di PAOLO RADI
CONVERSANDO DI CALCIO CON…
FABRIZIO
QUERCIATI
UN UOMO CHE GUARDA AL FUTURO STRIZZANDO L’OCCHIO AL BAMBINO CHE GIOCAVA A PALLONE
Fabrizio Querciati romano di 41 anni così si presenta:
Il calcio è una passione enorme che mi ha tramandato mio papà, un qualcosa che negli anni mi è entrato sempre più dentro. A casa mia la partita della Roma era un momento sacro. Papà poteva togliere la telecronaca perché era lui a commentare ogni singola azione ed a spingere quella palla.
Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa?
In questo periodo così difficile io ho sempre lavorato, ero uno di quelli che poteva uscire.
In famiglia abbiamo praticamente preso tutti il covid e, devo dire che, per noi, è stato molto simile ad una influenza.
Aggiungo che il papà di un mio carissimo amico, a 60 anni, ha seriamente rischiato di morire ed è stato circa 3 mesi tra terapia intensiva e reparto.
È una pandemia.
È stato qualcosa di nuovo, ha spaventato tutte le persone che hanno un po' di sale in zucca ed ancora bisogna stare attenti e fare prevenzione, anche se con il vaccino credo si vada verso una soluzione.
Chi ne ha maggiormente sofferto sono i ragazzi, costretti a stare in casa senza sport o senza poter vedere gli amici.
In conclusione l’Italia e gli italiani hanno bisogno di risorgere con positività.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Ho scoperto che il Calcio sarebbe stata la mia più grande passione da subito. Forse dai 3 anni, a me è sempre piaciuto tutto di questo sport.
La magia del pallone può regalare fiducia nella vita.
La forza di un gruppo coeso e forte non ti fa mai sentire solo, ma parte di un ingranaggio che ha bisogno della spinta di tutti per funzionare.
Fin da piccolo era il mio unico svago. Con la mia squadra due allenamenti a settimana più la partita.
Tutti gli altri pomeriggi scendevo nel parco sotto casa e giocavamo dal pomeriggio a sera.
Con i miei amici organizzavamo dei mini tornei con la solita formula che i più grandi o bravi facevano i capitani e sceglievano a turno i compagni.
Meravigliosa.
In età adolescenziale ho lasciato il calcio per qualche anno, ma avevo un computer e giocavo solo ed esclusivamente al calcio e l'ho fatto fino a pochi mesi fa.
Sceglievo una squadra dalle serie minori, compravo e vendevo giocatori e la portavo più su.
Faccio ancora il Fantacalcio con mio fratello ed un gruppo di amici speciali e mi diverto molto.
Sempre con mio fratello abbiamo gestito per molti anni una squadra di calciotto amatoriale, la gestivano con una passione ed una qualità da serie A.
A me il Calcio mi scorre nelle vene come se fosse il sangue che mi tiene in vita.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori sono persone speciali, sono genitori che ogni figlio vorrebbe.
Per loro, come per me ora che sono genitore di una bimba di 10 anni, la scuola doveva essere al primo posto.
Per un certo periodo, se ben mi ricordo, mi fu anche vietato di giocare la partita di domenica, questo perché a scuola ho fatto sempre il minimo indispensabile.
Ricordo una domenica mattina che mio papà era al campo, erano pochi i giocatori disponibili, e chiama a casa, dove io ero in punizione, credo che in 10 minuti di corsa ero al campo pronto per giocare.
Felice... felice come un bambino.
Lei attualmente è osservatore del Pescara Calcio. E' un bel ruolo, Com’è arrivato in questa importante società?
Il mio non è stato un percorso classico, né semplice.
Diciamo che ci sono arrivato grazie alla mia perseveranza ed alle mie qualità, poi magari un giorno te lo racconterò nei dettagli.
Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?
Il ruolo dell’Osservatore o Talent Scout , per fare più scena, non è affatto semplice.
Innanzitutto si ha a che fare con dei bambini o dei ragazzi in età adolescenziale e questo già prevede una certa sensibilità nel gestire e ponderare ogni cosa. Ci sono vari modi di svolgere questo lavoro. Non è una questione di ore o partite o viaggi perché, se si ha occhio un giocatore bravo lo vedi subito e non c'è bisogno di andare dall' altra parte del mondo. C'è sempre un dettaglio che fa la differenza.
Una giocata, uno spunto, un guizzo. Il fallimento fa parte del fare. Solo chi fa sbaglia. Posso dirti che io, utilizzo un mio metodo e fino ad oggi, ha funzionato abbastanza bene.
Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?
Per arrivare a certi livelli, diciamo nel calcio professionistico ci vogliono molte cose, oltre alla fortuna di incontrare la persona giusta. La più importante di tutte è la perseveranza.
Di talentuosi giocatori ne è pieno il mondo, ma ciò che fa la differenza è la determinazione nel raggiungere un obiettivo. Sapersi rialzare e ripartire più forti di prima. Un calciatore per arrivare non deve cercare alibi ,ma strade da percorrere.
Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente?
Per me la cosa più importante di tutte è la mentalità.
È troppo facile vedere chi tocca bene il pallone, alza la testa, dribbla, corre e tira. Ma la differenza poi la fa solo la mentalità.
Potrei portare tantissimi esempi di giocatori con qualità tecniche di modesto livello che sono arrivati in nazionale perché avevano tutte le altre caratteristiche al top. Damiano Tommasi, per esempio è uno degli esempi migliori che il calcio possa esprimere. Intelligenza tattica, visione, quantità, duttilità etc. Potrei andare avanti per ore, io ho un debole per lui.
Giocatori che hanno un grande talento e ne possiamo avere anche tanti, se per diversi motivi non riescono a esprimersi in quel provino, in quel caso cosa si può fare, dargli una seconda, una terza possibilità?
Non c'è una regola specifica. Come dicono in tanti il Calcio non è una scienza esatta. Se un ragazzo arriva ad un provino vuol dire che qualcuno ha visto delle qualità A volte può capitare che un alunno faccia un esame e che venga bocciato. Poi lo rifà e prende 30.
Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club?
Io conosco pochi Presidenti, alcuni Direttori di settore giovanile, alcuni Direttori Sportivi ed alcuni Allenatori.
Ho un ottimo rapporto con tutte le persone che mi piacciono o eventualmente che possono tornarmi utili.
Gli allenatori sono fondamentali nel mio lavoro perché sono coloro che meglio conoscono i ragazzi. Da un punto di vista tecnico, psicologico, familiare e storico. Cerco sempre di conoscere più allenatori possibili e possibilmente bravi. Con loro c'è ovviamente anche una vera e propria collaborazione lavorativa, riconosciuta da una provvigione.
Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni?
Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, ex della Roma, direbbe: "Uomini forti, destini forti".
Lei adesso ha un contratto che la lega al Pescara calcio. Cosa si aspetta dal lei il Pescara Calcio e cosa si aspetta da se stesso?
Il Pescara Calcio da me si aspetta che segnalo e porto a Pescara i migliori giovani italiani. Coloro che tra 5, 10, 15 anni giocheranno in Serie A e magari in Nazionale. Da me stesso, esattamente ciò che si aspetta il Pescara Calcio.
Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio?
Ho tanti difetti, può chiedere a mia moglie e glieli dice tutti. Sono molto permaloso, a volte perfino polemico e questo credo sia il peggiore. Il mio più grande pregio è senza ombra di dubbio l’altruismo.
Chi sono i suoi modelli di riferimento?
È una bella domanda. Come osservatore dico una persona speciale che, purtroppo non c'è più, Mino Favini dell’Atalanta.
Come direttore sportivo ne voglio citare tre perché il ruolo di Ds prevede varie componenti. Si pensa spesso solo al calciomercato, ma la cosa fondamentale, a mio avviso, è la gestione della rosa durante tutta la stagione. Walter Sabatini, un genio, Monchi, sa come si vince e Gianluca Petrachi, una determinazione fuori dal normale. Diciamo che un mix di questi tre Professionisti potrebbe avvicinarsi alla perfezione. Io pagherei di tasca mia per farci una chiacchierata.
Come Presidenti avrei voluto conoscere Franco Sensi e dico un personaggio a volte bizzarro, ma molto molto bravo nel suo ruolo con cui ho avuto la fortuna di fare una piacevole chiacchierata un paio di anni fa: Claudio Lotito.
Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?
Io seguo solo il Calcio e lo ammetto, sono una brutta persona, non sono ancora riuscito a vedere una partita intera di calcio femminile, anche se riconosco che il movimento è cresciuto molto e, a volte c'è molta qualità. Per esempio mi piace molto Manuela Giugliano della Roma e della Nazionale.
Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno?
Damiano Tommasi, mentre quello che ammiro meno, invece è Antonio Cassano.
Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora?
Ho commesso tanti errori, ma sono soddisfatto della persona che sono e delle qualità ed esperienze acquisite. Rifarei tutto allo stesso modo Non sono soddisfatto di dove sono ora perché sono molto ambizioso e quando avevo 15 anni mi sono fatto una promessa.
Un sogno per il futuro?
Il mio sogno è mantenere la promessa.
A cura di Paolo Radi
01 11 2021
(Tutti i diritti riservati)
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