressioni. Noi non abbiamo la gloria e la sfrontatezza degli attaccanti, abbiamo il sacrificio e la solitudine, forse però è proprio per questo che lo rende un ruolo unico. 







Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 


Ci sono tante caratteristiche che secondo me un buon allenatore dovrebbe avere: competenza, passione, empatia, resilienza, autorevolezza, apertura mentale. Potrei citarne tante altre ma credo che non esista la formula magica per essere un buon allenatore. Io credo molto nelle persone dietro i ruoli che ricoprono, nelle qualità umane oltre che tecniche, quindi forse per questo ti direi che in primis un buon allenatore dovrebbe essere coerente. Coerente con ciò che dice, coerente con ciò che è lui come persona. Essere se stessi, mostrarsi per ciò che si è veramente è il primo passo per conquistarsi la fiducia di un gruppo. 

 

Per diventare un ottimo allenatore, oltre allo studio e alle varie abilitazioni, quanto è importante aver giocato calcio? 

 

Non è fondamentale averlo fatto ma sicuramente ti può aiutare. Alcuni dettagli, alcune piccole cose riesci a coglierle meglio se fanno parte della tua esperienza personale, del tuo vissuto. Questo tante volte ti da una marcia in più.

 

Ti ispiri a qualche allenatore? 

 

Non c’è un allenatore in particolare. Tanti grandi allenatori moderni diversi tra loro come Ancelotti, Mourinho, Klopp, Guardiola, Conte hanno caratteristiche che per chiunque sarebbero fonte d’ispirazione. 

 










Ci può dire il suo più grande pregio e il suo più grande difetto – in campo calcistico – è ovvio

 

È una domanda a cui dovrebbero rispondere gli altri, non io. Tuttavia credo di essere un allenatore molto empatico, credo che gli insegnamenti vengano recepiti meglio e credo ci sia più disponibilità al sacrificio se dall’altra parte i ragazzi trovano una figura di riferimento che li sappia ascoltare oltre che dirigere. Credo questo possa però anche rappresentare un difetto se non dosato bene, bisogna essere bravi a bilanciare “carota e bastone” per avere la giusta autorevolezza. 

 










Che cosa cerchi di trasmettere?

 

Passione innanzitutto, oltre che conoscenza tecnico tattica. I ragazzi di oggi sono diversi, hanno bisogno di trovare costantemente motivazioni e ispirazioni. Dobbiamo essere per loro un punto di riferimento, un esempio. I ragazzi di oggi tendono spesso ad abbattersi di fronte alle difficoltà o ai fallimenti, personalmente cerco di insegnargli ad essere positivi, a riconoscere ed accettare i fallimenti, trasformarli in opportunità e crescita. Anche per questo cerco di coinvolgerli e farli ragionare molto, c’è una frase di Socrate che mi ha sempre ispirato: “non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere”. 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto dei traguardi raggiunti?

 

Non cambierei nulla. Nel bene e nel male ciò che sono adesso è il risultato di quello che è stato prima. Se in un determinato momento della mia vita ho preso una decisione è stato perché, probabilmente, era quella che sentivo più giusta in quel momento per me. 

 








Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Più che un sogno realizzato mi piacerebbe, potessi scegliere, di riuscire a vivere sempre la vita con grande felicità. Nella società di oggi siamo sempre più occupati, stressati, miriamo a raggiungere traguardi e status sociali sempre più alti. Anziché ossessionarci con l’essere persone realizzate, dovremmo preoccuparci di più stare bene con noi stessi.

 

 

 

 

 


 07      11     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 31 ottobre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 





CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 



FABRIZIO

QUERCIATI 

 








 

UN UOMO CHE GUARDA AL FUTURO STRIZZANDO L’OCCHIO AL BAMBINO CHE GIOCAVA A PALLONE

 






 

Fabrizio Querciati romano di 41 anni  così si presenta:

 




 

Il calcio è una passione enorme che mi ha tramandato  mio papà, un qualcosa che negli anni mi è entrato sempre più dentro. A casa mia la partita della Roma era un momento sacro. Papà poteva togliere la telecronaca perché era lui a commentare ogni singola azione ed a spingere quella palla.

 

 


 

 

 


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

In questo periodo così difficile io ho sempre lavorato, ero uno di quelli che poteva uscire.

In famiglia abbiamo praticamente preso tutti il covid e, devo dire che, per noi, è stato molto simile ad una influenza.

Aggiungo che il papà di un mio carissimo amico, a 60 anni, ha seriamente rischiato di morire ed è stato circa 3 mesi tra terapia intensiva e reparto.

È una pandemia.

È stato qualcosa di nuovo, ha spaventato tutte le persone che hanno un po' di sale in zucca ed ancora bisogna stare attenti e fare prevenzione, anche se con il vaccino credo si vada verso una soluzione.

Chi ne ha maggiormente sofferto sono i ragazzi, costretti a stare in casa senza sport o senza poter vedere gli amici.

In conclusione l’Italia e gli italiani hanno bisogno di risorgere con positività.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

 Ho scoperto che il Calcio sarebbe stata la mia più grande passione da subito. Forse dai 3 anni, a me è sempre piaciuto tutto di questo sport.

La magia del pallone può regalare fiducia nella vita.

La forza di un gruppo coeso e forte non ti fa mai sentire solo, ma parte di un ingranaggio che ha bisogno della spinta di tutti per funzionare.

Fin da piccolo era il mio unico svago. Con la mia squadra due allenamenti a settimana più la partita.

Tutti gli altri pomeriggi scendevo nel parco sotto casa e giocavamo dal pomeriggio a sera.

Con i miei amici organizzavamo dei mini tornei con la solita formula che i più grandi o bravi facevano i capitani e sceglievano a turno i compagni.

Meravigliosa.

In età adolescenziale ho lasciato il calcio per qualche anno, ma avevo un computer e giocavo solo ed esclusivamente al calcio e l'ho fatto fino a pochi mesi fa.

Sceglievo una squadra dalle serie minori, compravo e vendevo giocatori e la portavo più su.

Faccio ancora il Fantacalcio con mio fratello ed un gruppo di amici speciali e mi diverto molto.

Sempre con mio fratello abbiamo gestito per molti anni una squadra di calciotto amatoriale, la gestivano con una passione ed una qualità da serie A.

A me il Calcio mi scorre nelle vene come se fosse il sangue che mi tiene in vita.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

 I miei genitori sono persone speciali, sono genitori che ogni figlio vorrebbe.

Per loro, come per me ora che sono genitore di una bimba di 10 anni, la scuola doveva essere al primo posto.

Per un certo periodo, se ben mi ricordo, mi fu anche vietato di giocare la partita di domenica, questo perché a scuola ho fatto  sempre il minimo indispensabile.

Ricordo una domenica mattina che mio papà era al campo, erano pochi i giocatori disponibili, e chiama a casa, dove io ero in punizione, credo che  in 10 minuti di corsa ero al campo pronto per giocare.

Felice... felice come un bambino.

 

 

Lei attualmente è osservatore del Pescara Calcio.  E' un bel ruolo, Com’è arrivato in questa importante società?

 

Il mio non è stato un percorso classico, né semplice.

Diciamo che ci sono arrivato grazie alla mia perseveranza ed alle mie qualità, poi magari un giorno te lo racconterò nei dettagli.

 

 

Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Il ruolo dell’Osservatore o Talent Scout , per fare più scena, non è affatto semplice.

Innanzitutto si ha a che fare con dei bambini o dei ragazzi in età adolescenziale e questo già prevede una certa sensibilità nel gestire e ponderare ogni cosa. Ci sono vari modi di svolgere questo lavoro. Non è una questione di ore o partite o viaggi perché, se si ha occhio un giocatore bravo lo vedi subito e non c'è bisogno di andare dall' altra parte del mondo. C'è sempre un dettaglio che fa la differenza.

Una giocata, uno spunto, un guizzo. Il fallimento fa parte del fare. Solo chi fa sbaglia. Posso dirti che io, utilizzo un mio metodo e fino ad oggi, ha funzionato abbastanza bene.

 

 

Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

Per arrivare a certi livelli, diciamo nel calcio professionistico ci vogliono molte cose, oltre alla fortuna di incontrare la persona giusta. La più importante di tutte è la perseveranza.

Di talentuosi giocatori ne è pieno il mondo, ma ciò che fa la differenza è la determinazione nel raggiungere un obiettivo. Sapersi rialzare e ripartire più forti di prima. Un calciatore per arrivare non deve cercare alibi ,ma strade da percorrere.

 

 

Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Per me la cosa più importante di tutte è la mentalità.

È troppo facile vedere chi tocca bene il pallone, alza la testa, dribbla, corre e tira. Ma la differenza poi la fa solo la mentalità.

Potrei portare tantissimi esempi di giocatori con qualità tecniche di modesto livello che sono arrivati in nazionale perché avevano tutte le altre caratteristiche al top. Damiano Tommasi, per esempio è uno degli esempi migliori che il calcio possa esprimere. Intelligenza tattica, visione, quantità, duttilità etc. Potrei andare avanti per ore, io ho un debole per lui.

 

 

Giocatori che hanno un grande talento e ne possiamo avere anche tanti, se per diversi motivi non riescono a esprimersi in quel provino, in quel caso cosa si può fare, dargli una seconda, una terza possibilità? 

 

Non c'è una regola specifica. Come dicono in tanti il Calcio non è una scienza esatta. Se un ragazzo arriva ad un provino vuol dire che qualcuno ha visto delle qualità A volte può capitare che un alunno faccia un esame e che venga bocciato. Poi lo rifà e prende 30.

 

 

Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Io conosco pochi Presidenti, alcuni Direttori di  settore giovanile, alcuni Direttori Sportivi ed alcuni Allenatori.

Ho un ottimo rapporto con tutte le persone che mi piacciono o eventualmente che possono tornarmi utili.

Gli allenatori sono fondamentali nel mio lavoro perché sono coloro che meglio conoscono i ragazzi. Da un punto di vista tecnico, psicologico, familiare e storico. Cerco sempre di conoscere più allenatori possibili e possibilmente bravi. Con loro c'è ovviamente anche una vera e propria collaborazione lavorativa, riconosciuta da una provvigione.

 

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, ex della Roma, direbbe: "Uomini forti, destini forti".

 

 

Lei adesso ha un  contratto  che la lega al Pescara calcio. Cosa si aspetta  dal lei il Pescara Calcio e cosa si aspetta  da se stesso?

 

Il Pescara Calcio da me si aspetta che segnalo e porto a Pescara i migliori giovani italiani. Coloro che tra 5, 10, 15 anni giocheranno in Serie A e magari in Nazionale. Da me stesso, esattamente ciò che si aspetta il Pescara Calcio.

 

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio? 

 

Ho tanti difetti, può chiedere a mia moglie e glieli dice tutti. Sono molto permaloso, a volte perfino polemico e questo credo sia il peggiore. Il mio più grande pregio è senza ombra di dubbio l’altruismo.

 

 

Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

È una bella domanda. Come osservatore dico una persona speciale che, purtroppo non c'è più, Mino Favini dell’Atalanta.

Come direttore sportivo ne voglio citare tre perché il ruolo di Ds prevede varie componenti. Si pensa spesso solo al calciomercato, ma la cosa fondamentale, a mio avviso, è la gestione della rosa durante tutta la stagione. Walter Sabatini, un genio, Monchi, sa come si vince e Gianluca Petrachi, una determinazione fuori dal normale. Diciamo che un mix di questi tre Professionisti potrebbe avvicinarsi alla perfezione. Io pagherei di tasca mia per farci una chiacchierata.

 

Come Presidenti avrei voluto conoscere Franco Sensi e dico  un personaggio a volte bizzarro, ma molto molto bravo nel suo ruolo con cui ho avuto la fortuna di fare una piacevole chiacchierata un paio di anni fa: Claudio Lotito.

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Io seguo solo il Calcio e lo ammetto, sono una brutta persona, non sono ancora riuscito a vedere una partita intera di calcio femminile, anche se riconosco che il movimento è cresciuto molto e, a volte c'è molta qualità. Per esempio mi piace molto Manuela Giugliano della Roma e della Nazionale.

 


Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Damiano Tommasi, mentre quello che ammiro meno, invece è Antonio Cassano.

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Ho commesso tanti errori, ma sono soddisfatto della persona che sono e delle qualità ed esperienze acquisite. Rifarei tutto allo stesso modo Non sono soddisfatto di dove sono ora perché sono molto ambizioso e quando avevo 15 anni mi sono fatto una promessa.

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è mantenere la promessa.

 

 

 

 

 A cura di Paolo Radi   

 

 

 01  11         2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 15 ottobre 2021

PAOLO RADI INTERVIEW

 

 







 



GIUSEPPE “PEPPE”   

SOLITRO 

 

 

 








 

 




Giuseppe Solitro is a young player, temporarily released, who lives in Naples. This is how we introduce ourselves "

 

"I was 6 years old when my father wrote to me at the Arci Scampia football school, after which at 11 I immediately moved to Napoli and stayed there for 2 years, after Naples, I moved to Ascoli for another 2 years, then I moved on with La Lupa Roma in Serie D, after which I signed with Neapolis always in D.

 

 Later I played in Francavilla in Sinni, then Ercolanese, 3 years in D, collecting 85 appearances, then last year I was in Serie C with Akragas, but for only 15 days. Then I had an experience in Slovakia in Serie B with Petrezalka, in Austria with Mattesburg, I forgot: I was also with Puteolana in Pozzuoli in excellence and with Sessana always excellent. After winning the championship with Caprese, the following year I moved to Anacapri football and, due to problems related to the pandemic, we were stopped for some time. At the moment I am registered with Real Anacapri, but I still don't know what projects they have; I await news and then see elsewhere “.

 

 

 

Covid has turned our lives upside down, how did you experience this long pause? Was he able to train on a daily basis?
Personally, I went through some bad times with COVID, but I think it was for all of us, as far as football is concerned, I never stopped to train, also because I couldn't wait to leave.
 
When did you discover that football would become your greatest passion?
I discovered it right away, since I was a child I was only 6 when I was on the streets, already on the streets ... I grew up with bread and football and I immediately understood that sport would be my greatest passion.
 
You have played in different teams, which one are you most attached to?
The team that I was most connected to that made me feel at home was Francavilla in Sinni too, because we wrote them a piece of history.



Then he moved to Austria to play for Mattesburg and what do I remember from this club?
With Mattesburg in Austria, the best memory is that of the football structure, I have never seen such an organization, it was a unique experience.
 
Besides football, what other sports do you follow with great interest?
Only football I love and follow.
 
Why does everyone try to become a footballer? What attracts them, plus the fame or the money?
In my opinion, becoming a footballer is not done for money, if anything, it is a dream that you want to achieve, when you reach high levels you no longer think about money, you only think about doing well and letting your fans know that you are a person. humble and professional, money doesn't matter to me.

 


Do you play in the role of?
I play outside high if there is a need also low
 
Do you remember your best goal?
My best goal was the one in Herculaneum against Agropoli in 95th, Serie D.
 
Your career is studded with successes, but also with some disappointments if you had the possibility to go back, would it change something, or are you satisfied with where you have come so far?
I am bitter and angry with myself, if I could go back I would do it right now.
 
His biggest flaw and his greatest merit (footballing speaking)?
My big flaw is not to be "cynical" in front of goal, my advantage is to be devastating, in my opinion, when I find myself in front of only one player,

A player you admire a lot?
The footballer I am inspired by is Marhez of Manchester city.
 
You were born in Scampia, and I interviewed several players, what does this neighborhood represent for you?
Scampia is not the neighborhood that everyone thinks it is, each neighborhood has its flaws, but in our small way we are welcoming human people and most of us love football.
 
How important is family to you?
 
Family comes first.
 
A dream that you would like to realize immediately?
My  dream has always been to make my debut in Serie A. It's difficult, but not impossible, anything can happen!

 

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 Thanks   

 

 

Paolo Radi   

 

 

15 10         2021 

 

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