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lunedì 16 novembre 2020

di PAOLO RADI 



 

 


 

 

 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GAETANO  

ORTEGA 

 

 

 

 

 












 






Gaetano Ortega è nato 20 anni fa a Napoli e abita a Scampia, frequenta l’ultimo anno di un Istituto superiore ad indirizzo economico- commerciale. 


Rispetto agli altri ragazzi ha iniziato a giocare a calcio molto tardi, non lo praticava fin da piccolo perché giocava molto per strada, e anche oggi ci dice che se si ritrova con gli amici per strada: “è sempre bello, ricordare gli anni passati”.   Inizia a militare nell’ Arzano per poi passare al Mugnano fino ad arrivare a giocare il primo anno di promozione con il San Pietro Napoli per passare poi al Don Guanella e al Rione Terra. 


Quest’anno al San Martino Valle Caudina, una “squadra che cerca di ritrovare luce dopo diversi anni al buio!”

 

 


 

 

Come prima domanda le voglio fare questa il campionato delle squadre che militano dalla serie D sino ad arrivare sino all’ultima sono ferme, le pare giusto? E per gli allenamenti come fa? 

 

Quasi tutto il calcio si è fermato, molte società che militano in D investono molto spendendo cifre assurde e ritrovarsi in questa situazione sarà sicuramente un problema!

 









Il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, e non sappiamo se tutto tornerà come prima, prendiamo il calcio, ma secondo lei giocare una partita di serie A, B, C, D e le altre gare di Champions, senza il pubblico e senza il supporto dei tifosi, che senso può avere? Non era meglio fermare anche le gare di queste categorie? 

 

Le partite che sono state disputate e che si disputeranno senza pubblico e supporto dei tifosi risultano e risulteranno   meno passionali, lo sappiamo tutti che il pubblico ha un ruolo importante, infatti rende tutto più bello e si vengono a creare atmosfere molte volte d’ incanto.

 



Sappiamo che lei ha iniziato a giocare a calcio molto tardi, perché prima giocava per strada, non ho ben capito il significato di: “giocare per strada”, mi spiego meglio, giocava per strada solo per divertirsi? 

 

Quando si è bambini si pensa spesso a cosa possa farci felici, a me come molti altri ragazzi, bastava un pallone per giocarci ore e ore fino a tarda sera.

 Non solo per il gusto del divertimento, ma per molto altro, quando si è bambini si sogna molto, infatti un piccolo campetto realizzato da noi ai nostri occhi diventava un vero e proprio stadio, bastava poco ed eravamo molto felici!

 








Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? Mi capita di vedere giocatori che una volta diventati ricchi hanno completamente cambiato modo e stile di vita, dimenticandosi completamente le loro origini, cosa ne pensa di loro modo di fare

 

A chi non piacerebbe diventare un calciatore? C’è chi lo fa per soldi, per una vita nel lusso, c’è chi lo fa per passione, per chi vuole aiutare la propria famiglia e chi per realizzare il proprio sogno. Diventare un calciatore professionista è sempre e sarà ancora il mio sogno nel cassetto, questo per passione, per affermarmi, ma soprattutto mi piacerebbe mettere in condizione la mia famiglia di lavorare normalmente, mio padre, non è molto presente perché fa un lavoro che lo sacrifica, infatti passa spesso i suoi giorni fuori casa!

 








Lei gioca nel ruolo di? 

 

Attaccante.

 








Classicisticamente parlando, quali sono i suoi pregi e i suoi difetti? 

 

Non mi piace parlare molto di me, sono una persona che in campo offre il meglio di sé e chi mi conosce lo sa. 

In molte situazioni mi ritrovo sempre a combattere con me stesso, spesso  mi abbattevo, avevo spesso il morale a terra a causa di problemi  che in campo non dovrebbero essere presenti, e forse questo mi ha portato ad avere dei meriti che non mi corrispondevano, potevo trovarmi in situazioni migliori, calcisticamente s’intende! 

In questo periodo mi hanno aiutato molto due persone che ricorderò e che porterò sempre nel mio cuore: Mister Massimo di Sarra e Mario Peluso (mister e capitano del Don Guanella) loro mi hanno aiutato molto: sopratutto a crescere! 


Un altro ricordo che avrò sempre di Mario è quello del suo assist che mi servì contro l’Ischia, per farmi andare in vantaggio per 1.0. Questa   partita per noi valeva un’intera stagione e che vincemmo infine 2.1

 








Ultimamente mi è capitato di intervistare diversi giocatori che abitano a Scampia e Secondigliano, e molti lei li conosce, la domanda è la solita che ho fatto anche agli, perché in Italia quando si parla di Scampia tutti hanno in mente una sola realtà? 

 

Scampia viene vista sempre come un male, si parla sempre e solo di una realtà, non sapendo che qui è presente molto altro! 

Molte delle volte viene criticata anche perché chi ne parla la critica perché ha visto Gomorra, una serie tv molto famosa, non solo in Italia, ma anche all’estero, per gli spettatori  racconta come si vive  a  Secondigliano e Scampia, ma non è assolutamente così:  chi l’ha vissuta e chi ci vive come conosce molto bene la verità.

 








Non le dà fastidio il fatto che voi giovani siate sempre etichettati in quel modo, che tutti conosciamo? 

 

Ormai etichettare noi ragazzi in modo brutto è una routine costante! Pensano e dicono pure che tutti i ragazzi che vivono a Scampia e Secondigliano, abbiano in serbo solamente quel tipo di futuro, ma non è così! Bisogna dire che chi vive qui nasce tra mille distrazioni, molti ragazzi si perdono prendendo strade al buio, ma non sempre corrisponde al vero c’è chi lavora e chi si crea strade per arrivare al punto di realizzare il proprio sogno!




 





Lei ha ripreso gli studi e quest’anno frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori; perché la scuola è fondamentale per un giovane, ma questo vale per tutti quei giovani che abbandonano la scuola a 13 anni? 

 

È da un po’ che ho ripreso gli studi, all’inizio gli avevo dato molto importanza, ho perso due anni lavorando per pochi soldi alla settimana. Successivamente ho capito che la scuola è molto importante, ho l’esempio di mio fratello, adesso vice al nord e si sta realizzando pian piano nell’ambito lavorativo.

 

 

Sulla famiglia e sugli gli amici cosa ci può dire?

 

Crescendo ho imparato che la famiglia non sempre ti può appoggiare, e  che gli amici sono pochi!

 




 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse? 

 

Il mio sogno in primis è quello che ho sin da quando ero bambino e che porto ancora con me, ovvero: quello di arrivare ai professionisti!

 

 


 


 



Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

16     10       2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

martedì 10 novembre 2020


  di  PAOLO RADI 










CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

ALESSANDRO 

MANCO

 

 

 










 


 


 

Alessandro Manco è nato a nel 1987 a Scampia e vive a Scampia, gioca a calcio si da quando aveva 5 anni, e il calcio è sempre stata la sua passione, all’età di 17 anni esordisce in serie   C con il Real Marcianise, poi in serie D con la Casertana, la  Viribus Unitis, il Pomigliano, l’eccellenza con l’Isernia dove vince il campionato e la coppa Italia, a Frosinone gioca con l’Arce e due anni li passa con la Palmese dove ha ricoperto il ruolo  di  capitano della squadra, sono stati due anni fondamentali ci dice, si trasferisce ad Ariano Irpino, negli ultimi anni gioca in promozione vincendo il campionato con il San Tommaso ( provincia di Avellino) successivamente passa all’Angri in provincia di Salerno.


In questo momento sempre nella provincia di Salerno, milita nella San Severinese.

 

 



 

 


 

 

 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

 

Voglio sperare che tutto torni come prima, spero anche migliore... perché no!

 

 

 

 

 

Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, e le altre gare di Champions con gli stadi quasi chiusi (una partita ha un sapore diverso rispetto a uno stadio pieno con migliaia di tifosi)? 

 

Io direi che per come sta andando il mondo sarebbe stato opportuno chiudere tutto, ma purtroppo dietro il calcio c’è un business che sia per i grandi club sia per  le televisioni  è più importante del Covid.

 

 








 

 


Purtroppo per le squadre che militano dalla serie D sino all’ultima categoria queste dovranno ancora aspettare prima di scendere in campo. Lo trova giusto?

 

 Come ti ho già risposto precedentemente era meglio chiudere tutto, però visto che comunque sia bisogna andare avanti, la cosa più giusta era non fermare anche noi, cosiddetti “dilettanti” visto che con quello che percepiamo, anse se poco, riusciamo a mantenere le famiglie.

 

 

 

 


 

Si ricorda il momento in cui si è reso conto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

 Si da piccolo nel mio quartiere a Scampia ho sempre avuto la passione per il calcio, scendevo la mattina con il pallone sotto al braccio e giocavo sino alla sera.

 

 


 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più  legato?

 

Questa è una domanda difficile, diciamo che io ho giocato in parecchie piazze importanti tipo: Palmese, Isernia, Pomigliano Caserta, ma una che porto sicuramente nel cuore e che mi ha lasciato il segno è l’Angri, dove ho vinto un campionato.

 


 


 

 

 

 

Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

 

Lo sport che mi sarebbe piaciuto fare è il judo.

 

 

 

 

 

 

Perché tutti provano a diventare calciatori?  A lei cosa le interessava maggiormente diventare un goleador famoso oppure fare i soldi? 

 

Ma quando sei piccolo non pensi a fare soldi, quando sei piccolo provi ad imitare i tuoi idoli, noi a Napoli siamo cresciuti con l’immagine di Maradona che per noi è stato come un re.

 

 

 

 

 

Lei gioca nel ruolo di attaccante qual è a suo avviso il suo goal più bello?

 

Il mio gol più bello l’ho fatto ad Isernia da centrocampo, ho ancora conservato il video.

 

 



 


 

 

 


Nella Palmese lei è ha ricoperto il ruolo di Capitano, che doti bisogna avere per essere un leader? 





 

Ma non c’è bisogno di fare il capitano per essere leader,  è una caratteristica del tuo modo d’essere che bisogna averla dentro.





 

Il suo più grande difetto e pregio (calcisticamente parlando?

 

Guarda pregi e   difetti non so io a dirli, lascio giudicare gli altri.

 

 

 





 



 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il giocatore che io ammiro di più è senza dubbi Messi.

 

 

 

 

 

 

In questo momento qual è il miglior Club presente in Europa? 

 

 Penso che sia il Liverpool.

 




 

Lei è nato a Scampia. Tutti conoscono Scampia attraverso quello che raccontano: i telegiornali, i libri, (pensiamo a Roberto Saviano) e alle varie fiction, il film Gomorra e le quattro stagioni della serie Gomorra. La maggior parte delle persone non ha mai messo piede nel quartiere, come mai Scampia viene identificata in maniera, quasi sempre, mi lasci usare questo termine “negativa”? 

 

Diciamo che a Scampia negli anni passati c’ è stata un po’ di confusione e adesso per il mondo intero siamo etichettati tutti come dei camorristi, ma nascere a Scampia non vuol dire essere un camorrista è come se io dicessi che chi nasce a Roma sono tutti attori visto che  c’è Cinecittà,  Scampia è fatta anche di brava gente, p ti ricordo che la delinquenza c’è ovunque.

 

 




 




Com’è stato nascere e crescere a Scampia? Immagino che già a 14 anni si è già “uomini” in grado di affrontare la vita?

 

A Scampia difficilmente nasci figlio di papà, quindi capisci si da piccolo che se nella vita vuoi ottenere qualcosa devi contare in primis sulle tue forza, questa ti fa diventare uomo si da piccolo (anche se nella crescita   i tuoi genitori sono, ovviamente, importanti), oggi che ho 33 anni sono fiero di essere nato e cresciuto a Scampia.

 

 


 

 


 

 

 

Ho intervistato molti giocatori che sono nati a Secondigliano no e altri alle Vele, molti di loro mi hanno raccontato aspetti della loro vita fatti a volte anche di privazioni, ad esempio molti hanno dovuto lasciare la scuola per aiutare la famiglia a “tirare a campare”, le chiedo adesso la situazione è cambiata, all’epoca non c’era un’alternativa, lo Stato non aiutava le famiglie in difficoltà?

 

A volte in certe situazioni si “lascia” il bambino che sei e si diventa subito un uomo, come ti ho detto prima ci sono ragazzi che hanno dovuto abbandonare i loro sogni per aiutare alle famiglie, oggi diciamo che qualcosa è cambiato non c’è più la delinquenza di un tempo e i giovani hanno molta più possibilità di lavorare.

 

 

 

 

 

Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, a chi non la conosce, cosa scriverebbe?

 

Sono una persona umilissima e di gran cuore

 

 



 


 

 



Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

La mia famiglia è tutto per me, a volte torno a casa nervoso, però mi basta guardare i miei figli e mi passa tutto, loro sono la mia più grande vittoria.

 

 

 

 

 

 

I suoi bambini come vivono questa brutta situazione che si è venuta a creare a causa del corona-virus?

 

Ma il piccolo avendo tre anni non gli pesa niente, mentre il grande, comunque, privandogli la scuola e non potendo svolgere altro, ne risente maggiormente.

 

 



 


 

 

 

 

Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

 

Ho tanti amici ed è bello sapere che hai sempre qualcuno su cui poter contare.

 

 



 


 

 



Ho letto che ultimamente il quartiere di Scampia è stato riqualificato, addirittura sarà aperta una facoltà di Medicina, ma queste notizie io le ho apprese parlando con voi, nessun giornalista ne hai scritto sui giornali, in conclusione che cosa sogna per questo quartiere?

 

Io sogno molto più spazio per i giovani e per fare in modo che non si perdano per le strade c’è bisogno di offrire loro delle   opportunità.

 

 

 








Una promessa che le voglio fare è che verrò a trovarla. 

 

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

10    11        2020 

 

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